
Transumanesimo e postumano sono già realtà: ecco perché
Nello scorso numero della “Voce” abbiamo trattato il tema della disforia di genere nei giovani e giovanissimi, con tutte le nefaste conseguenze di un’ideologia che ne promuove una concezione distorta, antiscientifica e antiumana. Per riflettere, ci siamo basati sul contributo di Stefano Dal Maso e Fulvia Signani presente nel volume curato da quest’ultima, “Potenziare la Gender Medicine. I saperi necessari” (Mimesis ed., Collana UniFestum, n. XX, 2024). Ora, rifacendoci alle riflessioni della Signani nello stesso libro, cerchiamo di allargare ulteriormente lo sguardo inserendo la denuncia della manipolazione delle menti e dei corpi dei giovani e dei giovanissimi dentro il più ampio discorso sul transumanesimo e sul postumano teorizzato in Italia dalla filosofa Rosi Braidotti.
Gli obiettivi di questa ideologia sono chiari e si esprimono nelle teorie transfemministe e postgenderiste: «estendere la procreazione medicalmente assistita a tutte e tutti; legalizzare l’utero in affitto; gravidanze transumane e una piena accettazione degli uteri artificiali»; e ancora: «cancellare la funzione procreativa della donna, espropriarla dalla procreazione e occuparne gli spazi sociali e biologici, cancellare – anche mediaticamente – la figura della “madre” (si nasce disinvoltamente da due madri o da due padri), promuovere l’applicazione di miglioramenti genetici, in pratica, la tanto deprecata (in passato) eugenetica». Così, si auspica per la specie umana «l’eliminazione del genere biologico e psicologico involontario, attraverso l’applicazione di neurotecnologie, biotecnologie e tecnologie riproduttive. Entrando nel merito della riproduzione assistita – prosegue Signani -, i postgenderisti valutano che consentirà agli individui di qualsiasi sesso di riprodursi in tutte le combinazioni a loro scelta, con o senza “madri” e “padri”, e gli uteri biologici non saranno più necessari per la riproduzione». Già 30 anni fa Donna Haraway, femminista USA, proponeva il concetto di «simbionte», cioè di «un essere in cui le parti biologiche e artificiali convivono, interagendo tra loro e con l’ambiente».
Il noto sociologo e filosofo francese Edgar Morin ha espresso «profonde preoccupazioni riguardo al transumanesimo, che definisce promessa inquietante di superamento dell’umano attraverso la tecnologia, che rischia di disumanizzare la nostra essenza più profonda. Il transumanesimo perseguendo il potenziamento umano e la ricetta per l’immortalità, potrebbe farci perdere di vista ciò che significa essere veramente umani. La sfida del transumanesimo non è solo tecnologica, ma soprattutto etica: come potremo mantenere la nostra umanità in un mondo sempre più dominato dalle macchine?».
Silvia Guerini e Costantino Ragusa nel loro studio “I figli della macchina. Biotecnologie, riproduzione artificiale ed eugenetica” (Asterios, Trieste, 2023) dimostrano inoltre come «le aziende transnazionali e le élite finanziarie sono concentrate sulla Grande Trasformazione cibernetica e biotecnologica, riducendo il ruolo dell’etica. Questo si evidenzia nell’integrazione dell’ingegneria genetica e delle tecnologie di riproduzione artificiali in un unico progetto di riprogettazione e manipolazione del DNA degli esseri viventi», scrive Signani. «Si prefigura una società geneticamente programmata, caratterizzata da una selezione eugenetica e da una crescente artificializzazione della nascita umana. Le tecnoscienze mirano a sostituire la natura con un ecosistema sintetico gestibile e riprogettato dai tecnici attraverso terminali tecnologici, anticipando una società dove ogni aspetto della vita è gestito secondo dettami tecnici, dall’inizio alla fine. Gli Autori trattano quindi anche delle tecniche di fecondazione assistita che aumentano significativamente il rischio di numerose patologie, inclusi tumori, rispetto alla concezione naturale». Queste tecniche «non sono terapeutiche per l’infertilità (non solo, il tema dell’aiuto per l’infertilità è stato un “cavallo di troia”), ma sono state sviluppate – affermano – per progettare esseri umani con caratteristiche specifiche, attraverso diagnosi preimpianto e selezione embrionale. Le tecniche promuovono la completa separazione tra sessualità e procreazione».
Di certo, la battaglia contro questi abomini è molto concreta e anche politica: il Parlamento Europeo il 12 settembre 2023 ha approvato in prima istanza una proposta di Regolamento sugli Standard di qualità e sicurezza delle sostanze di origine umana destinate all’applicazione sull’uomo (o Regolamento SoHO) «che equipara gli embrioni umani a cellule e tessuti, definendoli “sostanze di origine umana”, e apre le porte all’eugenetica e agli usi industriali, nonostante l’allarme lanciato da varie organizzazioni di esperti. Ufficialmente lo scopo delle nuove misure sarebbe di “tutelare maggiormente i cittadini che donano o vengono trattati con sangue, tessuti o cellule”. In realtà il regolamento autorizza il libero mercato di embrioni, feti e gameti umani, che, si noti bene, sono inclusi nelle categorie di tessuti e cellule».
È, questa, la sfida che ci troviamo davanti oggi. Non si tratta solo di deprecabili teorie ma di atti politici concreti. Con conseguenze inimmaginabili sul futuro dell’umanità.
Andrea Musacci
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 20 dicembre 2024
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(Foto: ThisIsEngineering)
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