Archivio | settembre, 2016

Comunità e dialogo tra fedi: Carron e Bertinotti insieme a Forlì

29 Set

indexIeri sera, 28 settembre, in occasione della presentazione del libro di Julián Carrón (Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione), “La bellezza disarmata” (Ed. Rizzoli, 2015), l’autore ha dialogato insieme a Fausto Bertinotti, ex Presidente della Camera dei Deputati ed ex Segretario del Partito della Rifondazione Comunista. Sede dell’incontro, moderato dal giornalista Gianni Riotta, il Teatro Diego Fabbri di Forlì, stracolmo (altre 250 persone, rimaste fuori dal teatro, hanno seguito l’incontro in streaming in una sala vicina al teatro).

Una serata densa di emozioni, di riflessioni anche sofferte, soprattutto da colui che ha rappresentato il movimento neo-comunista italiano dopo la fine della Prima Repubblica. Bertinotti ha esordito subito con spirito di apertura, spiegando come «nel libro di Carron vi sia un’idea drammatica del mondo in cui viviamo: non è, insomma, una lettura tranquillizzante, Carron fa un’operazione di verità su un mondo come quello attuale che è sull’orlo di un abisso. Un mondo che sembra avvolto nel nichilismo, dove domina una devastazione economica, sociale, ma soprattutto umana, che porta alla disperazione».

La lettura di Bertinotti però non perde mai di vista la speranza di un futuro migliore, come nella migliore tradizione della sua fede politica. «Si possono però anche leggere le tracce di un possibile percorso di redenzione, o di rinascita», ha spiegato. E’ palese la “perdita dell’evidenza” di cui parla Carron nel libro: «evidenza in Dio o nel socialismo, in un altro mondo, in un mondo liberato dai grandi mali dell’umanità. Ma Carron trova le tracce di ciò nella riorganizzazione di comunità, dove viva la reazione di solidarietà, dove domini la rivalutazione dell’umano». Queste sono tracce reali, concrete, non vaneggiamenti: «dalla fine dell’800 si è rincominciato non dallo Stato, ma dalla ricostruzione delle comunità (leghe, sindacati ecc.), per riaprire spazi di liberazione».

Carron ha risposto alle sollecitazioni dell’interlocutore invitando a «cercare di capire, senza farci prendere dalla paura. Il cambiamento è epocale, ma l’importante è mantenere l’evidenza dei valori, tentativo che oggi è fallito».

Di nuovo Bertinotti ha spiegato come dal dramma immenso della Shoah, «nel secondo dopoguerra rinasca una speranza, un’utopia concreta, vale a dire le moderne Costituzioni nazionali, frutto della simbiosi dei pensieri cattolici e socialista: l’eguaglianza e la persona sono al centro di queste costituzioni, non più il cittadino, e una libertà astratta». La politica, insomma, si fa popolo nelle associazioni cattoliche, nel movimento operaio. Oggi, invece, lo scollamento tra politica (èlite) e popolo accade «perché la prima ha abbandonato il secondo. Oggi il nuovo principe è il mercato, tutto è ridotto a economia, a merce, domina la cultura dello scarto. Questo neo-capitalismo è il prodotto di un rovesciamento del conflitto di classe, però oggi c’è il conflitto dei ricchi contro i poveri, non viceversa». Quale può essere la via di uscita da questo dominio del mercato? «Il neo-capitalismo, infatti, vuole farsi religione, cancellare tutte le fedi».

Sottolineando la continuità tra il papato di Benedetto XVI e quello di Papa Francesco, Carron ha proseguito quindi il ragionamento ponendo più direttamente al centro il tema dell’avvenimento cristiano come salvezza anche per l’oggi: questo, infatti, «non è un elenco di verità, di precetti, ma una Persona, il cristianesimo è carne, gesti, l’esserci, gesti che sfidano: cosa c’è di più radicale di questo? La Chiesa deve semplicemente fare la Chiesa, deve riscoprire la natura del cristianesimo, non mere nozioni bigotte, ma permettere ai giovani di riscoprire la fede. In questo è riuscito don Giussani, cioè nel cercare di far capire la pertinenza della fede, del cristianesimo con le esigenze del vivere».

Tornando a un appoccio critico ma mai distruttivo, Bertinotti ha poi sottolineato come  «un tempo, nonostante le differenze politiche, c’era un destino condiviso che riguardava il futuro dei popoli, e lo sguardo era sempre sul reale. Oggi invece abbiamo un mondo virtuale che è un circo ludico e feroce. Il pensiero corrente, egemone è quello che si afferma perché non incontra la resistenza delle fedi, dove per fedi intendo le forme di trascendimento del sé verso un destino comune. Il dialogo – ha proseguito Bertinotti – è possibile solo in presenza di fedi: senza ciò, il pensiero egemone ha il sopravvento, e il dialogo si trasforma in sopraffazione».

La comunità diventa così il centro della rinascita: «la comunità è quel processo di costruzione dentro cui condividere una sorte, è quel luogo dove la tua fede prende corpo insieme ad altre persone, è condivisione della vita. E’ vero che ogni fede contiene un rischio di fondamentalismo, ma l’idea di comunità, con la ricerca dell’altro, impedisce questo rischio. Da questo rischio quindi non si esce uccidendo le fedi e abbandonandosi a questo sistema alienante: senza fede e comunità non c’è libertà».

Riguardo al rapporto della sinista, e a livello personale di Bertinotti, col movimento di Comunione e Liberazione, Bertinotti ha riconosciuto come «CL è costruzione di popolo, di comunità, e questo mi affascina, questa capacità di dono, di relazione. Nella diversità, insomma, riconosciamo elementi comuni: questo è il vero dialogo. Un tempo il dialogo vedeva il fenomeno religioso indagato attraverso la politica, l’ideologia, non attraverso il rapporto con la vita: questo è il motivo dell’odio ideologico che la sinistra nutriva verso CL! Oggi c’è bisogno di una ricostruzione del dialogo tra le fedi, cioè tra coloro che non si adeguano al nichilismo del nostro tempo».

Questo tema porta al rapporto con l’altro, che oggi è, più che mai, anche il migrante: «la prossimità facilità l’incontro con l’altro, lo sguardo lo fa smettere di essere il cattivo immigrato, ma una persone come te, un fratello o una sorella».

«Questo sguardo di riconoscimento dell’altro – ha quindi concluso Carron – quando c’è, spiega davvero come il Verbo si è fatto carne, altrimenti questo sguardo non sarebbe possibile. Bisogna ricostruire dal di dentro non muri ma ponti: ma quelli che migrano da noi trovano il nichilismo, o trovano quello sguardo?», è la domanda cruda, la provocazione che i due interlocutori lanciano a un Occidente malato di vuoto.

Andrea Musacci

Da Morandi a Pazienza, l’arte bolognese in mostra

29 Set

70 anni di arte bolognese in mostra fino al prossimo 8 gennaio a Palazzo Fava a Bologna, con la mostra “Bologna dopo Morandi. 1945-2015”, a cura di Renato Barilli. 150 opere di circa 70 artisti, tutti nati o attivi a Bologna e dintorni.

Qui mie foto di alcune delle opere in parete.

Andrea Musacci

Estasi e caos nelle opere di Nascimbeni

29 Set

Fino a novembre il Ristorante Dongiovanni – La Borsa Bistrot in c.so Ercole I D’Este, 1 a Ferrara ospita “Vudù”, personale dell’artista Giovanni Nascimbeni, una mostra-racconto sui riti di passaggio (generazionali e non), sul tempo e gli scheletri della memoria.

In parete, opere soprattutto di grandi dimensioni, accompagnate da pensieri dello stesso artista. Il tormento e la ricerca sono resi attraverso colori ombrosi, colate vorticose, un caos primordiale, un’estasi informale dalla quale emerge, a tratti, improvvisa una figurazione: questo (e molto altro) sono le creazioni di Nascimbeni.

Andrea Musacci

 

La pace sui manifesti alla Galleria del Carbone

29 Set

Fino a domenica 2 ottobre alla Galleria del Carbone di Ferrara (in via del Carbone, 18/a) è possibile visitare la mostra documentaria “I Manifesti Raccontano”.

L’Accademia d’Arte Città di Ferrara, in collaborazione con il “Movimento Nonviolento” e la “Casa per la Pace” di Croce Casalecchio (Bo), propone una scelta, seppur parziale, fatta tra gli oltre cinquemila manifesti (italiani e da tutto il mondo) che il Centro Documentazione del Manifesto Pacifista (CDMPI) – ospitato nella “Casa per la Pace” – ha raccolto dagli anni ‘60.In mostra, tra l’altro, manifesti da Italia, Paraguay, Argentina, Svizzera.

Nell’esposizione vi è anche l’installazione di Fiorella Manzini dal titolo “Art.26 dei Diritti Umani – Educare alla Pace”. La mostra ha il Patrocinio del Comune di Ferrara ed è visitabile tutti i giorni dalle 17 alle 20, sabato e festivi dalle 11.30 alle 12.30 e dalle 17 alle 20.

Domenica 02 ottobre in occasione della chiusura della mostra, si terrà una conversazione con Daniele Lugli, presidente emerito del Movimento Nonviolento, sul tema Dalla Prima Guerra Mondiale all’attuale combattuta a pezzi. Nell’occasione saranno presentati due recenti numeri di Azione nonviolenta dedicati alla I Guerra Mondiale, e al ruolo delle donne. Alcune copie saranno in distribuzione.

Andrea Musacci

Quando l’Architettura Razionalista si sposa con il caffè di qualità

29 Set

Fotoracconto di un pomeriggio trascorso nello “Spazioperundici”, lo spazio artistico all’interno della Torrefazione Penazzi di Ferrara (in via G. Bongiovanni, 32). Alberto Trabatti, proprietario dell’azienda ed egli stesso fotografo, lo scorso marzo ha inaugurato questo angolo dedicato alla fotografia, e ora ospita la personale di Alessandro Paolini “U.R.B.E. L’Urbe Razionalista, Bagliori Estetici”, dedicata ad alcuni edifici in stile razionalista costruiti negli anni Venti e Trenta del secolo scorso.

Andrea Musacci

La realtà raccontata per immagini a Palazzo Massari

29 Set

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Un uomo che di notte fa passare un neonato attraverso il filo spinato del confine serbo-ungherese è la fotografia scelta come immagine per la collettiva fotografica che viene inaugurata oggi e sarà visitabile da domani al PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea di Ferrara. La foto di Warren Richardson, “Hope for New Life” scattata il 28 agosto 2015 e simbolo dei drammi delle migrazioni contemporanee, è stata scelta in quanto vincitrice del World Press Photo 2016, ambito premio internazionale di fotogiornalismo a cui è dedicato il progetto espositivo esposto in occasione del Festival di Internazionale.

Dopo la XVI Biennale Donna con la collettiva “Silencio vivo” esposta la scorsa primavera, è dunque ora il turno di World Press Photo 2016, promossa da Comune di Ferrara, Assessorato alla Cultura, Ferrara Arte in collaborazione con il 10b photography di Roma, la World press photo Foundation di Amsterdam e Internazionale a Ferrara. Il Premio World Press Photo è uno dei più importanti riconoscimenti nell’ambito del fotogiornalismo. Ogni dodici mesi, da 59 anni, una giuria indipendente formata da esperti internazionali è chiamata a esprimersi su migliaia di domande di partecipazione inviate alla Fondazione di Amsterdam da fotogiornalisti da tutto il mondo. Per questa edizione le immagini sottoposte alla giuria del concorso World Press Photo sono state 82.951, inviate da 5.775 fotografi di 128 nazionalità. La giuria, che ha suddiviso i lavori in otto categorie, ha premiato 42 fotografi provenienti da 21 paesi.

La World Press Photo Foundation, nata nel 1955, è un’istituzione internazionale indipendente per il fotogiornalismo senza fini di lucro. Il 10b photography, partner della fondazione World Press Photo, è un centro polifunzionale interamente dedicato alla fotografia professionale.

La mostra è visitabile al PAC – Palazzo Massari in c.so Porta Mare, 5 fino al prossimo 23 ottobre, da martedì a domenica nei seguenti orari: 9.30 – 13.00 / 15.00 – 19.00. Lunedì chiuso. In occasione di Internazionale, questi gli orari del 30 settembre e 1 ottobre: 10.00-22.00; 2 ottobre: 10.00-19.00. Tariffe biglietti: intero euro 4,00; Ridotto euro 2,00 fino a 18 anni e over 65; Gratuito 0-6 anni e portatori di handicap.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 29 settembre 2016

Galleria Fabula, da domani in parete le opere di Zarattini e Sacchetti

29 Set

Un percorso artistico inquieto, un dialogo serrato tra due creativi per dare volti e suggestioni alla transizione contemporanea. Abbiamo visitato in anteprima la mostra “Slalom” degli artisti Luca Zarattini (Codigoro, 1984) e Luca Sacchetti (Roma, 1962), ospitata nella galleria “Fabula” diretta da Giorgio Cattani in via del Podestà, 11 a Ferrara. Il progetto “Fabula”, aperto a maggio con la personale dello stesso Cattani, “Di Là da Dove per Andar Dove”, domani alle 18 inaugura questa mostra riprendendo l’intento originario: dar spazio a Ferrara all’arte contemporanea, mostrandone la profondità e ripulendola dagli eccessi concettuali.

In questa nuova esposizione saranno presenti una trentina di opere in tensione tra matericità ed evanescenza. Installazioni e dipinti a tecnica mista per una meditazione tormentata, silenziosa e al tempo stesso gridata, sulla bellezza e la difficoltà dell’incontro e del contrasto, della ricerca (visiva, tattile e intellettuale) attraverso pertugi, porte e passaggi. Il dialogo/scontro che la mostra suggerisce è anche quello con la tradizione e la memoria, che, svelandosi, interrogano nell’istante del mutamento. Mentre in Zarattini inquieta l’assenza del soggetto umano, in Sacchetti la sua presenza è estrema fina a mostrarsi incombente e ingombrante, come ad esempio negli sguardi dei mezzi volti, o come nella testa di donna celata in un totem, che va scovata attraverso uno spioncino, e che pare essa stessa intenta a sorvegliare.

Zarattini propone alcune opere realizzate tra il 2015 e il 2016 nelle quali dominano interni materici ma sbiaditi, che il tempo sembra dissolvere, appesantire di una consistenza più onirica che reale. Da questi ambienti, tanto spalancati quanto opprimenti, si passa al distacco degli occhi dei personaggi di Sacchetti, volti accalcati e interroganti in modo ossessivo. Accanto a ciò, come monito, il corpo di un eremita, simbolo della resistenza alla tentazione dello sguardo giudicante. Infine, nei rispettivi ambienti, ognuno dei due artisti ospita un’opera dell’altro, e due opere di grandi dimensioni verranno installate nello spazio di fronte, “Fabula Off”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 29 settembre 2016

Da Istanbul a Ferrara passando per NY: alla MLB gallery le foto di Omar Imam

28 Set

foto-mostra-annunziata-mlbTra vita e sogno, l’amore, l’odio e le passioni in un progetto fotografico dedicato ai rifugiati siriani nei campi profughi in Libano. “Live, Love, Refugees” del fotografo siriano Omar Imam, classe ’79, inaugura giovedì: alle 18.30 vi sarà l’incontro con l’artista alla MLB Maria Livia Brunelli home gallery (in c.so Ercole I d’Este, 3), mentre alle 19.30 avrà luogo l’inaugurazione all’Art Gallery dell’Hotel Annunziata (in Piazza della Repubblica, 5).

In occasione del Festival di Internazionale, la MLB home gallery espone nella doppia sede una decina di opere di Omar Imam, che nei campi profughi in Libano ha coinvolto i rifugiati in un processo di catarsi, chiedendo loro di ricreare i propri sogni: sogni di fuga, di amore o di odio. Il risultato sono immagini simboliche e spesso surreali, che evocano i più profondi e oscuri mondi interiori, in un progetto intimistico, senza sensazionalismi.

“Le persone che ho incontrato vivono vite da incubo, ma in loro ho sempre colto il desiderio e la forza di continuare a vivere come esseri umani”, dice l’artista, che dal 2003 lavora su storie personali e campagne sociali che riguardano la Siria, utilizzando un approccio ironico e concettuale come reazione alla violenza, spesso pubblicando sotto pseudonimo. Dopo aver lasciato Damasco nel 2012, ha iniziato anche a realizzare cortometraggi di fiction, spesso focalizzati sulle esperienze che riguardano i rifugiati. Ha lavorato a progetti personali e per Ong, producendo film, reportage, e workshop dedicati ai rifugiati siriani. Le sue immagini sono state recentemente pubblicate sul numero di aprile 2016 di Internazionale e a luglio scorso sul “New York Times”. La mostra “Live, Love, Refugees”, visitabile fino al 20 novembre, è stata già esposta a New York, Istanbul e Firenze.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 27 settembre 2016

Il creatore di “Sfiggy” porta le sue opere alla galleria Ghizzoni

28 Set

Alessio Bolognesi Mr. SfiggyGiovedì l’artista ferrarese Alessio Bolognesi inaugura a Milano la sua nuova personale. Alle ore 19 nella Galleria Federica Ghizzoni in via Borgonuovo, 22 verrà presentata “The Sfiggy Big Bang”, un percorso tra la “materia” artistica creatasi dalla nascita del piccolo alter-ego bianco dell’artista, un percorso evolutivo variegato che parte dalle origini marcatamente pop e arriva alle recenti opere su carte antiche dal sapore più intimista.

La mostra sarà visitabile fino al 13 ottobre dal lunedì al giovedì dalle 13.30 alle 18.30, venerdì dalle 10.30 alle 13.30, fuori orario su appuntamento.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 27 settembre 2016

L’Architettura Razionalista in bianco e nero nello “Spazioperundici”

24 Set

14397460_10208372523329375_717996826_nL’Architettura Razionalista romana, con la sua aura atemporale e metafisica, è la protagonista della mostra fotografica che inaugura oggi alle 17 nello “Spazioperundici” della Torrefazione Penazzi di Ferrara (in via G. Bongiovanni, 32). Alberto Trabatti, proprietario dell’azienda ed egli stesso fotografo, lo scorso marzo ha inaugurato questo angolo dedicato alla fotografia, e ora presenta la personale di Alessandro Paolini “U.R.B.E. L’Urbe Razionalista, Bagliori Estetici”, dedicata ad alcuni edifici in stile razionalista costruiti negli anni Venti e Trenta del secolo scorso.

Per lo stesso Trabatti, il razionalismo è «l’ultimo stile italiano di cui si possano trovare coerenza e spettacolarità. Ingiustamente svalutato per decenni in quanto figlio di una pagina tragica della nostra Storia, recentemente sta ritrovando la meritata considerazione». Per quanto riguarda il nostro territorio, basti pensare a Tresigallo, divenuta città razionalista grazie a Edmondo Rossoni.

14397448_10208372524449403_1100054055_nPaolini, classe 1963, è nato a Roma, città dove vive e che vuole omaggiare con questo progetto, filtrando l’amore con la tecnica, creando originali visioni personali. «Il suo bianco e nero, essenziale e pulito, realizzato in analogico – prosegue Trabatti – isola questi silenziosi testimoni da ogni dimensione temporale. Non sono più le icone di un ventennio, né costruzioni che ingombrano una città congestionata dal vivere frenetico, ma appaiono tratti metafisici». Il richiamo a Giorgio de Chirico, in particolare alle sue “piazze metafisiche”, diventa inevitabile. Tra gli edifici razionalisti romani ricordiamo il Palazzo dei Congressi dell’EUR e L’Istituto di Fisica dell’Università La Sapienza.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 24 settembre 2016