
Debora Serracchiani e Dario Bernardi
«La Riforma Costituzionale non è perfetta, ma è attesa da decenni, è necessaria per la competitività del nostro Paese, come l’Italicum, per il quale non ho molta passione, ma è un passo avanti rispetto al Porcellum».
Debora Serracchiani, vicesegretaria nazionale del Partito Democratico e presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, è intervenuta ieri pomeriggio al Centro dell’Olmo di Portomaggiore per spiegare le ragioni del sì al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. L’incontro, organizzato dal locale circolo Pd e intitolato “Perché sì. Una riforma attesa da vent’anni”, ha visto la presenza del segretario comunale PD Dario Bernardi (che ha interloquito con la Serracchiani), e, in sala, del segretario provinciale Luigi Vitellio, del Sindaco di Portomaggiore Nicola Minarelli, e del consigliere regionale Paolo Calvano.
«C’è la necessità di fare chiarezza, il superamento del bicameralismo perfetto fa parte della nostra storia almeno dal programma del PDS del ’94», ha introdotto Bernardi.
«Innanzitutto – ha esordito la Serracchiani – chiariamo che la Riforma non tocca la prima parte della Costituzione, ma la seconda. In ogni caso il bicameralismo perfetto fu nel secondo dopoguerra reso necessario dalla delicata situazione storica. Inoltre, fra i 28 Paesi dell’dell’Unione Europea, 15 hanno una sola Camera, e tra i restanti l’Italia è l’unico in cui le due Camere fanno lo stesso identico lavoro». Il tentativo, dunque, è quello di ancorare la Riforma, il cui referendum potrebbe essere decisivo per il Governo, nella storia moderna del nostro Paese, a livello delle cosiddette “democrazie avanzate”, ma anche nella storia della sinistra italiana: «è dal ’48 che si discute su come superare il bicameralismo, e lo stesso PCI ipotizzava un superamento del Senato con la Camera delle Regioni». Riguardo alle critiche sulle presunte modalità poco democratiche con cui si è arrivati alla Riforma, la Serracchiani ha spiegato come «vi sono stati due anni di discussione. In ogni caso, non sta scritto da nessuna parte che le Riforme costituzionali vanno votate da tutte le forze parlamentari». Non sono quindi mancate frecciate ad alcuni oppositori, interni ed esterni al Pd: a D’Alema, senza nominarlo («nel 1997 chi cercò di fare una Riforma Costituzionale a braccetto con Berlusconi?»), a Bersani («in Parlamento ha sempre votato a favore sia della Riforma Costituzionale sia dell’Italicum»), al Movimento 5 Stelle.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 16 ottobre 2016