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L’inafferrabile consistenza del reale nelle opere di Guarienti

7 Nov

La mostra “La realtà del sogno” esposta nel Castello di Ferrara fino al 22 gennaio. Mistero e malinconia nell’antologica dell’artista 99enne 

di Andrea Musacci

È la realtà che svanisce nell’oblio, oppure è l’oblio che svanisce grazie al (ri)emergere delle figure? 

È questo uno degli interrogativi che suscita l’interessante mostra antologica “La realtà del sogno”, ospitata fino al 22 gennaio nel Castello di Ferrara, e organizzata da Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune.

Carlo Guarienti, artista 99enne in bilico fra surrealismo e metafisica, viene così omaggiato dalla nostra città, la cui stagione autunno-invernale è cornice perfetta per le sue opere dolenti.

Un velo sembra coprire, dunque, lo sguardo dell’uomo moderno, soprattutto dal 1960, con l’opera Ritratto di Faldivia: le certezze razionali svaniscono come spettri, e le fantasticherie e gli incubi dell’artista – di un’epoca? – prendono forma, evocano malinconici paesaggi esistenziali. Una caligine spessa, materica avvolge le figure o le inonda, informandole di sé. Via via, i volti, i corpi si fanno più sfumati, irregolari, angoscianti. Appaiono nel loro sparire. In Guarienti tutto ha, dunque, l’aspetto della malattia, della consunzione. L’occhio – si veda ad esempio le opere Un gioco d’azzardo (1975) o Madame de la crepaudière (idem) – che scruta famelico e osceno lo spettatore, così come il tema del doppio, che a volte ricorre, non fanno che aumentare questo senso di perturbamento.

L’artista sembra, dunque, suggerirci che la realtà è molto più evanescente, contraddittoria e inafferrabile di quanto possiamo pensare. Difficile dire se la nostra vita sia sogno oppure abbia diversa, misteriosa, consistenza.

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” dell’11 novembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

La realtà di Mantovani è un sogno perturbante

6 Apr

Nel Castello di Ferrara l’esposizione di Adelchi Riccardo Mantovani, Il sogno di Ferrara. L’incanto delle figure e dei passaggi e quel senso di mistero che non scompare mai

Ombre dei miei pensieri, 2012, olio su tavola

di Andrea Musacci

La luna piena che inonda il fiume e la pianura. Il cielo è ambiguo, nuvole nere incombono. La luce è straniante, svanendo crea ombre. Ma un miraggio rimane più in là, un barlume si conserva all’orizzonte. È il mondo incantato e perturbante di Adelchi Riccardo Mantovani, ammirabile fino al 9 ottobre nella mostra Il sogno di Ferrara. E quale luogo più magico e tetro del Castello Estense poteva ospitare quest’esposizione di dipinti dagli anni ’70 al 2021 (con due autoritratti tra fine anni ’50 e inizio ’60)?

In principio erano le tenebre…

Nelle opere degli anni ’70 il sogno è un incubo, l’atmosfera è di terrore, il lutto e la follia dominano la scena: paesaggi spettrali, desertici, figure umane, o quasi, ammiccano coi loro ghigni malefici, incendi divampano in lontananza. Il mondo è un posto arido, inabitabile (1). Gli uomini sembrano invasi da un demone ignoto o sono anonimi, smarriti, privi di calore. Vivono nella minaccia di qualcosa che incombe su di loro: un gruppo di animali che sembra uscito da un inferno dantesco, un destino ineluttabile, una forza incorporea.

Incubo e realtà si confondono, si sovrappongono. E così umano e alieno, umano e animale, umano e mondo delle cose. Natura e artificiosità meccanica condividono una stessa freddezza, un’inquietudine profonda. La prima non ha nulla di ameno, la seconda non trasmette niente della certezza di un mondo costruito su principi razionali, anzi. Come nell’opera La cantastorie (2), dove tutti guardano tranquilli, dentro i loro abiti borghesi, nella loro quotidianità, mentre in fondo a sinistra una giovane muore trafitta; colei non guarda – la cantastorie – è l’unica ad avere occhi capaci di vedere oltre, di richiamare ad altro.

Qualcosa si nasconde

Una sensazione di muto sgomento, di tensione sotto traccia continuerà ad avvertirsi in tutto il percorso artistico di Mantovani, pur man mano sempre più dolce e attenuato. Anche nelle visioni piene d’incanto dei decenni successivi (3), rimane sempre la traccia di un non detto, di un non dicibile. L’incanto creatore, sognante, a tratti fin fiabesco, in filigrana vela un richiamo perturbante, un ignoto indecifrabile, che emerge senza aspettare d’esser notato. 

La notte spesso incombe, quelle nuvole, perlopiù nere (4), che, pur non dominando il cielo, oscurano, costringendo ad accendere piccoli lumi, a rifugiarsi nelle case. L’aria, nei dipinti di Mantovani, è sempre sospesa. I volti silenti richiamano una mancanza e un’attesa, uno stupore onirico. Un vuoto di parole e al tempo stesso una forte urgenza di dire, di indicare, di segnare. Di rimandare, quindi, ad altro. Come Grace Kelly nella sua graziosa torsione che sa di attesa impaziente, di desiderio (5).

Ci si ritrova, attraversando i mondi irreali – o troppo reali – di Mantovani, in una perenne atmosfera di sacro, la sua pittura ha la rara capacità di scandagliare le zone di confine tra reale e non, tra reale e Oltre. Indaga zone misteriose, sconfinate. È posata in una stasi allusiva, velata da un’opacità ingannevole, al di là delle forme ben definite, come quelle delle sue dolci e terribili fanciulle, ai bordi di un’altra realtà, come la ragazza de Il paletot rosso (6).

«Più in là»!

C’è sempre qualcosa di perturbante, anche nelle ultime opere, più ariose e vitali: il sorriso è venato di malizia, il gioco ha qualcosa di ferino. Il richiamo che appariva dolce, ammantato di magia o di sensualità, rivela sempre un vizio, una storpiatura. Fra le pieghe dell’apparenza si nasconde una dissonanza. La mente è confusa: è sonno o veglia? «Tutti i pensieri che abbiamo da svegli possono venirci in mente anche quando dormiamo, senza che nel sonno nessuno sia vero», diceva Descartes nel suo Discorso sul Metodo. La sua successiva, ed eccessivamente razionale risposta, non toglie importanza alla domanda. Il nostro volto è quello contrito del sonno della ragazza de Il sogno disturbato: non trova riposo né nel sogno né nella veglia, è tesa tra i due (7).

«Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo, non è che un sogno dentro un sogno»: viene da pensare ad Edgar Allan Poe (8) ammirando le visioni in pittura di Mantovani. Viene da cercare quella «maglia rotta nella rete» della realtà, per dirla con Montale (9). Il richiamo è potente pur avendo, se fosse musica, il suono blandente di un flauto. È evocativo come un violino, a un tempo carezzevole e doloroso.

Così, dietro a quei paesaggi di sogno c’è un altro reale, la melodia che pervade i dipinti di Mantovani ci parla di un enigma da svelare, anche dietro il volto più efebico e spensierato. C’è oltre, c’è ben altro: «sotto l’azzurro fitto / del cielo qualche uccello di mare se ne va: / né sosta mai: perché tutte le immagini portano scritto: / “più in là”!» (10).

«Ora attende qualcuno, ma non sa ancora chi», scrive Mantovani di Mariagrazia – la ragazza del dipinto scelto come immagine simbolo della mostra (11), che ti fissa negli occhi, triste e invitante, pronta a  partire per chissà dove, oltre anche il sogno di Ferrara (12). 

***

1 Il funerale del pazzo del paese, 1971, olio su tela applicata su tavola.

2 La cantastorie, 1988, olio su tavola.

3 V. ad esempio Ombre dei miei pensieri, 2012, olio su tavola.

4 Ad esempio ne Il rientro della notte, 1986, olio su tavola.

5 A date with Grace, 2008, olio su tavola.

6 Il paletot rosso, 2006, olio su tavola (v. anche La principessa santa, 2007, olio su tavola).

7 Il sogno disturbato, 1988, olio su tavola.

8 A dream within a dream, 1849.

9 In limine, in Ossi di seppia, 1925.

10 E. Montale, Maestrale, in Ossi di Seppia, 1925.

11 V. nota n. 6.

12 Cfr. anche La pazza del paese, 2006, presente nella mostra di Mantovani Il Po sotto il cielo di Berlino, esposta alla Galleria del Carbone nel 2006.

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” l’8 aprile 2022

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A Ferrara il primo Festival della Fantasia: «Fa conoscere e amare davvero la realtà»

7 Giu


Intervista al poeta Davide Rondoni, ideatore e Direttore Artistico della rassegna in programma il 10 e l’11 giugno tra il Castello Estense e il Giardino delle Duchesse. La prima sera verrà consegnata la cittadinanza onoraria ad Antonia Arslan

di Andrea Musacci

Davide Rondoni (foto Musacci)

«La fantasia va coltivata, aiuta a far crescere il senso critico e a meglio conoscere e amare la realtà nella sua essenza».

L’idea di organizzare un Festival della Fantasia a Ferrara a Davide Rondoni è venuta un paio di anni fa. Poeta e scrittore forlivese classe ’64, Rondoni è di casa nella nostra città, dove viene invitato spesso per incontri culturali. Nel 2019 del progetto – pensato per tutte le fasce d’età – ha parlato al Sindaco Alan Fabbri e alla Fondazione Zanotti (diretta da Riccardo Benetti), con la quale collabora da diversi anni in quanto amico personale di Enrico Zanotti. Il Festival rappresenta, infatti, la prima di diverse iniziative in occasione dei 20 anni dalla scomparsa di Zanotti, avvocato e consigliere comunale di Ferrara deceduto a 36 anni nel gennaio 2001 a seguito di una rara malattia.

La prima edizione della rassegna è in programma giovedì 10 e venerdì 11 giugno tra il Castello Estense e il vicino Giardino delle Duchesse, e vedrà tra gli ospiti più noti l’attore Gioele Dix, lo scrittore e docente dell’Università IULM di Milano Luca Doninelli, il musicista Ambrogio Sparagna e Antonia Arslan, scrittrice e saggista armena (nota soprattutto per il romanzo “La masseria delle alloddole”), protagonista lo scorso 4 novembre dell’incontro “Siamo tutti armeni” in streaming proprio con Rondoni e organizzato dalla stessa Fondazione Zanotti.

La sera del 10 giugno in Castello la Arslan riceverà dal Sindaco Fabbri la cittadinanza onoraria di Ferrara. Una decisione maturata dal primo cittadino lo scorso aprile in seguito alle forti critiche rivolte dall’ambasciatore turco in Italia, Murat Salim Esenli, allo stesso Fabbri per aver ospitato il 23 aprile al Teatro Comunale lo spettacolo “Metz Yeghern. Il genocidio degli armeni tra memoria, negazioni e silenzi” con la stessa Arslan. Uno spettacolo che fece luce sulle deportazioni e le eliminazioni degli armeni perpetrate dall’Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che causarono circa 1,5 milioni di morti (nella stima degli storici, i due terzi degli armeni dell’Impero).

Tornando al tema del Festival, Rondoni nei giorni scorsi ha accettato di rispondere ad alcune domande de “La Voce” sul significato profondo del termine “fantasia”.


Il termine “fantasia” richiama il “mostrare”. Di solito si mostra ciò che è. La fantasia, quindi, permette di svelare il reale, oppure creando, va oltre la realtà già data? 

«La fantasia, innanzitutto, è diversa dalla creatività, termine che non amo molto usare. La fantasia è il motore della creazione, mette in questione ciò che la realtà è, nella sua essenza più vera. Perché la realtà non è ciò che si vede, ma qualcosa di più profondo. Nella nostra epoca, domina, invece, una visione empiristica e materialistica: per questo è importante valorizzare la fantasia, che non è per nulla da intendere come fuga dalla realtà, anzi».


Recentemente ho letto una frase di Marco Pannella del ’73: “Non credo al potere, e ripudio perfino la fantasia se minaccia d’occuparlo”. Lei cosa ne pensa? Meglio la fantasia al potere o il potere della fantasia?

«Concordo con Pannella…La fantasia al potere è stato uno slogan del ’68 purtroppo rivelatosi vuoto. Il potere della fantasia, al contrario, permette di vedere e amare meglio le cose, la realtà».


È possibile “educare” alla fantasia?

«La fantasia può essere educata come tutte le qualità, o meglio, può essere coltivata. Il metodo educativo più adeguato, come per la pazienza o la tenacia, è quello dell’esempio, dell’osmosi. Un giovane non si innamora della poesia, della letteratura, o di qualsiasi altra disciplina, perché glielo dice, se non impone, l’insegnante, ma perché è attratto dalla passione e dall’amore che l’educatore ha per ciò che insegna, per ciò che vuole trasmettergli. Oggi, invece, spesso, anche nella scuola, l’educazione viene intesa come mero passaggio di nozioni, ma di vera educazione ce n’è poca».


Venendo al Festival, perché è stata scelta Ferrara come luogo dove organizzarlo?

«Un festival così si può fare solo a Ferrara, città magica e che tanto ha stimolato la fantasia di poeti, letterati e registi. Qui non si corre il rischio, come per altre città, che la città venga usata solo come scenario. Ferrara è la capitale della fantasia».


Questo Festival cos’ha di diverso dagli altri?

«Non è una scatola vuota, una “scatola di intrattenimento”, come a volte rischiano di essere i festiva, ma una provocazione editoriale per far crescere il senso critico. La cultura, in generale, ci tengo a sottolinearlo, non deve servire al turismo, non ha come fine quello di richiamare turisti. Semmai al contrario, il turismo deve far da volano per far meglio conoscere e comprendere la cultura di un territorio».

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” dell’11 giugno 2021

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Sakura, i colori e le atmosfere del Giappone per tre giorni a Ferrara

25 Lug

logo sakuraIn pieno solleone a Ferrara sbarca il…Sol Levante. Dopo il successo, sofferto e insperato, del debutto svoltosi nel settembre 2015 nel Palazzo della Racchetta, da venerdì 28 a domenica 30 luglio la nostra città ospiterà la seconda edizione della biennale Sakura Festival, rassegna artistico-culturale dedicata al Giappone e al rapporto tra il Paese orientale e la storia di Ferrara.

Nelle sotterranee Sale Imbarcadero del Castello Estense di Ferrara, le organizzatrici Grazia Guberti della Business Consulting & Event Design Srls (che curò la prima edizione) e Marianna Petronelli, pittrice, proporranno un ampio programma composto, tra l’altro, da esibizioni di danza e canto tradizionali, rituali tipici come la cerimonia del tè e la vestizione del Kimono tradizionale, oltre a pratiche come l’Ikebana, o le arti marziali. Ma non mancheranno anche laboratori interattivi, per grandi e piccoli, di calligrafia, etegami ed origami. Ed è proprio Grazia Guberti a raccontare (e raccontarsi) alla Nuova in vista della tre giorni.

Quale obiettivo si pone il Sakura?

«Il Festival ha come obiettivo principale quello di mettere in luce un evento storico svoltosi nel periodo rinascimentale con protagonisti la Corte Estense e il Giappone, facendo incontrare due culture tanto diverse ma al tempo stesso simili, attraverso differenti espressioni artistiche».

Il Sakura ha quindi un forte legame con Ferrara e la sua storia…

«Certo, si tratta di una storia lunga 430 anni, iniziata il 22 giugno 1585, quando giunsero nella nostra città tre giovani giapponesi con il loro seguito, ospitati per alcuni giorni alla corte di Alfonso II d’Este e Margherita di Gonzaga. I tre facevano parte di una missione, organizzata dalla Compagnia dei Gesuiti in Giappone al fine di far visita all’allora pontefice, Papa Gregorio XIII, e all’intera penisola italiana. Altro episodio che lega l’Italia al Giappone è la visita di Hasekura Rokuemon nell’anno 1615».

Quali sono le novità più rilevanti rispetto alla prima edizione?

«Sicuramente la location che si presta per ovvi motivi storici a tutto quello che è stato motore della prima edizione! Altro punto di forza saranno i nuovi espositori che cercheranno di coinvolgere i visitatori nella scoperta di questi due meravigliosi mondi. Infine, vi sarà un percorso di storie e leggende che trasporteranno le persone in realtà spesso sconosciute…»

Tutto ciò in un’ottica multidisciplinare…

«Esatto, vi saranno momenti ludico-ricreativi aperti a tutti i visitatori, ma anche teatro, musica, artigianato, senza dimenticare lo sport. Saranno tre giornate indimenticabili, grazie all’impegno di tante persone coordinate da me e Marianna Petronelli».

Com’è nata la collaborazione tra voi due?

«Ci siamo conosciute alcuni anni fa in occasione della prima edizione del Sakura, e da quel momento due persone molto diverse tra loro, come siamo noi due, si sono unite sempre di più: da lì è nata davvero una collaborazione forte, fondata su obiettivi comuni, ma soprattutto un’amicizia reale».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 24 luglio 2017

La natura è arte: ecco le mostre del fine settimana

19 Mar

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Mery Godigna Collet

La natura è al centro di diverse esposizioni artistiche e fotografiche che inaugurano questo fine settimana in città.
Innanzitutto, oggi alle 17 viene presentata la personale di pittura “In-NATURA-le” dell’artista Mery Godigna Collet che espone, fino al 2 aprile, nella Galleria del Carbone in via del Carbone, 18/a. L’artista di origini venezuelane nell’ultimo periodo ha operato ad Austin, in Texas, e dunque, non a caso, tema della sua mostra è il petrolio, per riflettere su quanto sia labile il confine tra l’uso e l’abuso della natura. La rassegna sarà visitabile dal mercoledì al venerdì dalle 17 alle 20, sabato e festivi dalle 11 alle 12.30 e dalle 17 alle 20.
Sempre oggi, alle 16, nell’antica via Coperta del Castello inaugura la collettiva di fotografia “Quasi mare d’amare. La sacca di Goro”, con opere in bianco e nero di ventisei fotografi, guidati lo scorso autunno dal fotografo ferrarese Milko Marchetti nella Sacca di Goro, per questo progetto curato da Maurizio Tieghi e Luca Zampini del Fotoclub Ferrara, e in parete fino al prossimo 27 marzo.
Alle 16.30 nella galleria del Liceo Artistico Dosso Dossi, in via Bersaglieri del Po, 25, inaugura invece la bi-personale di pittura “Fantasia e realtà” di Alessandra Parmiani e Massimo Corli, marito e moglie, in mostra fino al 26 marzo. Viene, inoltre, ospitata l’associazione Aic Emilia Romagna, con il progetto “Storie di Blu”, libro illustrato da Francesco Corli. Sempre oggi alle 17.30 nella Galleria Il Rivellino (in via Baruffaldi, 6) inaugura la retrospettiva “Amosfere” dell’artista ferrarese Antenore Magri, con opere della collezione privata dell’antiquario Elio Vitali.

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Carolina Marisa Occari

Proseguendo, alle 18 viene presentata la retrospettiva “Incisioni di Carolina Marisa Occari (1926-2014)” nell’Alchimia R&B in via Borgo dei Leoni, 122 a Ferrara. La mostra, visitabile fino al 19 maggio dalle 9 alle 12 e dalle 14 alle 19, ha la presentaizone di Gianni Cerioli ed è a cura di Licia Zampini.
Inoltre, ricordiamo che il pittore ferrarese Luca Zarattini fino al 18 aprile partecipa a Roma alla bi-personale “Paper Works” con Leonardo Blanco, nella sede di RvB Arts (via delle Zoccolette, 28), mostra inaugurata giovedì scorso. Infine, ieri a Palazzo Crema (via Cairoli, 13), sede della Fondazione CARIFE, è stata inaugurata la mostra-studio “Lo storione del Po e il caviale ferrarese. Storia e storie dall’età del bronzo alla contemporaneità”, curata dal Centro Etnografico Ferrarese e prodotta da un gruppo di enti capeggiati dall’Associazione Bondeno Cultura. L’esposizione è visitabile fino al 2 aprile dal martedì alla domenica dalle 16 alle 19.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 18 marzo 2017

La Biennale d’Arte Contemporanea chiude i battenti

26 Giu

Qui sotto alcune mie immagini di parte delle opere in mostra.

L’ottava edizione della Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Ferrara, inaugurata venerdì nelle Sale Imbarcadero del Castello, oggi chiude i battenti. Cinquantotto gli artisti selezionati per questo evento ideato nel 2000 e organizzato fino al 2014 dall’Associazione Pro Art di Paolo Orsatti, con sede all’Idearte Gallery in via Terrranuova. Alcuni mesi fa Orsatti – vista la mancanza di sponsor e collaboratori – ha deciso di cedere l’organizzazione a Francesco Dau, artista informale, curatore e gallerista originario di Sassari ma residente dallo scorso novembre a Mantova, dove dirige, tramite l’Associazione Giotto Art, lo spazio d’arte contemporanea Muses Art Gallery.Venerdì l’inaugurazione dell’evento alla presenza del critico d’arte Giorgio Grasso.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 26 giugno 2016

 

 

«Basta chiacchiere retoriche: facciamo emergere il genio»

24 Giu

Dau presenta la Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea a Ferrara. Oggi l’inaugurazione, l’allestimento all’Imbarcadero sarà visibile fino a domenica

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Francesco Dau

«Voglio far emergere la genialità, vera essenza del fare artistico. Spesso il chiacchiericcio retorico di molti offusca l’arte, che è, invece, visione e silenzio». Si presenta così Francesco Dau, che oggi inaugura l’8° edizione della Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea di Ferrara, fino a domenica in programma nelle Sale Imbarcadero del Castello. 58 gli artisti selezionati per questo evento ideato nel 2000 e organizzato fino al 2014 dall’Associazione Pro Art di Paolo Orsatti, con sede all’Idearte Gallery in via Terranuova. Alcuni mesi fa Orsatti – vista la mancanza di sponsor e collaboratori – ha deciso di cedere l’organizzazione a Dau, artista informale, curatore e gallerista originario di Sassari ma residente dallo scorso novembre a Mantova, dove dirige, tramite l’Associazione Giotto Art, lo spazio d’arte contemporanea Muses Art Gallery.

Dau, neo Direttore Artistico e Scientifico della Biennale, ha dunque accettato la sfida e per tre giorni “occuperà” parte dei sotterranei dell’ex residenza degli Estensi con un profluvio di arte contemporanea. Oggi alle 15.30 avrà luogo l’inaugurazione ufficiale alla presenza del curatore Giorgio Grasso, noto critico e storico dell’arte e, tra l’altro, curatore del Padiglione Italia alla 54° Biennale di Venezia. Durante il vernissage verrà anche annunciato l’artista premiato, che esporrà una mini-personale di una settimana presso la Muses Gallery. L’artista verrà selezionato da una giuria scientifica composta da tre esperti, vale a dire un collezionista, un mercante d’arte e un critico.

«Sono da un trentennio nel mondo dell’arte – ci racconta Dau – e in 17 anni ho organizzato un centinaio di mostre. Per la Biennale sono pervenute quasi 200 richieste: ho cercato in particolare di valorizzare i giovani talenti, e in generale di selezionare secondo criteri oggettivi, quali la tecnica, lo studio e la ricerca che sottintendono la creazione artistica». La riflessione sulle opere scelte diventa un ragionamento più ampio sull’arte e sul suo stato attuale. «L’arte è soggettiva, un’opera famosa può affascinare una persona meno che un’opera non celebre». Vi è, insomma un quid nell’opera d’arte, qualcosa di “personale”. Al tempo stesso, però, «la qualità di un’opera non è soggettiva», ma, come detto, richiama criteri oggettivi. In mostra nell’Imbarcadero vi saranno opere di pittura e scultura, ma anche fotografiche e di design artistico. Stili e tecniche tra le più differenti si confronteranno, passando dal figurativo all’astratto, dall’informale al concettuale. Durante l’inaugurazione verrà anche presentato il catalogo in formato cm. 15×15, curato da Francesca Ioime, co-organizzatrice della Biennale, compagna di Dau anche nella vita e co-fondatrice della Muses Gallery. «L’organizzazione della Biennale è stata molto impegnativa – prosegue Dau –, per fortuna mi ha aiutato tantissimo Francesca», anch’essa pittrice e residente a Mantova da 14 anni.

L’arte contemporanea – troppo spesso elitaria e legata a logiche di mercato – a Ferrara fatica a sfondare, ma, secondo Dau, «è un problema che riguarda tutto il nostro Paese, anche le grandi città, e dipende dal fatto che l’Italia è ancora troppo legata al proprio passato artistico». A questo tipo di difficoltà, già sperimentate dai fondatori della Biennale e da altri galleristi ferraresi, se ne aggiungono altre legate alle assurde trafile burocratiche e ai costi eccessivi per un’esposizione in Castello, e che, invece, secondo Dau, altrove «sono decisamente più contenuti».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 24 giugno 2016

Di Fabio in città con “Cosmic Gate”

12 Giu

Tra antico e contemporaneo, installazioni artistiche in diversi punti

Mostra Di Fabio (4 luoghi)Una mostra in quattro luoghi per possibili sinergie tra antico e contemporaneo. Il progetto di Alberto Di Fabio, “Cosmic Gate”, a cura di Veronica Zanirato e promosso da Evart, è stato inaugurato ieri alla Porta degli Angeli, uno dei luoghi scelto per le wall painting e video installazioni di Di Fabio insieme a Palazzo Diamanti e Castello, mentre in Fabula di Giorgio Cattani in via del Podestà l’artista ha tenuto un intervento.

La cifra della ricerca di Alberto Di Fabio orbita nell’ambito della matematica e delle geometrie organiche e inorganiche in una prospettiva multidisciplinare, creando visioni di luce che abbracciano i monumenti trasfigurando il passato in un nuovo inizio. La mostra è visitabile fino al 31 luglio nei seguenti orari: Porta Angeli: giovedì e venerdì 17-19, sabato e domenica 10.30-12.30, 16-19. Palazzo Diamanti: 9-19, tutti i giorni. Castello: 9.30-13.30, 15-19, aperto tutti i giorni. Fabula: giovedì, venerdì, sabato 16-19.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 12 giugno 2016

Ecco “Cosmic Gate”, opere di wall painting e video installazioni

11 Giu

Mostra Di Fabio (4 luoghi)Una mostra in quattro luoghi per possibili sinergie artistiche tra antico e contemporaneo. Il progetto di Alberto Di Fabio, “Cosmic Gate”, a cura di Veronica Zanirato e promosso da Evart, inaugura oggi alle 18 alla Porta degli Angeli, uno dei luoghi scelto per le wall painting e video installazioni dell’artista insieme a Palazzo dei Diamanti e Castello Estense, mentre nel nuovo spazio “Fabula Fine Art” di Giorgio Cattani in via del Podestà, 11 l’artista terrà un intervento.

La cifra della ricerca di Alberto Di Fabio orbita nell’ambito della matematica e delle geometrie organiche e inorganiche in una prospettiva multidisciplinare, creando visioni di luce che abbracciano i monumenti, trasfigurando il passato in un nuovo inizio. La mostra è visitabile fino al prossimo 31 luglio.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara l’11 giugno 2016

Sabato ricco di mostre ed eventi artistici a Ferrara

16 Apr

È un sabato ricco di eventi artistici quello in programma oggi a Ferrara.

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Un’opera di Fabio Bascetta

Si parte alle 16 nell’Imbarcadero 2 del Castello Estense dove apre la mostra “Falso d’autore”, con le opere del concorso dedicato a studenti ed ex studenti del Liceo Ariosto. A seguire alle 17 vi sarà un’asta delle opere dei trenta artisti, e la premiazione dei vincitori.

In occasione dei 500 anni dalla prima pubblicazione dell’Orlando Furioso, la MLB home gallery (in c.so Ercole I d’Este, 3) propone diversi progetti. Il primo inaugura alle 17 con la mostra di Giovanna Ricotta, “Furiosamente. Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori”, a cura di Maria Livia Brunelli e Silvia Grandi. La personale dell’artista milanese, visitabile fino al 26 giugno, comprende 46 disegni inediti, tanti quanti i canti del poema di Ariosto.

Inaugurata lo scorso 26 marzo, la collettiva “Il risveglio della musa con i suoi canti e colori”, mostra d’arte contemporanea a Palazzo Scroffa in via Terranuova, organizzata da Artè Primaluce, vede alle 17 la premiazione delle opere vincitrici.

“L’era successiva” è il nome della personale di fotografia di Mariella Bettineschi, che inaugura alle 18 alla Mazzacurati Fine Art in c.so Martiri della Libertà, 75. La mostra, curata e introdotta da Vittoria Coen, presenta gli affascinanti giochi di luce dell’artista. La mostra è visitabile fino al 18 maggio tutti i giorni (giovedì escluso) dalle 16.30 alle 19.30, sabato e domenica anche dalle 10.30 alle 12.30.

A partire dalle 18 Fabio Bascetta con “Darkness and light” espone una serie di foto “culinarie” nella sede dell’Associazione Rrose Sélavy, in via Ripagrande, 46 a Ferrara. Colpisce la bellezza delle sue immagini, la cura, la maturità e la capacità di riuscire a trovare il modo di stupire. La mostra è visitabile fino al 18 maggio, mercoledì, venerdì e sabato dalle ore 15.30 alle 19.30.

Alle 18.30 nella Porta degli Angeli vi sarà invece un doppio spettacolo. Si inizia con “L’intervista molesta”, colloquio su scrittura, editoria e autopsia del testo e sulla messa in scena del monologo, ideato dalla Compagnia “I racconti del Basilisco”. A seguire vi sarà “Come la neve di primavera”, con scrittura di Michele Govoni, interpretazione di Rosalba Sandri e regia di Sergio Altafini.

Infine, a partire dalle 18.30 nel Palazzo della Racchetta in via Vaspergolo si terrà un’asta di beneficenza di svariate opere, esposte fino a martedì, messe a disposizione dagli artisti per aiutare l’Associazione Giulia Onlus, e Michael Sanguin, bambino di 4 anni affetto da una malattia metabolica mitocondriale rara. Alle 17.30, presentazione del libro Haloa, non solo cancro di Barbara Mariani.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 16 aprile 2016