La Regione Emilia-Romagna ha dato il via libera per la proposta di legge sul fine vita. Dopo l’insuccesso in Veneto, la norma è stata introdotta grazie a una semplice delibera regionale (così da non dover passare dal voto del Consiglio Regionale) che garantisce ai malati «il diritto di congedarsi dalla vita», come dispone la sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale. La Regione ha anche tracciato l’iter per accedere al suicidio medicalmente assistito, che l’Assessorato alle Politiche per la salute ha trasmesso alle Ausl.
COSA DICE LA DELIBERA DELLA REGIONE EMILIA-ROMAGNA
Chi desidera accedere al suicidio assistito deve, infatti, inviare una richiesta alla Direzione sanitaria di un’Ausl allegando la documentazione ritenuta necessaria per la valutazione. La manifestazione di volontà del paziente deve essere acquisita e documentata per iscritto o con un video. Le persone affette da disabilità, invece, potranno esprimere le loro volontà attraverso dispositivi che consentano loro di comunicare. La dichiarazione può essere modificata in qualsiasi momento. Dal momento della ricezione della domanda, parte l’iter di valutazione. La Direzione sanitaria trasmette la richiesta, entro al massimo tre giorni, alla Commissione di valutazione di Area Vasta.
Sarà quindi compito della Commissione effettuare, di norma, una prima visita al paziente e valutare la legittimità della richiesta alla luce dei requisiti indicati nella sentenza della Corte Costituzionale. La Commissione ha il compito di verificare le condizioni (presupposti clinici e personali), accertare l’avvenuta offerta delle possibili alternative disponibili (per esempio, un percorso di cure palliative, sedazione palliativa profonda continua, attuazione di un’appropriata terapia del dolore) e valutare se possano esservi motivi di ripensamento da parte del paziente, anche attraverso uno specifico supporto psicologico. La commissione – di cui fanno parte medico palliativista, anestesista-rianimatore, medico legale, psichiatra, medico specialista nella patologia di cui è affetto chi ha fatto domanda, farmacologo/farmacista, psicologo – incontra anche i familiari.
La Commissione, a conclusione dell’istruttoria, che durerà circa 20 giorni, produce una relazione che invia al Corec, il Comitato regionale per l’etica nella clinica, che dovrà esprimere un parere di competenza entro sette giorni;parere che poi verrà inviato alla Commissione di valutazione, che predisporrà una relazione conclusiva. Il documento dovrà quindi essere trasmesso entro cinque giorni, corredato dal parere del Corec, al paziente o suo delegato e al Direttore sanitario dell’Ausl di competenza e, nel caso il paziente sia ricoverato in ospedale, anche al direttore della struttura.
In caso di parere favorevole della Commissione, la Direzione sanitaria dell’Azienda dove deve essere svolta la procedura, assicura l’attuazione attraverso l’individuazione di personale adeguato, su base volontaria, il rispetto dei tempi e delle modalità previste, fornendo quanto indicato nella relazione conclusiva. La procedura deve avvenire non oltre sette giorni dal ricevimento della relazione conclusiva della Commissione. Al suicidio medicalmente assistito si potrà eccedere gratuitamente.
LA SENTENZA 242/2019 E IL CASO “DJ FABO-CAPPATO”
Ricordiamo che la sentenza 242 del 2019 nacque dopo il caso di Dj Fabo e Marco Cappato. Chiamati a decidere sulla legittimità del divieto di aiuto nel suicidio, i giudici della Corte Costituzionale ritennero che le pene previste dall’articolo 580 del Codice penale – istigazione o aiuto al suicidio – non debbano essere applicate quando a richiedere di morire sia una «persona affetta da patologia irreversibile, e fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, la quale ritenga le stesse intollerabili, e sia inoltre tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale (nel caso in questione, si trattava di un respiratore), ma resti capace di prendere decisioni libere e consapevoli», e le sia già stata prospettato l’accesso alle cure palliative.
IL FLOP IN VENETO
La scelta della Giunta Bonaccini di non far passare la proposta di legge dal voto del Consiglio regionale è conseguenza di ciò che appena un mese fa è successo in Regione Veneto: la legge di iniziativa popolare sul suicidio medicalmente assistito, proposta dall’Associazione “Luca Coscioni” e sostenuta dal Governatore Luca Zaia, non è passata per i voti contrari di parte della maggioranza (Fratelli d’Italia e Forza Italia) e per l’astensione decisiva della consigliera PD Anna Maria Bigon.
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce” del 16 febbraio 2024