Cliccando su questo link https://www.facebook.com/GianfrancoMingozziRegista potete iscrivervi alla pagina Facebook dedicata al regista Gianfranco Mingozzi! Troverete informazioni biografiche e bibliografiche, oltre a numerosi video e foto, molte di queste difficilmente reperibili! (qui sotto, insieme a Ornella Muti)

Sono davvero numerose le produzioni filmiche incentrate sulla città e il territorio di Ferrara, dai primi esperimenti di inizio Novecento fino ai giorni nostri, con diverse varianti per quanto riguarda la produzione televisiva e dei documentari. Si pensi a Luchino Visconti (Ossessione, 1943), a Rossellini, De Sica, Antonioni, Vancini, Soldati, Montaldo, Ferreri, Avati, fino ad Ermanno Olmi (Il mestiere delle armi, 2001), solo per citare i nomi più famosi. Si passa dai film muti di carattere storico che risalgono agli albori della cinematografia (come Torquato Tasso e Parisina), a quelli ambientati nel difficile periodo del dopoguerra; dalle pellicole che riportano alla mente i romanzi di Giorgio Bassani, ai più recenti “E ridendo l’uccise” (Florestano Vancini, 2005) e “Nebbie e Delitti” (Riccardo Donna, 2005-2007).
Il 2012, in particolare, ha rappresentato per Ferrara un anno ricco di ricorrenze significative: un secolo fa, infatti, nacque Michelangelo Antonioni, uno dei più grandi registi della storia, e nel 1962 uscì uno dei romanzi italiani più noti, Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani. Gianfranco Mingozzi, invece, nato ottant’anni fa, è un regista che, sebbene abbia avuto meno notorietà rispetto a colleghi del calibro di Antonioni e di Vancini, ha ugualmente lasciato il segno, sia nell’ambito dei film di finzione sia in quello documentaristico, vincendo anche il Leone d’oro a Venezia nel 1965 per il documentario “Con il cuore fermo, Sicilia”, dedicato a Danilo Dolci. Nato e cresciuto a San Pietro Capofiume – uno degli ultimi paesi “bolognesi” prima della provincia di Ferrara, e situato all’interno del Comune di Molinella – Gianfranco Mingozzi non ha mai nascosto il suo amore per Ferrara.

È del 1962 il suo primo omaggio alla città estense, col documentario “Via dei piopponi”, nel quale il regista ripercorre il tragitto che da bambino percorreva con i genitori per recarsi dal pediatra. Quattro anni dopo, nel ’66, girerà invece il documentario “Michelangelo Antonioni”. Storia di un autore, omaggio al grande maestro de “L’avventura”, dove Ferrara rivive e viene omaggiata non più attraverso i luoghi, ma attraverso la vita e l’opera di uno dei suoi cittadini più celebri. Bisognerà aspettare il 1982 per l’ultimo grande tributo a Ferrara e al suo territorio, con l’uscita de “La vela incantata”, omaggio crudo e malinconico al cinema, ai suoi miti, alla sua storia, che è la storia d’Italia.
Ancora una volta, insomma, nell’opera di Mingozzi la riscoperta del proprio territorio, delle proprie radici va di pari passo con la nascita del cinema, con la sua magia (“La grande magia”, appunto, si intitolerà il documentario girato dietro le quinte de “La vela incantata”, e che vedrà la luce nel 1993). Inoltre, diversi sono anche i lungometraggi ambientati in Emilia-Romagna: “Fantasia, ma non troppo, per violino” (1966), “Gli ultimi tre giorni” (1977), “Bologna: allegro vivace/passato presente” (1983), “Le lunghe ombre” (1987), “Il frullo del passero” (1988), “L’appassionata” (1988). Negli anni ’60 è, inoltre, assistente alla regia di Federico Fellini in “La dolce vita” (1960) (in cui compare anche come attore nella parte del giovane prete amico di Steiner), nell’episodio del regista riminese di “Boccaccio ’70”, “Le tentazioni del dottor Antonio”(1962), oltre che in 8 1/2 (1963).
“Quando Steiner-Alain Cuny si mette all’organo della chiesa di La dolce vita, (…), c’è un pretino un po’ spaventato all’idea che l’ospite incominci a strimpellare il jazz. Quel pretino è Mingozzi, fresco diplomato del Centro sperimentale fortunosamente paracadutato nel film più famoso del momento; e subito entrato nelle durevoli simpatie di Fellini” (Tullio Kezich, da La vela incantata, 1982).
Andrea Musacci
Tag:Cinema, Ferrara, Gianfranco Mingozzi, Michelangelo Antonioni