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Il Palazzo Arcivescovile di Ferrara perla dell’architetto romano Mattei

7 Mag

Un libro del professore universitario Ticconi racconta le opere del concittadino «Con il suo scalone d’onore l’edificio è un gioiello purtroppo sottovalutato»

[Qui il mio articolo sul sito de la Nuova Ferrara]

index«Il Palazzo Arcivescovile di Ferrara col suo scalone d’onore è un gioiello assoluto, purtroppo sottovalutato anche qui in città». Nella Ferrara degli Estensi ancora oggi è forte la tentazione di considerare il periodo pontificio come minore rispetto a quello rinascimentale. Così, luoghi come l’Arcivescovado e personalità come quella dell’architetto Tommaso Mattei sono ampiamente sconosciute o, nella migliore delle ipotesi, sottovalutate.
Per ridare il giusto peso a tutto ciò, lo scorso gennaio è uscito il volume Tommaso Mattei 1652-1726. L’opera di un architetto romano tra ’600 e ’700 (Gangemi Editore) di Dimitri Ticconi, professore di storia dell’architettura all’Università La Sapienza di Roma.
Chi era Mattei? Perché il suo lavoro è stato così importante? «Mattei inizia la propria formazione nella bottega di Gian Lorenzo Bernini – spiega Ticconi -, dove lavorava anche il padre orafo, poi si avvicinerà all’architettura diventando collaboratore di Carlo Rainaldi, alla cui morte ne assumerà l’eredità professionale. Nella sua carriera lavorerà, ad esempio, per alcune tra le più importanti famiglie romane, come i Borghese, rielaborando un raffinato decorativismo. Insomma, Mattei ha il merito di traghettare l’architettura dal ’600 al ’700, attraverso un gusto appartenente al primo Rococò romano, ancora barocco e lievemente decorativo».
Allora perché è così poco noto? «In Italia gli studi sulla cultura artistica e architettonica dal tardo ’600 fino agli anni ’30 del ’700, non hanno mai focalizzato un interesse su personalità di rilievo come Mattei, ma solo sulle più note come Carlo Fontana. Negli anni ’60 del secolo scorso ci sono state, in poche nicchie di studi storiografici, alcune personalità che hanno iniziato a recuperare il tardo ’600 e il primo ’700 romano, ma sono rimaste inascoltate. Negli ultimi 25-30 anni si ha un interesse a riscoprire figure come la sua ritenute minori, anche se non vi è ancora una storiografia al riguardo».
Ma Mattei da Roma come giunge a Ferrara? «Vi arriva nel 1717 quando era l’architetto più in auge a Roma, scelto dall’allora arcivescovo di Ferrara, Tommaso Ruffo, che voleva il meglio per ristrutturare il Palazzo Arcivescovile. Mattei porta dunque a Ferrara la sua cultura architettonica, di cui ne è segno lampante ad esempio la facciata, ma con equilibrio. L’opera di Mattei a Ferrara non può dunque essere considerata minore, sconta anche un eccessiva attenzione al periodo degli Estensi, che svaluta – ingiustamente – il periodo pontificio.E nello scalone Mattei ha “portato” a Ferrara, rielaborandolo con squisito decorativismo, una metafora della Fontana dei Quattro Fiumi del Bernini: varrebbe la pena di venire a Ferrara solo per vedere questo capolavoro assoluto, che ha nulla da invidiare ad altre gemme della città».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 6 maggio 2017

Ferrara, nuovo cappellano del carcere: incarico al parroco di Tamara

13 Apr
Mons. Bentivoglio durante la messa in carcere per il suo 50°

Mons. Antonio Bentivoglio

Una decisione che era nell’aria già da diversi mesi, ma che solo ieri ha avuto un primo annuncio: Mons. Antonio Bentivoglio – classe 1938, dal 1994 cappellano del carcere – nei prossimi mesi abbandonerà il suo incarico all’Arginone.
Durante la Messa di Pasqua svoltasi ieri mattina nella Casa Circondariale, Mons. Luigi Negri ha colto l’occasione della sua ultima visita da Vescovo all’Arginone per annunciare che Mons. Bentivoglio sarà affiancato da don Giovanni Polezzo (che ieri ha concelebrato la Messa in carcere), 30 anni, candidato, poi, a sostituirlo come cappellano se il Vescovo eletto Mons. Gian Carlo Perego approverà la successione.

Esce così di scena il cappellano del caso Igor, colui che più di ogni altro in carcere riuscì a dialogare con il futuro killer e che nei giorni scorsi gli ha lanciato l’appello di costituirsi, anche se il cambio è motivato da ragioni di età.
«Vi annuncio la comparsa di un coadiutore, don Giovanni Polezzo, che aiuterà don Antonio nei prossimi mesi – ha spiegato Mons. Negri – in quello che sarà un periodo di verifica e di inserimento per il passaggio all’incarico di cappellano, che, naturalmente, diventerà ufficiale solo dopo un’eventuale decisione in tal senso del Vescovo eletto Mons. Perego. Una scelta ponderata – ha proseguito –, che non nasce certo dalla mattina alla sera, e che avrà bisogno di tempo e gradualità».
Don Polezzo, originario della Parrocchia di S. Sofia in Lendinara (Ro), è nato a Rovigo il 22 luglio 1986. Dopo aver conseguito la maturità, è entrato in Seminario a Ferrara nel 2005, e ordinato sacerdote il 29 settembre 2013. Vice Direttore dell’Ufficio Missionario, dall’autunno 2015 è parroco a Tamara e Saletta.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 13 aprile 2017

Addio Mons. Negri, attestati di riconoscenza per l’opera pastorale

16 Feb

I commenti dei sacerdoti sull’avvicendamento al vertice della Diocesi. Don Bedin: «ricordo l’incontro tra Perego e Negri per i dieci anni dell’Associazione Nadiya»

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Mons. Luigi Negri

«Grande è il senso di riconoscenza nei confronti di Mons. Negri»: così don Michele Zecchin, parroco di Sant’Agostino a Ferrara, uno dei sacerdoti presenti ieri mattina per l’annuncio del nuovo Vescovo. Insieme a lui, tra gli altri, vi era don Stefano Zanella, responsabile dell’Ufficio Tecnico diocesano, che ha sottolineato come «sia importante l’età non anziana del nuovo Vescovo, che quindi avrà tempo per continuare il cammino portato avanti da Negri». Sui molti progetti promossi da quest’ultimo, hanno espresso gratitudine altri sacerdoti della Diocesi. «Mons. Negri ha dato una spinta al cammino pastorale, con un’attenzione alla vita ecclesiale e alla formazione», è il pensiero di don Emanuele Zappaterra, Rettore del Seminario. «Ha permesso anche – ha proseguito – un lavoro sinodale nel clero. Per quanto riguarda il Seminario, ho lavorato bene insieme a lui, è stato una buona guida, una presenza sempre costante e aperta al confronto».

Di «un uomo appassionato alla verità, che lascerà un’impronta significativa, e che non ha mai risparmiato energie e parole, trovando spesso soluzioni azzeccate», ha parlato invece don Roberto Pambianchi, Responsabile diocesano per la Pastorale Giovanile. «Gli ho voluto e gli voglio molto bene, sono stati anni molto intensi e belli», è invece il commento di don Graziano Donà, economo della Diocesi. «Con lui è stato costruito molto, ha cercato di intraprendere percorsi nuovi, attuando cambiamenti dolorosi ma significativi, che daranno i loro frutti negli anni».

Riguardo al nuovo Vescovo, Mons. Perego, è don Domenico Bedin a ricordare come il 18 marzo 2014 venne a Ferrara come direttore della Fondazione Migrantes, per i 10 anni dell’Associazione Nadiya. Per l’occasione si svolse un incontro pubblico a Casa Cini alla presenza anche di Mons. Negri, per discutere di flussi migratori e accoglienza. «Mi era sembrata una persona disponibile e rigorosa, molto preparata», è il ricordo di don Bedin, che per alcuni anni è stato direttore della Fondazione Migrantes, prima a livello diocesano, poi regionale.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 16 febbraio 2017

Giornalisti in festa per il patrono

1 Feb

pubbIeri pomeriggio in Cattedrale si è svolta la tradizionale messa annuale, organizzata dall’Unione Stampa Cattolica di Ferrara (presieduta da Alberto Lazzarini) insieme all’Associazione Stampa Ferrara, per festeggiare San Francesco di Sales patrono dei giornalisti, la cui festività ricorre il 24 gennaio. La Santa Messa, che ha visto la partecipazione di una cinquantina di persone, è stata celebrata dall’Arcivescovo mons. Luigi Negri insieme al Vicario generale mons. Massimo Manservigi, assistente ecclesiale Ucsi Ferrara, e a Mons. Enrico d’Urso.

Nel corso dell’omelia, Mons. Negri ha spiegato come «Cristo abbia scelto di avvicinarsi all’uomo nell’ambito della comunicazione non in modo astratto, intellettualistico, ma attraverso la vita di una persona», il santo di Sales.

Quest’ultimo aveva infatti ricevuto «una chiamata straordinaria, che lo faceva bruciare di amore per Cristo, e che nel suo tempo, con fede e carità, gli permise di annunciare il Vangelo. Perciò per possedere il cuore della comunicazione, per comunicare la verità di Gesù Cristo, bisogna imitare la profondità della fede del patrono».

Dopo la funzione, ha avuto luogo un momento di riflessione tra i giornalisti presenti, insieme all’Arcivescovo e ad alcuni rappresentanti dell’Ucsi e dell’Ordine dei Giornalisti regionale. Nel corso dell’incontro, Mons. Negri ha riflettuto sul ruolo dell’informazione in occasione di casi di gravità assoluta come il duplice omicidio di Pontelangorino, nel quale «è emersa la necessità di una rinnovata educazione, a fronte di una realtà che dice del vuoto di valori presente anche nella nostra provincia».

Andrea Musacci

Pubblicato (in versione ridotta) su la Nuova Ferrara l’01 febbraio 2017

Basilica di San Giorgio, ecco don Bisarello

23 Gen
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Don Danillo Bisarello

«Avevo il batticuore, ma ora grazie a voi, e grazie a Lei, Mons. Negri, mi è passato. Compiamo insieme questo nuovo cammino, e pregate per me». Con queste toccanti parole il nuovo parroco della Basilica di San Giorgio fuori le mura, Mons. Danillo Bisarello, ieri mattina ha concluso il proprio saluto finale davanti ai tanti fedeli accorsi per accoglierlo. Così, ora, don Bisarello, oltre a dirigere la parrocchia intitolata al Beato Tavelli da Tossignano in zona Villa Fulvia (che amministra ormai da una decina di anni), avrà anche l’onore e l’onore di essere a capo di una delle comunità diocesane più numerose e attive. Mons. Bisarello, 62enne di origini padovane, è stato ordinato sacerdote a Ferrara nel 1981, ed in passato, oltre a ricoprire la carica di Canonico della Cattedrale, è stato anche alla guida dell’Ufficio Amministrativo diocesano.

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La folla di fedeli presente

Ieri mattina, dopo la lettura del messaggio d’insediamento da parte del Cancelliere della Curia don Josè Santolaria, e la benedizione da parte del nuovo parroco, è iniziata la celebrazione. Nell’omelia l’Arcivescovo ha voluto spiegare come quella di San Giorgio sia «una comunità imponente nella diocesi, con una forte tradizione spirituale ed ecclesiale». Dopo l’abbandono da parte degli Olivetani, che hanno diretto la Parrocchia per circa sei secoli, «ho chiesto a don Danillo di prendersi questa pesante eredità. La speranza è che agisca col proprio consueto vigore giovanile». Alla comunità, invece, il Vescovo si è rivolto perché «non si chiuda nel proprio benessere, ma conservi l’impeto missionario, senza smarrire la propria identità: il mondo qua fuori, infatti, bussa alle porte delle nostre chiese, e dei nostri cuori».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 23 gennaio 2017

Messa e festa di Natale in carcere

20 Dic
Mons. Bentivoglio durante la messa in carcere per il suo 50°

Mons. Bentivoglio in carcere (foto d’archivio)

Sabato mattina all’interno della Casa Circondariale di Ferrara si è svolta la consueta Santa Messa di Natale concelebrata dall’Arcivescovo Mons. Luigi Negri insieme al cappellano del carcere Mons. Antonio Bentivoglio, a don Domenico Bedin e a Mons. Enrico d’Urso. Presenti all’evento, un’ottantina di “fratelli ristretti” (una parte dei quali ha realizzato, insieme al cappellano, il presepe e l’albero), diversi educatori, catechisti e volontari, oltre all’Assessore alle Politiche Sociali Chiara Sapigni, al Garante dei Detenuti Marcello Marighelli, al Direttore del carcere Paolo Malato e alla Comandante di Reparto Annalisa Gadaleta. La funzione, accompagnata dal coro di Comunione e Liberazione, ha visto il saluto iniziale di Mons. Bentivoglio, che ha spiegato come «il Vangelo di Natale si affaccia sulle soglie dell’umanità, entra nella vita, permettendoci di non rimanere incastrati nel passato, per guardare noi stessi e la realtà con occhi diversi». Il Vescovo ha invece rivolto un messaggio ai detenuti: «abbandonatevi alla giustizia di Dio, che mai vi lascerà soli, e così potrete affrontare tutte le fatiche. Siate lieti, perché questo principio di vita nuova attecchisca in voi, e da voi cambi il mondo».

Altro momento natalizio in carcere è stato la “Festa di Natale”, organizzata con la collaborazione delle Associazioni Agesci, Viale K e Pastorale Diocesana, che hanno offerto un buffet. Babbo Natale (un fantastico don Bedin) ha poi consegnato ai bambini presenti i regali offerti dalla Pastorale Diocesana e i regali prodotti dal Laboratorio Detenuti. L’iniziativa ha fatto seguito all’incontro fra detenuti e famiglie, che ha luogo una volta al mese ed è gestito dal Centro Bambini e Genitori Comunale “Isola del Tesoro” e da Agesci. Presente anche il sindaco Tagliani, l’assessore Annalisa Felletti e dirigenti dell’Istruzione Vecchi e Mauro, le educatrici Siconolfi, Orsoni e Viaro.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 19 dicembre 2016

“La pittura a Ferrara nel secondo Seicento” presentato domani in Pinacoteca

8 Dic

libro-pittura-a-ferrara-seconda-meta-600-per-9dicembre2016_scale_600x300“La pittura a Ferrara nel secondo Seicento” è il nome della pubblicazione che verrà presentata domani alle 17 nella Pinacoteca Nazionale di Ferrara. Il libro di Barbara Ghelfi, facente parte della collana “L’occhio di Ulisse”, costituisce la conclusione dell’indagine avviata dall’autrice in “Pittura a Ferrara nel primo Seicento. Arte, committenza e spiritualità” (2011). La situazione del secondo Seicento appare caratterizzata dalla contrapposizione fra la corrente del naturalismo rappresentata da Giuseppe Avanzi, garante della tradizione locale, e l’elegante classicismo importato in città da Maurelio Scannavini. Accanto a loro si muovono figure come il comacchiese Cesare Mezzogori e Giacomo Parolini. La ricerca intende restituire l’identità e l’avvicendarsi dei pittori, alcuni dei quali forestieri, attivi nel contesto cittadino, la cui facies artistica, a partire dalla fine del Settecento, verrà sistematicamente spogliata dei suoi capolavori e, in seguito, profondamente modificata dai danni bellici.

Durante l’incontro interverranno l’Arcivescovo Mons. Luigi Negri, Anna Stanzani, Direttrice Museo Nazionale dell’età neoclassica di Palazzo Milzetti a Faenza e Giovanni Sassu, dei Musei d’Arte Antica di Ferrara.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara l’08 dicembre 2016

«Il vescovo Caffarra apprezzò e oggi Monsignor Negri dice sì»

1 Dic
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Duomo realizzato da Claudio Gualandi

L’idea è nata circa un mese fa, durante uno degli incontri pubblici nella Sala dell’Arengo del Palazzo Municipale, dedicati alla figura di Rossetti. «Ammiro la facciata del Duomo dalla finestra e penso: sarebbe bello poter coprire il telone del cantiere col mio Duomo illustrato», ci racconta. Ora, in occasione della presentazione dell’Albero di Natale della solidarietà, in programma sabato dalle 17 in Piazza Cattedrale, per circa un’ora verrà proiettata la facciata della Cattedrale illustrata da Gualandi, realizzando così, almeno in parte, la sua intuizione.

La proiezione, delle dimensioni di circa 12×8 metri, permetterà di sovrapporre la facciata illustrata sulla parte centrale di quella reale, evitando così l’impalcatura di legno posta alla base dell’edificio. L’organizzazione dell’evento, come degli altri eventi in programma, sono a cura di Made eventi, SuonoeImmagine e Delphi International.

L’opera è stata realizzata da Gualandi nel 2000 in occasione del Giubileo. Nello stesso anno riuscì a donare una copia della stessa all’allora Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, il Card. Carlo Caffarra, il quale, racconta Gualandi, «lo guardò con attenzione, sorrise e disse: “a pieno titolo diventerà proprietà della Diocesi ferrarese». Al centro in basso un Vescovo regge il crocifisso, usato da Papa Giovanni Paolo II, per celebrare l’Anno Santo. Ai lati, su vari livelli, si affastellano angeli e demoni, beati e dannati, musici e operai.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 01 dicembre 2016

Monsignor Manservigi si insedia a Santo Stefano

6 Giu
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(foto di Andrea Tosini)

Ieri la cerimonia con il vescovo Negri, aperta una delle chiese terremotate. E’ stata inaugurata anche una sala alla memoria di Marco Ruscetta

Il giorno in cui riapre una chiesa dopo la chiusura forzata del terremoto è sempre un giorno di festa per tutta la comunità. Così è stato anche ieri pomeriggio con l’ inaugurazione ufficiale della Chiesa di Santo Stefano Protomartire in via Boccacanale di Santo Stefano. Un giorno lieto anche per un altro motivo: l’apertura, proprio negli spazi della parrocchia, degli ambienti dell’Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano intitolato a Marco Ruscetta, giovane giornalista de “la Voce di Ferrara-Comacchio” morto prematuramente a 29 anni nel gennaio 2014. Protagonista della giornata è stato Mons. Massimo Manservigi, neoparroco di Santo Stefano e Direttore del rinnovato UCS.

La prima messa nella chiesa riaperta si era svolta lo scorso 26 dicembre, per la festività del Santo. Ieri alle 17 una nuova messa ha aperto la giornata di festa, con la funzione concelebrata da Mons. Manservigi, l’Arcivescovo Luigi Negri, don Stefano Zanella, responsabile dell’Ufficio Tecnico diocesano, don Andrea Zerbini e Michele Scaringella, nominato diacono di Santo Stefano e responsabile dell’ Ufficio Stampa della diocesi.

Don Manservigi ha spiegato come la riapertura della chiesa e degli uffici sia importante per «ricostruire un tessuto tra le persone». Il Vescovo Negri nella sua omelia, rivolgendosi al neo parroco, ha spiegato come «il tuo compito è di servire con fede la tua parrocchia, essendo testimone del Vangelo».

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Laura Magni e Giuliano Laurenti, ideatori della mostra allestita nei nuovi spazi dell’UCS e responsabili comunicazione grafica dello stesso UCS

Sia durante la funzione sia durante l’ inaugurazione degli spazi erano presenti i genitori di Marco Ruscetta: è stato proprio il padre Roberto a scoprire la targa dell’ Ufficio intitolato al figlio. Al termine della messa don  Zerbini ha anche presentato il libro, da lui curato, “Comunicare infinito presente”, un omaggio a Ruscetta contenente la sua produzione giornalistica, e le sue numerose attività nell’ ambito del volontariato, in campo politico e con l’ASCOM.

È stato lo stesso don Zerbini a ricordare Ruscetta, un giovane che «ha percorso il territorio fisico e spirituale della nostra chiesa in punta di piedi, ma lasciando orme profondissime». Orme che in un certo senso proseguiranno nelle tre sale a lui intitolate dove si svolgeranno anche mostre, convegni, riunioni, per incrementare la conoscenza della Diocesi, della chiesa di Santo Stefano, e per coordinare le attività con gli altri uffici diocesani.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 06 giugno 2016

La mostra sul sisma inaugurata ieri in Arcivescovado

1 Giu
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Un momento dell’inaugurazione

«Non intendiamo fermarci alla sola ricostruzione ma guardare oltre: per questo vogliamo riaprire al pubblico il campanile del Duomo». Con queste parole  don Stefano Zanella ha presentato ieri in Arcivescovado la mostra “Il sisma e oltre. Oltre il sisma”, che sarà visitabile nella Sala degli Stemmi fino a fine giugno.

«Con questa mostra  – ha proseguito Zanella- vogliamo fare una parte di storia degli ultimi quattro anni. Ma tante sono le potenzialità da spendere, per questo ci poniamo questo obiettivo ambizioso legato al campanile».

Dopo i saluti dell’Assessore alla Cultura Massimo Maisto e del consigliere regionale Marcella Zappaterra, è intervenuto l’Arcivescovo Mons. Luigi Negri che ha ribadito come «la vera ricostruzione sia quella che sa anche promuovere» e appunto per questo la riapertura del campanile sarà «il segno di questa riappropriazione della nostra storia».

La mostra, ideata e progettata da don Zanella dell’Ufficio Tecnico Diocesano e dall’arch. Benedetta Caglioti illustra la storia, i danni subiti nel sisma del 2012 e i progetti di restauro e recupero di cinque chiese di Ferrara e provincia, della Cattedrale cittadina e dello stesso Palazzo Arcivescovile. Il progetto espositivo mette in risalto anche le riscoperte artistiche e architettoniche fatte in alcuni edifici religiosi, come nel caso della Chiesa della Natività di Maria di Bondeno, nella quale sono riaffiorati affreschi nel presbiterio e nell’abside.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 01 giugno 2016