Archivio | aprile, 2013

“Come nasce un quadro” sbarca anche a Ferrara

30 Apr

Archetto

“Come nasce un quadro” è un progetto ideato da Franco Casoni, che si svolgerà da mercoledì 1 maggio fino al 11 giugno, dalle 19.30, al ristorante “L’archetto” di via Bologna a Ferrara. L’idea è incentrata sulla realizzazione, da parte dell’artista Barbara Ponti, di un dipinto dal vivo, in omaggio al Palio di Ferrara e alle sue nove contrade. Le opere prodotte saranno man mano esposte nel ristorante e vendute all’asta mercoledì 26 giugno, devolvendo l’intero ricavato a Telethon Ferrara, rappresentata da Claudio Benvenuti. L’evento, patrocinato dal Comune di Ferrara, dalla Provincia di Ferrara, dall’Ente Palio di Ferrara e dal Comitato Telethon di Ferrara, vedrà anche la proposta, durante le nove serate, di piatti tipici ferraresi e amalfitani da parte de “L’archetto” di Giuseppe Croce. Giambaldo Perugini ha spiegato come l’Ente Palio, di cui è presidente, “ha strutturalmente, nella sua struttura cromosomica, un carattere benefico/sociale, soprattutto nei confronti dei giovani”. Barbara Ponti, pittrice con esperienza quasi ventennale, ha spiegato come nel passato “sia stata ritrattista”, ma da alcuni anni abbia “abbracciato il simbolismo”. La scelta è ricaduta, dunque, su alcune figure della mitologia greca: l’unicorno – simbolo della contrada di Santa Maria in Vado – e Pegaso, simbolo dell’artista che, con la sua ispirazione, “sfida la materialità, si eleva sopra la quotidianità ed il conformismo”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 30 aprile 2013

Gli ebrei nella Resistenza alla Festa del Libro Ebraico

29 Apr

FLE

Ieri nel Cortile d’Onore del Castello Estense si e’ svolto l’incontro sul tema “La partecipazione degli ebrei alla Resistenza”, all’interno della Festa del Libro Ebraico. Moderatore dell’incontro la giornalista Carmen Lasorella, la quale ha spiegato come questo sia un tema finora poco affrontato dalla storiografia e come la partecipazione degli ebrei alla Resistenza (una presenza di circa un migliaio) non sia stata una scelta collettiva, ma individuale. Antonella Guarnieri, ricercatrice ISCO, ha invece preso ad esempio la presenza a Ferrara di un importante movimento antifascista, interclassista e interpartitico, del quale facevan parte anche Giorgio Bassani e l’amica Matilde Bassani Finzi. La riflessione sul tema della violenza, anche partigiana, e’ stato poi introdotto da Alberto Cavaglion, dell’Universita’ di Firenze, e poi ripreso dagli altri interlocutori.

Lidia Maggioli e Antonio Mazzoni, dell’Istituto per la storia della Resistenza e dell’Italia contemporanea di Rimini, han presentato la figura del partigiano ebreo Pino Levi Cavaglione ed in particolare il ricordo nei suoi diari della prima volta che uccise un uomo, un fascista. Dopo l’intervento di Anna Quarzi, Presidente dell’ISCO di Ferrara, Guri Schwarz, dell’Università di Pisa, ha ricordato invece le riflessioni del partigiano ebreo Emanuele Artom sulla violenza partigiana, riflessioni anche autocritiche che invece, ha aggiunto, “erano completamente assenti tra i fascisti”. Tutto cio’ rende necessario, han concluso Cavaglion e Guarnieri, una contestualizzazione da parte degli storici per evitare di assecondare il luogo comune che pone sullo stesso piano fascisti e partigiani.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 29 aprile 2013

“L’ora migliore del giorno” di Natasha Czertok in Sala Estense

29 Apr

Natasha

“E se sopravviveremo intatti a questo tempo, a questa guerra, corpo e anima ma soprattutto anima, senza amarezza, senza odio, allora avremo anche noi il diritto di dire la nostra parola”. Potrebbe essere questa la frase che meglio rappresenta la spiritualità di Etty Hillesum, intellettuale ebrea olandese morta trentenne ad Auschwitz il 30 novembre 1943. Sabato sera, in occasione della Festa del Libro Ebraico, alla Sala Estense lo spettacolo “L’ora migliore del giorno” di Natasha Czertok ha omaggiato il suo coraggio, la sua femminilità. Lo spettacolo è ispirato ai suoi diari, scritti tra il ’41 e il ’43 (riediti da Adelphi nel 2012), e alle sue lettere del ’42-’43, e la recitazione della stessa Czertok e di Greta Marzano hanno ben trasmesso, col loro pathos, la tragicità di quelle pagine, di quegli anni, la solitudine e la forza di una ragazza cosciente, nel periodo delle persecuzioni antiebraiche, che “bisogna sopportare, custodire”, sopportare “il fuoco a mitraglia della burocrazia”, e gli spari veri, le urla, gli annunci di sterminio. E custodire la memoria, la cultura, distendendosi tra i libri quasi fossero un rifugio e raccoglierli, accatastarli come fossero l’ultimo appiglio. Mentre lei, il fratello Mischa e i genitori morirono ad Auschwitz, l’altro fratello, Jaap, morì a Lubben, in Germania, il 17 aprile 1945, durante il viaggio di ritorno in Olanda. Nonostante tutto, il finale è pervaso dalla speranza, “la gran corrente della vita deve continuare a scorrere”, recita Natasha/Etty, ed è una corrente con una fonte ben precisa: “Dentro di me c’è una sorgente molto profonda. E in quella sorgente c’è Dio”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 29 aprile 2013

Kabarettiamo, risate a favore dell’IBO

27 Apr

logo IBO Italia

A volte basta far ridere per aiutare persone e popolazioni che vivono in condizioni di estrema povertà. È questo lo spirito che anima “Kabarettiamo. Ridere fa bene…e fa del bene!”, lo spettacolo a fini benefici in programma martedì prossimo, presentato ieri nella Sala degli Arazzi, promosso da IBO Italia e organizzato da Stileventi Group. L’evento vedrà alternarsi sul palco diversi comici: Paolo Franceschini, Duo Torri, Franz & Nico, Domenico Lannutti, Enrico Zambianchi, Max Pieriboni, quest’ultimo l’unico non emiliano e protagonista del programma tv “Colorado”. L’incasso della serata sarà interamente devoluto a favore di IBO Italia, per il progetto Cooper-attiva che, come ha spiegato Sonia Santucci, “vuole rafforzare sette cooperative artigianali dell’Ecuador che lavorano il legno, composte da ragazzi poveri tra i 16 e i 30 anni”, e che verranno aiutate tramite corsi di formazione e l’acquisto di macchinari. Leonardo Punginelli, responsabile Ufficio Giovani Artisti del Comune di Ferrara, ha ricordato come la città sia tradizionalmente “ricca di appuntamenti che uniscono cultura e attenzione al sociale”. A presentare la serata ci sarà la “strana coppia” Roberto Ferrari e Corrado Boldi, i quali hanno spiegato come sia importante “sfatare il mito che il cabaret debba essere solo quello televisivo” e che ”nel pre-show verrà proiettato sul grande schermo un numero di cellulare al quale il pubblico potrà inviare sms o messaggi con WhatsApp”, che verranno letti durante la serata. La scelta di Emilbanca come sponsor non è stata casuale, dati i valori che l’accomunano con IBO. Il Vice Direttore Generale Camazzini e Rita Montanari, Direttrice della filiale di Ferrara, hanno sottolineato come questo progetto sia “un tassello di un mosaico ben più ampio e faccia parte del dna di Emilbanca”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 27 aprile 2013

L’incontro: storie di popoli tra eresie, libri proibiti e stregoneria, alla Festa del Libro Ebraico

27 Apr

storie condivise

Dal tema del complesso rapporto tra ebraismo e cristianesimo nell’età moderna è partito l’incontro di ieri mattina al Chiostro di San Paolo, “Storie condivise: ebrei e cristiani tra eresia, libri proibiti e stregoneria”. Il dibattito, che fa parte delle iniziative in occasione della Festa del Libro Ebraico, è partito dall’analisi del testo di Marina Caffiero, dell’Università La Sapienza di Roma, “Legami pericolosi. Ebrei e cristiani tra eresia, libri proibiti e stregoneria. Cristiana Facchini, dell’Università di Bologna, ha spiegato come nel testo venga affrontata la storia degli ebrei in Italia tra XVI e XVIII secolo. Forte era la censura cattolica nei confronti dei testi della tradizione ebraica in questo periodo. L’ebreo, di conseguenza, veniva associato all’eretico, e l’ossessione dei censori era rivolta soprattutto verso il cabalismo, la magia e la superstizione. “La censura non riuscì comunque del tutto a cancellare la cultura ebraica in Italia, e il dialogo tra ebraismo e cattolicesimo”, ha aggiunto Serena Di Nepi, dell’Università La Sapienza di Roma. L’ebreo nell’Italia dell’età moderna non poteva essere considerato uno straniero, un estraneo, in quanto gli ebrei “fanno prepotentemente parte della storia italiana”. Importante è dunque, più in generale, la riflessione sul concetto, più che mai antistorico, di “straniero”. Oltre all’autrice sono intervenuti anche Adelisa Malena, dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e Giacomo Todeschini, dell’Università di Trieste.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 27 aprile 2013

Alla Festa del Libro Ebraico si parla dei cambiamenti sociali e letterari nell’ebraismo

26 Apr

Botticini FLE

In occasione della Festa del Libro Ebraico ieri mattina hanno avuto luogo due incontri, entrambi introdotti da Shulim Vogelmann, de La Giuntina editore. Il primo ha riguardato il libro di Maristella Botticini “I pochi eletti. Il ruolo dell’istruzione nella storia degli ebrei, 70-1492”. In seguito alla distruzione del Secondo Tempio di Gerusalemme dall’imperatore Tito nel 70 d.c.,sono entrati in vigore diverse norme, tra le quali una che imponeva l’obbligatorietà dell’istruzione dei figli ebrei maschi. Cristiana Facchini, docente di Storia dell’Università di Bologna, ha spiegato come questa norma abbia portato ad una “modificazione della struttura professionale dell’ebraismo”, portando molti ebrei ad entrare in ambiti professionali tipici del mondo urbano. L’ebraismo ha dunque deciso di “investire sul capitale cognitivo”,  stravolgendo a lungo termine la stessa struttura socio-economica del mondo ebraico, fino ad allora fondata sull’agricoltura e sull’analfabetismo diffuso. L’autrice ha concluso spiegando come ciò abbia permesso anche di consolidare la cultura e la religione ebraica, in quanto una maggiore istruzione dei propri membri ha rafforzato la loro fede, permettendo così di diffonderla e difenderla meglio.

Nel secondo dei due incontri è stato, invece, presentato il libro di Gabriella Steindler Moscati, “Narrativa, memoria e identità. Il volto femminile d’Israele”. L’incontro è stato un’occasione per parlare delle “pioniere” della letteratura ebraica e del difficile processo di integrazione femminile in Israele. In particolare, Maddalena Schiavo, curatrice del libro, ha parlato del periodo “sionista” precedente alla nascita dello Stato nel ’48, nonché della scrittrice Shulamit Lapid e del suo libro “Gei Oni”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 26 aprile 2013

(nella foto, da sx Shulim Vogelmann, Cristiana Facchini, Maristella Botticini)

Numerose testimonianze donate da Gianfranco Moscati al MEIS

25 Apr

Gianfranco_Moscati

Serena Di Nepi dell’Università La Sapienza di Roma è la curatrice della mostra inaugurata ieri al MEIS, e che da’ il via all’edizione 2013 della Festa del Libro Ebraico. “Testa e cuore. La Collezione dello studioso Gianfranco Moscati: storia e storie degli ebrei italiani narrate da oggetti di arte cerimoniale, documenti rari e libri preziosi”, è questo il titolo dell’esposizione visitabile fino al 30 giugno e che ha già attirato molti visitatori, ferraresi e non. Il pubblico può ammirare parte degli oggetti donati dal collezionista Gianfranco Moscati al museo, vale a dire testi dell’ebraismo, lettere, fotografie, oggetti di arte cerimoniale, che illustrano alcuni degli snodi più importanti della storia degli ebrei in Italia tra XVI e XX secolo.

Testa e cuore fanno riferimento a un oggetto essenziale nella vita degli ebrei, i tefillin (filatteri, plurale di tefillah, che significa anche preghiera), due piccoli astucci quadrati, detti anche battim (casa), di cuoio nero di un animale puro, kasher, che gli Ebrei usualmente portano durante la preghiera del mattino chiamata Shachrit. Essi contengono brani della Torah (il Pentateuco) e si legano sul capo e sul braccio per simboleggiare come la preghiera debba coinvolgere appunto “testa e cuore”. Letteralmente il “legare” simboleggia proprio l’ “Unio Mystica” a Dio. Mentre Riccardo Calimani, presidente della Fondazione MEIS, ha parlato degli oggetti esposti come “meravigliosi, unici, testimonianza di una storia straordinaria”, Moscati ha raccontato alcuni aneddoti legati alla donazione di parte della sua collezoone al MEIS. Di Nepi ha invece illustrato la conformazione dello spazio espositivo, diviso in “due linee parallele e dialoganti”, una cronologica/razionale e una tematica/emotiva, che riprende appunto la dialettica testa/cuore.

La mostra sarà visitabile dal martedì al venerdì e la domenica, dalle ore 10.00 alle ore 18.00. In occasione della festa di Shavuoth, mercoledì 15 e giovedì 16 maggio chiuso. Le aperture straordinarie saranno: mercoledì 24 aprile fino alle ore 21.00, giovedì 25 aprile dalle 10.00 alle 21.00, sabato 27 aprile dalle 21.30 alle 24.00, domenica 28 aprile dalle 10.00 alle 21.00.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 25 aprile 2013

Listone Mag, un nuovo modo di raccontare Ferrara

24 Apr

foto Listone

Tredici redattori, sei fotografi, un illustratore, due videomaker, due account executive e una responsabile eventi. Oltre al direttore, Eugenio Ciccone e al capo-redattore Fabio Zecchi. È questa la squadra del nuovo magazine online cittadino, Listone, che ieri mattina è stato presentato alla stampa e alla cittadinanza. Luogo del “battesimo” è stato il neonato Spazio Grisù, la nuova factory della creatività nella quale ha sede OBST, agenzia grafica dalla quale nasce il progetto del magazine. L’idea dello Spazio Grisù è di riconvertire uno spazio dismesso, di proprietà della Provincia di Ferrara, la ex-Caserma dei Vigili del Fuoco di Ferrara di via Poledrelli, per accogliere decine di imprese creative. Il nome Grisù è ispirato al titolo di un cartone animato italiano degli anni ‘70. Per questo Fabrizio Casetti, imprenditore e Presidente dello Spazio ha evidenziato come “il suo ventre continui a sfornare iniziative, e questa di Listone è una di quelle che preferisco”. Maria Livia Brunelli, critica d’arte, gallerista e segretaria di Grisù ha tenuto ad evidenziare come Ferrara dimostri di essere, a volte, più veloce di città come, ad esempio, Milano, “dove per un progetto simile, sono stati impiegati 15 anni, mentre noi solo pochi mesi”. Tutto ciò rientra nella filosofia stessa del magazine, intenzionato a raccontare storie su Ferrara, non a dare mere notizie, e a dimostrare come ci sia, spiega Eugenio Ciccone, “un grande fermento culturale, tante idee anche se pochi soldi”, concetto poi ripreso dall’assessore alla cultura Massimo Maisto e da Marcella Zappaterra, Presidente della Provincia di Ferrara. Questa riflessione parte da un graffito in P.zza Trento e Trieste scritto dall’artista Andrea Amaducci, “Ferrara 500 anni fa era New York”, “ribaltato” in “Ferrara fra 500 anni sarà Ferrara”, slogan di Listone. A conferma di ciò anche la scelta stessa dei collaboratori, la maggior parte trovati tramite un annuncio pubblico che ha avuto più di duecento risposte. Altre caratteristiche del progetto sono la scelta di foto originali, invece delle solite “pescate” dal web, e un’agenda eventi in basso a destra “per creare maggiore partecipazione, raccogliendo tutti gli appuntamenti cittadini”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 24 aprile 2013

Biblioteca Ariostea, riuscito l’incontro con Bertozzi dedicato ai “passages” di Benjamin

24 Apr

passage bertozzi

Europa, una vecchia, buona idea. Percorsi Etici nel Novecento Europeo” è il titolo del ciclo di incontri a cura dell’Istituto Gramsci di Ferrara e dell’Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara. Venerdì pomeriggio si è svolto il quinto dei dieci incontri nella sala Agnelli della Biblioteca Ariostea di via Scienze. Il prof. Marco Bertozzi ha tenuto l’incontro “Walter Benjamin: immagini di città”, dedicato alla Parigi raccontata dal grande filosofo tedesco, suicidatosi nel 1940, e introdotto dall’intervento di Riccardo Lavezzi. I passages parigini raccontati da Charles Baudelaire e da Edgar Allan Poe ne “L’uomo della folla” sono fonte d’ispirazione per Benjamin, la cui analisi è importante per spiegare il passaggio, nel XIX secolo, dalla società borghese alla società di massa anche come passaggio dalla figura del flaneur, “malinconico e indolente”, a quella del detective, dell’investigatore kracaueriano. Gli specchi delle vetrine e dei locali sono simbolo del sogno, del mito, dell’illusione e del mistero che domina l’atmosfera parigina: i passages sono dunque “santuari del culto dell’effimero” (Aragon, “Passage de l’opera”), culto che è quasi una nuova religione, luoghi dove si affollano le merci-feticcio, anche quelle umane, le prostitute. Luogo di sogno e di desiderio è dunque Parigi, città dell’illusione per eccellenza, non solo capitale del XIX secolo, ma anche “grande prostituta” che con le sue luci, i suoi specchi e le sue merci esposte abbaglia il visitatore, lo cattura in un miraggio dal quale uscirà deluso.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 23 aprile 2013

Giovani voci verso Sanremo

22 Apr

LAURA-BALLANI

Ottima musica e tanto divertimento in occasione della finalissima interprovinciale di Ferrara e Rovigo del format “Una Voce per Sanremo 2013 – sezione editi”, organizzato tra gli altri da la Nuova Ferrara e da la Voce di Rovigo. L’evento ha visto gareggiare quattordici giovani  interpreti (otto dal ferrarese, sei dal rodigino) presso il teatro don Gino Tosi di Santa Maria Maddalena (Ro), con la speranza di vincere e partecipare alle semifinali e alle finali nazionali che si terranno il prossimo 23 settembre al centro Ariston di Sanremo. La giuria, composta dalle tre cantanti Isabella Dall’Olio, Stefania Chiari e Sabrina Scarpati, ha scelto sei di loro. I tre ferraresi sono Eleonora Sfarzi, 14 anni di Ferrara cha ha cantato “Sola” di Francesca Michelin, Mattia Sicurezza, 13 anni di Poggio Renatico con “L’essenziale” di Marco Mengoni e Gianmarco Mistroni, 20 anni di Bondeno con “Caruso” di Lucio Dalla (nella versione di Josh Groban). I tre di Rovigo, invece, sono Laura Ballani, 15 anni con “Portami a ballare” di Luca Barbarossa, Valentina Vettorello, 19 anni di Adria con “Sarò libera” di Emma e Martina Bergami, 15 anni di Santa Maria Maddalena con “Estate” di Bruno Martino (nella versione di Irene Grandi).

La serata, presentata dal regista, attore e autore ferrarese Vincenzo Iannuzzo, e da Valeria Tamburin, giovane modella rodigina, si è aperta con la proiezione del video dell’esibizione di Massimiliano Corrà, vincitore di “Una voce per Sanremo 2012”, nella quale ha cantato “Cambiare” di Alex Baroni.

Tra le diverse esibizioni dei giovani artisti vi sono stati, inoltre, tre balletti della squadra di ginnastica ritmica  P.G.F. di Ferrara e le due interpretazioni di Simona Natali. La cantante nel 2011 ha partecipato ad “Una voce per Sanremo” ed è stata finalista per il premio Mia Martini. È stata proprio una canzone della compianta artista, “Notturno”, la prima canzone che ha proposto, seguita dal duetto sulle note di “Uno su Mille” con Gianni Morandi, o meglio con il suo sosia, il ferrarese Roberto Rimondi. Infine, il presidente dell’associazione Merkaba eventi Nicholas Menegatti ha premiato, insieme a Laura Andreotti, vice sindaco di Occhiobello, Eleonora Sfarzi col premio del pubblico.

Le altre giovani promesse che si sono alternate sul palco nella sfida sono: Maicol Angella, ferrarese di 23 anni con “Meraviglioso” di Domenico Modugno (nella versione dei Negramaro), Lucia Bergamini, 28 anni di Bondeno con “Vivo sospesa” di Nathalie, Denis Mazzini, 19 anni di Portomaggiore con “Utopia” dei Nomadi, Claudia Testoni, 20 anni di Bondeno con “Piccolo uomo” di Mia Martini e Chiara Scaglianti, 23 anni di Ferrara con “Un’ora sola ti vorrei” di Umberto Bertini nella versione di Giorgia. Per quanto riguarda i rodigini: Alessia Barattin, 23 anni di Rovigo con “Oceano” di Lisa, Camilla Monesi, 13 anni di Ficarolo con “Spaccacuore” di Samuele Bersani (nella versione di Laura Pasini), e Valeria Tasso, 26 anni di Rovigo con “E se poi” di Malika Ayane.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 22 aprile 2013

(nella foto, Laura Ballani)