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«Una nuova intimità col mondo»: la rivoluzione della Gaudium et spes

10 Ott

Prolusione di mons. Perego per l’inizio della Scuola di teologia per laici: «nasce un nuovo umanesimo cristiano». Sono stati 140 i partecipanti al primo incontro

C’è un numero che getta una luce positiva sul nuovo percorso della Scuola diocesana di teologia per laici: quello di 140, cioè i partecipanti al primo incontro dell’anno pastorale. 

Un dato significativo, che dice di un desiderio crescente nel nostro laicato per momenti di formazione e di condivisione a livello diocesano. Forse, anche questo, uno dei frutti del cammino sinodale in corso.

Lo scorso 5 ottobre a Casa Cini la Prolusione  del nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego ha dunque dato il via al nuovo anno. Tema, “Gaudium et Spes: una rilettura per il nostro tempo. La missione della Chiesa nel mondo tra profezia del Concilio e cambiamento d’epoca”.

La Costituzione pastorale del ’65, documento fondamentale del Concilio Vaticano II, ha rappresentato – parole del Vescovo – «una sintesi tra visioni pessimiste e ottimiste sul mondo». L’importanza di interrogarsi sui «segni dei tempi», concetto mutuato dalla “Pacem in terris” di Giovanni XXIII, ma già presente in certa letteratura pastorale e teologica antecedente, porta «una nuova visione del rapporto Chiesa-mondo, con una intimità che prima non c’era». Si auspica quindi «un rapporto intimo col mondo»:è una rivoluzione. «Nella Chiesa non c’era mai stata una visione così positiva. Prima – ha proseguito mons. Perego -, il rapporto era sempre impregnato di diffidenza, il mondo era da tenere distante. Questa visione nuova e arricchente ha avuto conseguenze pastorali importanti, imperniate sul “vedere, giudicare, agire”, e nella prospettiva del dialogo».

Dialogo che non può non avvenire sulla base del riconoscimento della persona e della sua dignità, in «una nuova stagione dei diritti dell’uomo», dopo la nascita del personalismo negli anni ’20. Non a caso, riguardo alla Gaudium et spes si è parlato di «un nuovo umanesimo cristiano, di una nuova simpatia della Chiesa per l’uomo». L’uomo è dunque «chiamato a costruire una comunità nuova, una nuova fratellanza, una sola famiglia. L’annuncio del Vangelo rimane la sua missione, con al centro l’amore per i nemici, ma questa nuova apertura – che mantiene la centralità del matrimonio e della famiglia come luogo educativo -, ha effetti sulla cultura e in ambito economico. Riguardo a quest’ultimo, mons. Perego ha posto l’accento sul passaggio della Costituzione nel quale si sollecitano «investimenti per le generazioni successive, senza pensare solo al consumo individuale», e si ricorda la «destinazione universale dei beni», proponendo Enrico Mattei e Adriano Olivetti come esempi virtuosi. Nella parte conclusiva il Vescovo ha quindi brevemente accennato agli effetti sull’idea di politica, sul tema della pace e della nonviolenza, della mondialità e della cooperazione internazionale.

Infine, una comunicazione di servizio: la lezione prevista per giovedì 12 ottobre non si svolgerà per favorire la partecipazione all’incontro con don Fabio Rosini previsto la sera stessa alle ore 21 nel Cinema S.Benedetto. 

Il programma completo della Scuola di teologia – che ha subito altre modifiche – si può trovare qui:https://stlferraracomacchio.it/calendario-2023-24/

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 13 ottobre 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Quacchio, festa per la chiesa e l’asilo restaurato 

18 Set

Dedicazione e 60° dalla costruzione col Vescovo. Il rito in una chiesa gremita e la cerimonia nella Scuola

Grande festa il 17 settembre nella chiesa “San Giovanni evangelista” di Quacchio a Ferrara per la dedicazione e per il 60° della consacrazione. La chiesa fu distrutta dai bombardamenti bellici nella seconda guerra mondiale e ricostruita nel 1963, assieme alla canonica e alla Scuola materna, su progetto dell’arch. Orlando Veronese e grazie all’impegno dell’allora parroco mons. Antonio Abetini. Da due anni Quacchio fa parte dell’Unità pastorale “Borghi in periferia fuori le mura” assieme a S. Caterina Vegri, Malborghetto di Boara, Pontegradella e Focomorto. 

I riti della dedicazione – unzione dell’altare e delle pareti della chiesa in corrispondenza delle croci della Via Crucis, l’incensazione e illuminazione dell’altare e dell’edificio – sono seguiti all’omelia del nostro Arcivescovo, nella quale – riprendendo anche il Vangelo del giorno – ha riflettuto così: «Ogni chiesa è luogo dove si vive e s’impara il perdono. Quanti in questi 60 anni hanno sperimentato in questo luogo il perdono di Dio, hanno ricominciato a vivere grazie alla misericordia di Dio? E quanti in questi 60 anni in questa chiesa, nata sulle macerie della violenza di una guerra, hanno partecipato all’Eucaristia, fonte di perdono e pace?».

A fine Messa il parroco don Luca Piccoli dopo i ringraziamenti alla comunità, ha invitato a «non dimenticarci di essere un popolo sacerdotale, che nasce e rinasce sempre grazie all’Eucarestia». Per l’occasione – ha spiegato – è stato ricostruito l’ambone e all’ingresso il confessionale e il fonte battesimale sono stati scambiati tra loro di posto, tornando alle loro posizioni originarie. «D’ora in poi – ha aggiunto – la festa comunitaria della parrocchia ricorrerà in questi giorni di settembre».

Due i video realizzati per l’occasione da Daniele Musacchi, disponibili qui: https://www.youtube.com/@danielemusacchi8709/featured

L’ASILO RESTAURATO

Dopo la Celebrazione, sono stati ufficialmente inaugurati i locali restaurati dell’attigua Scuola d’Infanzia “Maria Immacolata”, la cui inaugurazione, prevista per marzo 2020, fu rimandata a causa del lockdown. Oltre all’intervento antisismico, sono stati adeguati gli impianti elettrici e termoidraulici, è stato rifatto il sistema di fognature e gli allacciamenti sia idrico che gas, i pavimenti, gli intonaci, le tinteggiature e i bagni dei bambini. Sono state poi sostituite le finestre e le porte più vecchie e la scuola è stata dotata di un bagno per portatori di handicap. L’investimento complessivo è stato di circa 450mila euro.

Sulla facciata principale dell’asilo, vi è una formella rappresentante la Sacra Famiglia e una targa che ricorda due vittime dei bombardamenti del 10 marzo 1945: Gianfranco Zagni, 12 anni, e Floriano Fantoni, 8 anni. Tra le novità dell’asilo, vi sono l’allungamento dell’orario di apertura fino alle 17.30 e due nuovi laboratori di musica e inglese. Sono 55 i bimbi iscritti quest’anno, una ventina in meno rispetto all’anno scorso. Un problema sottolineato anche da mons. Perego nel suo intervento, nel quale ha ricordato come «la scuola cattolica non è una scuola esclusiva, ma inclusiva per sua natura», anche se «non è stata ancora rispettata adeguatamente la libertà educativa, più costosa per i genitori che scelgono la scuola cattolica per i loro figli, che segue in tutto i programmi delle altre scuole statali e comunali, anche se costa dieci volte di meno e ha un contributo irrisorio dallo Stato attraverso i Comuni e le Regioni. Per queste ragioni, soprattutto nelle frazioni, le nostre scuole cattoliche faticano a vivere e ad avere un futuro. Ma il valore educativo non ha prezzo, soprattutto se una scuola favorisce una cultura dell’incontro». 

Ha portato il suo saluto anche l’Assessora comunale all’Istruzione Dorota Kusiak, alla presenza delle educatrici e di alcuni bambini con le loro famiglie. Bambini che hanno anche intonato una canzone prima che il Vescovo e l’Assessora fossero accompagnati a visitare i locali della Scuola. La giornata si è conclusa con il pranzo comunitario. Domenica 15 ottobre, infine, in occasione del 40° della dedicazione della chiesa di S. Caterina Vegri, si celebreranno le Cresime e vi sarà il pranzo comunitario.

Famiglia Cortesi in parrocchia: la novità in Diocesi 

Per la prima volta nella storia della nostra Arcidiocesi, una famiglia vive in una casa canonica parrocchiale. Si tratta del diacono permanente Marco Cortesi assieme alla moglie Alessia Pritoni e ai loro cinque figli, che da agosto vivono negli ambienti della parrocchia dell’Addolorata a Ferrara. Cortesi assieme alla famiglia è stato richiamato in Diocesi dopo cinque anni trascorsi in missione a Toledo, in Spagna. Appartenente alla Papa Giovanni XXII, la coppia aiuterà il parroco don Paolo Semenza. Lo scorso 3 settembre il Vicario Generale mons. Massimo Manservigi ha celebrato la Messa in ricordo di don Valenti e per l’occasione è stata anche accolta la famiglia Cortesi. Cresciuti a Mizzana, i Cortesi hanno vissuto anche a Pescara di Francolino e a Pontelagoscuro.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 22 settembre 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

«Con gioia portiamo Dio»: ecco la Comunità Shalom a Ferrara

13 Set
Le cinque nuove missionarie di Shalom a Ferrara

Cinque missionarie (e a breve due missionari) vivono a San Giorgio fuori le Mura e collaborano con la Pastorale Universitaria e Giovanile diocesana. «I giovani hanno una forte sete di Dio, di una felicità diversa»:ecco le loro testimonianze alla “Voce”

A cura di Andrea Musacci

«I giovani hanno una forte sete di Dio, di una felicità diversa. Ognuna di noi sa da quale morte il Signore l’ha tolta. Cercheremo di portare la nostra “radicalità di vita” in questa Diocesi». Incontriamo le cinque nuove missionarie della Comunità Shalom una mattina di inizio settembre. La gioia salda nella fede che trasmettono fin dal primo sguardo è coinvolgente. Le missionarie Aline, Sara, Chiara, Sheisse e Rayana collaboreranno con la Pastorale Universitaria e Giovanile diocesana e con don Giovanni Polezzo, neo Rettore di San Giorgio fuori le Mura per animare la vita del Santuario diocesano. 

Si definiscono “laiche coi voti”, e a San Giorgio compongono una delle “Comunità di Vita” di Shalom. Della loro vita precedente hanno lasciato tutto (studio, lavoro e famiglia) per dedicarsi all’evangelizzazione. Un anno fa don Polezzo ha vissuto un’esperienza nella Comunità di Vita Shalom di Roma, alla quale ha fatto seguito la visita del nostro Arcivescovo e del suo segretario don Granzotto alla Comunità romana con l’intento di portare la freschezza missionaria di Shalom nella nostra Chiesa locale.

Lo scorso 13 giugno, poco dopo l’arrivo in stazione a Ferrara accolte da mons. Perego, Sara, Chiara, Sheisse e Rayana hanno partecipato alla processione per Sant’Antonio organizzata dalla parrocchia di S. Spirito (Aline le ha raggiunte il 6 settembre). Ad agosto, sono state invece alla GMG di Lisbona. «Un’esperienza di vita come la nostra – spiegano alla “Voce” – non è scontato attecchisca qui in Italia. Ma si vede che Dio ha voluto così». Per loro, «la fede è l’incontro con una Persona, Gesù Cristo, un cammino graduale ma nel quale vi è un momento decisivo, che fa da spartiacque. Per noi sono fondamentali l’autoconoscenza e la vita di preghiera». Quest’ultima in particolare, «ci aiuta a trovare l’equilibrio, il senso di ciò che facciamo».

Per il prossimo 21 settembre, alle ore 20, le missionarie organizzano a San Giorgio un gruppo di preghiera settimanale pensato per i giovani, in programma ogni giovedì. E dalla seconda metà di ottobre, dopo l’ingresso ufficiale come Rettore di don Polezzo (previsto per il 15 ottobre), inizieranno incontri mensili aperti a tutti, giovani e adulti, con canti, preghiere e momenti di formazione. Entro la prossima primavera a San Giorgio si aggiungeranno due missionari di Shalom, per dar vita a una “Comunità di Vita” maschile.

LA PRESENTAZIONE ALLA DIOCESI

La mattina dello scorso 10 settembre all’interno della Festa della Madonna del Salice, a San Giorgio si è svolta la presentazione della Comunità. Il nostro Arcivescovo ha presieduto la S. Messa delle 11.15, alla quale è seguito un momento di convivialità, musica e testimonianze con le cinque nuove missionarie e altri missionari di Shalom provenienti da diverse missioni in Italia. Il 10 vi è stata anche la nomina di don Giovanni Polezzo quale primo rettore del Santuario e il ringraziamento al Signore per il ministero diaconale di Massimo Moretti, ordinato diacono permanente a Cesena ma originario proprio di San Giorgio.

LA COMUNITÀ SHALOM

Shalom è nata in Brasile nel 1982 dopo che il suo fondatore, Moysés Louro de Azevedo Filho, offrì la propria vita per dedicarsi a portare Gesù Cristo e la Sua Chiesa a coloro che erano distanti, soprattutto ai giovani. L’intuizione iniziale fu quella di creare un’interfaccia che parlasse il loro linguaggio: nell’82 nacque quindi a Fortaleza la prima “pizzeria del Signore”. In altre realtà sono nate anche paninoteche, bar e aule studio, come a Roma vicino alla Sapienza. Oltre alle “Comunità di Vita”, vi sono le “Comunità di Alleanza”, composte anch’esse da missionari ma che proseguono la loro vita in famiglia e nel lavoro. Come maestri di vita spirituale Shalom ha Santa Teresa di Gesù e San Francesco di Assisi. Shalom è presente in vari Paesi nel mondo, fra cui USA, Spagna, Portogallo, Italia (Acqui Terme, Cecina, Roma – con 4 case – e Napoli), Francia, Polonia, Ungheria, Angola, Mozambico, Madagascar, Filippine, Taiwan.

VITE DI CINQUE MISSIONARIE: LE RAGAZZE SI PRESENTANO

Aline Teixeira (Responsabile Apostolica Shalom Ferrara)

«Per me è impossibile vivere tutto quello che ho vissuto dalla mia conversione, e quello che ora vivrò qui, senza l’aiuto di Dio». Aline, brasiliana, ha 36 anni e ha «conosciuto Dio per la prima volta» a 12 anni, incuriosendosi nel vedere una suora. «Nella mia parrocchia – ci racconta – sentivo parlare di santità ma non la vedevo incarnata attorno a me. Poi ho conosciuto Shalom e, ascoltando la testimonianza di una missionaria celibe, ho pensato: “è ciò che voglio”. Di Shalom mi ha attirato molto la radicalità di vita». Laureata in Biologia, Alina lavorava in un laboratorio. «Ma la mia domanda rimaneva: “Come posso aiutare di più le persone?”. A un certo punto mi sono risposta: “Salvando anime per Dio”. Insomma, non mi mancava niente, ma ho scelto di vivere nella Provvidenza». Nel 2011 l’ingresso in Comunità, a Fortaleza l’impegno come Responsabile per le Evangelizzazioni. Vive a Roma, poi, dal 2014 al 2018, per poi essere trasferita in Argentina, dove ha vissuto fino allo scorso febbraio. 

Sara Ponzo (Responsabile formazione e vita comunitaria Shalom Ferrara)

Sara ha 29 anni ed è originaria di Vaglio Serra, piccolo borgo nell’astigiano. «Pregavo Dio di trovare la mia strada, la mia vocazione e capii che non era nel mio paesino: avevo una sete grande e quel che conoscevo non poteva dissetarla». Nel 2011 una famiglia di Shalom si trasferisce vicino a dove abita. È stata la svolta: «mi sono innamorata del loro carisma, della loro semplicità, della loro radicalità di vita, dell’essere così sempre accoglienti con tutti. Li chiamavo “missionari in borghese”», con un unico segno di riconoscimento, il tau. L’anno successivo a Roma – per un’udienza dal Papa con Shalom – «ho avuto la mia prima vera esperienza di Dio: mi ha chiamato, ho sentito la Sua voce. Ho pianto tanto per la gioia. Dopo la GMG di Rio nel 2013, è in missione a Fortaleza, poi a Civita Castellana, nel viterbese, e dopo la formazione torna 3 anni e mezzo a Fortaleza. Per tre anni fino all’anno scorso è stata a Roma, dove si è occupata della formazione dei missionari della Comunità.

Sheisse Góes

Sheisse, brasiliana, ha 25 anni e ha «conosciuto Dio in un campo estivo in Brasile quando avevo 18 anni». Inizia a frequentare un gruppo di preghiera di giovani e nel 2017 inizia un percorso vocazionale in Comunità. «È Dio ad avermi chiamata alla “Comunità di vita”», ci racconta. Dopo la laurea in Pedagogia, parte per la sua prima missione a Itapicoca. Nel ’21 inizia la formazione per poi essere trasferita a Civita Castellana.

Rayana Soares

Rayana è nata 32 anni a Sobral in Brasile, ma ha vissuto a Massapê. «A scuola – avevo 12 anni – un insegnante ci invita nella sua parrocchia. Accetto, ed è lì che conosco Shalom. Prima di incontrare questa Comunità, andavo a Messa ma Dio era lì (indica l’alto, ndr) e io qui. Dopo l’incontro con Shalom, invece, posso parlare con Dio perché sento che Lui è con me». Nel 2007 matura la scelta di entrare nella “Comunità di Vita”. Negli anni successivi farà formazione ad Aquixadà e andrà in missione a Senhor do Bonfim (in un orfanotrofio e nel doposcuola), Fortaleza, a Lugano, dove studia teologia e diritto canonico, e a Roma.

Chiara Rondoletti

Chiara, 25 anni, è originaria di Montegrosso d’Asti. «La mia storia con Dio è iniziata a 15 anni, mentre facevo il Liceo Scienze Umane ad Asti e da 1 anno avevo iniziato una vita un po’ sregolata, fatta anche di fumo e alcool. Un giorno, un ragazzo (fratello di Sara e che faceva il batterista in un gruppo metal, ndr) mi dice che parteciperà alla GMG di Rio. Torna cambiato. Inizio a chiedermi, anche solo seguendo la GMG in TV: “allora può esistere una felicità diversa da quella che sto vivendo?”. Questo ragazzo – con cui sono stata per 4 anni ed ora è sposato – mi invita a un gruppo di preghiera Shalom e da lì la mia vita cambia: è stata un’esperienza fortissima, Dio mi parlava, Lo sentivo vivo. E Lui mi conosceva, non ero un caso perso…Ho scoperto, quindi, un tesoro. La vita, da bianco e nero è diventata a colori». Anche Chiara ha vissuto diverse esperienze con Shalom in Brasile, per poi arrivare a Roma e ora a Ferrara, dove è attesa – assieme alle altre – a una sfida non facile ma nemmeno impossibile. Sempre con l’aiuto di Dio. 

Il servizio integrale si trova sulla “Voce” del 15 settembre 2023

8×1000, strumento fondamentale per tener vive le comunità 

9 Set

Intervista all’Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, delegato per il Sovvenire della Conferenza Episcopale Emilia-Romagna: argine contro la povertà, risorsa per cultura e parrocchie. I lavori previsti in Diocesi

Mons. Perego, l’8xmille è un importante gesto di corresponsabilità. Perché in questo periodo storico è ancora più decisivo per le nostre comunità?

«L’8xmille per le nostre Chiese è stato uno strumento di corresponsabilità di tutti nelle attività pastorali, di religione e di culto e di carità, ma anzitutto un gesto di libertà definitiva della Chiesa dallo Stato, secondo il dettato Costituzionale. In questi anni, poi, attraverso anche la firma dell’8xmille – che ricordo non è una tassa – ogni cittadino credente ha potuto sentirsi protagonista nella vita e nelle attività della Chiesa…

Leggi l’articolo integrale qui: https://lavocediferrara.it/

Pubblicato sulla “Voce” dell’8 settembre 2023

(Foto Francesco Zizola)

A Comacchio 500 persone per la Festa del Corpo e Sangue di Cristo

12 Giu

La Diocesi unita in processione: Il racconto di una serata indimenticabile. Una marea di persone, i momenti salienti, le preghiere delle comunità, i volti  della Chiesa

di Andrea Musacci

Pane di vita, pane frutto della terra, pane che illumina il mondo e lo redime. Corpo e Sangue che passa per le vie della città, fra i canali, portando speranza fra le angustie della gente, nelle sofferenze e nei rimpianti nascosti dietro gli usci delle case. 

Quelle case della città di Comacchio che la sera dell’8 giugno scorso ha accolto, dopo tanti anni, la Festa diocesana del Corpus Domini. Una luce nelle tenebre del mondo, nelle vie – segnate dai ceri degli oltre 500 presenti – di una città che fa della bellezza e dell’orgoglio della sua storia la sua cifra, nonostante le contraddizioni. Ma che ancora una volta ha dimostrato un profondo senso di comunità e una forte devozione.

SANTA MESSA NELLA CONCATTEDRALE

La serata è iniziata con il corteo dei sacerdoti (una 70ina, oltre a una 20ina fra diaconi e accoliti) dal teatrino parrocchiale fino alla Concattedrale dove mons. Gian Carlo Perego ha presieduto la Solenne Concelebrazione prima dell’inizio della processione. Un’organizzazione complessa per un evento preparato nei minimi dettagli sotto la supervisione di don Giuliano Scotton aiutato in particolare da due giovani parrocchiani, Giulia Stella e Fabio Bellotti, che hanno anche fatto le due letture della Messa.

Messa che vedeva nelle prime file, oltre alle autorità militari (e due carabinieri in alta uniforme in rappresentanza davanti all’altare), il Comandante della Capitaneria di porto di Porto Garibaldi, l’Assessora di Comacchio Rosanna Cinti, la Sindaca di Goro Maria Brugnoli, rappresentanti di varie associazioni, come la Consulta Popolare San Camillo, “Insieme per l’infanzia” (che gestisce la Materna del Duomo), Conferenza femminile S. Vincenzo de Paoli, Unitalsi Comacchio, Unitalsi Ferrara, Azione Cattolica, Orsoline del Duomo e le sorelle dell’Opus Mariae Reginae della Parrocchia del Rosario. Il servizio liturgico è stato curato da un gruppo di ministranti del Duomo e da Carlo Leone e Aronne Feletti, accoliti della parrocchia. La Celebrazione ha visto i canti del Coro San Cassiano della Concattedrale e di alcuni coristi di altre parrocchie.

I tanti sacerdoti presenti sono stati distribuiti soprattutto nelle due cappelle laterali all’altare (davanti agli altari della Madonna del Buon Consiglio e di San Giuseppe).

LA PROCESSIONE E LE PREGHIERE

Dopo la Messa, al via il lungo corteo col Santissimo portato dall’Arcivescovo sotto il baldacchino sostenuto dagli Scout Europa – gruppo Comacchio 1 di Aula Regia. La processione, scandita dalle musiche della Banda di Cona, ha visto le letture dei testi ripresi dal Congresso Eucaristico di Matera dello scorso settembre, letti dai delegati diocesani che hanno partecipato al Congresso stesso.

Durante il corteo, che ha visto la presenza di numerosi drappi rossi alle finestre, ci sono state tre “fermate”, nelle quali mons. Perego ha impartito la benedizione: al mare e alle valli di Comacchio (dal ponte di San Pietro venendo da via Spina), alla città di Comacchio (dai Trepponti), e davanti al Municipio, luogo simbolo della comunità.

Ricordiamo che il corteo ha attraversato le vie Zappata, Spina, Trepponti, p.tta Barboncini, via Agatopisto, della Pescheria, Muratori, piazza V. Folegatti, p.tta U. Bassi, piazza XX Settembre.

Per l’occasione, è stato chiesto a ogni gruppo, associazione e movimenti presente nella nostra Arcidiocesi di scrivere un’intenzione di preghiera da leggere durante la processione.

Le intenzioni di preghiera sono state redatte per l’occasione da alcune associazioni e movimenti della nostra Arcidiocesi: Associazione “Suor M. Veronica del SS. Sacramento”, MASCI, AGESCI, Comunione e Liberazione, CVX SS. Pietro e Paolo. Fra le preghiere, quella per i giovani («perché con coraggio prendano in mano la loro vita, mirino alle cose più belle e più profonde e conservino sempre un cuore libero»), per i movimenti («possano crescere nell’amore a Cristo, nella fedeltà alla Chiesa, nella testimonianza di fede»), i governanti, per la Chiesa «popolo in cammino».

LE PAROLE DEL VESCOVO

La festa dell’8 giugno ha rappresentato anche la conclusione del cammino del Biennio Eucaristico nella nostra Diocesi, iniziato il 28 marzo 2021 con l’apertura dell’anno giubilare a S. Maria in Vado in occasione del 850° anniversario del miracolo eucaristico del Sangue prodigioso. Lo ha ricordato lo stesso mons. Perego nella sua omelia, nella quale così ha riflettuto: «La nostra vita vede troppe relazioni già segnate dalla fretta, dall’improvvisazione, dall’occasionalità. L’adorazione eucaristica ci ricorda che a tavola, in Chiesa con il Signore e con i fratelli e le sorelle siamo a casa, in famiglia. Regaliamoci questi incontri di adorazione. È stato un dono che questo biennio sia stato attraversato dalla pandemia – ha proseguito -, in cui anche la lontananza dall’Eucaristia in alcune occasioni ci ha ridato il gusto del pane di vita, aiutandoci a sentire ancora più presente il Signore e a soffrire la sua assenza. Ora continuiamo il nostro cammino sulle strade del mondo, nelle nostre città e nei nostri paesi in compagnia del Signore, facendo nostro l’invito dei primi cristiani: “senza la Domenica non possiamo vivere”, “senza l’Eucaristia non possiamo vivere”, in attesa della Domenica senza tramonto, della vita eterna».

«L’Eucaristia è un dono, un dono da non sprecare», ha detto in un altro passaggio. «Troppe volte l’abitudine di accostarci all’Eucaristia non ci aiuta a coglierne l’importanza “per la vita del mondo”. Il mondo ha fame. Non manca solo il pane sulla tavola a tante persone, ma manca anche la consapevolezza del dono del pane di Vita.  L’Eucaristia è pane di vita».

«L’Eucaristia – sono state ancora sue parole – non è un dono esclusivo, ma per tutti, per tutti coloro che desiderano incontrarlo, ma anche per tutti coloro che restano lontani. Nella processione eucaristica ricordiamo questo desiderio del Signore di incontrare tutti. L’Eucaristia educa la Chiesa e noi cristiani ad essere veramente “cattolici”, cioè capaci di essere aperti a tutti. L’Eucaristia è una porta aperta sul mondo».

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 16 giugno 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Notte dei Santuari, la città unita in processione sotto il Cuore di Maria

6 Giu

Il 1° giugno 200 persone in corteo nella zona di via Bologna a Ferrara per l’annuale appuntamento. Quest’anno al centro il neonato Santuario mariano nella chiesa della Sacra Famiglia

Un semplice telo bianco ricamato di rose rosse, una candela unica sentinella mariana a illuminare un palazzo, una statuetta della Madonna. Sono immagini della devozione, sempre viva, del popolo ferrarese, a Maria. Sono immagini che ci siamo portati a casa dalla processione svoltasi la sera del 1° giugno scorso in zona via Bologna, in occasione dell’annuale “Notte dei Santuari” promossa a livello nazionale dalla CEI, e che quest’anno nella nostra Chiesa locale si è scelta di celebrare nel neonato Santuario diocesano del Cuore Immacolato di Maria (parrocchia della Sacra Famiglia).

Circa 200 i presenti che si sono radunati col nostro Arcivescovo sul piazzale della chiesa lungo via Bologna per una preghiera iniziale affidando alla Madonna in particolare la nostra Arcidiocesi, le popolazioni alluvionate, il cammino sinodale, i popoli vittime delle guerre. L’accensione, quindi, nel braciere, delle fiaccole per la processione, “accolta” dagli immancabili petali di rose rosse sull’asfalto, e con in testa i tanti bambini, ragazzi e giovani assieme alla Banda di Cona diretta dal Maestro Roberto Manuzzi, formata per l’occasione da una ventina di musicisti su 41 elementi totali.

IL CORTEO E LA DEVOZIONE NEL QUARTIERE

La processione si è snodata lungo le vie Bologna, Poletti, Poltronieri, Grillenzoni, Leoniceno, Canani, Manardo, e ancora Poletti, Bosi, Grillenzoni, Bologna. Una zona nevralgica e densamente abitata della nostra città che per circa un’ora e mezza ha metaforicamente trattenuto il fiato, rallentando i propri ritmi, interrompendo i propri traffici per lodare, osservare, o semplicemente sbirciare con curiosità l’affollato corteo snodarsi nelle vie del quartiere. E così, si scorge un volto femminile dietro una zanzariera, dai balconcini e dalle finestre a tratti spuntavano candele, ceri, immaginette sacre. Proprio su via Bologna, quasi commuove vedere una luce accesa all’ultimo piano, l’unica non spenta di tutto il condominio. Alcune donne si fanno trovare davanti al cancelletto di casa, il cero in mano, il segno della croce. Su alcuni davanzali al secondo piano, qualcuno ha posto una statuina della Madonna e una del Sacro Cuore di Gesù. Un’altra signora, nonostante abiti al terzo piano di un palazzo, non ha rinunciato a fare il proprio altarino: ha spento la luce appena intravisto il corteo, ha acceso un cero, si è seduta in preghiera. Si scorgono, anche, da alcuni davanzali i drappi rossi, alcuni fiori ad accompagnare una semplice candela, fiocchi bianchi e blu ai cancelli. E un telo bianco – forse una tovaglia – ricamata di rose rosse e adornata con un fascio di luce.

LE MEDITAZIONI E LA CONCLUSIONE

«Maria ci è offerta e presentata come esempio; è un modello per ogni cristiano, soprattutto per chi si è consacrato al servizio di Dio e dei fratelli. Modello nell’ascolto della Parola di Dio e nell’attenzione agli avvenimenti della vita, modello nella lode di Dio. Maria sa ascoltare Dio». Così una delle meditazioni lette durante il corteo. Oppure Maria è presentata come «la piccola serva del Padre che trasalisce di gioia nella lode (…). Quale madre di tutti, è segno di speranza per i popoli che soffrono i dolori del parto finché non germogli la giustizia. È la missionaria che si avvicina a noi per accompagnarci nella vita».

La processione si è conclusa col ritorno in chiesa dov’è avvenuto l’Atto di Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria del cammino sinodale e, specialmente, dei lavori della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovo. A seguire, sul piazzale vi è stato un piccolo concerto della Banda di Cona.

DEVOZIONE MARIANA ALLA SACRA FAMIGLIA

Ricordiamo che lo scorso 29 novembre è avvenuta l’erezione ufficiale della chiesa della Sacra Famiglia di Ferrara a Santuario mariano (è rimasta, però, la parrocchia). «Scuola di Chiesa, luogo di vera ecclesialità» l’ha definita, con un auspicio, il parroco don Marco Bezzi nel suo saluto finale. Il mese mariano per la parrocchia della Sacra Famiglia è iniziato il 1° maggio con la consegna dell’immagine mariana da esporre nei luoghi del fioretto (le cosiddette “basi missionarie”). Infine, domenica 18 giugno, Solennità del Cuore Immacolato di Maria, alle ore 11.30 è in programma la S. Messa solenne presieduta dal rev.do padre abate dom Christopher Zielinski, guida dei monaci olivetani dell’abbazia del Pilastrello in Lendinara (RO). La Celebrazione sarà accompagnata dalla Corale “Musica Insieme” di Castel Franco Veneto (TV) diretta dal maestro Renzo Simonetto. Al termine pranzo comunitario con la corale e l’abate.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 9 giugno 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

(Foto di Pino Cosentino)

Delta del Po, un equilibrio molto delicato

17 Apr

Il Convegno a Porto Viro dedicato alle trivellazioni nell’Adriatico. L’allerta degli esperti è chiara

Un equilibrio a rischio per un territorio di per sé già fragile. La questione delle trivellazioni nel Mar Adriatico, per la precisione a nord di Goro, per estrarre gas in questo periodo di crisi energetica, è stata al centro di un importante convegno svoltosi lo scorso 13 aprile a Porto Viro (RO). L’iniziativa è stata ideata e organizzata dai tre Vescovi delle Diocesi coinvolte: mons. Gian Carlo Perego (Ferrara-Comacchio), mons. Pierantonio Pavanello (Adria-Rovigo), mons. Giampaolo Dianin (Chioggia).

Nella Sala Eracle, sul tema “Le trivellazioni in Adriatico: domande per il presente, responsabilità per il futuro”, si sono confrontati diversi esperti moderati dal giornalista di Avvenire Antonio Maria Mira. Circa 200 i presenti.

I saluti iniziali sono spettati a mons. Dianin, il quale ha voluto innanzitutto puntualizzare sul senso dell’incontro: «non siamo qui per fare politica, come alcuni hanno detto.  Siamo anche noi membra vive della società, del nostro territorio. Il nostro è dunque un desiderio pastorale e morale, al servizio delle persone. Come sempre».

Il geologo Alberto Riva, assegnista dell’Università di Ferrara, è intervenuto per primo, trattando del delicato tema della subsidenza, il lento e progressivo sprofondamento del fondo di un bacino marino o di un’area continentale. «Negli anni – ha detto Riva – è venuto meno l’equilibrio del Delta del Po: nel secondo dopoguerra, fino agli anni ’60, estrazioni selvagge di gas hanno avuto conseguenze, anche a lungo termine». 

Tema, questo, ripreso da Bernhard Schrefler, docente emerito di Scienze delle costruzioni dell’Università di Padova: «la presenza di gas e acqua crea tensione nei terreni, rendendoli fragili. Finora non è mai stata studiata l’interazione fra i vari giacimenti di gas: sono studi che andrebbero fatti, con una piena trasparenza dei dati».

A mettere ancor più il dito nella piaga è stato poi Giancarlo Mantovani, direttore del Consorzio di Bonifica Delta del Po, parlando delle conseguenze della subsidenza, causata anche dal consumo eccessivo del sottosuolo, trivellazioni comprese: «oggi il Veneto è mediamente sotto 2 metri e mezzo sotto il livello del mare, con picchi di 3-4 metri. Dal 1961 – anno in cui fu sospesa l’estrazione del metano – è sceso di un altro metro». Dal ‘73 al 2008, il territorio è poi calato di ulteriori 40 cm. Insomma, «il Delta del Po è stato stravolto», con conseguenze sulla «sicurezza idraulica per l’abbassamento degli argini», con una «maggiore erosione delle linee di costa»: il mare «si è ripreso pezzi di territorio, le spiagge spariscono, gli argini sono aggrediti dal moto ondoso». Questo è lo scenario da guardare in faccia e affrontare. Riguardo al provvedimento approvato dal Governo italiano lo scorso novembre che permette estrazioni di metano oltre le 9 miglia dalla costa (prima era dalle 12 miglia), Mantovani ha proposto: «dovremmo creare un gruppo di lavoro di tecnici e scienziati indipendenti per capire come agire, non affidandoci a ciò che dicono le aziende di estrazione del gas».

E a proposito di una corretta informazione sui temi che riguardano la tutela dell’ambiente, il fisico e climatologo del Gruppo Energia per l’Italia Vittorio Marletto ha usato parole altrettanto nette: «il riscaldamento del pianeta è indubitabile: la temperatura è aumentata più di un grado in un secolo, più che in 2mila anni. Nel nord Italia, le temperature estive sono aumentate di 2 gradi in 30 anni: qualcosa di mostruoso». La causa principale è chiara: l’aumento spropositato di emissioni di gas serra. «Dobbiamo uscire dalla trappola dei fossili», ha proseguito, «interrompendo quindi le estrazioni». Anche perché «dalle stime, anche se estraessimo tutto il gas dall’Adriatico, sarebbe comunque 1/5 di quello che ci servirebbe in 1 anno in Italia. E la stessa UE ci impone entro il 2030 di aumentare le energie rinnovabili, non di estrarre altro gas».

«Dobbiamo aspirare a un nuovo equilibro tra terra e acqua, e ciò metterebbe in moto teste, idee, esperienze virtuose», ha detto invece il sociologo Giorgio Osti, mentre della Pianificazione dello Spazio Marittimo ha parlato l’urbanista dello IUAV di Venezia Francesco Musco: «il Piano del Mare – attualmente in fase di consultazione – è importante per dare risposte sull’utilizzazione delle risorse, e darle a lungo termine». 

Al termine degli incontri sono intervenuti alcuni rappresentanti delle istituzioni locali, fra cui Valeria Mantovan, Sindaca di Porto Viro, e il nostro Arcivescovo mons. Perego per un saluto finale: «c’è uno stile di vita che dobbiamo adeguare, sull’uso dei beni della terra». Senza dimenticare «il problema delle conseguenze demografiche sulla popolazione delle trasformazioni ambientali. La politica – è il suo invito – deve approfondire queste domande e queste problematiche, per il bene comune del nostro territorio». Un territorio estremamente fragile.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 21 aprile 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Dire la verità parlando col cuore

20 Feb

L’incontro annuale del Vescovo coi giornalisti: «più attenzione ai temi della sicurezza sociale»

«Parlare col cuore» come normale conseguenza dell’ascolto e dell’incontro con le persone. È questo il tema al centro del Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Tema ripreso lo scorso 14 febbraio anche a Ferrara in occasione dell’annuale iniziativa dell’UCSI – Unione Cattolica Stampa Italiana per la Festa del Patrono San Francesco di Sales, alla presenza del nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego. L’appuntamento si è tenuto nella chiesa di Santo Stefano a Ferrara e ha visto prima la S. Messa e poi un momento di confronto del Vescovo con i giornalisti. 

«Non sempre l’informazione tratta quanto dovrebbe i temi della sicurezza sociale: ci vuole una visuale più ampia», ha riflettuto il Vescovo nell’incontro. «Il nostro è un territorio in sofferenza, con un calo importante della popolazione anche nel capoluogo». Critica a nuove trivelle per il gas nell’Adriatico, finanziamenti alle scuole paritarie, aumento della povertà e violenza sulle donne: sono, questi, per mons. Perego, alcuni dei temi sociali su cui la stampa dovrebbe porre maggiormente l’attenzione. 

«Recentemente – ha proseguito – mi sono incontrato coi Vescovi di Chioggia e Rovigo per contrastare il progetto delle trivelle nell’Adriatico: il rischio è che i nostri Lidi scompaiano. Il territorio va, invece, salvaguardato, soprattutto per le future generazioni». Il Vescovo ha poi posto l’accento sulla scarsità dei finanziamenti pubblici per le scuole paritarie («facendo così venir meno il principio di sussidiarietà»), sul tema della violenza sulle donne, sull’aumento della povertà causato anche dalle sempre più frequenti separazioni e divorzi. Tutti problemi di sicurezza sociale che però spesso non trovano abbastanza spazio sui giornali. E che vanno affrontati soprattutto «a livello educativo», per contrastare anche «la crescente disaffezione alla politica che abbiamo visto alle recenti elezioni regionali».

Nell’omelia mons. Perego ha invece riflettuto su come «la comunicazione del Vangelo serve a tutti per conoscere la ricchezza della presenza di Dio nella storia. Vangelo e storia s’incontrano, come Vangelo e cronaca, non perché il Vangelo debba condizionare la lettura della storia e dei fatti di cronaca, ma perché nella lettura e nella comunicazione dei fatti, con libertà, si possa “parlare con il cuore”, non esasperare i fatti, non distruggere le persone, non generare conflittualità. Troppe volte – sono ancora sue parole – più che “parlare con il cuore” si parla, si comunica con una pregiudiziale – politica, sociale, culturale – che esaspera, fino a falsare, aspetti, situazioni, relazioni. La spersonalizzazione della notizia – ha proseguito – rischia di considerare anche le persone oggetti di indagine, più che soggetti con cui entrare in relazione: da vedere, ascoltare e con cui parlare».

«Ogni anno aumentano i problemi economici della stampa, quindi anche di quella diocesana», ha invece riflettuto Alberto Lazzarini, Presidente UCSI Ferrara. «Ma abbiamo ancora il dovere, a maggior ragione oggi, di diffondere i nostri valori cristiani, di dire la verità». Di un’informazione che «dia voce alla realtà, senza artefarla, per far emergere la verità», ha parlato anche Francesco Zanotti, neo Presidente UCSI Emilia-Romagna: «”parlare col cuore” – ha spiegato – significa mettere tutti noi stessi nel nostro lavoro. L’UCSI lo immagino come un luogo dove poterci incontrare e confrontare, comprendendo che si tratta di un cammino che stiamo compiendo insieme». 

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 24 febbraio 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Una grande festa diocesana: Sacra Famiglia, Santuario e 70°

5 Dic

Chiesa stracolma martedì 29 novembre per la doppia festa nella comunità di via Bologna. Don Bezzi: «in questa parrocchia è sempre stata forte la devozione mariana»

Lo scorso 29 novembre era gremita la chiesa della Sacra Famiglia per la Solenne Celebrazione di erezione della stessa a Santuario Arcidiocesano del Cuore Immacolato di Maria. 

Un evento memorabile, atteso da tanti anni, dopo che, solo per un breve periodo (dal ’52 al ’56) era  già stata Santuario. Ma vicissitudini, ormai confinate nella storia, fecero diventare l’edificio su via Bologna chiesa parrocchiale (invece di costruirne un’altra ad hoc nelle vicinanze), e non più Santuario. 

Ora, invece, la grande comunità guidata da don Marco Bezzi ha il “privilegio” di rimanere parrocchia e in più, la stessa Casa, di essere riconosciuta anche come Santuario mariano.

Il dipinto rinato

La cerimonia del 29 ha visto, prima della liturgia, la benedizione da parte dell’Arcivescovo del quadro a olio “Maria col Bambino Gesù e i Santi Margherita, Girolamo e Petronio”, donato a suo tempo dal parrocchiano Ing. Ubaldo Masotti (in chiesa era presente il figlio Luigi con la moglie). 

L’opera, esposta sulla parete sud dell’edificio, è stata restaurata, come quella dell’immagine del Cuore Immacolato di Maria nell’abside, da Natascha Poli, con il contributo degli “Amici dei Musei e Monumenti Ferraresi”. 

Poli, nata e cresciuta proprio nella parrocchia della Sacra Famiglia, ha eseguito i lavori in collaborazione col Laboratorio di restauro di Alberto Mauro Sorpilli. «È stato un lavoro impegnativo e delicato», ci spiega la restauratrice: «era praticamente impossibile distinguere i volti».

Le parole del parroco

Prima della lettura del Decreto di erezione a Santuario, da parte di don Nicola Gottardi (vicario parrocchiale – insieme a don Thiago Camponogara – e vice Cancelliere Arcivescovile), Caterina Villani, parrocchiana, ha portato i saluti della comunità, seguiti da quelli del parroco. 

«Nella nostra parrocchia c’è da sempre un’autentica devozione mariana, quindi la scelta del Santuario non c’entra niente con la nostalgia», ha spiegato don Bezzi. Citando la “Marialis Cultus” di Paolo VI del ‘74 (par. 35) – «La Vergine Maria è stata sempre proposta dalla Chiesa alla imitazione dei fedeli» perché «fu la prima e la più perfetta seguace di Cristo» -, il parroco ha invitato a un maggiore «ascolto della Parola, alla carità, allo spirito di servizio, all’adesione totale alla volontà di Dio, per un mondo dove, in attesa del ritorno del Cristo, possa regnare la pace». 

«Voglio ringraziare questa comunità, nella quale sono cresciuto e dove ho svolto il servizio di chierichetto, catechista, educatore, volontario Unitalsi», ha proseguito. «Qui, ho imparato a pregare e a mettermi al servizio del prossimo e della Chiesa». 

L’omelia del Vescovo

«Era il 29 novembre 1952 – ha detto mons. Gian Carlo Perego nell’omelia ricordando le origini della parrocchia -, «anni in cui era ancora viva la sofferenza della guerra, le distruzioni, e quando la città, profondamente segnata dai bombardamenti, rinasceva. La costruzione, nel 1949, e la consacrazione di questa chiesa erano un segno di questa rinascita. E in 70 anni questa chiesa è stata al centro della vita di una comunità che cresceva lungo l’antica via Bologna, accompagnata dai suoi pastori». 

«I Santuari – ha poi proseguito – sono il segno vivente del cuore di Maria che accompagna la vita della Chiesa», e ora anche in questo Santuario si può «sperimentare la maternità di Maria, il suo amore».

Lo Statuto di erezione

Prima della lettura da parte dell’Arcivescovo (davanti all’immagine sull’abside, insieme ai presenti) dell’Atto di Consacrazione della Diocesi al Cuore Immacolato di Maria, don Gottardi ha letto lo Statuto di erezione del Santuario: «si auspica possa diventare in modo crescente meta di pellegrinaggi per i fedeli dell’Arcidiocesi di Ferrara-Comacchio», è scritto. E ancora: «I pellegrini potranno acquistare l’indulgenza parziale, alle consuete condizioni, ogni volta che presso il Santuario parteciperanno con fede e devozione ad una Celebrazione Eucaristica, o reciteranno l’apposita preghiera» [alla Vergine Maria], «scritta e approvata dall’Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego». «Presso il Santuario – un’altra importante avvertenza indicata nel testo – devono essere celebrate con cura: la Solennità del Cuore Immacolato di Maria; la processione ogni primo sabato del mese al termine della Santa Messa vespertina; la Santa Messa votiva di Santa Maria in sabato».

Il saluto di mons. Turazzi

Grande calore, come sempre, hanno portato nei presenti le parole finali di mons. Andrea Turazzi, Vescovo di San Marino-Montefeltro, ed ex parroco della Sacra Famiglia (dal 2005 al 2013; tra i sacerdoti era presente anche il suo successore don Mauro Ansaloni): riandando all’ingresso in chiesa (“innevata” dai calcinacci caduti) la mattina del terremoto del 20 maggio 2012, ha ricordato il suo pensiero di allora: «Gesù, come noi anche tu sei terremotato…». «Ho capito, insomma, con ancora maggiore forza, che la Chiesa è il Signore che vive con noi, che il suo tempio siamo noi, la sua comunità di fedeli. Dopo la celebrazione di ogni Sacramento – ha proseguito -, salivamo sulla loggia per ringraziare la Madonna: e questo semplice gesto, ho notato più volte, commuoveva anche tanti atei». 

Ai due Vescovi è stata donata una riproduzione incorniciata dell’immagine stessa.

Mostra nella vicina Cappella Revedin

A seguire taglio del nastro e visita della mostra nella Cappella Revedin. L’esposizione dal titolo “Ti racconto i 70 anni della Sacra Famiglia”, è stata curata, e presentata, da un gruppo di giovanissimi della parrocchia che hanno selezionato una 40ina di foto fra le oltre 200 conservate nell’archivio parrocchiale per essere esposte insieme a un video nel quale scorrono altre immagini prestate per l’occasione da diversi parrocchiani. La mostra è aperta nelle domeniche prima di Natale o su richiesta (parrocchia: tel. 0532 767748 – mail: segreteria@sacrafamiglia.fe.it).

A seguire, rinfresco nella palestra con taglio finale della torta per il 70° della parrocchia.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 9 dicembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

(Foto Pino Cosentino)

Nuovo Santuario mariano, festa a Ferrara

28 Nov

Sacra Famiglia: il 29 novembre la Messa con mons. Perego e mons. Turazzi per il Cuore Immacolato di Maria e i 70 anni della parrocchia. La storia della comunità, la cronaca del tempo e i restauri eseguiti

di Andrea Musacci

Era nel destino della Sacra Famiglia di diventare Santuario del Cuore Immacolato di Maria. La speranza – poi frustrata – nacque già alla nascita, 70 anni fa, ma poi, per motivi burocratici e finanziari non se ne fece più niente. Ora il grande momento è arrivato: il 29 novembre è avvenuta l’erezione ufficiale della chiesa di via Bologna a Santuario mariano (rimane, però, la parrocchia), con la S. Messa presieduta da mons. Gian Carlo Perego e dall’ex parroco (dal 2005 al 2014) mons. Andrea Turazzi, Vescovo di San Marino-Montefeltro. Prima dell’inizio della liturgia, è stato benedetto il quadro a olio “Maria col Bambino Gesù e i Santi Margherita, Girolamo e Petronio” e letto il decreto di erezione a Santuario.

La sera del 4 maggio ’49 mons. Bovelli benedisse e pose la prima pietra della chiesa, che   fu dedicata  il 29 novembre 1952 dall’allora Vescovo assieme al parroco mons. Adriano Benvenuti, dopo poco più di un anno di lavori. Si ipotizza che venne scelta quella data in quanto primo giorno della Novena dell’Immacolata. Mons. Benvenuti era, infatti, particolarmente devoto alla Madonna di Fatima. Quest’ultimo divenne ufficialmente parroco della Sacra Famiglia nel ’56 (vi rimase fino al ’70), ma fino a quell’anno aveva guidato la vicina S. Luca. Le cronache del tempo (“Il resto del Carlino” del 30 novembre ’52) raccontano: «Alla cerimonia della consacrazione erano presenti molti fedeli e i bambini delle scuole elementari del rione Mosti. I riti, in mancanza ancora delle campane, sono stati trasmessi con altoparlanti a Borgo San Luca, Argine Ducale e dintorni. Tutta via Bologna per l’occasione era addobbata di festoni e di bandiere tricolori». Da alcuni documenti presenti nel nostro Archivio diocesano, si evince come la nuova chiesa di via Bologna fu progettata, costruita ed inaugurata come Santuario del Cuore Immacolato di Maria «a ricordo dell’Anno Mariano» (celebrato dal maggio 1948 al maggio 1949 in preparazione al centenario della proclamazione della Madonna delle Grazie a patrona della città e della Diocesi, atto compiuto da Pio IX nel 1849) e rimase tale fino al 1956 quando per vari motivi non si poté costruire una specifica chiesa per il “nuovo” beneficio parrocchiale della S. Famiglia.

«Nel 2020 – racconta il parroco don Marco Bezzi – mons. Perego era venuto qui alla Sacra Famiglia a celebrare a porte chiuse nel periodo del lockdown. A fine Messa siamo saliti sulla loggetta nell’abside dove si trova l’effigie del Cuore Immacolato di Maria (foto) e, leggendo la preghiera di consacrazione della Diocesi, ha definito la chiesa “Santuario”. Una volta usciti, gli ho fatto notare che la nostra non era Santuario, e lui mi ha risposto: “se non lo è, lo diventerà”. È stato di parola».

Per la duplice, storica, occasione, la parrocchia ha commissionato e portato a termine alcuni importanti lavori: la ridoratura del tabernacolo del presbiterio, che aveva perso lo smalto; il restauro e la tinteggiatura del campanile con la sostituzione della sfera di calcestruzzo sulla cuspide con una di polistirolo alta densità rivestita di resina al quarzo e tinteggiata, e la posa di una croce e di una banderuola col Cuore Immacolato di Maria. La vecchia sfera verrà posta in un angolo del piazzale.

Inoltre, è stato restaurato il sopracitato quadro, uno sposalizio mistico di Santa Margherita, con la Madonna che gli porge Gesù Bambino, copia realizzata a inizio del XVII secolo forse dal ferrarese Francesco Naselli, di un’opera su tavola del Parmigianino del 1529 conservata nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. «A breve – ci spiega don Bezzi – commissioneremo una ricerca storica adeguata per l’attribuzione e la datazione». L’opera – donata a suo tempo da un parrocchiano, l’ing. Masotti – è esposta nel lato sud della chiesa. Il suo restauro, come di quello dell’immagine del Cuore Immacolato di Maria nell’abside, è stato realizzato da Natascha Poli con il contributo degli “Amici dei Musei e Monumenti Ferraresi”, in particolare del parrocchiano Maurizio Villani. 

A proposito dell’immagine mariana nell’abside, di cui è stata restaurata anche la suggestiva cornice e ripulito il diadema, si tratta di un’opera donata da due coniugi molto facoltosi residenti in zona (forse Boldrini), fatta benedire da papa Pio XII nel ’52 e posta nella chiesa di via Bologna il giorno della dedicazione. Il sopracitato articolo del “Carlino” riporta: «Un lungo corteo di automobili si recherà a Gallo per ricevere l’immagine della Madonna del Sacro Cuore proveniente da Roma, dove è stata benedetta dal Santo Padre. L’immagine sarà portata in processione fino alla nuova chiesa». Un dipinto molto simile, inoltre, è conservato nella cappelletta della parrocchia, realizzato da un artista anonimo. Per l’occasione, l’immagine nell’abside splenderà di nuova luce grazie anche al nuovo impianto di illuminazione.

Il 29 novembre è stata anche inaugurata la mostra “Ti racconto i 70 anni della Sacra Famiglia”, esposta nella Cappella Revedin e affidata a un gruppo di giovanissimi della parrocchia che hanno selezionato una 40ina di foto fra le oltre 200 conservate nell’archivio parrocchiale per essere esposte insieme a un video nel quale scorrono altre immagini prestate per l’occasione da diversi parrocchiani. Una proposta espositiva, questa, per ripercorrere la storia della comunità e della chiesa, con anche immagini del vecchio presbiterio prima della riforma liturgica, della scuola materna e dei diversi parroci che si sono succeduti. La mostra è aperta nelle domeniche prima di Natale o su richiesta (segreteria parrocchia: tel. 0532 767748 – mail: segreteria@sacrafamiglia.fe.it).

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 2 dicembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio