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La carica dei 130 “sinodali”

29 Gen

La nostra Chiesa riparte dall’incontro: partecipata e proficua Assemblea il 25 gennaio nel Complesso di San Giacomo all’Arginone

Un brusio diffuso, che percorre le sale e nasce e si spegne, ripetutamente, nei corridoi. Qualche sprazzo di ilarità, mentre un altro scorcio tradisce un momento di raccoglimento, gli occhi chiusi, i corpi vicini in un unico Corpo. I silenzi abbondano: non sono né di imbarazzo né di noia, ma di ascolto e attesa reciproca. È questa l’essenza della narrazione che possiamo donarvi del lavoro dei 12 gruppi sinodali diocesani che nel pomeriggio dello scorso 25 gennaio si sono messi al lavoro in contemporanea negli ambienti parrocchiali di San Giacomo Ap. all’Arginone (Ferrara) per la prima “Assemblea sinodale diocesana”, erede della Giornata del Laicato.

130 i presenti divisi nei 12 gruppi, ognuno partito con un’invocazione alloSpirito Santo e con un facilitatore: Cecilia Flammini, Alberto Mion, Augusto Pareschi, Francesca Ferretti, Marcello Musacchi, Chiara Fantinato, Anna Perale, Alberto Natali, Nicola Martucci, Giulio Olivo, Patrizia Trombetta, Giorgio Maghini. Si è trattato di gruppi di conversazione nello Spirito, dove ognuno poteva intervenire liberamente portando il proprio contributo. Da ogni gruppo sono uscite tre proposte fondamentali che saranno poi analizzate dall’équipe sinodale diocesana e dal nostro Arcivescovo (ne parleremo sul prossimo numero)

«Il Sinodo è un cambiamento di visuale sulla Chiesa, il mondo, le persone, ilSignore», ha detto il diacono Giorgio Maghini, uno degli organizzatori, a inizio Assemblea. «Ed è qualcosa non di periodico, ma permanente, nella quale tutti i cristiani – laici e consacrati – assumono la responsabilità di farla vivere, di rinnovarla».

Mons. Gian Carlo Perego dopo aver guidato la preghiera iniziale dell’Ora Media, è rimasto ascoltando tutti gli interventi svoltisi prima dei gruppi. Interventi che hanno visto, dopo Maghini, prendere la parola Patrizia Trombetta (équipe sinodale diocesana) per  raccontare l’esperienza dell’Assemblea sinodale nazionale a Roma dello scorso novembre, alla quale han partecipato 1 migliaio di persone da tutta Italia.«Ci viene chiesto – ha riflettuto Trombetta – una conversione personale e comunitaria, e di essere vigili, affidabili e corresponsabili all’interno delle nostre parrocchie, Unità pastorali e della nostra Chiesa locale».

Cecilia Flammini, anch’essa presente all’Assemblea di Roma dello scorso novembre, ha raccontato la «forte emozione» di quei giorni, la «sensazione di essere parte di una grande famiglia» e la sostanza di una Chiesa «che non ha paura di mescolarsi col mondo», mondo nel quale è viva, «nel quale agisce tenendo viva la speranza». Questa grande famiglia che è la Chiesa «accoglie i doni di ognuno dei propri membri» ma, dall’altra parte, «ancora fatica a considerarsi povera e libera da pesi che la opprimono». 

L’annuncio nello spirito sinodale, dunque – ha proseguito Flammini – significa «prossimità, il sapersi mettere nel punto di vista degli altri, nella libertà e senza l’obiettivo di rafforzare le proprie fila». Il criterio è quello della Pasqua: «una sconfitta, ma vittoriosa». La missione che spetta a ognuno di noi (non solo alle “gerarchie”) «non è finalizzata a una “riconquista” ma all’annuncio nella Grazia di Dio».

Il passo e il tono per riprendere questo discorso, sono stati quelli giusti.

Andrea Musacci 

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 31 gennaio 2025

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