
Ulises Paredes vive a Chiclayo ed è stato il responsabile legale della Diocesi guidata dall’allora mons. Robert Prevost. A “La Voce” racconta alcuni aneddoti: «retribuì noi dipendenti anche durante la crisi e pagò i funerali di mio papà. Guidava fino a 14 ore nella giungla per raggiungere la sua gente, e col niño camminò nel fango per portare gli aiuti. Col Covid portò l’Eucarestia per le strade deserte»
C’è un legame che unisce la nostra Arcidiocesi con il nuovo Santo Padre e con il Perù. È un legame inaspettato, che alla “Voce” viene raccontato tramite don Giuseppe Cervesi, Rettore del Santuario del Poggetto (Sant’Egidio), poco fuori Ferrara, e per diversi anni missionario in Messico.
Zaida Maribel Damian Paredes è collaboratrice di don Cervesi. Nata a Lima il 24 giugno 1969, a 10 anni si trasferisca a Chiclayo. Sì, proprio la Diocesi che ha visto il card. Prevost Vescovo per una decina di anni, dal 2014 al 2023. Zaida è arrivata in Italia lo scorso 12 dicembre, e ha un fratello, Ulises Milson, assesor legal (responsabile legale) della Diocesi di Chiclayo, quindi per molti anni stretto e fidato collaboratore di colui che diventerà Papa Leone XIV.
Ulises conosce Leone XIV nel 2015, quando l’allora mons. Prevost entra in carica come Vescovo di Chiclayo. Con lui, fianco a fianco, lavorerà dal 2015 al 2023. Mentre Zaida ha conosciuto Prevost solo di vista, non personalmente, il fratello Ulises – come detto – ha avuto modo di conoscere a fondo quest’uomo che giudica «saggio, giusto e molto di preghiera», spiega a “La Voce”. «Nella Diocesi di Chiclayo – prosegue Ulises – si è fatto parte del popolo: il popolo non doveva adattarsi a lui ma lui si adattava al popolo e, in un certo senso, è un esempio di vero seguace di Cristo, ora che sarà il Vicario di Cristo, il rappresentante di Cristo. Robert Francis è un giusto, una persona buona, una persona di preghiera, che ascolta, una persona molto intelligente».
Non mancano aneddoti e testimonianze dirette che ben rappresentano la personalità di Papa Prevost e confermano l’impressione che in molti hanno avuto fin dalle sue prime commosse parole dal balcone di piazza San Pietro. Siamo nel 2021 e muore il padre di Ulises e Zaida. Nonostante il Perù, e la stessa Diocesi di Chiclayo, vivano una forte e drammatica crisi economica, mons. Prevost fa retribuire regolarmente i propri dipendenti e, in più, aiuta Ulises con 20.000 soles (attualmente equivalenti a circa 5mila euro) necessari a pagare il funerale del padre.
Ulises, inoltre, non ha paura a definire quello che è diventato Leone XIV una persona «molto coraggiosa». La Diocesi di Chiclayo «confina a nord con la giungla», ci spiega. «La strada è giudicata particolarmente pericolosa ma il futuro Papa non esitava mai a prendere il fuoristrada per recarsi, da solo, a visitare e conoscere tutti i villaggi della Diocesi affidatagli».
Quando Prevost arrivò – nel 2015 – a Chiclayo, subentrò a un Vescovo spagnolo che aveva ritmi di lavoro abbastanza lenti. Prevost, invece, si dimostrò subito molto dinamico, infaticabile: ad esempio, «guidava fino a 14 ore per raggiungere tutti i villaggi della propria Diocesi. Gli ci volle un po’ di tempo (circa 1 anno) per conoscere le diverse forme della religiosità popolare, poi però si adattò perfettamente, mostrandosi davvero come uno del popolo. Riuscì – continua Ulises – a incrementare ulteriormente la già alta e profonda religiosità presente a Chiclayo, fra le più forti in tutto il Perù. Nella Cattedrale di Chiclayo – per capirci – vengono celebrate ben 8 Messe domenicali: sono tutte stracolme, soprattutto di giovani».
E a proposito di giovani, Prevost si interessò anche al mondo accademico. L’Università di Chiclayo è un’università cattolica. Ulises ci spiega come l’allora mons. Prevost «curò molto il rapporto con i professori per poter, tramite loro, raggiungere anche i giovani. E curò molto anche l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa cattolica».
La Diocesi di Chiclayo, inoltre, è soggetta al fenomeno atmosferico del niño, l’innalzamento delle temperature dell’acqua dell’Oceano Pacifico che porta a gravi effetti ambientali. «Una volta – ci racconta Ulises – è straripato un fiume allagando un villaggio con 1 metro d’acqua: Leone XIV attivò subito la “macchina della carità” per trasportare agli abitanti viveri e altri beni fondamentali. Egli stesso aiutò il trasporto, infilando gli stivali e camminando nel fango». Anche il Covid provocò molti morti a Chiclayo: Prevost prese il Santissimo e lo portò attraverso le strade deserte della città».
«Altra caratteristica di Prevost che ci tengo a sottolineare – prosegue Ulises – è l’aver individuato rapidamente i propri collaboratori: dopo aver verificato la loro attendibilità, delegava molto a loro, segno che si fidava delle persone che lo affiancavano, valorizzando in tal modo tanto i laici quanto i sacerdoti in cui aveva riposto fiducia».
Ulises ricorda anche il giorno che Prevost ha lasciato la sua Diocesi: «sentivamo una grande nostalgia di lui, perché non se ne andava solo un Vescovo, ma un amico. L’anno scorso è ritornato a Chirujana (nel nord del Perù), e per qualche giorno è venuto a Chiclayo per una cerimonia all’università; ed è passato anche nell’Arcivescovado per salutarci: in quell’occasione gli ho dato un forte abbraccio perché lo considero un grande amico, non solo un pastore; e insieme abbiamo ricordato tanti momenti condivisi assieme. È stato un momento molto bello e confortante. Quando ho saputo che lui, proprio lui, era diventato Papa, mi sono emozionato molto, avrei voluto gridare di gioia, abbracciare tutti i miei amici, e soprattutto ringraziare Dio per una persona che si faceva vicina, buona, un grande lavoratore.Aveva “l’odore delle pecore” – come disse Papa Francesco rivolto ai sacerdoti, perché come pastore si coinvolgeva completamente con le persone che incontrava».
Andrea Musacci
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IL CARD. PREVOST IN PERÙ (1985-1999 e 2014-2023)
Prevost consegue la licenza nel 1984 e l’anno dopo viene mandato nella missione agostiniana di Chulucanas, a Piura, in Perù (1985-1986). È il 1987 quando discute la tesi dottorale su “Il ruolo del priore locale dell’Ordine di Sant’Agostino” ed è nominato direttore delle vocazioni e direttore delle missioni della Provincia agostiniana “Madre del Buon Consiglio” di Olympia Fields, Illinois.
Nel 1988 raggiunge la missione di Trujillo, sempre in Perù, come direttore del progetto di formazione comune degli aspiranti agostiniani dei vicariati di Chulucanas, Iquitos e Apurímac. È priore della comunità (1988-1992), direttore della formazione (1988-1998) e insegnante dei professi (1992-1998) e nell’arcidiocesi di Trujillo vicario giudiziale (1989-1998) e professore di Diritto Canonico, Patristica e Morale nel Seminario maggiore “San Carlos e San Marcelo”. Gli viene anche affidata la cura pastorale di Nostra Signora Madre della Chiesa, eretta poi parrocchia di S. Rita (1988-1999), nella periferia povera della città, ed è amministratore parrocchiale di Nostra Signora di Monserrat da 1992 al 1999.
Tra il ’99 e il 2014 avrà incarichi a Chicago, fino a quando Francesco lo nomina, il 3 novembre 2014, amministratore apostolico della diocesi peruviana di Chiclayo e al contempo vescovo titolare di Sufar. Il 7 novembre fa l’ingresso in diocesi, alla presenza del nunzio apostolico James Patrick Green, che lo ordina vescovo il 12 dicembre, festa di Nostra Signora di Guadalupe, nella cattedrale di S. Maria. Il 26 settembre 2015 dal Pontefice argentino è nominato vescovo di Chiclayo e nel marzo 2018 viene eletto secondo vicepresidente del Conferenza episcopale peruviana, all’interno della quale è anche membro del Consiglio economico e presidente della Commissione per la cultura e l’educazione.
Nel 2020, il 15 aprile, arriva la nomina pontificia anche di amministratore apostolico della diocesi peruviana di Callao. Il 30 gennaio 2023 il Papa lo chiama a Roma come prefetto del Dicastero per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina.
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 16 maggio 2025
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