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Una Certezza nel cuore per affrontare i dolori dell’esistere

19 Dic

Immerso nell’amore è il nuovo libro di Alberto Fogli: un cammino verso la luce

di Andrea Musacci

Immerso nell’amore. Il buio profondo e il faticoso ritorno alla vita. Una misteriosa vigilia di Natale (Gruppo Sigem/Celloni Editori, ottobre 2025) è il titolo dell’ultimo libro di Alberto Fogli, ex docente e giornalista, che firma il volume con lo pseudonimo Albert Fohy.

Siamo nel 2020, in quello che verrà per sempre ricordato come l’anno del covid, con «bare e bare di chi era purtroppo caduto sotto la falce della morte senza un qualche giustificato motivo e, tanto meno colpa; fu uno shock generalizzato». 

VIA CRUCIS, VIA CAELESTIS

Alfred Taylor, residente in Italia, protagonista di questa storia, è un uomo anziano, un padre, un nonno, da alcuni anni rimasto vedovo dopo la morte della sua Myriam. Nel 2020 Alfred viene intubato in terapia intensiva. Si troverà fisicamente ma soprattutto spiritualmente, in una sorta di limbo, vivendo un’esperienza anche simile a quella della pre-morte (ne parla ad esempio Antonio Socci in Tornati dall’Aldilà e in Caterina). Un viaggio “allucinato”, drammatico e sublime, che lo porterà a Roma per un convegno culturale, sequestrato, poi in giro per l’Umbria. In questi viaggi “altrove”, «provava come un senso di leggerezza mai scoperto prima. Si librava in un cielo di un azzurro quasi celestiale. Volava in leggerezza in un infinito incredibile. Non esisteva più niente: né tempo, né spazio. Solo un grande silenzio ed una serenità mai provata nella vita; una serenità che gli parlava solo di Amore e che lo faceva sentire immerso nell’Amore». Ma il presente per Alfred è il coma farmacologico, la «disperazione», la «sofferenza senza fine», la «battaglia immane». E poi ancora i “viaggi”, fuga e lenitivo da quel dolore, da quella solitudine: Alfred si trova sulla spiaggia di Milano Marittima con le sue due nipotine, alle Dolomiti bellunesi (torneranno nelle memorie legate ai primi viaggi con Myriam). Ma anche qui la minaccia del nemico, l’agguato dell’estraneo è realtà, pur nella fantasia. Come lo è nella veglia, con un crollo della sua salute poco prima di Natale. E proprio la vigilia del giorno tanto atteso, avviene il miracolo: «Alfred apre gli occhi, sorride ai presenti e inizia a respirare autonomamente». Il respiro che è ruah, Spirito. Il successivo passaggio nel reparto di degenza rappresenta però un nuovo abisso, quel «vuoto in cui vagava senza luogo e senza tempo».

AMORE CHE REDIME…

E qui appare il viso angelico, eterno di Myriam (lui la chiama Jho), cuore più intimo del suo cuore, sua amata, volto dell’amore eterno. Colei che diventerà sua moglie. Apparizione, divina epifania: il nascere dell’Eterno nella carne sarà rappresentato, qui, dal rinascere spirituale di Alfred anche grazie alla presenza femminile – in carne e spirito –, del volto dell’amata. Dell’altro-da-me che ancora una volta, sempre, mi salva.

Il tempo è quello che un’esperienza del genere, però, permette di recuperare, certo trasfigurando volti e ricordi, ma pur sempre salvandoli dall’oblio. Così, nella terza parte del libro, Fohy ripercorre i momenti indimenticabili dell’incontro e dell’innamoramento con Myriam: la «paziente attesa», il profumo dei fiori, il primo bacio, il ballo «sulla celestiale musica di Strauss», il matrimonio nel mese di maggio, la nascita dei due figli, i pellegrinaggi nei luoghi della cristianità per rafforzare il loro sposalizio. “Licenze” al romanticismo più puro non solo concesse ma anzi ben accolte, che il clima di dramma e sofferenza evita di trasformare in sdolcinatezze. Il loro amore è pieno non perché perfetto ma perché relazione che si svolge nella reciproca fiducia, nel dono e nell’abbandono, nella fede. «E così pensando pregavano…». E la preghiera si fa anche contemplazione della bellezza dei doni di Dio nel creato, «mentre esprimevano, nel loro intimo, il desiderio di conoscere l’Autore di tanta bellezza. La bellezza del cuore umano. La bellezza dell’amore».

…AMORE OLTRE LA MORTE

Amore più forte della morte intesa come limite terreno ultimo e come anticipo della fine nella sofferenza. Quella che colpirà Myriam, tornata al Padre nel giugno del 2018: «Questi ultimi sette anni li ha trascorsi sulla sua croce in un deserto umanamente sempre più arido ma illuminato dalla Fede non mancando di sostenere i suoi cari nei loro impegnativi incarichi nel mondo del volontariato, sociale ed ecclesiale. Sempre presente e lucida, aveva ricevuto il conforto ultimo dei Sacramenti. La sua apparente serenità meravigliava il personale sanitario data l’estrema sofferenza fisica stampata sul suo volto».

LA CROCE DEL RIMPIANTO

Una nuova croce – dolorosa ma “necessaria” – ora la dovrà portare Alfred: quella del «rimpianto per ciò che poteva essere e non è stato, per ciò che si voleva dire e non si è detto, per ciò che si voleva fare e non si è fatto e per quanto si poteva amare e non si è amato». «Io non compio il bene che voglio, ma il male che non voglio», per dirla con San Paolo (Rm 7, 19). Un rimpianto che, come tale, non dà compagnia a chi lo vive ma anzi accentua la solitudine, la rende più pesante, più angosciosa. E rimpianto che è anche rimorso: «vorresti rivolgerti al cielo chiedendogli di rimandarti la tua Jho, anche solo per qualche tempo, per poter scaricare la tua amarezza per certi tuoi comportamenti mai corretti e chiederle perdono ricevendo, possibilmente, un abbraccio liberatorio». Il distacco della morte, dunque, segna un solco tra Alfred e la pace anelata, un abisso tra un passato agrodolce ma comunque vissuto nell’amore, e un presente da ricostruire. Il passato si avvelena, il rimpianto lo adultera, spegnendo così le luci dell’avvenire. Il passato diventa una pietra scagliata su una serenità tanto desiderata. Non “il passato”, ma “un passato”: perché la memoria è sempre selettiva e l’assenza di speranza nel cuore la rende amara, insopportabile.

CERTEZZA

Ma come una prima rinascita di Alfred avvenne col primo incontro con l’amata, così anche ora le mani e gli occhi di lei tornano ad essere rassicuranti, a lenire le ferite, a ridare conforto, pur non più nella forma del corpo, per la via dei sensi.

Ora, la Speranza di Alfred è la Certezza di Myriam.

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 19 dicembre 2025

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(Foto Ivan S – Pexels)