Quale Europa? Confronto in vista delle elezioni: Claudio Sardo e Francesco Giubilei

10 Apr

a cura di Andrea Musacci

Potenza democratica, unita, forte e sostenibile 

David Sassoli nel ricordo di Claudio Sardo: «il nostro destino»

L’Europa come grande «potenza democratica» che a livello globale possa essere all’avanguardia nella difesa della democrazia e dello sviluppo sostenibile. È questa la grande visione che ha alimentato l’esistenza di David Sassoli, ex giornalista e Presidente del Parlamento Europeo, morto nel gennaio 2022 all’età di 66 anni. La sua figura è stata ricordata lo scorso 3 aprile alla Libreria Feltrinelli di Ferrara da Claudio Sardo, curatore del volume “La saggezza e l’audacia. Discorsi per l’Italia e per l’Europa” (Feltrinelli, 2023). Sardo, ex direttore de “L’Unità”, dal 2015 lavora presso l’Ufficio di segreteria del Presidente della Repubblica con compiti di studi e ricerche. L’incontro faceva parte dell’European Projects Festival.

Il libro – che raccoglie 56 discorsi di Sassoli – «nasce per far conoscere la profondità del suo pensiero e le sue battaglie politiche», ha spiegato Sardo. Sassoli era un cattolico nato da due dei fondatori della DC a Firenze: «le sue radici, quindi, affondano nella sinistra cattolica fiorentina, una storia in qualche modo anche anticipatrice del Concilio Vaticano II». Sassoli da giovane aderì anche alla “Rosa Bianca” italiana, associazione cattolica liberal-personalista. «Egli non ostentava la propria fede ma cercava di concretizzarla nel dialogo e nell’impegno politico», ha aggiunto il relatore. Nella sua maturità, invece, «entra a pieno titolo in quel filone di presenza cattolica determinante nella parabola della sinistra europea, al pari di Jacques Delors e Romano Prodi». Sassoli era convinto che «l’Unione Europea dovesse assumere sempre più le dimensioni di una potenza democratica, per difendere i valori fondamentali della propria civiltà». La pandemia è stata una forte dimostrazione di come i grandi problemi globali «non possono essere affrontati dai singoli Paesi. L’eredità che ci ha lasciato è quella del credere che l’Europa, se vuole, può attuare politiche progressive e solidaristiche, espansive, essere più integrata e vicina ai cittadini».

Per Sassoli, «la politica era un processo e ciò che contava era l’efficacia: la democrazia – diceva – serve solo se serve ai suoi cittadini. Non credeva in una democrazia astratta, solo formale». Per Sardo, «egli sapeva squarciare il velo sulla realtà: ci stiamo avvicinando a importanti elezioni a livello europeo e so già che in questa campagna elettorale molti leader prometteranno di porre argini all’Unione Europea. Ma questo è un dibattito falso, perché in realtà i politici di tutti gli schieramenti han preso atto che l’UE è l’unico strumento per incidere a livello globale. La questione non è “politiche europee o no”, ma “quali politiche europee?”». Sardo ha poi toccato il tema più che mai attuale della pace: «oggi dobbiamo chiederci se un’Europa divisa potrà resistere a un possibile scenario di guerra». Ricordando l’impegno concreto di Sassoli per i dissidenti russi e bielorussi, Sardo ha riflettuto sulla contraddizione che coinvolge le coscienze di molti: da una parte, «non possiamo non condannare e combattere l’invasione russa all’Ucraina»; dall’altra, non possiamo non fare di tutto «per cercare la pace, per evitare un’escalation dalle conseguenze imprevedibili. Un bravo politico deve saper trovare un equilibrio fra questi due aspetti». E sul tema della difesa dell’ambiente, Sassoli, partendo dal concetto di “ecologia integrale” di papa Francesco, pensava che l’UE dovesse essere «all’avanguardia a livello globale nell’economia green. La Next Generation EU serve proprio a far sì che l’UE superi USA e Cina nel campo dello sviluppo sostenibile».

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Casa delle nazioni, libera e non ideologica

Francesco Giubilei: «riscoprire la nostra identità profonda»

Un’«Europa delle nazioni», non ideologica, che lasci spazi di autonomia ai singoli Stati e più libertà ai cittadini. È questa la proposta politico-culturale di una delle personalità emergenti (ma ormai, affermata) del mondo conservatore italiano, Francesco Giubilei. Una riflessione che ha portato anche a Ferrara (nella Sala Arengo del Municipio) lo scorso 3 aprile, in dialogo con l’Assessore Alessandro Balboni e il giornalista del “Carlino” Federico Di Bisceglie, all’interno dell’European Projects Festival. Giubilei, cesenate classe ’92, è fondatore e direttore della Giubilei Regnani Editore, della rivista e del movimento “Nazione Futura”, presidente della Fondazione Tatarella, collaboratore de “Il giornale” ed ex consigliere del Ministro della Cultura Sangiuliano. 

Dopo una breve analisi sulle possibili alleanze dei conservatori dopo il voto europeo del 9 giugno (possibili solo a posteriori visto il sistema elettorale proporzionale secco), Giubilei ha spiegato come nell’ipotesi di una maggioranza UE retta soprattutto dai conservatori dell’ECR e dai popolari del PPE, «un punto di svolta importante rispetto alle politiche di questi anni sarebbe sicuramente sul Green Deal», contro, quindi, «un ambientalismo ideologico e dirigista».

Il relatore ha poi distinto il concetto di Europa da quello di Unione Europea: il primo è «di tipo storico, culturale e identitario, affondando le proprie radici nella classicità greco-romana e nel Cristianesimo». Il secondo, è invece «di tipo politico». «Oggi – ha proseguito – l’Unione Europea ha perduto la comune piattaforma delle origini, riducendosi al solo criterio politico-economico». Dovrebbe, invece, «riscoprire la propria base valoriale e abbandonare l’imposizione dirigistica e burocratica, contraria a ogni idea di sussidiarietà». Bene, dunque, «regole comuni a livello europeo, ma queste vanno bilanciate lasciando spazi di autonomia ai singoli Stati, ad esempio sulle politiche ambientali e sulle loro conseguenze sul settore automobilistico». La soluzione è, perciò, un’«Europa delle nazioni, un sistema confederale europeo». Per Giubilei, va cambiato l’impianto dell’UE: ad esempio, «cosa ce ne facciamo di un sistema di difesa europeo se non abbiamo una politica estera UE comune? Oggi l’UE come attore geopolitico è inesistente». Altro tema scottante è quello riguardante le politiche migratorie: non è solo un problema dei Paesi – come l’Italia – di primo approdo, ma «di tutta l’Unione Europea». Importante, è innanzitutto «intervenire sulle partenze irregolari dal continente africano, attraverso accordi bilaterali con i Paesi di partenza».

Prima si è accennato alle politiche ambientali, e Giubilei nel suo intervento è tornato sul tema riflettendo sulle proteste dei trattori, che «in Olanda e Belgio sono iniziate due anni fa, anche se in Italia non se ne parlava». Le politiche di abbattimento delle emissioni hanno e avranno «conseguenze pesanti sui nostri agricoltori e allevatori, col mercato inondato di prodotti» – provenienti perlopiù da Cina e Nord Africa – «più economici ma di bassa qualità, molto meno controllati e che nascondono lo sfruttamento di molti lavoratori. L’ingresso della Cina nel WTO (l’Organizzazione mondiale del commercio, ndr) nel 2001 – ha proseguito Giubilei – è stato affrontato in maniera sbagliata e ora ne paghiamo le conseguenze».

Pubblicato sulla “Voce” del 12 aprile 2024

La Voce di Ferrara-Comacchio

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