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La speranza è qualcosa di concreto: la Giornata per la Vita

7 Feb

Tante le testimonianze nel Convegno a Casa Cini: la fragilità al centro

La fragilità non solo come occasione di cura ma anche opportunità per nuove relazioni improntate alla speranza. È questa l’essenza della Giornata per la Vita svoltasi lo scorso 2 febbraio in Diocesi, con Convegno e Messa pomeridiane.Il primo, tenutosi a Casa Cini, ha visto la presenza di una 70ina di persone e vari interventi. Innanzitutto quello del nostro Arcivescovo (che poi ha presieduto la Messa in Duomo). La comunità cristiana – ha detto – «non può essere seconda a nessuno nel sostenere la necessità di un’alleanza sociale per la speranza, che sia inclusiva e non ideologica, e lavori per un avvenire segnato dal sorriso di tanti bambini e bambine che vengano a riempire le ormai troppe culle vuote in molte parti del mondo». Largo spazio ha poi dedicato al nostro territorio: «anche a Ferrara le nascite si diradano. Soprattutto l’Area interna del  Basso Ferrarese si caratterizza per un elevato livello di fragilità socio-demografica, a causa dello spopolamento e dell’invecchiamento della popolazione che rimane a risiedere. Dal 2014 al 2024 la popolazione della provincia di Ferrara ha continuato inesorabilmente a diminuire», «nonostante l’arrivo in provincia in quegli anni di oltre 12.000 immigrati, senza i quali il calo sarebbe stato di quasi 30.000 abitanti». «Come “rianimare la speranza”?», si è quindi chiesto. «Promuovendo la cultura della vita e la scelta della trasmissione della vita, cioè della maternità e paternità responsabile».

Dopo l’intervento iniziale di Chiara Mantovani del SAV – che ha anche presentato la nuova Presidente SAV Monica Negrini e moderato gli interventi -, ha preso la parola Irma Capolupo, medico neonatologo della Terapia Intensiva del “Bambin Gesù” di Roma: «curiamo vite che in altri posti non avrebbero speranza di vivere», ha detto spiegando il suo impegno a favore dei nati prematuri (25mila ogni anno solo in Italia), che hanno un rischio alto di soffrire, ad esempio, di problematiche respiratorie, infettive, gastrointestinali e di malformazioni genetiche. Insomma, essendo «bambini fragili», il ruolo del neonatologo è molto importante, «anche nel sostenere i genitori», in particolare di bambini con malformazioni genetiche.

Dalle difficoltà alla nascita alle difficoltà ad aprirsi alla vita nascente: di questo ha parlato don Augusto Chendi (Ufficio diocesano Pastorale Salute) commentando il Messaggio CEI per la Giornata. «La speranza come virtù oggi è molto meno considerata», ha detto. «Sempre più coppie decidono di non avere figli e scelgono surrogati affettivi». O, al contrario, ma altrettanto sbagliato, «rivendicano un presunto “diritto alla genitorialità a tutti i costi”, scegliendo quindi a tal fine anche pratiche aberranti». Di fronte a ciò, per don Chendi, «non servono battaglie ideologiche ma un rinnovato umanesimo di speranza».

Speranza che passa anche per l’ascolto e l’accompagnamento delle coppie, come ha spiegato  don Alessio Grossi, Direttore del Consultorio diocesano “InConTra”: «ci occupiamo – ha detto – di accompagnare coppie con problemi relazionali o di genitorialità». La fragilità – ha proseguito – è una dimensione costitutiva della persona perché ci ricorda che non bastiamo a noi stessi, che siamo fatti per la relazione e la cura». Don Grossi ha quindi concluso raccontando la storia di una donna, da lui stesso seguita, che, una volta diventata nonna, ha rivissuto lo shock di quando, adolescente, seppe dalla madre che aveva abortito il suo terzo fratellino.

Una toccante testimonianza, al contrario, di accoglienza della vita è stata quella dei coniugi Marina e Giancarlo, della loro Casa Famiglia della “Papa Giovanni XXIII” e di Mariangela, bimba nata senza i bulbi oculari (e che più volte i medici han tentato di non far nascere) da loro accolta dalla nascita fino alla morte all’età di 5 anni: «non vedeva – han detto – ma ha fatto vedere a noi la luce di Dio», grazie al suo sorriso e al suo amore per chi le stava intorno.

Dall’inizio della vita all’anzianità: suor Gabriella Bandini delle  Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret ha raccontato – in occasione della Giornata per la Vita consacrata – la comunità di consorelle anziane che da 6 anni guida a Ferrara: «ogni giorno in queste mie consorelle scopro un cuore colmo di amore che chiede sempre più di essere donato e accolto.Condivisione, gratuità e gratitudine sono tra noi sempre forti». Infine, Marcello Musacchi (Direttore Ufficio catechistico diocesano) ha spiegato l’iniziativa diocesana di preghiera per la vita.

Per concludere, accenniamo alla storia – consegnata dalla Caritas diocesana – di una donna di 33 anni della Costa d’Avorio, Therese (nome di fantasia), fuggita con la figlia di 2 anni per salvarla dalla mutilazione genitale. Fuga che diventa un inferno attraversando il deserto, facendo la schiava in Libia, subendo stupri e torture, vedendo i compagni di viaggio morire in mare. Ma, infine, l’arrivo a Ferrara e la speranza che lenta, inizia a rinascere.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 7 febbraio 2025

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