
Presentato a Ferrara il libro inedito del fondatore di Comunione e Liberazione
Un’occasione non solo per riandare all’essenza del pensiero giussaniano ma anche per comprendere un periodo importante della nascita del movimento di Comunione e Liberazione, nella turbolenza del periodo tra fine anni ’60 e inizio ’70.
È stato questo, in sintesi, l’incontro svoltosi la sera del 21 marzo scorso nella Sala ex-Refettorio di San Paolo (via Boccaleone) a Ferrara, in occasione della presentazione del libro “Una rivoluzione di sé. La vita come comunione” (Rizzoli ed.) di don Luigi Giussani, con testi fino ad ora inediti tratti da discorsi tenuti dal sacerdote al Centro Peguy nel periodo 1968-1970.
Per la presentazione a Ferrara è intervenuto Giancarlo Cesana, Docente all’Università di Milano Bicocca ma soprattutto amico e collaboratore di don Giussani fin dal ’71, «anno in cui – ha raccontato egli stesso – sono entrato in CL provenendo dal Movimento studentesco». Non fu l’unico a fare questo passo, ma molti altri fecero quello contrario, uscendo da Gioventù Studentesca (nata nel ’54, embrione di CL) per partecipare alla contestazione. «Ho capito che per cambiare il mondo bisognava innanzitutto cambiare sé stessi: ciò mi insegnò don Giussani e ciò compresi soprattutto attraverso la caritativa», ha detto Cesana.
Proprio nel triennio ’68-’70, periodo di forte crisi per GS, don Giussani introdurrà quelli che diventeranno i temi chiave del suo pensiero. Innanzitutto, il cristianesimo inteso soprattutto come «comunione, pur nel pluralismo»: è questo, per Cesana, «il contributo più importante dato da Giussani alla Chiesa, sottraendo Cristo a un atteggiamento pietistico e astratto, per portarlo nella concretezza della vita». Altro tema importante di questi suoi interventi è «la collaborazione – in primis fra cristiani – per il cambiamento del mondo», con la conseguente convinzione della necessità dell’«unità dei cattolici in politica». In queste sue riflessioni, però, non vi è mai un’analisi meramente sociologica di quegli anni. Il cristianesimo, infatti, per don Giussani è «un avvenimento», è cioè il riuscire a trovare «un nesso tra un episodio, un aspetto particolare della propria esistenza, e la realtà nella sua totalità». La ricerca di questo senso è ciò che più conta nella vita», e in ciò è decisiva «la relazione con la tradizione cristiana, cioè con chi ti ha trasmesso la Verità, che è una Presenza, è Cristo, il Mistero, forza che sempre mi supera e che si manifesta, si rivolge a me come singolo». Da qui inizia «l’avventura» del vivere, avventura da condividere «nell’autentica amicizia. “Costruire la Chiesa per liberare l’uomo” – ha detto ancora Cesana – era uno degli slogan che purtroppo CL ha abbandonato».
La vera speranza, quindi, è «memoria», non intesa come semplice ricordo, ma come relazione con ciò che mi fonda. Solo questa «autocoscienza» può guidarmi nella lotta contro il male che è, appunto, «il venir meno della mia fedeltà a Dio, a questa Realtà ultima che è in me». Non dimenticando mai che la strada è una, è la Via: Cristo. L’incontro – introdotto da Marco Romeo – si è concluso con le testimonianze di alcuni di coloro che, a Ferrara, questo cammino lo compiono insieme dentro CL: Massimo Travasoni, Gino Tiozzo e Luigi Bernardi.
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 28 marzo 2025
Abbònati qui!