Chiesa San Paolo, antiche gemme di bellezza ora ammirabili da tutti

21 Mag

Il progetto di Assorestauro portato avanti con la nostra Arcidiocesi grazie alla storica dell’arte Barbara Giordano e a mons. Massimo Manservigi: affreschi del XIV e XV sec. nascosti dietro la parete occidentale e ora visibili grazie alla Virtual Reality Experience

di Andrea Musacci

Affreschi finora inaccessibili che ora, invece, possono essere fruiti da tutti. Sono le opere d’arte riscoperte nella chiesa della Conversione di san Paolo a Ferrara (piazzetta Schiatti), presenti sull’antico muro (costruito fra il XIII e il XIV sec.) dell’edificio; dopo il terremoto del 1570, però, venne costruito dall’architetto Alberto Schiatti il nuovo edificio a tre navate con cappelle absidate (prima era a una navata), con un nuovo muro a poche decine di centimetri da quello antico, che quindi ha sempre reso molto difficile il poter analizzare gli antichi affreschi. Stiamo parlando del lato occidentale della chiesa, quello che affaccia sul primo dei due chiostri del complesso, il maggiore. 

Dallo scorso gennaio, la nostra Arcidiocesi – nelle persone di Barbara Giordano, storica dell’arte e membro dell’UCS–Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano, e mons. Massimo Manservigi, parroco di san Paolo e Direttore dell’UCS – ha collaborato a un interessante progetto di valorizzazione promosso da Assorestauro, in collaborazione anche con la parrocchia di San Paolo e finanziato dal Ministero della Cultura tramite fondi PNRR. Grazie a tecnologie digitali avanzate, ricostruzioni 3D e narrazione storica, ora viene restituito alla città – e non solo – un patrimonio di bellezza senza prezzo. L’esperienza VR (Virtual Reality Experience – Esperienza di Realtà Virtuale) è disponibile in loco all’interno della chiesa, tramite visori di ultima generazione posizionati nella navata di destra, all’altezza della quinta cappella rispetto all’ingresso principale.  Un’esperienza, inoltre, accessibile a tutti, incluse persone con disabilità. Al monitor presente, è inoltre possibile vedere il video esplicativo, con immagini degli affreschi e video interviste ai protagonisti del progetto, oltre a un “trailer” di 20 secondi. 

QUALI SONO GLI AFFRESCHI PROTAGONISTI DEL PROGETTO 

Nel 1991, durante controlli preliminari effettuati dai restauratori della Direzione dei Musei Civici d’Arte Antica in previsione dei lavori di restauro architettonico all’intero complesso, ci si è imbattuti, nella parete della chiesa in confine col chiostro maggiore, in una serie di tracce estremamente complesse e in una tomba collocata in un vano di risulta fra il muro antico e le absidi laterali. Il lavoro eseguito ha, infatti, permesso di vedere – dai sottotetti o da parti accessibili dal chiostro adiacente – tutte le fasi decorative assieme. «Una parete straordinaria – spiega Barbara Giordano -, perché attraversa l’intera parabola storica e artistica della chiesa di san Paolo».

Partendo quindi dall’attuale ingresso principale della chiesa, se ci dirigiamo verso la navata destra, dietro l’attuale parete, all’incirca fra la prima e la seconda cappella, vi è quella che la stessa Giordano definisce «la scoperta più incredibile»: una “Madonna annunciata” databile al 1476, probabilmente eseguita da un allievo di Piero della Francesca.

Proseguendo, sempre dietro l’attuale parete, su quella più antica, all’altezza più o meno tra la seconda e terza cappella, vi è l’ormai noto affresco del “miracolo della gamba” dei Santi Cosma e Damiano, scoperto e presentato nel 1991. Così ne scriveva, nel ’94, Anna Maria Visser Travagli, allora Direttrice dei Civici Musei d’Arte Antica di Ferrara, su “Ferrara. Voci di una città”: «La visione, piena di dettagli, ha quasi un valore didascalico, con l’iscrizione illustrativa dell’avvenimento diligentemente riportata ai piedi del letto; non c’è dolore, non c’è sofferenza, non c’è sangue nella scena, tutto si svolge con naturalezza. Il malato dorme ignaro, quasi sorridendo, mentre i due Santi, sontuosamente abbigliati, maneggiano con disinvoltura gli arti che con virtù taumaturgiche stanno sostituendo. La stanza è inondata di luce e trasmette una calma tranquillità; accanto al letto vediamo il mobile coperto con una tovaglia ricamata, con la bottiglia d’acqua e il bicchiere per la notte; sulla finestra semiaperta s’intravede un vaso con una pianta verde e sulle testata del letto sono mescolati agli oggetti della stanza gli attributi dei Santi: le scatole con i medicamenti, l’ampolla con l’unguento, i libri con le prescrizioni mediche, resi con lo stesso ordine compositivo delle coeve tarsie lignee. Con questa scena, con quella successiva del gruppo di nobildonne mirabilmente acconciate e con l’immagine di uno dei santi lapidato – secondo la versione del martirio riportata da Jacopo da Varagine alla fine del XIII secolo – siamo lontani dalle astruserie, dal simbolismo e dai contorcimenti dei grandi maestri della scuola ferrarese del Quattrocento; qui c’è una chiarità inusitata di derivazione pierfrancescana; il miracolo è tale proprio per la naturalezza con la quale si manifesta; siamo più vicini all’area toscana come sensibilità e come stile e forse la mano è di un maestro di formazione o di cultura fiorentina, come di origine fiorentina poteva essere forse il committente: Baldinus, un mastro vetraio che, nel 1476, dedica una cappella in San Paolo ai Santi Cosma e Damiano, il cui culto è particolarmente radicato a Firenze».

Nel terzo affresco, dietro la quarta-quinta cappella della navata destra, vi è un enorme arcone tamponato, sottolineato da una fascia dipinta a partiture, con l’immagine del Cristo Redentore benedicente e di San Pietro con le chiavi in mano entro cornici polilobate, databile alla fine del Trecento. Nello stesso punto, più in basso, è stata rinvenuta un’altra Madonna, col manto blu, “picchiettata”, «che – spiega Barbara Giordano – ci ricorda soprattutto che c’era una grande devozione alla Madonna del Carmelo». 

Nella cappella successiva, sopra la tomba, c’è invece un affresco del XIV secolo raffigurante una “Madonna con bambino”, «ascrivibile – spiega sempre Giordano – al Terzo Maestro di Sant’Antonio in Polesine. Una figura molto delicata, con la fronte alta e lo sguardo affusolato, tipico della metà del XIV secolo».

San Paolo, quindi, ora diventa anche un laboratorio aperto, con queste meraviglie artistiche ancora tutte da analizzare e interpretare.

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Esperti da tutto il mondo per vedere i nostri tesori

La visita per ammirare, grazie alla realtà virtuale, gli affreschi nascosti. Solo l’ultima tappa di un lungo processo di valorizzazione

Lo scorso 15 maggio, nell’ambito del Salone del Restauro svoltosi a Ferrara, per la prima volta dopo oltre quattro secoli oltre 70 restauratori da tutto il mondo hanno potuto ammirare in anteprima questi affreschi nascosti. Doppio appuntamento in quella giornata storica: nel primo pomeriggio, in Fiera (Sala Antonioni), presentazione del progetto di Realtà Virtuale sulla chiesa di San Paolo e di quello simile sul Museo di Palazzo Schifanoia. Per l’occasione, sono intervenuti Andrea Griletto (Assorestauro), don Massimo Manservigi, Barbara Giordano, Antonino Libro (Agenzia Regionale Ricostruzioni), Matteo Fabbri (Tryeco 2.0 – Nuove ricostruzioni storiche di Palazzo Schifanoia), Alex Cayuela e Marco Usuelli (Elaborazione in Virtual Reality degli affreschi di San Paolo). Sono stati anche proiettati i documentari a cura del regista Fabio Martina. Replica, dentro San Paolo, nel tardo pomeriggio, per ammirare la splendida chiesa e vedere di persona la postazione con monitor e provare i visori per l’esperienza virtuale.

APRILE 2024: RIAPERTURA CHIESA DI SAN PAOLO

Risalente, nel suo primo nucleo, al X secolo, l’edificio di epoca tardo rinascimentale si trova all’angolo tra corso Porta Reno e piazzetta Alberto Schiatti, nome dell’architetto che ne progettò la rinascita tra il 1573 ed il 1611, dopo il terremoto cinquecentesco.

San Paolo viene considerata il pantheon della città in quanto ospita le sepolture di illustri personaggi di cultura, tra cui le tombe del poeta Guarino Veronese, il compositore Luzzasco Luzzaschi, di Alberto Lollio e di Giovan Francesco de Grossi (detto Siface). La chiesa – che ha annessi l’ex convento dei Carmelitani e i chiostri rinascimentali – è altresì nota per i tanti artisti che l’hanno impreziosita, tra cui Bastianino, Girolamo da Carpi, Domenico Mona e Scarsellino. A tal proposito, il Ministero dei beni culturali ha assegnato alla Soprintendenza 600mila euro per il restauro delle opere artistiche di grande pregio e degli altari laterali e delle pale per poter ospitare nuovamente i quadri (fin da subito messi in deposito).

La riqualificazione e il restauro dell’edificio ha comportato un doppio stanziamento, per un totale complessivo di 3,8 milioni di euro (3 milioni di finanziamento ministeriale del Ducato Estense e 850 mila di fondi regionali post sisma). In base a una specifica convenzione, per poter realizzare gli interventi, il Comune di Ferrara è stato stazione appaltante. All’imponente edificio di piazzetta Schiatti/corso Porta Reno e al cantiere interno ed esterno terminato il 31 gennaio 2024, l’UCS-Ufficio Comunicazioni Sociali della nostra Arcidiocesi ha dedicato un video dal titolo “L’oro e il mistero” curato da mons. Massimo Manservigi (parroco di san Paolo e Direttore dell’UCS) e Barbara Giordano; l’oro è l’originario colore dominante all’interno della chiesa, riemerso grazie ai lavori di restauro, segno dell’importanza ricoperta nei secoli dalla chiesa. La chiesa è stata ufficialmente riaperta il 27 aprile 2024 con la S. Messa presieduta da mons. Gian Carlo Perego e animata dal “Coro e Orchestra Immacolata”. Ricordiamo che la chiesa di san Paolo era chiusa dal 2006, e la sua stabilità si era aggravata col sisma del 2012. Dal settembre 2023, la parrocchia di San Paolo fa parte, assieme alla parrocchia di Santo Stefano, di un’Unità Pastorale  guidata da mons. Massimo Manservigi.

I TESORI RIEMERSI NEGLI ULTIMI ANNI

Durante i lavori di questi anni (iniziati a gennaio 2022 e realizzati dal raggruppamento temporaneo di imprese composto dalle ditte Leonardo Srl – Direttore cantiere, Andrea Natalucci – e Lolli Raffaele impianti Srl di Bologna), innanzitutto è riemersa la colorazione dorata dei pilastri e delle pareti (ad esempio nella Cappella del Carmine, nella navata di sinistra), ma anche, sotto alcune delle tinte del secolo scorso, alcuni magnifici affreschi rinvenuti nei catini absidali nelle navate laterali, raffigurazioni significative forse databili al XVI secolo, antecedenti al sisma del 1570. La speranza è di far riemergere ancora di più questi straordinari volti e figure, come alcuni rifacimenti ottocenteschi nel catino absidale. Altre scoperte riguardano firme di pittori, soprattutto del XIX secolo, intervenuti soprattutto nelle volte della navata centrale, e in quelle del transetto. Artisti a noi sconosciuti ma che proverebbero come tutta la pittura seicentesca, iniziata dopo il sovracitato terremoto, sia stata molto rimaneggiata nell’Ottocento. E ultimo, ma di certo non meno interessante, nella navata destra, in uno spazio di servizio dov’era stata progettata una scala di accesso al sottotetto, è stata rinvenuta una nicchia sotto l’intonaco: al di là di questa, è stata scoperta una tomba con resti umani, uno stupendo soffitto stellato e sulle pareti laterali un affresco di pregio raffigurante una città – molto probabilmente Gerusalemme -, e un albero della Vita con la crocifissione.

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 23 maggio 2025

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