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«Nessun anonimo fra i poveri»

12 Mar

Giornata diocesana povertà: in cammino assieme e la storia di Annalena Tonelli

«Solo l’amore fa respirare, crescere, fiorire»: questa frase di Annalena Tonelli, missionaria uccisa in Somalia nel 2003, è l’immagine migliore per raccontare la Giornata diocesana dedicata alle diverse forme di povertà dello scorso 9 marzo.

Circa 150 i presenti totali alle diverse tappe del pomeriggio comunitario: nella sede della Caritas diocesana in via Brasavola a Ferrara, alcuni operatori e volontarie hanno accolto ilVescovo e i presenti per un primo momento di preghiera. A seguire, cammino potenziale dietro una semplice croce di legno della Basilica di Santa Maria in Vado, essa stessa immagine di povertà, di umiltà. Poi, l’arrivo nella Basilica stessa per la liturgia penitenziale comunitaria e infine nel Monastero del Corpus Domini per lo spettacolo-testimonianza “Quell’incontro”della Compagnia forlivese teatrale “Quelli della via”, dedicato proprio ad Annalena Tonelli (all’interno dell’Ottavario di S. Caterina Vegri).

A S.M. in Vado è stato donAndrea Zerbini, Presidente dell’UP Borgovado, a leggere la traccia per l’esame di coscienza scritto dagli Uffici pastorali diocesani assieme ai responsabili dei Vicariati cittadini.

ANNALENA, «VERITÀ SCOMODA»

È il 5 ottobre 2023 quando, al rientro dopo la visita serale agli ammalati, Annalena Tonbelli viene uccisa da due sicari con un colpo alla nuca. Aveva 60 anni. Nel tardo pomeriggio del 9 marzo era strapieno il coro della chiesa del Monastero del Corpus Domini per lo spettacolo a lei dedicato, con una decina di ragazze e ragazzi della Compagnia “Quelli della via” e Andrea Saletti, nipote di Annalena Tonelli. Suor Paola Bentini delle Clarisse ha raccontato:«ho conosciuto personalmente Annalena, e quindi mi comuovo a ricordarla. Ci insegna l’importanza di imparare a sperare e di insegnare a sperare». Mons.Perego ha poi ricordato di averla conosciuta nel 2002 in Caritas italiana: «ricordo una donna che ti faceva sempre riflettere, provocando profondamente la tua fede a essere autentica».

Letture, testimonianze, aneddoti e riflessioni si sono alternate a danze, musiche, canti africani e coreografie semplici e festose.

«La sua vita – ha detto il nipote Andrea – è un mistero e come tutti i misteri appartiene a Dio». È a 19 anni che scopre gli ultimi degli ultimi, quei «brandelli di un’umanità ferita», come li chiamava. È scesa nella terza classe dell’umanità, di fianco a coloro che nessuno voleva». Dopo l’esperienza nel brefotrofio di Forlì, a 27 anni parte per il Kenya dove fin da subito è al fianco di bimbi ciechi, sordi o dei cosiddetti bambini-ragno. «Diventa loro madre», fa nascere la “Fraternità della gioia” e apre scuole e ospedali. «Non voglio che esistano anonimi fra i poveri», diceva. «Annalena riusciva a vedere il fiore che saresti potuto diventare», è la testimonianza di una keniota da lei salvata all’età di 6 anni.E poi sarà in Somalia, con lo stesso spirito, e al fianco anche dei malati di tubercolosi: «da soli non fioriranno mai, hanno bisogno che qualcuno li aiuti», diceva dei suoi poveri. «Prima di lei, nessuno sapeva il mio nome», testimoniò un altro bambino da lei salvato. Ma in Somalia iniziano anche le accuse da parte dei potenti, le minacce.Emanuele Capobianco, allora giovane medico Unicef, raccontò: «era libera nella propria radicalità» , «una verità scomoda», «elegante come un airone e forte come l’acciaio».

Queste le altre Giornate giubilari inDiocesi: 12 aprile coi giovani nella Concattedrale di Comacchio; 7 giugno nella chiesa di Tresigallo  Veglia diocesana di Pentecoste; 14 settembre nella chiesa di Gavello Giornata dedicata agli anziani.

(Foto Roberto Fordiani)

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Lasciarci andare al Mistero, oltre le nostre logiche: Chiara Scardicchio al Corpus Domini

Dopo gli incontri del 1° marzo – “Dio non dorme”, con Joy Ezekiel e sr Rita Giaretta – e del 2 marzo – con l’arpista Chiara Conato e le letture di Luigi Dal Cin -, la sera del 7 è stata Chiara Scardicchio, nota pedagogista e autrice, la protagonista del nuovo incontro nel Monastero delle Clarisse. Nel calendario degli incontri dell’Ottavario di Santa Caterina Vegri (che ha visto anche lo spettacolo su Annalena Tonelli il 9, v. art. sopra), Scardicchio – partendo dal suo  libro “La ferita che cura. Il dolore e la sua collaterale bellezza” (ed. AnimaMundi) – ha meditato  sull’eterna domanda di Giobbe – di ogni persona («Perché il dolore?»). «Il giorno in cui sono caduta nell’abisso – ha detto Scardicchio – cercavo di resistere, di combattere, cercavo una logica». Questo perché «siamo abituati a immaginare Dio come l’appagatore dei nostri desideri, a nostra immagine e somiglianza». Ma «il Signore ci invita a lasciare, a lasciar andare, a non possedere, a contemplare, cioè a non giudicare – l’atto più difficile da compiere»; quindi, «a fare spazio al Suo avvento, che tutto scompiglia».

Ciò, per arrivare alla consapevolezza che anche «il buio è necessario alla luce» e infatti «è dall’abisso» – dagli inferi – «che Dio risorge». Il dolore «o ci atterrisce o ci rivoluziona: le nostre morti quotidiane sono ricapitolazioni, scuotono il nostro ordine», mentre quest’ultimo «non muove, non crea. È dallo scorticamento che nasce una vita più nuova». «La custodia di Nostro Signore – ha poi concluso – è il sacro, il Mistero, ciò che non si può possedere né consumare». Né lamento né cinismo, quindi, ma abbandono a questo Mistero che sempre ci oltrepassa, insegnandoci quel limite che ci è necessario per essere davvero umani.

Andrea Musacci

Pubblicati sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 14 marzo 2025

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(Foto Alessandro Berselli)