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Dagli angeli ai suini: una Porta, mille usi

21 Dic

Porta degli Angeli a Ferrara. Perché da molti è chiamata “Casa del boia”? Ecco alcune ipotesi

di Andrea Musacci

A volte le vicende della storia rendono l’identità di un luogo tormentata, complessa, imprevedibile. E capita anche che nessuna tragedia si tramuti in farsa ma che un’ironia diabolica trasformi spazi di lusso e potere in patiboli, veri o immaginari. È il caso della Porta degli Angeli, stupenda e travagliata (spesso abbandonata o sottoutilizzata) struttura alla fine di corso Ercole I d’Este, luogo di fascino e ristoro per “pellegrini” più o meno sportivi che amano solcare il lungo braccio murario di Ferrara. Soglia, anche, fendente la città all’altezza del Parco Urbano.

Da molti ancora denominata “Casa del boia” (“Ca’ dal boia”), ma a torto: questo inganno deriva dalla falsa convinzione che o la Porta stessa o l’edificio antistante, oggi sede del “Tiro a Segno Nazionale”, anticamente ospitasse la residenza del temuto carnefice. Di sicuro, diverse in passato furono le abitazioni cittadine del boia. Una, documentata, al civico 27 di via San Romano, di fianco al Museo della Cattedrale. Un’altra in quella che nel 1908 diventò via della Concia. Oppure, come scrive Francesco Scafuri, la denominazione “Casa del Boia” applicata alla Porta degli Angeli «è entrata da qualche tempo nell’uso comune di molti ferraresi forse perché la storica costruzione prima dei restauri appariva isolata, poco illuminata, assumendo così un aspetto quasi sinistro» (“Porta degli Angeli o Casa del boia?”, cronacacomune.it, 2002). O ancora, «forse alle “grida” dei maiali al macello, così simili a quelle umane, si deve il nome di casa del boia», ipotizza Silvana Onofri (“Archeologia urbana. La Porta degli Angeli e le mura rossettiane”, “Quaderni dell’Ariosto”, n. 62).

VARCO DEI POTENTI

Di certo, c’è che la Porta che prese il nome dalla vicina chiesa di Santa Maria degli Angeli (distrutta nel XIX secolo), era stata prevista alla fine del Quattrocento nel piano dell’Addizione Erculea in fondo alla via degli Angeli (oggi Corso Ercole I d’Este) in ricordo del duca che, insieme all’architetto Biagio Rossetti, realizzò a partire dal 1492 l’ampliamento della città a nord del Castello Estense. «Nel periodo estense – scrive ancora Scafuri – la Porta degli Angeli era considerata una delle strutture più prestigiose dell’intera cerchia muraria, perché di norma da qui entravano ed uscivano non solo i duchi quando si recavano a caccia nel Barco (oggi “Parco Urbano”), ma anche i personaggi importanti e gli ambasciatori; questi ultimi erano sottoposti in ogni caso ad un accurato controllo in prossimità ed in corrispondenza della Porta, difesa da un efficiente sistema militare. Tra i nobili che la attraversarono, ricordiamo il futuro re di Francia Enrico III, che nel 1574 fu accolto da un arco trionfale, allestito per l’occasione proprio nei pressi del “nobile accesso”». E come scrive ancora Onofri, «tradizione vuole che da questa porta sia uscito Cesare d’Este, l’ultimo duca di Ferrara quando, nel 1598, la città fu devoluta allo Stato Pontificio e che immediatamente dopo, in ricordo dell’evento, il fornice a nord sia stato murato. Si tratta solo di una leggenda, dato che nel XVIII secolo la porta era ancora aperta con funzione di dogana».

MATTATOIO E CASA DI FAMIGLIA

È documentato, invece, che dal 1820 divenne un macello – o mattatoio – per maiali e poi magazzino e polveriera. A proposito di questa ultima truce dimora dei suini, lo scavo effettuato nel 1986 nell’area immediatamente a Sud della Porta ha rivelato un piccolo pozzo a destra della porta e parte di muri perimetrali dei box, appartenenti alle strutture del macello. Inoltre, le Mura divennero terreno rustico prativo concesso in appalto per la falciatura e raccolta dei foraggi e il camerone della Porta usato come magazzino. E infine, fino al 1984, abitazione privata: «dal 1945 al 1984 (…) la struttura era diventata casa d’abitazione di una famiglia affittuaria del Comune: nonni, figlia, genero e due nipoti. Il genero era falegname e aveva il suo laboratorio sopra la torre, i suoi due figli vi erano nati e adolescenti scorrazzavano nel sottomura, dove era anche l’orto tenuto dai nonni» (articolo a cura di “Arch’è”, cronacacomune.it, 2012).

DALLE TORTURE AL TURISMO

Dopo anni di quasi totale inutilizzo, in futuro la Porta degli Angeli diverrà il punto di riferimento per promuovere la fruizione turistica e culturale del sito UNESCO “Ferrara città del Rinascimento e il suo Delta del Po”. «All’interno dell’edificio – è stato spiegato dal Comune – sarà allestito un percorso di visita, sviluppato sulle due sale al piano terra. (…) Il percorso guiderà i visitatori attraverso testi, immagini e video alla scoperta del patrimonio culturale e naturale identificativo dei riconoscimenti per l’inserimento di Ferrara e il suo Delta del Po nella lista del patrimonio mondiale».

(Oltre alla citata Onofri, grazie anche a Claudio Gualandi, Linda Mazzoni, Carlo Magri e Marialucia Menegatti per l’aiuto)

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 20 dicembre 2024

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