Tag Archives: Joy Ezekiel

«Ho rivisto la luce e ho capito che Dio era sempre stato con me»

7 Mar

La storia di Joy Ezekiel, 31enne nigeriana, salvata dall’inferno della prostituzione. La sua testimonianza dalle Clarisse a Ferrara assieme a suor Rita Giaretta

«Ero diventata una merce, gli uomini mi compravano dopo avermi chiesto “quanto costi?”. Poi, grazie a suor Rita, sono rinata, ho rivisto la luce e ho capito che Dio era sempre stato con me».

Un centinaio di persone lo scorso 1° marzo nel coro del Monastero del Corpus Domini di Ferrara ha assistito commosso alla testimonianza di Joy Ezekiel, giovane nigeriana salvata da suor Rita Giaretta e dalla sua comunità dall’inferno della prostituzione. È stato l’incontro di apertura dell’Ottavario di santa Caterina Vegri, nel quale è intervenuta anche suor Giaretta e ha moderato Piera Murador (ComunitàPapa Giovanni XXIII).

JOY: DALL’INFERNO A QUELL’ABBRACCIO CHE LIBERA

«Portare la mia testimonianza in giro per l’Italia è un gesto missionario, per dare speranza a più persone possibili!, ha  raccontato Joy, sempre col sorriso e con un’energia coinvolgente.

«Non voglio essere compatita ma dire “ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu, ci si può sempre rialzare”. Ero arrivata a un punto della mia vita che ero molto arrabbiata con Dio, perché era troppa la sofferenza che avevo vissuto. Ma dopo 1 anno di torture e violenze subite, ho conosciuto suor Rita che mi ha permesso di aprire la finestra e di vedere una vita nuova». Ora Joy ha 31 anni, ma nel 2016 ha lasciato il suo Paese, la Nigeria, «perché ingannata dalla mia famiglia e dalla pastora di una Chiesa nigeriana, amica di famiglia. Mi aveva proposto di venire in Italia per lavorare come badante. Non potevo rifiutare l’offerta, mi avrebbero isolata in tutto il villaggio dove vivevo». Inizia l’inferno del viaggio e «capisco che è tutto un inganno: arrivo prima in Niger poi in Libia, poi attraverso il mare in Italia. Prima della Libia attraverso con altri il deserto, dove la sabbia cade come pioggia e ti entra in bocca a causa del vento.E dove le persone a volte venivano buttate giù dalle auto e lasciate morire lì da sole.Intorno a me non vedevo via d’uscita. La notte era fredda, non avevamo cibo e bevevamo solo acqua salata. Non ero più nulla. Non potevo nemmeno lamentarmi altrimenti mi avrebbero uccisa». Poi l’arrivo nel lager di Tripoli, dove «non c’era nulla», solo disperazione e grida, migliaia di persone rinchiuse, donne e uomini insieme:«a volte, di notte, si sentivano le grida di donne che venivano stuprate, e non potevi fare nulla per difenderle. Sono stata 4 mesi lì dentro. Si è affezionata a me, e io a lei, una ragazzina di 13 anni, Grace.Un giorno, noi due e altre 8 donne siamo state rapite da 7 arabi, legate e stuprate tutta la notte. Sentivo le urla di Grace, pensavo a lei, non a me». Grace che poi è morta fra le sue braccia, il suo corpo non ha retto le violenze. Le sue ultime parole a Joy sono state: «Prega per me». «Mi sono chiesta: “Perché lei e non io?”. Non so nemmeno dov’è stata seppellita. E così sul gommone, una madre aveva il suo bimbo di appena 2 giorni, e anche lui non ha resistito, è morto in mare e sua madre sollevandolo al cielo gridava: “Dio, dove sei?Salvaci!”». Poi l’arrivo a Bari, l’incontro con la madre della pastora del villaggio nigeriano. Che la porta a Castel Volturno e le dice: «mi devi ripagare il debito di 35mila euro per il tuo viaggio». Da lì un altro inferno, ancora peggiore: «le violenze che ho subito in Libia quella notte le ho subite tante notti a Castel Volturno.Ero diventata una merce, solo una merce.Gli uomini, tanti uomini, ogni notte si fermavano e mi chiedevano “quanto costi?”. Un giorno scoprii anche di essere rimasta incinta di uno di loro ma chi mi sfruttava mi obbligò ad abortire. Ero solo una bambola, e il bancomat di quella madame che mi sfruttava. Al secondo tentativo di fuga, sono riuscita nel mio intento e la polizia mi ha poi portato a “Casa Rut” a Caserta. Ero spaventata ma suor Rita mi si è avvicinata e mi ha abbracciato. Finalmente, una persona mi ha abbracciato non per avere sesso ma per aiutarmi. Mi ha fatto il segno della croce sulla fronte e mi ha detto “benvenuta!”». Poi il primo pasto nella nuova casa – «il brodo», ricorda ancora – «ed ero incredula: di notte, nessuno mi svegliava per andare sulla strada! Dio non dorme, era sempre stato lì con me. Dio non è né lento néveloce: è sempre in orario».

Dio – ha proseguito Joy – ha trasformato la mia sofferenza in gioia, e io sono tornata a utilizzare il mio nome, dato che quando mi facevano prostituire mi obbligavano a chiamarmi Jessica. Ogni dolore, anche piccolo, è una porta», sono state ancora sue parole: «qualcuno da fuori può bussare per voler entrare ed aiutarti».

Joy ha poi raccontato la sua nuova vita nella luce:una volta salvata, «volevo farmi suora, ma suor Rita mi ha detto “aspetta e fai il tuo percorso, poi capirai a cosa sei chiamata dal Signore”. Ho fatto la terza media, poi un tirocinio nella cooperativa “New Hope” fondata da suor Rita, lavorando in una sartoria tecnica. Poi nel 2022 mi son trasferita a Roma con lei, vivendo nella “Casa Magnificat” (sempre da lei fondata, ndr), ho preso un primo diploma come mediatrice culturale, lavorato in una rete antitratta, ho fatto 1 anno di Servizio Civile nel Comune di Roma, poi mi sono diplomata come OSS e fatto un tirocinio in ospedale. Ora lavoro, tramite una cooperativa e con un contratto a tempo indeterminato, a domicilio nell’assistenza di persone anziani o disabili. E lo scorso autunno mi sono sposato in chiesa con Andrea, che ho conosciuto grazie a un ascensore rotto…».

SUOR RITA: «IMPARIAMO AD AMARE PER DIFENDERE L’UMANO»

Joy e tante come lei «sono giovani donne derubate della loro dignità. Il male schiaccia queste persone, e c’è chi lo provoca.Per questo, dobbiamo alzare la voce. I cristiani, che dovrebbero incarnare il Vangelo, non devono tacere ma recuperare il coraggio di una voce forte a difesa della dignità infinita delle persone». Così suor Rita Giaretta nel suo appassionato intervento al Corpus Domini di Ferrara.

«A forza di silenzio, però, il mondo sta marcendo. Il Vangelo è sovversivo, rovescia le nostre logiche. Oggi, invece, c’è la tendenza a mercificare tutto, l’altro è solo mezzo per il mio interesse e il mio godimento», ha proseguito. Joy è «segno di speranza. Joy – ha poi detto rivolgendosi alla ragazza -, fai in modo che le nostre vite non restino come prima! Lei ci chiede l’autenticità di essere cristiani. Decidiamo, quindi, da che parte stare, scegliamo di stare dalla parte di chi ha bisogno, della dignità, dalla parte del Vangelo».

Ognuno «nel cuore di Dio è pensato come una meraviglia», ha proseguito suor Rita. «Non si tratta tanto di “fare” ma soprattutto e innanzitutto di voler bene, di amare, per far risorgere, per dare una vita nuova» alle ragazze come Joy. “Non ho mai ricevuto il bacio della buonanotte”, mi ha detto una volta una giovane accolta dopo esser stata costretta a prostituirsi. Facciamo dunque una resistenza per difendere ciò che è umano. Niente pietismo o assistenzialismo ma far sentire queste persone speciali, far fiorire quel fiore che è dentro il loro cuore».

***
Gli altri incontri
Il 2 marzo dalle Clarisse, per l’Ottavario, vi è stato un momento di ascolto dal titolo“Aria di speranza, per Arpa – Chiara Conato – e narrazioni – Luigi dal Cin – parole private dette in pubblico”. Venerdì 7 marzo, ore 21, invece, la pedagogista Chiara Scardicchio coinvolgerà in un percorso molto particolare. Il punto di partenza sarà uno dei suoi ultimi libri, “La ferita che cura”, il dolore e la sua collaterale bellezza. Non sarà una conferenza, ma un momento di contemplazione, un esperimento che ha assunto la forma di piccolo teatro di narrazione. Amore, dolore e bellezza è ciò che ha segnato anche l’esperienza di Annalena Tonelli, che di ferite ne ha curate tante e con un’unica ferita – una pallottola nel capo – ha sigillato la sua testimonianza tutta spesa per i poveri. Sulla sua vita domenica 9 marzo, ore 17.30, la compagnia teatrale “Quelli della via” di Forlì proporrà uno spettacolo-testimonianza.

(Foto Roberto Targa)

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 7 marzo 2025

Abbònati qui!