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Minori stranieri non accompagnati, serve una rete di aiuto per salvarli

8 Mar

Il 1° marzo a San Giacomo Apostolo la tavola rotonda della Papa Giovanni XXIII col Vescovo, il Prefetto, le testimonianze di un giovane migrante e di chi è in prima linea: storie e progetti

di Andrea Musacci

“Esserci per accogliere. Ascoltare per custodire” è stato il titolo dell’importante tavola rotonda sul tema dell’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati (MSNA) tenutasi lo scorso 1° marzo nei locali di San Giacomo Ap. a Ferrara, organizzata dalla Papa Giovanni XXIII e moderata da Elisa Calessi, giornalista Rai di Porta a porta.

I DATI. «SERVONO PIÙ TUTORI»

Dopo la presentazione di Caterina Brina (Papa Giovanni XXIII), è intervenuto il nostro Arcivescovo mons.Gian Carlo Perego (Presidente Fondazione Migrantes), che ha preso le mosse dai recenti dati pubblicati dal Ministero del Lavoro, raccolti attraverso il SIM (Sistema Informativo nazionale dei Minori non accompagnati): al 31 dicembre 2024 erano presenti in Italia 18.625 MSNA. Di questi, il 15% ha meno di 14 anni ed il 12% sono ragazze. Aumentano le femmine e si abbassa sempre più l’età. «In Italia – ha detto mons.Perego -, sono sostanzialmente due le stagioni che riguardano gli MSNA: la prima è a inizio anni ’90, con l’arrivo in particolare di albanesi, rumeni e bulgari; la seconda, dal 2015 in poi, con picchi di 35mila MSNA annui». Dei 18.625 MSNA presenti in Italia, il 53% arriva dal mare, il 47% da terra (camion, volo in aereo, rotta balcanica ecc.). Il 12% sono femmine, un numero in aumento negli ultimi anni, e il 46% di queste ha tra i 7 e i 14 anni. Per quanto riguarda in particolare i maschi, i più piccoli di loro han perso la madre o i genitori durante la traversata in mare. Questi provengono da 66 Paesi, di cui quasi il 70% da 33 Paesi africani, e i restanti dall’estEuropa, da Paesi asiatici o latino-americani. Per quanto riguarda i maschi, negli ultimi anni vengono principalmente (il 75%) da – in ordine – Egitto, Ucraina, Gambia, Tunisia, Guinea, Costa d’Avorio, Albania, Bangladesh,Pakistan. Le femmine invece sono la quasi totalità ucraine e una minoranza ivoriane. Le Regioni che più accolgono gli MSNA sono Sicilia, Lombardia, Campania, Emilia-Romagna e Lazio. E l’86% è ospitato come prima accoglienza in strutture di emergenza o temporanee. Parte degli ucraini in questi 3 anni di guerra è stato accolto da famiglie ucraine già residenti nel nostro Paese.

«Ma chi li tutela?», si è chiesto il Vescovo. Domanda scottante, che ha aperto un interessante dibattito in sala: «prima della Legge Zampa del 2017, erano i Sindaci ad avere la tutela degli MSNA.Un compito arduo visti i numeri importanti. Ma la Legge Zampa non ha ancora i decreti attuativi, cioè le gambe per camminare.Oggi in Italia i tutori riconosciuti per gli MSNA sono 3783: un numero palesemente insufficiente. C’è anche da dire – ha proseguito mons. Perego – che il 35% degli MSNA si allontana volontariamente dalla struttura dov’è accolto, per lasciare l’Italia, che vede quindi solo come tappa intermedia». L’impegno coordinato di associazioni e istituzioni è, dunque, fondamentale: a fine dibattito, mons.Perego ha sottolineato con amarezza come «inItalia solo 80 Prefetture hanno un Consiglio territoriale per l’immigrazione funzionante».

PROGETTO ALLA CITTÀ DEL RAGAZZO

E dopo il Vescovo è intervenuto proprio il Prefetto di Ferrara Massimo Marchesiello: «ringrazio – ha esordito – chi nel nostro territorio fa accoglienza di MSNA». Dal 2017 al 2023 Marchesiello è stato prima Prefetto di Gorizia e poi di Udine, e a S. Giacomo ha quindi raccontato anche alcune esperienze positive in queste aree di frontiera che ha potuto vedere coi propri occhi, per poi ricordare il progetto che «come Prefettura diFerrara abbiamo avviato assieme a mons.Perego nella Città del Ragazzo di inserimento lavorativo per gli MNSA, con anche un percorso formativo e di alfabetizzazione».

L’ÉQUIPE DELL’AUSL FERRARA

Un ruolo fondamentale per gli MSNA lo svolge l’AUSL Ferrara, rappresentata nella tavola rotonda da Annalisa Califano che ha parlato del progetto dell’équipe multidisciplinare e multiprofessionale – interna proprio all’AUSL di Ferrara – , nata 1 anno e mezzo fa (e presente anche nelle altre AUSL della nostra Regione) e composta da un mediatore culturale, «indispensabile per costruire un rapporto col presunto minore»: un assistente sociale dell’ASP di Ferrara (invitato all’incontro del 1° marzo, invito che ha però declinato); un neuropsichiatra e una psicologa di psicologia infantile; un pediatra.«Abbiamo – ha aggiunto – un ambulatorio dentro la Casa della Comunità (Cittadella San Rocco, Ferrara, ndr) per l’accertamento del MSNA.Qui si compie un primo colloquio, molto doloroso, nel quale al presunto minore si chiede di ripercorrere la propria storia, spesso fatta di povertà, scarsa scolarizzazione, problemi lavorativi, abusi, violenze, torture subite durante il viaggio».

E a proposito della famosa “radiografia dei polsi” che si compie per valutare la maggiore età o meno del giovane migrante, Califano ha spiegato che «vale solo come primissimo accertamento, al quale poi ne devono seguire altri». È, dunque, un percorso lento e complesso: «ci interessiamo – ha aggiunto – della sua salute complessiva, comprendente anche l’alfabetizzazione, la conoscenza dei propri diritti, della terra che lo ospita».

“CASA DELL’ANNUNZIATA” 

In collegamento con San Giacomo c’era Giovanni Fortugno, Responsabile  di “Casa dell’Annunziata”, comunità di accoglienza per MSNA nel centro di Reggio Calabria. «Siamo nati 10 anni fa – a fine 2014 – grazie anche all’impegno di mons. Gian Carlo Perego e della Migrantes. Accogliamo bambini e ragazzi dai 9 ai 17 anni di età. Appena li accogliamo – ha spiegato -, togliamo loro lo smartphone per evitare che i trafficanti continuino a contattarli. Successivamente, gliene diamo un altro per tenersi in contatto coi familiari. E stiamo lavorando anche a progetti per i neomaggiorenni». Iniziai andando in Grecia, a Patrasso, dove vidi bimbi soli anche di 6-8 anni». Tra il 2014 e il 2019, sono ancora sue parole, «a Reggio Calabria sono arrivati quasi 8mila MSNA, numeri enormi per una realtà come la nostra, non attrezzata per questo tipo di accoglienza. Personalmente ho assistito a circa 400 sbarchi di migranti: ho visto uomini senza reni, perché asportati per il commercio illegale, gravemente ustionati, feriti, senza un occhio o un orecchio, con gli arti amputati a causa della disidratazione, fortemente denutriti, alcuni arrivati morti».

LE STORIE DEI BIMBI

Il giornalista Luca Luccitelli è insieme a Fortugno co-autore del libro “Figli venuti dal mare”: «sono 200 le storie che ho raccolto da Fortugno e una parte di esse le raccolgo nel libro: lui ci ha messo la vita, io le parole», ha detto. «Nel volume inizio dalle storie di chi non ce l’ha fatta, come una mamma somala e il suo bimbo, morti durante la traversata. O di quei tre bimbi – uno afghano, uno eritreo, l’altro dall’Africa occidentale – che hanno camminato da soli per alcune migliaia di km». Questi minori durante la loro odissea «sono potenzialmente vittime di qualsiasi tipo di abuso e violenza.E tra loro aumentano gli under 14 e le femmine, regolarmente abusate sessualmente durante il tragitto. A Reggio Calabria – ha proseguito – ho incontrato Fatima (nome di fantasia, ndr), bimba siriana col volto gravemente ustionato ma con uno sguardo sempre solare.Abbiamo poi constatato essere stata vittima di una delle bombe chimiche dell’esercito di Assad.Operata a Beirut, poi da lì ha viaggiato da sola fino in Italia, passando per la Libia (Bengasi), traversando il mare e arrivando a Roccella Jonica. Il padre le ha pagato il viaggio tra i 4 e i 6mila euro, indebitandosi pesantemente».

LA STORIA DI FAKOLI

Fakoli Sibide è invece il nome di un ragazzo senegalese di 18 anni, accolto alla Città del Ragazzo di Ferrara. A San Giacomo è intervenuto per raccontare la sua storia: «due anni  fa – ha detto – ho lasciato il mio Paese e la mia famiglia, e ho attraversato il Mali, il Niger,  la Tunisia e poi con un barcone sono arrivato in Italia». In Tunisia è rimasto 5 mesi, durante i quali ha anche lavorato in campagna. Fakoli ha viaggiato in parte a piedi, in parte in autobus, dormendo anche per strada. Sogna di fare il meccanico: alla Città del Ragazzo, infatti, ama molto il corso di meccanica che sta seguendo.

L’incontro è stato ulteriormente arricchito da alcuni interventi dal pubblico (una 70ina i presenti), fra cui Enrico Beccarini, Presidente Associazione “Tutori nel Tempo” di Ferrara (la prima nata in Italia, nel 2016): «inItalia – ha detto – ci sono 3 mila tutori, ma solo una piccola percentuale di questi riceve la nomina dal Tribunale dei minori. A Ferrara, ad oggi solo 2 su 28». Paola Mastellari, Presidente Associazione “Tutori Volontari Emilia-Romagna” ha invece spiegato come nella nostra Regione esiste anche un’altra associazione di tutori, a Bologna. «Sono 200 – ha aggiunto – i tutori in Emilia-Romagna, a fronte di 1406 MSNA (dati Ministero al 31 gennaio 2025)». Numeri bassi, che hanno conseguenze serie sulla vita di questi giovani.

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 7 marzo 2025

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Minori, stranieri, soli: angeli custodi in carne e ossa li affiancano

25 Mar

Sono i tutori volontari (a Ferrara una 50ina), adulti formati che accompagnano fino ai 18 anni (e spesso oltre) giovani stranieri non accompagnati, evitando loro di cadere nelle fauci della criminalità

mnsaPunti di riferimento fondamentali per minori stranieri non accompagnati (MSNA), con alle spalle un vissuto di violenza e abbandono, e un pungolo per l’intera comunità ospitante affinché tutta intera diventi accogliente nei confronti di questi giovani. Non è per nulla irrilevante – men che meno in questo periodo, con le conseguenze del DL Sicurezza – il ruolo dei tutori volontari che affiancano e rappresentano legalmente fino ai 18 anni ragazze e ragazzi migranti accolti nella comunità SPRAR Minori di Ferrara. Di questo si è discusso la mattina di sabato 23 marzo nella Sala consiliare del Municipio di Ferrara in occasione del seminario “Tutori nel tempo. Rappresentare e sostenere i minori stranieri soli nella nostra città”. L’incontro, moderato dal responsabile Ufficio stampa del Comune, Alessandro Zangara, ha visto come primo intervento quello di Clede Garavini, Garante dell’infanzia e dell’Adolescenza dell’Emilia-Romagna (figura che promuove la formazione dei tutori volontari per MSNA in Regione), la quale ha spiegato come in Regione al 31 dicembre 2018 i MSNA censiti isono 792 (è la terza regione in Italia dopo Sicilia e Lombardia), e attualmente sono circa 20 in meno. Solo due anni fa erano 1081, e sono diminuiti per il calo degli sbarchi che impedisce loro di arrivare in Italia, costringendoli a rimanere in Libia. Di questi, il 92,7% sono maschi e circa l’85% ha 16 o 17 anni. Nella nostra Regione sono 111 le comunità attrezzate per accoglierli, ai quali è offerta, tra le possibilità, di essere seguiti da un tutore volontario (che sono nominati dal Giudice tutelare e dal Tribunale per i minorenni, prima di prestare giuramento), che “per loro possono essere un punto di riferimento importante, anche in quanto rappresentanti della comunità locale, oltrechè una grande risorsa per la stessa, in quanto promotori di partecipazione e stimolo per le istituzioni”. Nelle comunità dove sono accolti, i MSNA studiano, imparano la lingua italiana, fanno laboratori manuali, formazione lavoro, tirocini formativi e attività esterne. Fra le criticità riscontrate dalle comunità stesse, vi sono “la difficoltà ad acquisire del tutto l’autonomia, la difficoltà ad accedere a tirocini lavorativi, quella a ricongiungersi con i propri famigliari all’estero”. Fra le proposte, invece, la Garavini ha sottolineato il “favorire maggiormente la loro inclusione, soprattutto con i coetanei già residenti, sensibilizzare i servizi sociali, promuovere l’accesso al mondo del lavoro, valorizzare le procedure per il ricongiungimento famigliare e promuovere la formazione di più tutori”. Da settembre 2017 a dicembre 2018 sono state oltre 300 le domande ricevute per partecipare a corsi di formazione per tutori volontari, che sono in prevalenza donne (73%), hanno meno di 45 anni (il 43%) – mentre il 15% ha invece fra i 25 e i 35 anni – e quasi 2/3 di loro sono laureati. A Ferrara e provincia, invece i MSNA sono 29, 15 sono le tutele volontarie avviate ad altrettanti MSNA, con più di 50 tutori volontari formati. Elena Buccoliero, sociologa e giornalista, referente dell’Ufficio Diritti dei Minori del Comune di Ferrara oltre che giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Bologna, ha raccontato come sono nati a Ferrara i primi corsi per diventare tutori volontari, con il coinvolgimento, oltre che dell’ASP e del CSV, anche di Daniele Lugli – che è intervenuto -, Difensore civico della Regione Emilia-Romagna negli anni 2008-13 con un impegno specifico per promuovere la tutela volontaria. “Già nel 2011 – ha spiegato – abbiamo iniziato ad occuparci nello specifico di MSNA, cercando di rispondere alla loro esigenza di libertà e sviluppo come persone”. Alcuni passaggi “storici” sono nel febbraio 2016 la prima nomina di una tutrice a favore di una bambina italiana e, nel novembre dello stesso anno, la nascita dell’associazione – prima in Regione di questo tipo – “Tutori nel tempo”, che contava 13 soci fondatori, ai quali se ne sono poi aggiunti 18. A nome dell’Associazione sono intervenuti Paola Mastellari e Massimo Sartori, che hanno posto l’accento sull’importanza di “accompagnare qualcuno che è in una situazione di bisogno, creando nel tempo un rapporto di fiducia, mettendosi in relazione diretta con la persona, in un rapporto di prossimità, per prevenire eventualmente anche situazioni di marginalità sociale”. A seguire, sono intervenuti Marco Orsini della coop. CIDAS, Valentina Dei Cas (Asp Ferrara), Giordano Barioni, che nell’Istituto don Calabria di Ferrara coordina la comunità SPRAR Minori (oggi SIPROIMI), con “una decina di operatori che seguono i ragazzi lungo l’intera giornata, pulendo i loro fiumi di rabbia e le loro frustrazioni. Dopo le tante violenze e i soprusi subiti – ha proseguito -, per avere fiducia in noi adulti ci vuole tempo, pazienza, continuando a dialogare con loro, ad accompagnarli, dandogli orizzonti. Per questo è importante il contributo dell’intera città”. Dopo il giornalista Sergio Gessi, Rita Canella ha letto una lettera indirizzata al Ministro degli Interni sul futuro dei MSNA dopo il DL Sicurezza, tema sul quale si è soffermata Paola Scafidi, avvocato esperto di immigrazione: “il principale motivo di preoccupazione è rappresentato dall’abolizione dell’istituto della protezione umanitaria, che riconosceva il permesso di soggiorno per un ventaglio ampio di motivazioni, tra cui la minore età e la possiblità di un buon percorso di integrazione, mentre il DL Sicurezza riduce fortemente le possibilità per ottenere il permesso, considerando solo casi più specifici, più limitati, più rigidi, aumentando così inevitabilemnte il numero di irregolari sul nostro territorio”. Un’altra conseguenza è che i minori che hanno ricevuto il permesso di soggiorno, quando compiranno il 18esimo anno di età, non potranno essere più seguiti. Senza dimenticare come il “Decreto Minniti-Orlando” del 2017 prevede che “per i migranti che hanno fatto ricorso contro un diniego per la richiesta di asilo venga soppressa la possibilità del secondo grado”. Infine, ha preso la parola prima Giuseppe Spadaro, Presidente del Tribunale per i Minorenni di Bologna, che ha ricordato come “accoglienza e solidarietà siano valori scritti nella nostra Costituzione, e punti di riferimento anche per i giudici”, e poi l’Assessore Chiara Sapigni che ha proposto, per aiutare i MSNA, di “alzare il limite d’età fino alla quale debono essere seguiti”, e ha invitato “le aziende del territorio a inserirli in percorsi di formazione lavorativa. Come dimostrato anche da testimonianze video proiettate durante la mattinata – ha concluso -, il ripetere ‘rimandiamoli a casa loro’ crea in questi ragazzi un clima di pesantezza e di paura che non meritano”.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 29 marzo 2019

La Voce di Ferrara-Comacchio