Creativo, prudente e indagatore: il consigliare nella Chiesa. Un dibattito a Ferrara

15 Gen

Ecco com’è andata la Giornata del Laicato del 13 gennaio: l’unicità della Chiesa, le difficoltà e le prospettive positive nella nostra Diocesi. Confronto aperto tra il Vescovo e i laici

Le sfide per la Chiesa e nello specifico per la nostra Diocesi, sono ormai davanti agli occhi di tutti: crisi vocazionali, calo dei fedeli, abbandono da parte dei più giovani. E, di conseguenza, una necessaria ma salutare prospettiva di riorganizzazione (già avviata), ripensando spazi e stili, a partire dalle Unità pastorali. Di questo e di molto altro si è discusso in Seminario nel pomeriggio del 13 gennaio scorso in occasione della Giornata del Laicato diocesana dedicata al tema del “consigliare”.

L’incontro si è avviato con la Preghiera dell’Adsumus d’invocazione dello Spirito Santo e a seguire la lettura del brano biblico – Esodo, 18, 5-23 – da cui è stato tratto il tema della Giornata («Ora ascoltami: ti voglio dare un consiglio e Dio sia con te!»). A seguire, il Vescovo ha proposto una breve meditazione per poi dialogare con due rappresentanti dell’Equipe sinodale diocesana – don Michele Zecchin e Alberto Mion – e con i presenti (una 30ina di persone).

Se nel proprio intervento introduttivo Giorgio Maghini (organizzatore dell’iniziativa) ha spiegato come «nella Chiesa il consigliare non significa fare scelte col 50%+1 dei consensi né delegare ad altri le decisioni», mons.Perego ha ripreso questa riflessione distinguendo il consiglio/Consiglio dentro la Chiesa tanto dalla delega quanto dalla concezione democratica: «dentro la Chiesa – ha spiegato -, ognuno può dare il proprio contributo» in ogni ambito. Il dialogo tra il Vescovo, gli altri relatori e i presenti in sala, è stato inizialmente sollecitato da alcune domande poste da Maghini.

IL VESCOVO: IL CONSIGLIO FRA STORIA E FUTURO

Nelle proprie riflessioni il Vescovo ha preso le mosse da Lumen Gentium 37 (v. testo in fondo), capitolo fondamentale dal quale prende avvio «una nuova ecclesiologia» ma che anche affonda le proprie radici nella secolare tradizione della Chiesa e nelle Sacre Scritture, come ad esempio in Siracide, a dimostrazione «dell’importanza nella storia di Israele degli strumenti di consiglio», in particolare i Consigli degli anziani. «Nel Nuovo testamento – ha proseguito mons.Perego – si vedrà il limite di questi Consigli, che saranno quelli che metteranno a morte Gesù e Paolo.Anche quest’ultimo, però, nelle prime comunità cristiane da lui fondate capirà la necessità di questi strumenti». E, come detto, nella storia della Chiesa, svolgeranno un ruolo fondamentale «i cardinali, i capitolari a livello diocesano e le fabbricerie a livello parrocchiale. «Il Concilio Vaticano II – sono ancora parole del Vescovo – non ha, quindi, inventato nulla» ma ha modificato questi strumenti.Da qui nasceranno il Collegio dei consultori, il Consiglio presbiteriale diocesano, il Consiglio degli affari economici e quello pastorale. «Paradossalmente, però, questi ultimi due hanno avuto anche meno potere rispetto alle antiche fabbricerie, come molti contestarono dopo il Concilio», così come avvenne a livello diocesano in rapporto al Vescovo.

Venendo agli aspetti essenziali del “consigliare”, mons.Perego ha poi ricordato come il consiglio sia uno dei sette doni dello Spirito Santo e un dovere di ogni credente.«Chiunque abbia ricevuto la Confermazione, può sempre dare un proprio contributo, ad esempio nella vita pubblica, anche se nel corso della propria vita si è allontanato dalla Chiesa», ha specificato incalzato da una domanda.

Consigliare che, quindi, dovrebbe essere sempre accompagnato dalla virtù della prudenza, vale a dire «dalla capacità di dare sempre un giudizio su una situazione specifica partendo non da preconcetti ma dalla situazione stessa. È il concetto, molto caro allo stesso Papa Francesco, della superiorità della realtà rispetto all’idea».

«Il consiglio, in quanto dono – ha proseguito il Vescovo -, ha bisogno della preghiera e deve rifuggire la superficialità e abbracciare la complessità; deve approfondire, indagare, non fermarsi alla propria indagine». E deve sempre accompagnarsi  alla «creatività» e, questa, a «un’ottima organizzazione e capacità programmatica». 

EQUIPE SINODALE E LAICI: TANTI GLI SPUNTI DI RIFLESSIONE

La creatività è emersa anche dai contributi sinodali raccolti nella nostra Diocesi: «il consigliare – ha spiegato Mion –  è stato un tema caldo, molto sentito tra i tanti che in Diocesi hanno partecipato al cammino sinodale (350 i contributi arrivati perlopiù da gruppi, quindi da alcune migliaia di persone). È emersa quindi «molta voglia di partecipare e altrettanta creatività. Importante – ha aggiunto don Zecchin – è non solo riflettere assieme ma anche fare esperienze condivise con gli altri: ilSinodo è un cammino, non un fine».

Tanti gli interventi dai presenti in Seminario con testimonianze concrete nelle proprie realtà: si è partiti dall’importanza nelle parrocchie e nelle UP di «sgravare i sacerdoti da incombenze amministrative, affidandole a professionisti, ancor meglio se giovani» all’importanza che il consigliare sia un «rassicurare la persona, tirando fuori il meglio di questa». Ma per fare ciò, c’è bisogno di «stabilità, costanza e concretezza» nei rapporti.

Nel dibattito con mons.Perego si sono poi affrontati diversi altri argomenti riguardanti la gestione delle parrocchie e delle Unità pastorali, il ruolo in esse dei Consigli, la loro gestione pastorale e amministrativa.Dal “ruolo” del verbale nei Consigli, alle decisioni sulla vendita di determinate proprietà, passando per l’importanza della formazione per i Consiglieri stessi, il confronto, com’è giusto, si è calato nella carne delle nostre comunità ecclesiali, a dimostrazione dell’importanza di momenti come questo del 13 gennaio, dove potersi liberamente e reciprocamente “consigliare”.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 19 gennaio 2024

La Voce di Ferrara-Comacchio

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“I laici e la gerarchia” (Lumen Gentium, 37): il testo sulla corresponsabilità nella Chiesa

«I laici, come tutti i fedeli, hanno il diritto di ricevere abbondantemente dai sacri pastori i beni spirituali della Chiesa, soprattutto gli aiuti della parola di Dio e dei sacramenti; ad essi quindi manifestino le loro necessità e i loro desideri con quella libertà e fiducia che si addice ai figli di Dio e ai fratelli in Cristo. Secondo la scienza, competenza e prestigio di cui godono, hanno la facoltà, anzi talora anche il dovere, di far conoscere il loro parere su cose concernenti il bene della Chiesa. Se occorre, lo facciano attraverso gli organi stabiliti a questo scopo dalla Chiesa, e sempre con verità, fortezza e prudenza, con rispetto e carità verso coloro che, per ragione del loro sacro ufficio, rappresentano Cristo. I laici, come tutti i fedeli, con cristiana obbedienza prontamente abbraccino ciò che i pastori, quali rappresentanti di Cristo, stabiliscono in nome del loro magistero e della loro autorità nella Chiesa, seguendo in ciò l’esempio di Cristo, il quale con la sua obbedienza fino alla morte ha aperto a tutti gli uomini la via beata della libertà dei figli di Dio. Né tralascino di raccomandare a Dio con le preghiere i loro superiori, affinché, dovendo questi vegliare sopra le nostre anime come persone che ne dovranno rendere conto, lo facciano con gioia e non gemendo (cfr. Eb 13,17).

I pastori, da parte loro, riconoscano e promuovano la dignità e la responsabilità dei laici nella Chiesa; si servano volentieri del loro prudente consiglio, con fiducia affidino loro degli uffici in servizio della Chiesa e lascino loro libertà e margine di azione, anzi li incoraggino perché intraprendano delle opere anche di propria iniziativa. Considerino attentamente e con paterno affetto in Cristo le iniziative, le richieste e i desideri proposti dai laici e, infine, rispettino e riconoscano quella giusta libertà, che a tutti compete nella città terrestre.

Da questi familiari rapporti tra i laici e i pastori si devono attendere molti vantaggi per la Chiesa: in questo modo infatti si afferma nei laici il senso della propria responsabilità, ne è favorito lo slancio e le loro forze più facilmente vengono associate all’opera dei pastori. E questi, aiutati dall’esperienza dei laici, possono giudicare con più chiarezza e opportunità sia in cose spirituali che temporali; e così tutta la Chiesa, forte di tutti i suoi membri, compie con maggiore efficacia la sua missione per la vita del mondo».

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