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Il “Giudizio” del Bastianino richiama un cervello umano

23 Dic

In Duomo l’ipotesi di Pasquale De Bonis e l’analisi di Marialucia Menegatti


Cristo come “cuore intelligente”, Intelligenza suprema, unica capace del giudizio più puro, del più sublime discernimento. È questa l’essenza dell’ipotesi proposta da Pasquale De Bonis, neurochirurgo all’Arcispedale Sant’Anna di Cona. Ipotesi legata al Giudizio universale del Bastianino nell’abside della Cattedrale di Ferrara e che ha illustrato, nella Cattedrale stessa, lo scorso 16 dicembre in occasione del terzo dei quattro incontri sui Novissimi pensati per l’Avvento. Dopo l’avvio il 2 dicembre con “Ancorati alla vita eterna”, relatore mons. Massimo Manservigi, e il 9 con la relazione di mons. Adriano Pinardi (“Inferno Purgatorio e Paradiso: il protiro della Cattedrale e i Novissimi in Dante Alighieri”), il 23 dicembre il nostro Arcivescovo mons.Gian Carlo Perego interverrà su “La nuova nascita. I Novissimi oggi”. “Apocalisse nella Cattedrale: il Giudizio del Bastianino tra arte e scienza” è stato invece il tema della doppia relazione della storica dell’arte Marialucia Menegatti e di De Bonis. Tutti gli incontri si tengono alle ore 18.30 e sono preceduti dalla Messa delle 18.

Il Giudizio di Bastianino è – secondo Menegatti – un’opera che nasce «per essere vista più volte, meditata nel tempo».Il suo significato più profondo è legato alla «rivelazione», allo «svelamento della realtà ultima». Oltre al «decoro», l’intento dell’autore era di «educare», di «muovere il cuore dei fedeli», la loro «conversione», non tanto l’apprezzare lo stile formale. Gli stessi colori usati, infatti, «non sono trionfali ma terrosi, annebbiati» e riflettono l’intento di mettere in risalto «l’uomo e la sua responsabilità», «l’istante in cui prende consapevolezza della propria colpa».

«Il 24 aprile 2016 mi trovavo in fila qui in Cattedrale in attesa di ricevere l’Eucarestia quando, alzando lo sguardo, nel Giudizio nell’abside ho intravisto la sezione di un cervello visto lateralmente…». Da questo aneddoto ha preso le mosse De Bonis per spiegare come nell’affresco del Bastianino si nota il tronco, il nervo ottico, l’ipofisi e quello che ai suoi tempi si pensava fosse un “ventriloco”, un “muscolo pensante”, all’altezza del Cristo. Già Galeno di Pergamo (130-201 d.C.) pensava che il cervello fosse un muscolo, ma speciale, in quanto «ospitava la Spirito divino»; ma il Vescovo Nemesio (IV-V sec. d.C.) dirà che «l’anima non può essere localizzata».In ogni caso,«Bastianino sapeva che nel ventricolo centrale vi erano le funzioni razionali, era la sede del pensiero, dell’intelletto, cioè di ciò che ci rende immagine di Dio». Insomma, il luogo divino, quello dove situa il Cristo. De Bonis ha poi confrontato quest’opera con la Creazione di Adamo (1511) di Michelangelo e la Trasfigurazione di Cristo (1520) di Gerard David e ha spiegato come «nel periodo del Bastianino, vi era un vero e proprio “umanesimo medico”, con dissezioni nelle aule anatomiche presenti anche a Ferrara,  coi pittori chiamati a rappresentarle». Infine, ha portato un’ulteriore prova della sua tesi analizzando l’etimologia del latino iudicium e del greco krisis, nel quale si richiama – come il Cristo nel Giudizio – «una separazione del bene e del male, dei buoni e dei cattivi».

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 26 dicembre 2025

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