
Claudio Widmann, noto analista junghiano, ne ha parlato a Ferrara ospite di Confcooperative: «il diventare ciò che si è, è un processo molto complesso»
Il collettivo come aspetto ambivalente che a un tempo ci delinea e ci conforma. E la sofferta e complessa tensione tra questo e il principio di individuazione.
Su questo ha riflettuto con rara chiarezza espositiva Claudio Widmann, analista junghiano, che lo scorso 18 febbraio a Libraccio Ferrara ha presentato il suo ultimo libro libro “L’Individuazione. Principio, processo, fine”. L’incontro è stato organizzato da Confcooperative Ferrara e fa parte di un ciclo di appuntamenti sul rapporto individuo-collettività. Dopo la presentazione di Ruggero Villani, Direttore di Confcooperative e Presidente della Scuola di territorio, Chiara Bertolasi (vice presidente di Confcooperative e portavoce del Forum del Terzo settore ferrarese) ha introdotto e intervistato Widmann.
«Il principio di individuazione nasce con Duns Scoto», ha spiegato quest’ultimo, dalla distinzione fra la sostanza, substantia di carattere generale e la nostra substantia particolare, appunto il principio di individuazione. «Noi esseri umani siamo fondamentalmente collettivi», ha aggiunto: la collettività è un principio antico, ineliminabile. La substantia generale è dunque questa «immaterialità che sta sotto, che sta dietro le specificità». Ognuno di noi, quindi, «prima di essere individuato è collettivo». In senso nietzschiano, l’”altruismo” significa il perdere sé stessi negli altri, il conformarsi: è, dunque, il contrario del principio individuativo. «Nel momento in cui diventiamo individuali, depauperiamo il collettivo, espropriamo qualcosa al collettivo, lo riduciamo»; ma abbiamo il dovere morale di «risarcire il collettivo» (in quanto siamo anche il frutto di tutto ciò e di coloro che ci hanno preceduto), e questo risarcimento deve avvenire «portando ad esso quel di più che abbiamo, che ci contraddistingue».
«Oggi – ha proseguito Widmann -, la pressione della suggestione sociale è particolarmente forte; si pensi, ad esempio, agli influencer e agli opinion maker». Dall’altra parte, però, la «resistenza individuale è molto più forte rispetto al passato». Ognuno di noi, insomma, ha un’identità collettiva, ma la «vocazione individuativa, forza individuale» (o «sentimento di personalità») «non è mai stata così forte come nel presente». Rimane, però, il fatto che – riprendendo Jung – l’individuazione di per sé sia «un processo, un divenire, un tendere verso, integrando aspetti della personalità tra loro diversi e spesso contraddittori». Un cammino difficile e ad alto rischio di fallimento, ma necessario per diventare davvero donne e uomini. Per diventare ciò che siamo.
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 28 febbraio 2025
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