FERRARA. Quante persone, sentendo Kiss me Licia o Ken il guerriero, pensano con gioia e malinconia alla propria infanzia, a quelle serie animate che le tv trasmettevano? Da questo periodo prende le mosse Marco Teti, dottore di ricerca all’Università di Ferrara, nel suo “Generazione Goldrake. L’animazione giapponese e le culture giovanili degli anni Ottanta”, uscito nell’ottobre del 2011 per Mimesis edizioni, con prefazione di Marcello Ghilardi. In particolare, questo libro tratta degli anime prodotti e trasmessi in Giappone tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90, e poi diffusi negli Usa e in Europa, soprattutto in Italia. Come ben dimostra l’autore, gli anime oltre ai contenuti emotivi permettono anche una profonda riflessione filosofica ed estetica. Quattro i temi generali evidenziati in questo testo. Primo, la formazione nelle giovani generazioni di un “nuovo scenario immaginativo” e di una nuova forma di “appartenenza generazionale”. Secondo, il processo di internazionalizzazione della produzione di anime negli anni ’70-’80, tema più rilevante. Terzo, il loro aspetto multimediale, in quanto ricavati dai fumetti manga e a loro volta ispirazione per film, cd e videogiochi. Last but not least, tante specificità quali la “giocabilità”, il dominio dell’azione, il carisma di alcuni personaggi e il manicheismo tra bene e male nel quale sono immerse le vicende, oltre alle ricorrenti coppie tematiche quali amore/erotismo e violenza/morte.
Andrea Musacci
Pubblicato su la Nuova Ferrara il 25 novembre 2012
