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Sakura, i colori e le atmosfere del Giappone per tre giorni a Ferrara

25 Lug

logo sakuraIn pieno solleone a Ferrara sbarca il…Sol Levante. Dopo il successo, sofferto e insperato, del debutto svoltosi nel settembre 2015 nel Palazzo della Racchetta, da venerdì 28 a domenica 30 luglio la nostra città ospiterà la seconda edizione della biennale Sakura Festival, rassegna artistico-culturale dedicata al Giappone e al rapporto tra il Paese orientale e la storia di Ferrara.

Nelle sotterranee Sale Imbarcadero del Castello Estense di Ferrara, le organizzatrici Grazia Guberti della Business Consulting & Event Design Srls (che curò la prima edizione) e Marianna Petronelli, pittrice, proporranno un ampio programma composto, tra l’altro, da esibizioni di danza e canto tradizionali, rituali tipici come la cerimonia del tè e la vestizione del Kimono tradizionale, oltre a pratiche come l’Ikebana, o le arti marziali. Ma non mancheranno anche laboratori interattivi, per grandi e piccoli, di calligrafia, etegami ed origami. Ed è proprio Grazia Guberti a raccontare (e raccontarsi) alla Nuova in vista della tre giorni.

Quale obiettivo si pone il Sakura?

«Il Festival ha come obiettivo principale quello di mettere in luce un evento storico svoltosi nel periodo rinascimentale con protagonisti la Corte Estense e il Giappone, facendo incontrare due culture tanto diverse ma al tempo stesso simili, attraverso differenti espressioni artistiche».

Il Sakura ha quindi un forte legame con Ferrara e la sua storia…

«Certo, si tratta di una storia lunga 430 anni, iniziata il 22 giugno 1585, quando giunsero nella nostra città tre giovani giapponesi con il loro seguito, ospitati per alcuni giorni alla corte di Alfonso II d’Este e Margherita di Gonzaga. I tre facevano parte di una missione, organizzata dalla Compagnia dei Gesuiti in Giappone al fine di far visita all’allora pontefice, Papa Gregorio XIII, e all’intera penisola italiana. Altro episodio che lega l’Italia al Giappone è la visita di Hasekura Rokuemon nell’anno 1615».

Quali sono le novità più rilevanti rispetto alla prima edizione?

«Sicuramente la location che si presta per ovvi motivi storici a tutto quello che è stato motore della prima edizione! Altro punto di forza saranno i nuovi espositori che cercheranno di coinvolgere i visitatori nella scoperta di questi due meravigliosi mondi. Infine, vi sarà un percorso di storie e leggende che trasporteranno le persone in realtà spesso sconosciute…»

Tutto ciò in un’ottica multidisciplinare…

«Esatto, vi saranno momenti ludico-ricreativi aperti a tutti i visitatori, ma anche teatro, musica, artigianato, senza dimenticare lo sport. Saranno tre giornate indimenticabili, grazie all’impegno di tante persone coordinate da me e Marianna Petronelli».

Com’è nata la collaborazione tra voi due?

«Ci siamo conosciute alcuni anni fa in occasione della prima edizione del Sakura, e da quel momento due persone molto diverse tra loro, come siamo noi due, si sono unite sempre di più: da lì è nata davvero una collaborazione forte, fondata su obiettivi comuni, ma soprattutto un’amicizia reale».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 24 luglio 2017

Felisi, creazioni di grande qualità: «così l’azienda è cresciuta»

26 Apr

imagesNonostante la propensione globale, cuore e testa di Felisi rimangono saldamente a Ferrara. In via Giovanni Calvino, infatti, vi è la sede principale, con il laboratorio, gli uffici commerciali, la progettazione e lo show room. A poche centinaia di metri si trova un altro capannone dove avviene principalmente il taglio delle pelli. Ma come nasce Felisi? «Nel 1973 – ci spiega Anna Lisa Felloni – il mio ex marito ed io decidemmo di intraprendere quest’avventura. A quei tempi era più facile aprire questo tipo di attività, vi era molto fermento. Abbiamo iniziato in casa producendo cinture, per poi passare alle borse, rivolgendoci soprattutto a una clientela giovanile. La prima prodotta è stata una borsa porta campionario per un nostro amico rappresentante di maglieria: è un modello che produciamo ancora». Negli anni l’azienda è cresciuta, sempre più vi è stato bisogno di dipendenti, oltre che di laboratori, e sempre più grandi. «Quando siamo arrivati nell’attuale sede in via Calvino, ci sembrava così grande che ci chiedevamo come saremmo riusciti a riempirla: poi, negli anni abbiamo addirittura avuto bisogno di altri immobili…». Un periodo di crisi l’azienda l’ha vissuto nel ’93, quando le strade della Felloni e dell’allora marito si sono separate, ma da allora Felisi è ripartito ancora più forte, anche grazie ai fedeli clienti giapponesi.

Oltre alle due sedi nella zona della piccola media industria di Ferrara, dove avviene la lavorazione dei portafogli e di piccole quantità di borse, «abbiamo altri sei laboratori in provincia che lavorano solo per noi. In tutto abbiamo una settantina di dipendenti, quasi tutte donne a parte tre uomini: lo stilista Domenico Bertolani, il Direttore di Produzione e un tagliatore. Le pelli che lavoriamo – prosegue la Felloni – provengono tutte dalla Toscana, per la precisione da Santa Croce sull’Arno, e sono tutte conciate al vegetale». Infine, l’anno prossimo, per i 45 anni dalla nascita, vi è il progetto di una borsa speciale che verrà realizzata in collaborazione con Claudio Gualandi, dove verrà rappresentata “Casa Felisi”.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 26 aprile 2017

Le borse Felisi alla conquista del mondo

26 Apr

Si rafforza il marchio nato nel 1973 in via Cammello. Un simbolo della città diventato sinonimo di classe e affidabilità

18194111_1729248463759087_7954547842983319725_n«La bellezza di Ferrara si “intona” con le nostre produzioni, ma noi vendiamo molto lontano, soprattutto in Giappone e negli Stati Uniti». Lo stemma di una famiglia nobile ferrarese del ‘700 è, ormai da una trentina di anni, amato e apprezzato nel mondo come simbolo di classe e affidabilità, manifestazione concreta di un Made in Italy legato visceralmente al proprio Paese e all’artigianalità tradizionale. Tutto questo, e molto altro, è Felisi, azienda che produce borse e altri prodotti in pelle (tra cui portafogli, valigie, cinture, e beauty case), nata nel 1973 in via Cammello, e che da oltre 20 anni vede alla guida la sola Anna Lisa Felloni, la quale, quasi 45 anni fa, si lanciò in quest’avventura insieme all’ex marito, del quale è rimasto il cognome.

«L’80% della nostra produzione va sul mercato giapponese – ci spiega la Felloni –, dove da circa trent’anni abbiamo gli stessi referenti, e 14 negozi monomarca. Un altro mercato importante l’abbiamo negli Stati Uniti grazie soprattutto al magazzino Barneys (presente tra l’altro a Boston, Chicago, Las Vegas, Los Angeles, New York e San Francisco, ndr), e poi alcuni nostri clienti, in aumento, sono, ad esempio, in Cina e negli Emirati Arabi Uniti». Ma vendere in Giappone (in particolare a Tokyo, ma non solo) significa, per quanto riguarda soprattutto le borse, da una parte adattare i prodotti ai loro gusti, e dall’altra riconoscere che alcune novità dal Paese del Sol Levante stanno cambiando anche le nostre mode e abitudini: «per il Giappone – prosegue la Felloni – facciamo un campionario dei nostri prodotti leggermente modificato in base alle loro esigenze, ad esempio per quanto riguarda le dimensioni, più contenute. Una novità che notiamo molto più in questo Paese rispetto all’Italia, è il fatto che l’uomo ormai non usa solamente la classica borsa da lavoro, ma cerca sempre più anche una borsa per il tempo libero, spesso unisex».

Si potrebbe dire, perciò, che la conquista, da parte di questa piccola azienda, del mercato mondiale, sia frutto di un duro e costante lavoro finalizzato a rafforzare, sempre più, un rapporto di fedeltà coi propri clienti che non si fondi sul mero acquisto di un oggetto utile, ma diventi riconoscimento di bellezza e simbolo di “italianità”.

«Ormai ogni anno cresciamo, anche se in modo contenuto in quanto la nostra è una produzione artigianale», e dunque, per sua natura, diversa da quella di una grande azienda con produzione di massa. «In ogni caso – prosegue la Felloni – la crescita delle nostre vendite avviene in tutto il mondo in mondo lento ma costante, continuo e graduale: solitamente i nostri clienti iniziano col comprare un nostro prodotto, poi, a lungo termine, se notano la qualità e la resistenza, tornano per acquistare altri nostri prodotti. Insomma, possiamo dire di avere “pochi” clienti ma estremamente fedeli».

Per quanto riguarda i luoghi dove poter trovare i prodotti Felisi, tre sono i negozi monomarca, due a Ferrara (in corso Giovecca, 27, e l’outlet in via Zucchini, 11) e uno a Milano, in via Fiori Chiari, 5. Per il resto, il marchio si può trovare in tanti punti vendita in Italia e nel mondo. Solo per citarne alcuni, nel nostro Paese a Bologna, Genova, Milano, Livorno, Rimini, Venezia, Trento e Napoli, mentre all’estero, in sei negozi in Austria, due a Parigi, tre a Londra, diversi in Germania e Svizzera, ma anche in Spagna e Svezia. Una fama internazionale che ha permesso anche di avere tra i propri clienti affezionati, un regista di fama mondiale come Wes Anderson: «dopo aver acquistato una nostra borsa in un negozio a Londra, circa due anni fa tramite la sua segretaria ci ha scritto una mail per commissionarcene un’altra, modello bowling, e negli anni ha continuato a contattarci per altri ordini, tutti prodotti realizzati proprio nel nostro stabilimento in via Calvino a Ferrara. Abbiamo scoperto che anche Vincent Cassel in “Agent Secrets” [film del 2004 con nel cast anche Monica Bellucci, ndr], porta sempre con sé una borsa Felisi».

«In Italia – ci spiega ancora la Felloni – vendiamo relativamente poco soprattutto per via della crisi, anche se, comunque, le vendite sono in leggero aumento». Infine, le chiediamo quanto di “ferrarese” sia rimasto in Felisi. «Il legame con Ferrara è sempre forte, tengo tantissimo alla nostra città: con i suoi pro e contro, è un luogo bellissimo, che si “intona” con noi, nel senso che è una città di carattere, proprio come i nostri prodotti».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 26 aprile 2017

 

 

Nippon Hoso Kyokai, la tv giapponese è a Ferrara

18 Mar
davanti l'home gallery della Brunelli

Foto di Fabrizio Casetti (MLB home gallery)

L’arte, la storia e la gastronomia ferrarese sbarcheranno a maggio sulla TV nazionale giapponese. Fino al 22 marzo, infatti, una troupe della NHK (Nippon Hōsō Kyōkai) attraverserà le strade e le piazze della città per le riprese di un noto programma giapponese, “Passeggiando per le strade e interagendo con le persone” (Sekai fureai machi aruki, in giapponese). Il programma, che va in onda da dieci anni, vuole raccontare tanto la storia quanto la vita quotidiana di Ferrara e di altre città italiane.

davanti home gallery Brunelli

Davanti alla MLB home gallery

Dotati di una steadycam (la videocamera mobile, agganciata al busto dall’operatore) e accompagnati da una traduttrice italiana, i cinque membri della troupe hanno eseguito alcune riprese in via delle Volte, nel Castello Estense (accompagnati dallo storico Francesco Scafuri), a Palazzo Renata di Francia (sede del Rettorato dell’Ateneo), a casa di alcuni studenti universitari (per raccontare anche Ferrara come città studentesca), a Palazzo dei Diamanti e nella home gallery di Maria Livia Brunelli.

nella home gallery della Brunelli

Maria Livia Brunelli nella sua home gallery insieme alla troupe della NHK (Foto di Fabrizio Casetti)

Qui in c.so Ercole I d’Este, 3, la gallerista mercoledì nel primo pomeriggio arrivava davanti all’abitazione in bici (seduta dietro di lei la figlia Lucrezia), mentre il marito Fabrizio attendeva nell’appartamento, dove sono poi proseguite le riprese, effettuate anche nel cortiletto interno del Palazzo cinquecentesco. La troupe ha quindi filmato tutti gli ambienti dell’appartamento, per documentare la bellezza di una casa-galleria.

Andrea Musacci

Pubblicato (in versione ridotta) su la Nuova Ferrara il 18 marzo 2016

Sakura, la prima volta del Festival a Ferrara non ha deluso le attese

3 Ott
Foto finale con i modelli che hanno sfilato

Foto finale con i modelli che hanno sfilato

Il Giappone ha conquistato Ferrara. Il Sakura Festival, organizzato da Event Design, nonostante la partenza in sordina ha convinto, giorno dopo giorno, i ferraresi, grazie alla passione dei volontari e alla qualità delle proposte. Svoltosi nello storico Palazzo della Racchetta, in via Vaspergolo a Ferrara, dal 19 al 27 settembre, la 1° edizione del festival dedicato al Giappone e all’Estremo Oriente ha visto, solo negli ultimi tre giorni, circa un migliaio di visitatori.

Abbiamo incontrato Grazia Guberti di Event Design, raggiante per il successo ottenuto. «È stata un’esperienza davvero molto positiva, – ci ha spiegato – soprattutto l’ultimo fine settimana ci ha ripagato di tutta la fatica. Gli stessi espositori sono rimasti molto soddisfatti dell’evento: sicuramente il lavoro di gruppo e gli eventi di prestigio hanno dato i loro frutti».

Nove giorni consecutivi durante i quali, oltre alle esposizioni fisse di oggetti d’artigianato originali giapponesi o ispirati alla cultura dell’Estremo Oriente, si sono susseguiti diversi eventi. Tra questi, ricordiamo le esibizioni della Contrada di San Luca giovedì e venerdì, o le performance di arti marziali del Dojo Aikibudo di Fabio Vescovi, e i laboratori di origami gestiti da Denise Cristiano e Madoka Kitakaze gli ultimi due giorni.

Particolare successo di pubblico hanno poi riscontrato la sfilata di moda svoltasi domenica 27, che ha visto protagonisti Giusy Indelicato, Cromia Fz, Modadicelluloide e Xento, la sfilata di Body Painting grazie a Jam Ink, e infine Hikaru, le lanterne volanti.

Il progetto di Sakura, però, non finisce qui. «Molti espositori – conclude la Guberti – ci hanno già chiesto di fare la 2° edizione del Festival nella primavera del 2016. Posso già dire che vi saranno grosse novità, perché abbiamo l’ambizione di ampliare il festival».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 03 ottobre 2015

Sakura Festival, il Giappone da 430 anni è di casa a Ferrara

21 Set

Fino a domenica eventi, mostre, corsi di origami per conoscere il Sol Levante e rinverdire uno scambio di amicizia che risale ai tempi di Alfonso II d’Este

[Guarda qui la mia galleria fotografica sul sito de la Nuova Ferrara]

Uno dei kimono originali in mostra a Palazzo della Racchetta

Uno dei kimono originali in mostra a Palazzo della Racchetta

Un Festival per ritrovare, dopo più di quattro secoli, quel legame tra Italia, in particolare Ferrara, e il Giappone. Sabato è stato inaugurato il Sakura Festival nei locali del Palazzo della Racchetta, in via Vaspergolo. Un Festival che, quindi, affonda le proprie radici nel 1585, quando giungono a Ferrara, ospiti di Alfonso II d’Este, quattro giovani giapponesi gesuiti in visita nella penisola italiana e in particolare diretti da Papa Gregorio XIII.

Mostre d’arte, corsi di calligrafia e di origami, riti antichi riempiranno per una settimana l’antico edificio. L’evento, alla sua I° edizione, è stato ideato da Enrico Ravegnani de La Racchetta e da Grazia Guberti di Event Design Ferrara. Proprio quest’ultima sabato ci ha accompagnato tra le molteplici creazioni scaturite da questo sposalizio che travalica i confini, in una commistione di espressioni artistiche e civiltà. «Abbiamo scelto – ci spiega – di esporre un artigianato simbolo di unicità, creatività e professionalità». Al piano terra “Japan Primavera” di Sara Morelli, le moto Kawasaki, Yumeji, e l’accoppiata Bricard Haute e Chocolat di Ferrara.

Il Consolato Generale del Giappone ha poi donato alcune stupende creazioni artigianali provenienti direttamente dal Giappone, lavori sopraffini che hanno incantato i numerosi visitatori. Nelle altre sale si prosegue con Cristina Cattoni di Xento, Annalisa Formaggi, artigiana e illustratrice con “Libellule in mongolfiera”, Nails&You, Scartabellando e Beautiful Ferrara. Non manca l’angolo del gusto con “I due gobbi” e “Storie di Tè e di Caffè”. Al primo piano, invece, si trova Marianna Petronelli, Cromia Fx, Grassi Vilma e le sue bambole di pezza, Panta Rhei e BenEssere al Centro, Alba Art, l’artista centese Luca Filippini, e infine i stupendi kimono di Maria Cristina Marotta, che sfileranno qui il 27 settembre.

3Oggi il Festival sarà aperto al pubblico e alle scuole: aree espositive aperte con zona giochi tradizionali giapponesi per i bambini. E c’è la possibilità di un tour gratuito con guide su prenotazione. Servizio bar attivo dalle 19.30 alle 23, “Ferrara e il Giappone s’incontrano a tavola”, degustazione di birre giapponesi con piccoli assaggi di cibo, a cura di Due Gobbi e Fuocolento. L’evento avrà come ospiti due relatori di Bologna e Ferrara che racconteranno storia, cultura e curiosità inerenti al mondo della birra.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 21 settembre 2015

La “tentacle erotica” giapponese spiegata da Carbone

13 Nov

“Tentacle erotica. Orrore, seduzione, immaginari pornografici” è un saggio edito da Mimesis, con la prefazione di Massimo Fusillo. Oggi alle 17 verrà presentato a Ibs.it in p.zza Trento e Trieste a Ferrara. Marco Teti, dell’Università di Ferrara, dialogherà con l’autore, Marco Benoît Carbone. Per “tentacle erotica” si intende un genere pornografico d’origine giapponese, il quale integra elementi di pornografia tradizionale con temi del genere horror e fantascientifico. Da non molti anni questo genere si è diffuso anche negli USA e in Europa.

Marco Benoît Carbone si occupa di studi sul mito, i media e l’immaginario. É dottorando alla University College London e collabora con «Segnocinema». È tra gli ideatori e redattori di «GAME – Games as Art, Media, Entertainment» e ha fondato e dirige la rivista «Gorgòn».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 13 novembre 2013

“Generazione Goldrake”: l’influenza dei cartoni in due generazioni di giovani

28 Dic

Copertina Generazione Goldrake

FERRARA. Quante persone, sentendo Kiss me Licia o Ken il guerriero, pensano con gioia e malinconia alla propria infanzia, a quelle serie animate che le tv trasmettevano? Da questo periodo prende le mosse Marco Teti, dottore di ricerca all’Università di Ferrara, nel suo “Generazione Goldrake. L’animazione giapponese e le culture giovanili degli anni Ottanta”, uscito nell’ottobre del 2011 per Mimesis edizioni, con prefazione di Marcello Ghilardi. In particolare, questo libro tratta degli anime prodotti e trasmessi in Giappone tra la fine degli anni ’70 e l’inizio dei ’90, e poi diffusi negli Usa e in Europa, soprattutto in Italia. Come ben dimostra l’autore, gli anime oltre ai contenuti emotivi permettono anche una profonda riflessione filosofica ed estetica. Quattro i temi generali evidenziati in questo testo. Primo, la formazione nelle giovani generazioni di un “nuovo scenario immaginativo” e di una nuova forma di “appartenenza generazionale”. Secondo, il processo di internazionalizzazione della produzione di anime negli anni ’70-’80, tema più rilevante. Terzo, il loro aspetto multimediale, in quanto ricavati dai fumetti manga e a loro volta ispirazione per film, cd e videogiochi. Last but not least, tante specificità quali la “giocabilità”, il dominio dell’azione, il carisma di alcuni personaggi e il manicheismo tra bene e male nel quale sono immerse le vicende, oltre alle ricorrenti coppie tematiche quali amore/erotismo e violenza/morte.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 25 novembre 2012