Archivio | 14:00

Ferrara e il teatro: il Cortile e il Palazzo dove tutto ebbe inizio

11 Mag

Tra l’attuale Piazza Municipale e la residenza degli Estensi nacquero il teatro classico italiano e, grazie all’Ariosto, la commedia italiana. La mostra di Gualandi al Comunale

di Andrea Musacci

Ferrara città del Rinascimento significa anche «culla del teatro italiano», come la descrisse nel 1929 Gianna Pazzi nel suo Ferrara antica e Ferrara d’oggi (1000-1927). A questa storia gloriosa e non sufficientemente nota, ha dedicato un ampio lavoro artistico e documentaristico l’illustratore Claudio Gualandi, autore della mostra Ferrara teatro della città nelle illustrazioni di Claudio Gualandi. Un progetto speciale, promosso dal Teatro Comunale Claudio Abbado (insieme a Ferrara Arte e al Comune di Ferrara) per festeggiare i 60 anni dal restauro che lo fece rinascere.

La mostra di Gualandi si trova sia nella Rotonda Foschini – dove resterà visitabile sino al 15 settembre – sia nel Ridotto del Teatro, dov’è possibile visitare le opere dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13 (previa prenotazione al numero 0532-202675). Per l’occasione, è stato anche prodotto un catalogo con testi di Giacomo Battara e Linda Mazzoni, e con introduzioni dell’Assessore Marco Gulinelli e di Moni Ovadia (Direttore Fondazione Teatro Comunale di Ferrara).

È il 2 settembre 1798, in piena occupazione francese, quando inaugura l’allora Teatro Nazionale, progettato da Cosimo Morelli e Antonio Foschini, con la rappresentazione de Gli Orazi e i Curiazi. Nel 1964, come detto, il Teatro viene restituito rinnovato alla città dopo quasi 20 anni di disuso: il 31 ottobre si alza nuovamente il sipario, con un concerto dell’orchestra del Teatro alla Scala, diretta da Nino Sanzogno.

GLI ESTE E PRISCIANI: ALBORI

Ma il teatro a Ferrara nasce con la signoria di Ercole I d’Este (1431-1505), che consolida l’idea di teatro come forza propagandistica del potere: per questo, le rappresentazioni della commedia latina vengono recitate in volgare. Testo fondamentale per capire questo periodo rimane Spectacula, nel quale Pellegrino Prisciani (c. 1435-1518) illustrava l’architettura teatrale dell’epoca e soprattutto gli edifici adibiti ad accogliere le rappresentazioni.

QUEL CORTILE DOVE NACQUE IL TEATRO FERRARESE E IL TEATRO CLASSICO ITALIANO

Nel 1486 i Menecmi plautini vengono allestiti nel Cortile Nuovo di Palazzo Ducale (l’attuale Piazza del Municipio) a ridosso del Teatro Estense (oggi Sala Estense). Questa rappresentazione segna l’inizio della tradizione teatrale ferrarese e la nascita del teatro classico italiano. Nel Cortile Nuovo venivano erette eleganti tribune di legno per gli spettatori invitati, mentre la corte assisteva agli spettacoli dai piani alti del Palazzo Ducale. Il palcoscenico e le gradinate lignee venivano smontati dopo ogni spettacolo: solo qualche macchina teatrale veniva riutilizzata. Fra gli spettatori vi era un giovanissimo Ludovico Ariosto. 

Il rinascimentale Teatro di Cortile, nel Novecento diventerà quello dei burattini, dei funamboli, dei buskers. Protagonista sarà sempre Piazza Municipale: qui, ad esempio, verrà rappresentato l’Orlando furioso di Luca Ronconi (1969) e il Quijote! (1990) del Teatro Nucleo.

PALAZZO DUCALE, ARIOSTO E LA COMMEDIA ITALIANA

Ma lo stesso Palazzo Ducale diventerà di lì a breve luogo simbolo del teatro italiano: la Sala Grande che, lunga 70 metri, occupava il piano nobile ed era affacciata sull’attuale corso Martiri della Libertà (dal Volto del Cavallo a piazza Schifanoia) vide infatti la nascita della Commedia italiana, con la rappresentazione della Cassaria dell’Ariosto avvenuta il 5 marzo 1508 (con scenografia di Pellegrino Prisciani). Da quel momento Ariosto diviene protagonista della vita teatrale alla corte estense, proprio mentre compone l’Orlando furioso: fu proprio Ariosto a suggerire ad Alfonso I d’Este di fabbricare nella Sala Grande del Palazzo Ducale un teatro stabile, il primo di questo tipo in Italia, forse in Europa: nel 1531, infatti, con l’appoggio dell’allora principe Ercole d’Este (futuro Ercole II, figlio di Alfonso I), diviene un vero e proprio spazio scenico (divenendo Teatro Ducale di Ferrara), e lì viene allestito un palco con scena fissa raffigurante case, chiese, botteghe tipiche della città. Ma avrà vita breve: nella notte del 31 dicembre 1532 un incendio provocato da una spezieria sottostante distrugge la Sala Grande. Questo evento scuote molto l’Ariosto: Gualtiero Medri nella sua Il volto di Ferrara nella cerchia antica (1963) spiega come «il dolore che egli provò alla notizia del disastro fu tale che influì ad aggravare e accelerare il corso della malattia che lo affliggeva e forse causarne la fine». Con Ercole II e Renata di Francia (1534-1559) le rappresentazioni entrano poi in una fase di declino.

UN GIOIELLO VICINO S. PAOLO

Due parole a parte merita il dimenticato Teatro Scroffa: inaugurato nel 1692 e demolito nel 1810, venne progettato e costruito nell’attuale corso Porta Reno (a quei tempi via San Paolo), circa all’altezza della chiesa da poco riaperta, dall’architetto Francesco Mazzarelli. Quest’ultimo fu protagonista della ristrutturazione settecentesca (1712-1728) della Cattedrale di Ferrara, della progettazione del vicino Palazzo Arcivescovile e dell’ex chiesa dei SS. Cosma e Damiano di via Carlo Mayr, consacrata nel 1738 e oggi luogo di culto della comunità ortodossa rumena. Fin dalla prima metà del Settecento, il Teatro Scroffa fu il teatro principale di Ferrara, sede privilegiata per le rappresentazioni dei “comici”. 

Un altro tassello che ci restituisce l’immagine di un mosaico complesso, variegato, ancora in buona parte da studiare e divulgare. Ferrara è, nel midollo, anche teatro. La storia del teatro non può prescindere da Ferrara.

***

Il teatro di ricerca nato dopo il ’68

Tanto il fermento in città dopo la riapertura del Comunale, negli anni della contestazione.

Fra le compagnie spontanee ferraresi, Die Spieler e Teatro Empirico: ecco la loro storia

L’amore di Claudio Gualandi e Linda Mazzoni per il teatro emerge, nella mostra e nella ricerca storica, in tutta la sua limpidezza. E fu, in giovinezza, una passione che coinvolse Gualandi in prima persona. Dopo aver studiato scenografia all’Accademia di Venezia, infatti, entra a far parte del Collettivo Teatrale Die Spieler (Il giocatore), occupandosi di scene e costumi: erano i primi anni Settanta. Dalle informazioni dateci dallo stesso Gualandi e in parte trovate nel volume Teatro Comunale di Ferrara 1964-1984. 20 anni (Teatro Comunale di Ferrara / Comune di Ferrara, 1985, con progetto grafico dello stesso Gualandi), abbiamo ricostruito un pezzo di quel fermento nel periodo della contestazione e sicuramente incentivato dalla riapertura, nel ’64, del Teatro Comunale. Tra fine anni ’60 e inizio anni ’70 nascono, infatti, in città e in provincia alcune compagnie teatrali spontanee, sostenute dall’ATER (Associazione Teatrale Emilia-Romagna), fra cui appunto Die Spieler. Con Gualandi vi è Andrea Barra, regista, Paolo Natali (ex Vicedirettore del Teatro Comunale) come musicologo e Paolo Bertelli come scenografo.

Tre le commedie di Die Spieler portate in scena in Sala Estense (all’interno della programmazione del Teatro Comunale): la prima, Rivoluzione alla sud-americana del brasiliano Augusto Boal, parodia sul potere portata in scena il 23 e 24 aprile 1969 con attori Gianni Rizzati, Aureliano Bandiera e Giulio Felloni;Histoire du soldat di Igor Stravinskij (su testo di Ramuz, “mescolata” con La leggenda del soldato morto di Bertolt Brecht), portata in scena il 29 e 30 aprile 1970 con sul palco Giulio Felloni e Marco Benini; Non consumiamo Marx di Luigi Nono, che registrò i suoni e le voci delle manifestazioni del Maggio francese mescolandoli con musiche dodecafoniche, con testi di Cesare Pavese. Non consumiamo Marx andò in scena il 24 marzo 1971, con le voci di Liliana Poli, Kadigia Bove e Edmonda Aldini. Un’altra compagnia nata in città in questi anni è Teatro Empirico che in Sala Estense (all’interno degli spettacoli del Teatro Comunale) il 29 marzo 1969 porta in scena Direzione memoria di Corrado Augias, il 7-8 febbraio 1970 La lezione di Eugene Ionesco e il 18 marzo 1971 Recitare di Dacia Maraini.

Gualandi curò anche le scene della Compagnia Teatro Zero per Proibito e La finestra di Tennessee Williams e Georges Feydeau, rappresentate in Sala Estense il 10 marzo 1971. Poi, Gualandi e Linda Mazzoni, all’interno della Rassegna Internazionale Aterforum, svolsero i ruoli di consulenti per l’ambientazione e l’arredamento del concerto Varieté Liberty di Hubert Stuppner, tenutosi al Comunale il 3 giugno 1983.

a.m.

Pubblicati sulla “Voce” del 10 maggio 2024

Abbònati qui!