Archivio | Maggio, 2025

Casa, mobilità, energia: una città davvero di tutti (e non privatizzata)

8 Mag


Romeo Farinella (urbanista di UniFe) è intervenuto a Casa Cini per il primo incontro della Scuola diocesana di formazione politica: «spesso la “rigenerazione green” è mera retorica classista»

di Andrea Musacci

«I problemi dell’organizzazione e della gestione degli spazi urbani non possono essere affidati ai “tecnicismi”. L’urbanistica è politica, ma c’è bisogno, sia a livello locale che globale, della capacità del governo pubblico di affrontare e assumere la complessità dei problemi, superando approcci settoriali per poi pensare a strategie serie». La Scuola diocesana di formazione politica, partita la sera del 30 aprile scorso a Casa Cini, Ferrara, intende affrontare temi riguardanti il nostro territorio nell’ottica della concretezza, del confronto e della partecipazione, per poter quindi immaginare stili e modi di vivere differenti. Un obiettivo ben sintetizzato dalle parole che abbiamo usato per iniziare questo articolo, pronunciate la sera del 30 dall’urbanista di UniFe Romeo Farinella, intervenuto insieme a Chiara Sapigni (Ufficio Statistica della Provincia) sul tema “Strategie per il futuro della città. Riflessioni su Ferrara”. Il secondo incontro è in programma il 7 maggio alle 20.30 a Casa Cini: un gruppo di giovani del Liceo Ariosto di Ferrara incontra Isabella Masina, vicesindaca Comune di Voghiera ed Elia Cusinato, Consigliere Comune di Ferrara.

CONTRO LE CITTÀ SELETTIVE

Per Farinella, ciò che serve a Ferrara e non solo è «una politica di solidarietà, non di competitività tra città» (e cittadini) che in particolare affronti i temi della mobilità pubblica e della casa – «che è un’emergenza nazionale». Occorre, però, innanzitutto abbandonare la «retorica della sostenibilità», termine ormai abusato e travisato, «categoria che il capitalismo sta usando per giustificare le sue logiche estrattivistiche». Occorre – per Farinella – recuperare «un’autorevolezza della politica, del ruolo pubblico nei processi di governo», oggi in crisi, una «crisi di classe dirigente, non di potere»: emerge, infatti, sempre più una classe dominante («che vuol dominare, non governare») «orientata al rafforzamento delle disuguaglianze» e con «forme subdole di autoritarismo e autoreferenzialità». Basta vedere «le politiche di rigenerazione urbana – fondate sull’ideologia neoliberista -, sempre più all’insegna della selettività», ha proseguito.Ad esempio, a Milano le politiche di “rigenerazione green” sono selettive nel senso che «riguardano solo determinati quartieri, a livello immobiliare accessibili solo a fasce di reddito medio-alto»; e queste “green”, inoltre, sono azioni che a loro volta determinano «un innalzamento del valore immobiliare». Un esempio opposto è Vienna (dove è appena stato riconfermato il sindaco socialista Michael Ludwig), nella quale «da decenni è forte l’investimento pubblico nell’edilizia popolare». È proprio questo il ruolo che il pubblico deve avere: «gestire i conflitti» (e il mercato), non far finta che non ci siano.«Basti pensare agli studentati in Italia, ormai quasi interamente affidati ai privati per la progettazione, realizzazione e gestione», esempio di come oggi vi sia «un’egemonia delle rendite immobiliari», una sempre più marcata gentrificazione, una «privatizzazione dello spazio pubblico», con conseguente controllo di determinati quartieri urbani, a livello di sicurezza, anche da parte di soggetti privati, oltre che di una sempre più diffusa «militarizzazione dello spazio pubblico». Per non parlare della «privatizzazione di aree pubbliche attraverso eventi» ludico-artistici che – come nel caso di Ferrara – occupano piazze e vie pubbliche per intere settimane, o l’idea della “città 15 minuti” che però viene applicata – in alcune metropoli – solo ai quartieri “benestanti” e non a quelli popolari. Conseguenza di tutto ciò è la sempre maggiore «marginalizzazione dei più poveri», che nell’ottica neoliberista-securitaria «non devono interferire con queste dinamiche ultraselettive, privatistiche» e classiste.

Tanto a livello globale quanto a livelo locale, quindi, per Farinella, la questione ecologica e della sostenibilità «non può essere affrontata senza prima affrontare le sempre più enormi disuguaglianze a livello economico»: ci vogliono, quindi, «forti politiche di redistribuzione delle ricchezze». Elaborare, quindi, «una seria strategia per Ferrara non significa solo piantare più alberi ma affrontare i problemi strutturali, e farlo coinvolgendo direttamente la cittadinanza: casa, mobilità pubblica, energia («le Comunità energetiche possono essere una risposta importante», ha aggiunto il relatore). 

Non di meri «ritocchi “estetici”», dunque, ma di «grandi cambiamenti» ha bisogno la nostra città.


IL LIBRO. Ne “Le fragole di Londra” la denuncia delle nuove city solo per le élites

È sempre più necessario «prendere posizione nei confronti del neoliberismo come modello di sviluppo che condiziona le politiche urbane da oltre quarant’anni».Così Romeo Farinella nel suo ultimo libro, “Le fragole di Londra. Attraverso le città disuguali” (Mimesis ed., 2024), nel quale approfondisce i temi affrontati a Casa Cini. 

«Il mercato della casa – scrive ancora – è mercificato e i processi riguardanti la gentrificazione, la turisticizzazione, la prevalenza dell’affitto short time su quello a lungo termine, contribuiscono spesso alla frammentazione del corpo sociale urbano».Fenomeni tipici delle metropoli (da quelle occidentali a quelle come IlCairo o Dubai, con nuovi insediamenti urbani costruiti ad hoc e ultra-classisti) ma sempre più presenti anche in città di piccole-medie dimensioni come Ferrara. Sempre nel volume spiega come «una grande parte dei progetti» urbanistici «presentati da gruppi finanziari, fondazioni filantropiche, amministrazioni competitive, stati autocratici, o archistar si configurano come progetti di “classe” o di “censo”, mentre le operazioni sottese di rigenerazione urbana “ecologica” sono sovente orientate ad una gentrificazione che, senza dichiararlo, rafforza la “polarizzazione” sociale a scapito dei più poveri». 

Così, si dà vita a «isole di ordine e bolle ecologiche rese possibili dallo sviluppo della tecnologia, che però a ben vedere appaiono altamente selettive, fisicamente delimitate e controllate da apparati di sicurezza. La “città ecologia neoliberista” è indifferente ai contesti politici; che siano democratici o autoritari, non interessa agli investitori». Meglio, comunque, se autoritari: in quest’ultimi, infatti, «la volontà di modificare una città o di costruirne una nuova è una decisione non negoziabile: è sufficiente un accordo tra investitore e potere. Nelle democrazie, al contrario, i livelli di interazione istituzionale e di garanzia dei diritti dovrebbero garantire il bene comune; quindi, la strategia degli investitori diventa più subdola» e l’idea “green” «diventa selettiva perché non prende in conto, ad esempio, le politiche pubbliche dell’abitare o il tema del diritto alla città per tutti».

Come sta il Ferrarese? Molti anziani e poco lavoro per i giovani.

«Serve un’alleanza intergenerazionale»

Un quadro dello stato di salute socioeconomico la sera del 30 l’ha fornito Chiara Sapigni

«Oltre al PIL – ha spiegato -, dal 2013 l’Istat elabora anche ilBES (Benessere Equo e Sostenibile), indicatore che tiene conto dei livelli di qualità a livello sociale e relazionale». E dal 2015 gli Uffici statistici delle Province han deciso di dettagliare questi dati specificatamente ai territori di riferimento.Nella nostra Provincia finora sono stati realizzati cinque RapportiBES. Oltre a ciò, esistono le “Mappe di fragilità” elaborate dalla nostra Regione.

Partendo quindi dai dati BES riferiti alFerrarese, gli indicatori positivi riguardano il buon livello di occupazione; la non alta divergenza tra uomini e donne per quanto riguarda le retribuzioni e il numero di giornate retribuite; la bassa percentuale di pensioni minime; l’uso dei Servizi per l’infanzia nella fascia 0-2 anni; l’uso delle biblioteche pubbliche e la raccolta differenziata.

Tra gli indicatori negativi, invece, il valore aggiunto pro capite, la dispersione scolastica (doppia rispetto alla media regionale e nazionale), la bassa occupazione giovanile, i residenti over 65 (pari al 29%), le truffe e le frodi informatiche.

Sapigni si è poi concentrata sul tema della casa, accennando ad alcune azioni dirette della Regione Emilia-Romagna come il Fondo Affitto, la semplificazione del Patto per la casa, la legge sugli affitti turistici brevi, la richiesta di un prestito alla Banca europea degli investimenti per la manutenzione dell’edilizia pubblica, soprattutto a livello energetico. Infine, i contributi a fondo perduto per l’acquisto di alloggi e la definizione dei criteri di accesso all’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica).

Il tema casa richiama inevitabilmente il tema famiglia: a Ferrara e provincia la dimensione media familiare è di 2.08 componenti per nucleo, il 39% delle “famiglie” è composta da 1 sola persona, e appena il 3,3% è formata da 5 o più componenti. Ancora: il 43% ha al proprio interno almeno 1 persona over 65 e il 24,9% una over 75. Abbastanza nette, nello specifico, le differenze dei nuclei familiari tra i quattro distretti socio-sanitari. Sulle “famiglie” “monocomposte” (con 1 sola persona), il 45% è over 65 e il 28% over 75 (quest’ultimo, numericamente, significa che ben 18mila persone over 75 vivono da sole). Riva del Po, Mesola e Tresignana sono i Comuni del Ferrarese con il numero maggiore di over  75. La nostra è dunque una provincia sempre più anziana. E il Comune meno giovane è quello di Riva del Po, quello più giovane,Cento.

Il “cosa fare” avrebbe bisogno  di molto più tempo e spazio. In ogni caso, Sapigni ha posto l’accento sull’importanza di «un’alleanza fra le generazioni, creando luoghi appositi dove poter discutere di questi temi e condividere idee ed esperienze». Inoltre, è sempre più fondamentale una «collaborazione tra istituzioni, cittadini, aziende e terzo settore per interventi e sostegni adeguati». Sapigni in particolare ha sottolineato l’apporto fondamentale del terzo settore (è Vice presidente del CSV Terre Estensi – Ferrara-Modena), ancora purtroppo da molti sottovalutato.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 9 maggio 2025

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(Foto di Markus Winkler da Pixabay)

«Vi racconto di quando il mio amico Pizzaballa si innamorò della Terra Santa»

7 Mag

«Tenace, tagliente, poi diplomatico. Ma sempre dal cuore grande»: così don Giuseppe Cervesi racconta a “La Voce” l’amico Pizzaballa, in questi giorni protagonista al Conclave. Il viaggio in Terra Santa, quello ad Assisi, i timori e la nostalgia di Ferrara: ritratto inedito di uno dei “papabili”

di Andrea Musacci

Lo scorso numero della “Voce” (v. pag. 7 del 2 maggio 2025) abbiamo dedicato un servizio al card. Pierbattista Pizzaballa – Patriarca di Gerusalemme dei Latini, ex Custode di Terra Santa e fra i 133 cardinali che dal 7 maggio saranno presenti al Conclave – che ha vissuto tra il 1981 e il 1984 a Ferrara, tra la parrocchia di Santo Spirito (con i frati francescani) e il Seminario Arcivescovile dove studiava. Dopo quelle presenti nel numero scorso, vi proponiamo altre testimonianze di persone che lo hanno conosciuto direttamente.

IL RACCONTO DI DON GIUSEPPE CERVESI

«Pierbattista è stato un mio compagno di studi di Teologia a Bologna nel 1988-89, dopo gli anni a Ferrara nel 1987-88». Così inizia il racconto alla “Voce” di don Giuseppe Cervesi, Rettore del Santuario del Poggetto (Sant’Egidio), francescano con un forte spirito missionario (ha vissuto in Messico). «Nell’89-90 ero a Carpi, ero ancora diacono, poi venni a Ferrara per un anno sabbatico prima del mio ultimo anno di Teologia: fu proprio Pizzaballa a chiedermi di venire a Ferrara, città che amava. E aveva grande stima di padre Atanasio Drudi», guida francescana della parrocchia di S. Spirito dal 1967 al 1997. 

«Pizzaballa mi è piaciuto molto come persona fin dalla prima volta che lo conobbi: era molto diretto, schietto, a volte anche tagliente, e tenace; ma dal cuore buono. Poi è cambiato, è diventato più diplomatico. E io gli dissi “stai studiando da provinciale”». Aveva visto bene…: «era diventato più diplomatico, non falso però, ma sincero come sempre. Ed è sincero – continua don Cervesi – anche quando mi scrive che ha voglia di vedermi. A volte ci sentiamo anche per telefono, ma è molto impegnato». Don Cervesi ci racconta, poi, un episodio specifico, molto importante per la biografia del card. Pizzaballa: «il 27 ottobre 1986 andammo assieme ad Assisi in occasione dell’incontro interreligioso con Giovanni Paolo II. Guidai io il pulmino. Ci tenevo molto a parteciparvi, e lui mi aiutò e mi accompagnò». 

L’anno successivo, nell’87, «siamo andati assieme in Terra Santa: all’inizio ero titubante, ma poi accettai. Lui si innamorò, fin da subito, della Terra Santa: forse la sua passione per quei luoghi nacque proprio lì, in quella che per lui era la prima visita». Pizzaballa dimostrò il proprio aiuto all’amico don Cervesi anche nel 2021, per una guida per un altro pellegrinaggio in Terra Santa, anche se poi non si concretizzò.

Venendo al presente, don Cervesi ci spiega: «l’ultima volta che l’ho sentito – per messaggio – è stato lo scorso 21 aprile: gli ho scritto per fargli gli auguri di buon compleanno e naturalmente mi ha risposto chiedendo di pregare per il Papa. L’ultima volta che l’ho sentito per telefono è stato invece per la Festa di S. Martino nel 2019. Poi, siamo rimasti in contatto via mail e via WhatsApp: spesso mi scriveva rendendomi partecipe del suo desiderio di venirmi a trovare».

Ancor più dopo il 7 ottobre 2023, ma sempre, la vita a Gaza e in generale in Terra Santa, non è facile: «lui si sente a rischio», continua don Cervesi: «in un messaggio mi ha detto: “mi sa che il grande salto lo faccio prima io di te…”. È consapevole del rischio che corre; ma i cristiani sono un ponte di pace in Terra Santa, per una pace giusta, spero rimangano». Pizzaballa, infine, ci ricorda don Cervesi, «era molto legato agli ebrei convertiti» (gli “ebrei cattolici”, ndr), anche se lì la comunità cattolica è tutta araba».

ALTRI RICORDI 

«Ricordo il bel rapporto che Pizzaballa aveva con i frati che abitavano a San Francesco e venivano a scuola con noi in Seminario», ci racconta il parroco di Bondeno don Silvano Bedin. «Le sfide di calcio con loro – prosegue – erano epiche». «Ho conosciuto personalmente Pizzaballa a S.Spirito negli anni ’80, quand’era a S. Spirito e io facevo le Elementari», ci racconta Paolo Martorana, pianista e produttore discografico ferrarese. «Cantavo nel coro parrocchiale  diretto da suor Celestina nel quale lui faceva l’organista; per me Pierbattista ha avuto un ruolo fondamentale: se oggi faccio il musicista è anche grazie a lui. Nel vederlo suonare quell’Organo per accompagnare il Coro ebbi la conferma che avrei voluto imparare a suonare il pianoforte. Cosa che ho fatto».

L’intervista a Ferrara nel marzo 2024

Il 1° marzo 2024 il card. Pierbattista Pizzaballa ha risposto alle domande di Cristiano Bendin (“Il Resto del Carlino” Ferrara) in collegamento da Gerusalemme per il primo incontro dell’Ottavario di S. Caterina Vegri, seguito da oltre 100 persone riunitesi nel coro del Monastero del Corpus Domini di Ferrara.

Dopo un’analisi della situazione nella Striscia di Gaza, riflesse così: il cristianesimo è «uno stile di vita prima che una religione», la fede cristiana deve «parlare alla vita, deve far comprendere come la pace non significa vittoria sull’altro, sconfiggerlo, farlo tacere o sparire», ma «inclusione dell’altro, suo coinvolgimento, sentirlo parte di sé, sentire anche il suo dolore. Come cristiani abbiamo nel cuore tanto gli israeliani quanto i palestinesi. L’altro, invece – sono ancora parole del cardinale -, qui è percepito come causa del proprio dolore: ciò rende impossibile ogni dialogo. Parlare con l’altro è interpretato come tradimento». Invece, a noi cristiani, la Croce «continua ad insegnarci che il male si vince amando gratuitamente: non è utopia, incontro persone che lo vivono». Qui, invece, «stiamo affogando nell’odio veicolato anche da un linguaggio che deumanizza l’altro». La Chiesa, disse, «non può entrare dentro l’agone, non può sposare nessuna delle due parti: è solo sposa di Cristo. Rifiuto, quindi, letture parziali da una parte e dall’altra». Infine, sul proprio servizio in Terra Santa, dove si trova da 35 anni, disse: «nel tempo – ha spiegato – ho acquisito uno sguardo più carico di misericordia, più capace di perdono e di pazienza per gli errori degli altri, anche a causa degli errori che io stesso compio». I momenti più belli «del mio servizio sono le visite pastorali che svolgo tutti i fine settimana, a volte anche a metà settimana: è commovente vedere come la gente vive la propria fede e la vicinanza agli altri».

Nel 2023 al Presepe vivente di Ferrara

Il card. Pizzaballa ha lasciato anche un messaggio video per il Presepe Vivente (organizzato da CL Ferrara) nel dicembre 2023 sul sagrato della Basilica di S. Francesco a Ferrara. 

Nel messaggio video proiettato a lato della Basilica, il cardinale disse che il Presepe Vivente «è importante per recuperare la tradizione: nel passato si trova la certezza per il presente e il futuro e ciò che può rendere festoso il tempo. Natale è tempo di speranza per un mondo moderno che non crede più in niente. Natale è il tempo di riscatto dalla menzogna, dall’odio, dal nulla».


Il suo ricordo di Ferrara: scelta francescana e pazienza dei superiori

Dal discorso finale del card. Pizzaballa nel rito di Ordinazione episcopale (10 settembre 2016, Cattedrale di Bergamo):

«(…) e poi a Ferrara, con il primo servizio da ragazzo, liceale, in parrocchia, prima nel Santuario poi in parrocchia, io ero responsabile del coro ed ero anche organista. E lì ho vestito l’abito francescano: l’ingresso nell’ordine francescano era per me una scelta naturale, visto che venivo ormai da quel mondo, dopo tanti anni; e lì ho dato espressione concreta a quel desiderio di semplicità, di scelta radicale, di sobrietà. Son stati molto pazienti con me i miei formatori e superiori del tempo, li ringrazio per quella pazienza e quando necessaria anche per la loro severità (…)».

Il 27 maggio al Poggetto

Il prossimo 27 maggio il card. Pizzaballa si videocollegherà col Santuario del Poggetto alle ore 18 per un incontro dal titolo “Il ruolo della Comunità cristiana in Terra Santa per gettare le basi di una pace stabile e duratura nella terra di Gesù”. Per ora l’incontro è confermato.

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 9 maggio 2025

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Foto: Convento Frati minori S. Spirito Ferrara, settembre 1984 (Pizzaballa è il primo a sx).