
Romeo Farinella (urbanista di UniFe) è intervenuto a Casa Cini per il primo incontro della Scuola diocesana di formazione politica: «spesso la “rigenerazione green” è mera retorica classista»
di Andrea Musacci
«I problemi dell’organizzazione e della gestione degli spazi urbani non possono essere affidati ai “tecnicismi”. L’urbanistica è politica, ma c’è bisogno, sia a livello locale che globale, della capacità del governo pubblico di affrontare e assumere la complessità dei problemi, superando approcci settoriali per poi pensare a strategie serie». La Scuola diocesana di formazione politica, partita la sera del 30 aprile scorso a Casa Cini, Ferrara, intende affrontare temi riguardanti il nostro territorio nell’ottica della concretezza, del confronto e della partecipazione, per poter quindi immaginare stili e modi di vivere differenti. Un obiettivo ben sintetizzato dalle parole che abbiamo usato per iniziare questo articolo, pronunciate la sera del 30 dall’urbanista di UniFe Romeo Farinella, intervenuto insieme a Chiara Sapigni (Ufficio Statistica della Provincia) sul tema “Strategie per il futuro della città. Riflessioni su Ferrara”. Il secondo incontro è in programma il 7 maggio alle 20.30 a Casa Cini: un gruppo di giovani del Liceo Ariosto di Ferrara incontra Isabella Masina, vicesindaca Comune di Voghiera ed Elia Cusinato, Consigliere Comune di Ferrara.
CONTRO LE CITTÀ SELETTIVE
Per Farinella, ciò che serve a Ferrara e non solo è «una politica di solidarietà, non di competitività tra città» (e cittadini) che in particolare affronti i temi della mobilità pubblica e della casa – «che è un’emergenza nazionale». Occorre, però, innanzitutto abbandonare la «retorica della sostenibilità», termine ormai abusato e travisato, «categoria che il capitalismo sta usando per giustificare le sue logiche estrattivistiche». Occorre – per Farinella – recuperare «un’autorevolezza della politica, del ruolo pubblico nei processi di governo», oggi in crisi, una «crisi di classe dirigente, non di potere»: emerge, infatti, sempre più una classe dominante («che vuol dominare, non governare») «orientata al rafforzamento delle disuguaglianze» e con «forme subdole di autoritarismo e autoreferenzialità». Basta vedere «le politiche di rigenerazione urbana – fondate sull’ideologia neoliberista -, sempre più all’insegna della selettività», ha proseguito.Ad esempio, a Milano le politiche di “rigenerazione green” sono selettive nel senso che «riguardano solo determinati quartieri, a livello immobiliare accessibili solo a fasce di reddito medio-alto»; e queste “green”, inoltre, sono azioni che a loro volta determinano «un innalzamento del valore immobiliare». Un esempio opposto è Vienna (dove è appena stato riconfermato il sindaco socialista Michael Ludwig), nella quale «da decenni è forte l’investimento pubblico nell’edilizia popolare». È proprio questo il ruolo che il pubblico deve avere: «gestire i conflitti» (e il mercato), non far finta che non ci siano.«Basti pensare agli studentati in Italia, ormai quasi interamente affidati ai privati per la progettazione, realizzazione e gestione», esempio di come oggi vi sia «un’egemonia delle rendite immobiliari», una sempre più marcata gentrificazione, una «privatizzazione dello spazio pubblico», con conseguente controllo di determinati quartieri urbani, a livello di sicurezza, anche da parte di soggetti privati, oltre che di una sempre più diffusa «militarizzazione dello spazio pubblico». Per non parlare della «privatizzazione di aree pubbliche attraverso eventi» ludico-artistici che – come nel caso di Ferrara – occupano piazze e vie pubbliche per intere settimane, o l’idea della “città 15 minuti” che però viene applicata – in alcune metropoli – solo ai quartieri “benestanti” e non a quelli popolari. Conseguenza di tutto ciò è la sempre maggiore «marginalizzazione dei più poveri», che nell’ottica neoliberista-securitaria «non devono interferire con queste dinamiche ultraselettive, privatistiche» e classiste.
Tanto a livello globale quanto a livelo locale, quindi, per Farinella, la questione ecologica e della sostenibilità «non può essere affrontata senza prima affrontare le sempre più enormi disuguaglianze a livello economico»: ci vogliono, quindi, «forti politiche di redistribuzione delle ricchezze». Elaborare, quindi, «una seria strategia per Ferrara non significa solo piantare più alberi ma affrontare i problemi strutturali, e farlo coinvolgendo direttamente la cittadinanza: casa, mobilità pubblica, energia («le Comunità energetiche possono essere una risposta importante», ha aggiunto il relatore).
Non di meri «ritocchi “estetici”», dunque, ma di «grandi cambiamenti» ha bisogno la nostra città.
IL LIBRO. Ne “Le fragole di Londra” la denuncia delle nuove city solo per le élites
È sempre più necessario «prendere posizione nei confronti del neoliberismo come modello di sviluppo che condiziona le politiche urbane da oltre quarant’anni».Così Romeo Farinella nel suo ultimo libro, “Le fragole di Londra. Attraverso le città disuguali” (Mimesis ed., 2024), nel quale approfondisce i temi affrontati a Casa Cini.
«Il mercato della casa – scrive ancora – è mercificato e i processi riguardanti la gentrificazione, la turisticizzazione, la prevalenza dell’affitto short time su quello a lungo termine, contribuiscono spesso alla frammentazione del corpo sociale urbano».Fenomeni tipici delle metropoli (da quelle occidentali a quelle come IlCairo o Dubai, con nuovi insediamenti urbani costruiti ad hoc e ultra-classisti) ma sempre più presenti anche in città di piccole-medie dimensioni come Ferrara. Sempre nel volume spiega come «una grande parte dei progetti» urbanistici «presentati da gruppi finanziari, fondazioni filantropiche, amministrazioni competitive, stati autocratici, o archistar si configurano come progetti di “classe” o di “censo”, mentre le operazioni sottese di rigenerazione urbana “ecologica” sono sovente orientate ad una gentrificazione che, senza dichiararlo, rafforza la “polarizzazione” sociale a scapito dei più poveri».
Così, si dà vita a «isole di ordine e bolle ecologiche rese possibili dallo sviluppo della tecnologia, che però a ben vedere appaiono altamente selettive, fisicamente delimitate e controllate da apparati di sicurezza. La “città ecologia neoliberista” è indifferente ai contesti politici; che siano democratici o autoritari, non interessa agli investitori». Meglio, comunque, se autoritari: in quest’ultimi, infatti, «la volontà di modificare una città o di costruirne una nuova è una decisione non negoziabile: è sufficiente un accordo tra investitore e potere. Nelle democrazie, al contrario, i livelli di interazione istituzionale e di garanzia dei diritti dovrebbero garantire il bene comune; quindi, la strategia degli investitori diventa più subdola» e l’idea “green” «diventa selettiva perché non prende in conto, ad esempio, le politiche pubbliche dell’abitare o il tema del diritto alla città per tutti».
Come sta il Ferrarese? Molti anziani e poco lavoro per i giovani.
«Serve un’alleanza intergenerazionale»
Un quadro dello stato di salute socioeconomico la sera del 30 l’ha fornito Chiara Sapigni.
«Oltre al PIL – ha spiegato -, dal 2013 l’Istat elabora anche ilBES (Benessere Equo e Sostenibile), indicatore che tiene conto dei livelli di qualità a livello sociale e relazionale». E dal 2015 gli Uffici statistici delle Province han deciso di dettagliare questi dati specificatamente ai territori di riferimento.Nella nostra Provincia finora sono stati realizzati cinque RapportiBES. Oltre a ciò, esistono le “Mappe di fragilità” elaborate dalla nostra Regione.
Partendo quindi dai dati BES riferiti alFerrarese, gli indicatori positivi riguardano il buon livello di occupazione; la non alta divergenza tra uomini e donne per quanto riguarda le retribuzioni e il numero di giornate retribuite; la bassa percentuale di pensioni minime; l’uso dei Servizi per l’infanzia nella fascia 0-2 anni; l’uso delle biblioteche pubbliche e la raccolta differenziata.
Tra gli indicatori negativi, invece, il valore aggiunto pro capite, la dispersione scolastica (doppia rispetto alla media regionale e nazionale), la bassa occupazione giovanile, i residenti over 65 (pari al 29%), le truffe e le frodi informatiche.
Sapigni si è poi concentrata sul tema della casa, accennando ad alcune azioni dirette della Regione Emilia-Romagna come il Fondo Affitto, la semplificazione del Patto per la casa, la legge sugli affitti turistici brevi, la richiesta di un prestito alla Banca europea degli investimenti per la manutenzione dell’edilizia pubblica, soprattutto a livello energetico. Infine, i contributi a fondo perduto per l’acquisto di alloggi e la definizione dei criteri di accesso all’ERP (Edilizia Residenziale Pubblica).
Il tema casa richiama inevitabilmente il tema famiglia: a Ferrara e provincia la dimensione media familiare è di 2.08 componenti per nucleo, il 39% delle “famiglie” è composta da 1 sola persona, e appena il 3,3% è formata da 5 o più componenti. Ancora: il 43% ha al proprio interno almeno 1 persona over 65 e il 24,9% una over 75. Abbastanza nette, nello specifico, le differenze dei nuclei familiari tra i quattro distretti socio-sanitari. Sulle “famiglie” “monocomposte” (con 1 sola persona), il 45% è over 65 e il 28% over 75 (quest’ultimo, numericamente, significa che ben 18mila persone over 75 vivono da sole). Riva del Po, Mesola e Tresignana sono i Comuni del Ferrarese con il numero maggiore di over 75. La nostra è dunque una provincia sempre più anziana. E il Comune meno giovane è quello di Riva del Po, quello più giovane,Cento.
Il “cosa fare” avrebbe bisogno di molto più tempo e spazio. In ogni caso, Sapigni ha posto l’accento sull’importanza di «un’alleanza fra le generazioni, creando luoghi appositi dove poter discutere di questi temi e condividere idee ed esperienze». Inoltre, è sempre più fondamentale una «collaborazione tra istituzioni, cittadini, aziende e terzo settore per interventi e sostegni adeguati». Sapigni in particolare ha sottolineato l’apporto fondamentale del terzo settore (è Vice presidente del CSV Terre Estensi – Ferrara-Modena), ancora purtroppo da molti sottovalutato.
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 9 maggio 2025
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(Foto di Markus Winkler da Pixabay)
