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Duomo, trasformazione nel solco della tradizione

23 Feb

Il 23 marzo riapertura della Cattedrale con processione dall’Arcivescovado. A Santo Spirito serata con 200 persone per rivivere questi anni di attesa e iniziare a pensare al futuro. I prossimi lavori su protiro, Campanile, Madonna delle Grazie e facciate laterali

Alle ore 21 del 13 febbraio, al Cinema Santo Spirito ci sono solo posti in piedi. Quasi 200 persone si sono ritrovate in via della Resistenza a Ferrara mosse dal desiderio di ammirare le bellezze, nascoste e non, della loro casa: il Duomo. L’occasione era la proiezione del documentario “Tesori nella pietra”, con ideazione, regia e montaggio di mons. Massimo Manservigi e dott.ssa Barbara Giordano, e musiche di Giorgio Zappaterra. Oltre alla proiezione (già avvenuta lo scorso 15 dicembre nel Cinema di San Benedetto), è intervenuto il Direttore dell’Ufficio Tecnico-Amministrativo diocesano don Stefano Zanella per une relazione sui lavori in Cattedrale. Un evento, quello del 13 febbraio, molto atteso in sé e ancor più per il recente annuncio della riapertura della Cattedrale il prossimo 23 marzo, quando alle 17.30 vi sarà la Processione delle Palme dal Palazzo Arcivescovile al Duomo e subito dopo, proprio in Duomo, il nostro Arcivescovo presiederà la Santa Messa nella Domenica della Passione del Signore.

DON VIALI: «UN TESORO DA CUSTODIRE E VALORIZZARE»

Ad aprire la serata è stato il parroco di Santo Spirito don Francesco Viali, neo canonico del Capitolo della Cattedrale (era presente anche il terzo neo canonico, don Roberto Solera): «Oggi per noi di S. Spirito è un giorno importante perché celebriamo la solennità della dedicazione della nostra chiesa parrocchiale avvenuta il 13 febbraio 1656», ha detto don Viali. «Anche qui c’è stato un cantiere dopo i gravi danni causati dal terremoto e nel maggio del 2022 abbiamo potuto riappropriarci della nostra casa di preghiera. Sono contento che la stessa sorte si realizzi anche per la nostra chiesa madre, la Cattedrale che, come abbiamo appreso, riaprirà al culto sabato 23 marzo con la celebrazione della Domenica delle Palme. Sappiamo che nonostante la chiusura degli ultimi anni essa è rimasta, come scrive mons. Franceschi nella lettera pastorale “Amiamo questa Chiesa”, “presenza nel cuore della città … qualcosa di più di un documento e di un messaggio che ci viene dalla lontananza dei secoli […] appello a riconfermare, oggi, la tradizione assumendola con tutta la carica di nuove responsabilità che essa domanda. Una presenza gratificante e impegnativa insieme”. Questa serata – ha concluso – vuole essere l’occasione per riconoscere il tesoro che siamo chiamati a custodire e valorizzare con impegno, assieme, come comunità diocesana».

DON ZANELLA: «UNA BELLEZZA CHE SEMPRE CI STUPISCE. I LAVORI CONTINUERANNO»

«Tante sono le richieste, le domande, le critiche che le persone mi hanno rivolto in questi anni in cui la Cattedrale è stata chiusa». Don Stefano Zanella, Direttore dell’Ufficio Tecnico-Amministrativo diocesano (e neo canonico del Capitolo della Cattedrale assieme a don Viali e don Solera) è stato uno dei protagonisti della ricostruzione post sisma in Diocesi, e dei lavori nel nostro Duomo cittadino. «A Ferrara – ha proseguito – siamo sempre stati convinti di non essere zona sismica, e quindi non eravamo preparati a questo evento. Ricordo la notte di quel 20 maggio 2012. La mattina in bici come primo giro sono andato a vedere come fossero messi i tre monasteri di clausura cittadini. Poi, con l’allora Vescovo Rabitti, sono entrato in Duomo: a prima vista l’edificio non sembrava aver subito gravi danni. Erano caduti solo alcuni stucchi e candelabri». La realtà, però, era ben diversa, seppur non immediatamente visibile. «Alcuni materiali usati erano poveri, consumati. E pensare che appena pochi giorni prima, ignari di tutto, «erano state fatte perlustrazioni nel sottotetto dell’edificio per rafforzare la struttura…».

La nostra Cattedrale, «possiamo dire che non la conoscevamo così bene come la conosciamo ora». Da un dramma, un bene. Da un evento incontrollabile, la possibilità di conoscere, che è una forma maggiore di controllo e di consapevolezza sulla realtà. «Adesso – sono ancora parole di don Zanella – conosciamo meglio alcuni suoi segreti e come strutturalmente dall’impianto romanico sia stata nei secoli trasformata, fino a diventare come la vediamo oggi. E allora, quand’è stata costruita» (ma nemmeno nel XVIII secolo), «non c’era certo la documentazione che abbiamo oggi…».

Entrando poi più nel dettaglio, don Zanella ha spiegato come le lanterne – di circa 200 kg l’una – sulla facciata principale, «scoprimmo che erano sostenute da colonne in marmo consumate, con barre in ferro arrugginite. Con circa 500mila euro abbiamo dunque messo su il primo, necessario, ponteggio sulla facciata principale. Lo smog, il clima che cambia, il passaggio di mezzi pesanti davanti e di fianco al Duomo hanno anch’essi influito sulla stabilità dell’edificio». Edificio per cui ci vorrebbe «un Piano di manutenzione annuale». Arriviamo quindi al dicembre 2019, nove mesi dopo la chiusura dell’edificio: «il volto di un grifone appare dietro un mattone di un pilastro», mattone appena tolto da un muratore. «La qualità di questo volto è impressionante, sembra appena scolpito. Il muratore si commosse» davanti a questa scoperta, a questa epifania. «Poi facemmo le indagini sugli altri pilastri, scoprendo altri dieci capitelli, tesoro del nostro Duomo, che ci permettono di riscoprire la nostra storia: ad esempio che nel Medioevo il nostro Duomo era luminoso, colorato, policromo. Altro che secolo buio…».

Il Duomo, sempre per don Zanella, «è lo scrigno più bello della nostra storia e in futuro continuerà a regalarci nuove sorprese». E quello del 23 marzo «non sarà un evento solo per noi cristiani ma per l’intera città. Al bello non ci si abitua mai abbastanza», ci stupisce e sconvolge sempre: «nella nostra Cattedrale potremmo assaporare i capitelli riscoperti, rivivere i luoghi della nostra infanzia e trovare pace nella preghiera. Con la Madonna delle Grazie che ci sostiene e protegge sempre», ha aggiunto.

Pensando al futuro, «i lavori che proseguiranno nei pilastri “minori” non porteranno – ha chiarito alla fine don Zanella – a una nuova chiusura della Cattedrale. Oltre questo, i lavori proseguiranno  con due lotti coi fondi post-sisma: il primo riguardante il transetto della Madonna delle Grazie con un orizzontamento utile a rinsaldare il legame tra facciata monumentale ed il corpo della Basilica; l’altro cantiere, invece, riguarderà tutte le superfici pittoriche delle volte della navata principale e laterali, a carico dell’Ufficio Tecnico Amministrativo diocesano». Altri cantieri, curati dal Comune di Ferrara, riguardano il restauro delle facciate esterne e interne del Campanile, che dovrebbe partire entro la fine del 2024 e la facciata principale con il protiro, ancora in fase di studio ed elaborazione oltre alle facciate laterlali del Duomo, su via Adelardi e piazza Trento e Trieste. Insomma, il Duomo avrà bisogno di continui lavori».

DON MANSERVIGI: «IL CANTIERE METAFORA DELLA CHIESA»

«Troverete una Cattedrale più o meno come l’avevamo lasciata». Ha spiazzato un po’ tutti don Massimo Manservigi nel suo intervento prima della proiezione del documentario di cui è autore. Ma il senso delle sue parole è chiaro: il lungo cantiere avviato nel 2018 ha lasciato intatta la bellezza dell’edificio. «In questo risiede la ragione del documentario», ha proseguito. In questi anni c’è stato comunque un evento di trasformazione, una “distruzione” e “ricostruzione”, questo alveare di operai e restauratori che ricorda quello di secoli fa», quando le Cattedrali le costruivano. «Il documentario firmato da me e Barbara Giordano, con musiche di Giorgio Zappaterra – sono ancora sue parole – ci dice che questo cantiere è anche metafora della Chiesa: ognuno fa la propria parte e tante cose buone, tanto bene non si vede», o non subito. Proprio per questo, «nel documentario abbiamo fatto parlare i protagonisti del cantiere, scegliendo quindi di non inserire una voce narrante». Infine, un’ultima parola sulla mostra “Il Cantiere della Cattedrale”, inaugurata il 27 ottobre 2022 e rimasta visitabile fino alla nuova, temporanea chiusura dell’edificio, del 29 ottobre scorso: «La mostra rimarrà nelle transenne che ancora divideranno la navata sinistra da quella centrale».

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 23 febbraio 2024

La Voce di Ferrara-Comacchio

(L’immagine è tratta dalla clip di annuncio della giornata del 23 marzo: https://www.youtube.com/watch?v=15Vi5hYE0Hs)

La Cattedrale di Ferrara e i legàmi invisibili in questa grande opera collettiva

16 Dic
Immagine tratta dal documentario “Tesori nella pietra”

Si avvicina la data di riapertura del Duomo di Ferrara: il 15 dicembre nel Cinema San Benedetto la presentazione dei lavori e la proiezione del nuovo documentario “Tesori nella pietra”

Ormai si avvicina l’atteso momento della riapertura della Cattedrale di Ferrara al culto. Nel frattempo, la nostra Arcidiocesi propone all’intera comunità una serata per illustrare nel dettaglio il lungo e complesso cantiere che ha interessato per cinque anni il cuore della città di Ferrara e della nostra Chiesa locale. L’appuntamento è per venerdì 15 dicembre quando alle ore 21, nell’ambito dei “Tè Letterari”, al Cinema San Benedetto di Ferrara saranno illustrati da don Stefano Zanella, Direttore dell’Ufficio Tecnico Amministrativo Diocesano, i lavori di ripristino dei pilastri interni della Cattedrale. Sarà l’occasione per conoscere le delicate fasi del rafforzamento di queste importanti strutture, ma anche di apprezzare il prezioso intervento di restauro dei dipinti e di recupero delle parti medioevali riscoperte.

In attesa di poter visitare la Cattedrale riaperta – sono ancora in corso le operazioni di pulizia e riallestimento -, sarà poi possibile assistere in anteprima alla proiezione del documentario “Tesori nella pietra”, con ideazione, regia e montaggio di mons. Massimo Manservigi e Barbara Giordano, e musiche di Giorgio Zappaterra. Un lavoro cinematografico durato quanto il cantiere – cinque anni, dal 2018 al 2023 – che illustra in 27 minuti, come in un diario, le varie fasi di recupero dei pilastri: dallo stacco dei dipinti ottocenteschi al rafforzamento antisismico, dalla ricostruzione delle parti usurate e mancanti delle decorazioni pittoriche e scultoree fino alla narrazione della più grande scoperta archeologica avvenuta in Cattedrale, cioè il ritrovamento dei capitelli medioevali pressoché integri.

UNA GRANDE OPERA COLLETTIVA 

Per sua natura, possiamo dire, una Cattedrale è il prodotto magnifico di un lavoro collettivo durato anni: non solo quelli dell’ideazione e fondazione, ma anche di tutti i successivi lavori di consolidamento e restauro che in molti casi hanno modificato, anche in maniera significativa, il volto e il corpo dell’edificio. E così è anche per il nostro Duomo cittadino.

Una catena complessa composta da tanti anelli, ancora del tutto da riscoprire e interpretare. Una rete invisibile di legàmi – sopra e sotto quelle reti poste in alto nelle navate dopo il terremoto: legami storici, fra epoche lontane, come detto; ma anche e soprattutto legami spirituali e connessioni sentimentali con il popolo di Dio, con l’intera città e col territorio diocesano; e legami più fitti e quotidiani tra le persone nel voler ridare stabilità a questo gigante che domina il cuore della città estense. 

Questo emerge dal documentario di mons. Manservigi e Giordano: dalle immagini delle macerie nelle chiese della nostra Diocesi in seguito al sisma del 2012 (che rievocano dolore e angoscia), a un presente fatto di volti attenti e di mani operose, di menti dedite all’unico fine di rendere ancor più splendente e sicuro il nostro Duomo.

Tocca, dunque, nel documentario a don Stefano Zanella e a Valeria Virgili (alla quale è stato affidato il progetto architettonico e la Direzione Lavori del Duomo) il racconto dei giorni del sisma 2012 e una breve storia dell’edificio. Nicola Gambetti del nostro Ufficio Tecnico diocesano spiega invece la genesi dei lavori – con la scelta di chiudere l’edificio anche in seguito al crollo del Ponte Morandi dell’agosto del ’18 -, mentre Michela Boni (Leonardo srl) illustra il progetto di mappatura delle decorazioni, della ricostruzione degli intonaci originali e delle altre fasi più recenti di manutenzione, per poi iniziare il distacco degli affreschi, il loro restauro e successivo ricollocamento.

Infine, Gianluca Muratore (Leonardo srl) spiega la ricostruzione di parti mancanti o logorate di alcuni capitelli medievali e di statue sulle colonne settecentesche: riuscendo nell’intento di  recuperarne dei pezzetti, questi sono stati riassembrati e, tramite calco, è stata ricostruita la struttura. In questo modo, si sono anche potute ricostruire integralmente alcune parti simili di altri capitelli.

I legami tornano anche nelle molto concrete operazioni tecniche per rinforzare i pilastri dell’edificio: si è, infatti, legato i pilastri medievali con quelli settecenteschi: una cucitura attuata attraverso barre metalliche, per dare una maggiore stabilità. I pilastri sono stati poi avvolti da intonaco armato per creare una cerchiatura di rinforzo.

Ricordiamo come a stupire tecnici e restauratori non fu tanto il ritrovamento delle colonne medievali ma, per mancanza di documentazione, quello dei capitelli e degli affreschi che le abbelliscono. I capitelli che non rimarranno visibili (6 su 10) sono stati coperti con pannelli removibili per facilitarne le eventuali future individuazioni e analisi da parte di esperti, studiosi e tecnici.

ECCO QUALI OPERE MEDIEVALI RIMARRANNO VISIBILI

All’interno della Cattedrale rimarrà – anche dopo la riapertura al culto – una piccola area di cantiere: si tratta di una “fabbriceria” utile a indagare e ad attendere le autorizzazioni per proseguire i lavori necessari a rafforzare i due pilastri secondari nella navata sinistra dell’edificio, entrando dall’ingresso principale. 

Finora, infatti, sono stati indagati tutti i pilastri principali ma solo uno di quelli più piccoli. La nostra Cattedrale sta quindi “scoprendo” di aver bisogno di una “Fabbrica” o “fabbriceria” – com’è tradizione nella storia delle Cattedrali -, un luogo, cioè, dove poter studiare e approntare quei piccoli o grandi interventi necessari per la conservazione e tutela dell’edificio che si susseguiranno nel tempo, gestito da un ente pensato ad hoc per la manutenzione e la conservazione dell’edificio. Uno strumento che potrà essere utile anche per gli studiosi e per chi si occupa di promuovere a livello turistico la storia e la bellezza di una Cattedrale riscoperta dopo gli ultimi lavori di restauro e consolidamento.

Ricordiamo come nel dicembre 2020 vennero alla luce frammenti di alcune delle colonne medievali – con capitelli e fregi -, che sostenevano l’antico matroneo prima della ristrutturazione settecentesca (1712-1728) guidata da Francesco Mazzarelli. Opere più o meno conservate (alcune sono state rovinate dai lavori svolti nel XVIII secolo), raffiguranti leoni, grifoni e figure antropomorfe, che verranno analizzate, e di cui non si conserva alcuna documentazione storica.

Alcuni mesi fa è riemerso un ulteriore capitello medievale, inglobato nel pilastro secondario più vicino al presbiterio, sul lato destro (guardando dall’ingresso principale): si tratta di un telamone, una cariatide maschile con funzione di sostegno. Altre tre figure simili sono riemerse dai capitelli medievali negli anni scorsi, altre due del XII secolo si trovano nel protiro, e altrettante nell’atrio.

In tutto, saranno quattro (su undici scoperte) le opere medievali riemerse dai pilastri settecenteschi centrali che rimarranno visibili al pubblico (gli altri capitelli verranno coperti con pannelli rimovibili): nel terzo e nel quarto pilastro sulla destra, entrando dall’ingresso principale, verranno lasciati in vista gli archi gotici e le porzioni dei capitelli bassi (testa di leone e giovane che porta un peso) visibili dal lato meridionale (p.zza Trento e Trieste). In questo modo si ripropone, pur parzialmente, la visuale che poteva avere un fedele che entrava dalla Porta dei Mesi. Nel terzo pilastro a sinistra entrando dall’ingresso principale, verrà lasciato in vista un capitello policromo; infine, rimarrà visibile anche la porzione di capitello sulla destra rivolta verso il presbiterio e raffigurante un uomo adulto che regge un peso.

Alcuni di essi sono colorati, e anche questo ha fatto dire con certezza ai tecnici che il Duomo originariamente era policromo; altri invece sono monocromi, al massimo hanno qualche ombreggiatura.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 15 dicembre 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio