Domenica 11 febbraio nella storica sede di Casa Bovelli a Ferrara erano presenti una 70ina di persone: eletti 20 consiglieri su 105 candidati.Gli interventi del Presidente uscente Martucci, del nostro Arcivescovo e del Delegato nazionale Francesco Vedana
Di responsabilità si è parlato lo scorso 11 febbraio a Casa Bovelli a Ferrara in occasione della 18^ Assemblea elettiva del nuovo Consiglio diocesano di Azione Cattolica.E di senso di responsabilità, nei fatti, ne abbiamo vista tanta in questi anni dentro l’AC. Responsabilità che significa gioia ma anche fatica, fraternità e sacrificio. Memoria e futuro. Proprio alla fine del pomeriggio dell’11 in via Montebello a Ferrara, veniamo a sapere il nome della tesserata AC di Ferrara-Comacchio più anziana: è Ada Cecchi, detta Nives, di Porotto. Non una semplice curiosità ma la testimonianza di come si possa vivere l’adesione all’Azione Cattolica come momento imprescindibile pur nei differenti periodi della propria vita.
E così, a Casa Bovelli, in un pomeriggio finalmente illuminato dal sole dopo due giorni di pioggia, si sono ritrovate una 70ina di persone, fra cui una 15ina di giovani.Fra i presenti, 57 avevano anche diritto di voto per scegliere, tra i 105 candidati, i 20 membri del nuovo Consiglio diocesano.Consiglio che darà l’indirizzo alla vita associativa, che poi a sua volta eleggerà chi dirigerà l’associazione durante il prossimo mandato (2024-2027) e andrà a comporre la Presidenza diocesana. Di solito l’Assemblea elettiva diocesana si svolge ogni tre anni, ma questa volta, eccezionalmente, si è svolta dopo quattro anni dall’ultima in quanto, causa Covid, quella nazionale è stata rimandata e quindi, a cascata, tutte quelle locali.
DON ZECCHIN E FANTINATO: «RIPARTIRE DA CRISTO»
L’Assistente Unitario don Michele Zecchin ha introdotto la giornata con un commento di At 10,34-43:«la Chiesa è sempre il suo farsi – ha riflettuto -, non è mai qualcosa di già definito. E importante per l’AC è «il continuo rifarsi al suo fondamento,cioè a Cristo e alla sua storia, senza perdersi nelle discussioni sulle strutture e sull’organizzazione. In tanti, anche nella nostra città, nei nostri territori, aspettano da noi l’annuncio del Vangelo». Riflessione ripresa nel suo breve intervento da Chiara Fantinato, vice Presidente diocesana uscente e Presidente dell’Assemblea di domenica 11: «è necessario ripartire dalla centralità della Parola, da Lui», ha detto.«Corresponsabilità è il nostro concetto di base, come AC e come Chiesa», tema ancora più importante in un contesto di «crisi motivazionale del servizio dentro l’AC e di crisi di adesioni» alla stessa Associazione.
VEDANA: «TESSERE RAPPORTI DI COMUNIONE»
E proprio di responsabilità ha parlato Francesco Vedana, delegato del Centro nazionale di AC e originario della Diocesi di Belluno-Feltre. Il responsabile di AC, ha riflettuto, «tesse continui rapporti di comunione con tutti e fa trasparire sul territorio il valore dell’Associazione come esperienza comunitaria». Inoltre, si occupa di «conservare l’unità» nell’Associazione, evitando sia lo spontaneismo quanto la burocratizzazione della stessa. «Lavora assieme agli altri sapendo di non essere indispensabile, valorizza l’intergenerazionalità e la scelta democratica». Da due sondaggi istantanei tra i presenti all’Assemblea è emerso poi come la responsabilità dentro l’AC possa far paura perché richiede «fatica», sacrificio e non per il timore di essere giudicati: quest’ultimo è senz’altro segno del rispetto e della fiducia che domina tra i membri dell’Associazione.Le parole più usate dai presenti per descrivere, invece, la bellezza della responsabilità in AC sono state, non a caso, “cura”, “dono”, “sfida” e “relazione”.
MARTUCCI: «FARE IL PRESIDENTE È UNA SCUOLA DI UMILTÀ»
Non poteva che essere sentito e commosso l’intervento di Nicola Martucci, Presidente diocesano uscente di AC dopo quattro, difficili anni: «ho sempre vissuto l’AC come luogo di crescita e di nutrimento spirituale. In questi quattro anni mi sono lasciato guidare, ho intessuto legami, favorito la comunione, ascoltato», ha detto. Il ruolo del Presidente diocesano è «una grande scuola di umiltà». Un mandato, quello di Martucci, iniziato con «l’uragano» della pandemia da Covid, che «ci ha insegnato la preziosità del tempo, che le relazioni sono il centro della nostra vita, che gli strumenti digitali non solo non possono sostituire il contatto umano ma che possono diventare gabbie dorate nelle quali nascondersi».
Non dimentichiamo, invece – ha proseguito – «che dietro ogni persona si celano domande di senso e una grande sete di infinito a cui dare risposte. E poi – ha incalzato i presenti -, «siamo capaci di farci sorprendere da chi non fa parte dei nostri soliti circuiti?». In questi quattro anni, ha riflettuto, «abbiamo provato a porci in ascolto, a interrogarci e ad essere interlocutori di tutti. È comunque sempre necessaria una seria rilettura della propria presenza nella Chiesa e nel mondo e della propria vocazione».
AlConsiglio entrante Martucci ha quindi rivolto queste parole: «serve il coraggio di scegliere quale futuro costruire assieme, abbandonando quel modello a cui siamo affezionati ma che ormai appartiene a una minoranza». Vi è, poi, la «necessità di vivificare le nostre AC parrocchiali e delle Unità pastorali: senza queste, l’AC diocesana entra in crisi.Senza questo cammino concreto nelle parrocchie e nelle UP, perdiamo il contatto con la realtà, rischiamo di essere generici. Occorre, quindi, una proposta, un “vieni e vedi”».A tutti, parroci compresi, ha quindi rivolto un appello: «c’è bisogno dell’AC, di un associazionismo solido, che formi le persone alla corresponsabilità ecclesiale. Essere responsabili e prendersi cura è bello: questo ho imparato».
MONS. PEREGO: «GUARDIAMO ALLA CITTÀ»
«Ci tengo a ribadire l’importanza di camminare insieme.Continuiamo a confrontarci per guardare meglio il cammino da intraprendere, e tendiamo la mano a chi ha bisogno, che significa anche vivere concretamente la responsabilità, sempre nel contatto diretto con le persone, per capire chi sono, sentire la loro presenza, donare loro uno sguardo di compassione». Così mons. Gian Carlo Perego nel suo intervento conclusivo all’Assemblea. Importante è, poi, lo «sguardo alla città, luogo fatto di sempre più anziani, di tanti giovani che vengono da fuori, e di bambini. Grazie – sono state le sue parole finali rivolte all’AC -, perché in questi anni vi ho sentito vicino».
Prima della proclamazione degli eletti (v. box a fianco), sono intervenuti anche Miriam Turrini per ricordare la Causa di beatificazione della Serva di Dio Laura Vincenzi, e Matteo Duò per parlare della neonata Associazione “La pulce nel cuore”, da lui presieduta, per la cura della Casa di Loiano (ne abbiamo parlato sulla “Voce” dello scorso 9 febbraio).
Ricordiamo, infine, che il prossimo 25 aprile tutta l’Azione Cattolica italiana si troverà in piazza San Pietro insieme con Papa Francesco.L’incontro aprirà idealmente la XVIII Assemblea nazionale dell’associazione (“Testimoni di tutte le cose da Lui compiute”), che proseguirà da venerdì 26 fino a domenica 28 aprile.
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Ecco i 20 Consiglieri eletti. Diversi i giovani presenti
VICARIATI
Vicariato S.Caterina de Vigris: Chiara Fantinato e Francesco Ferrari.
Vicariato SanMaurelio: Giacomo Forini e Aurora Righi.
Vicariato Beato Tavelli: Elena Orsini e Fausto Tagliani.
Vicariato San Giorgio: Emanuela Celeghini e Maria Cecilia Gessi.
Vicariato Sant’Apollinare: Marina Guidoboni e SaverioAnsaloni.
Vicariato San Cassiano: Cecilia Cinti e Luca Bianchi.
Vicariato San Guido: nessun eletto.
Vicariato urbano Madonna delle Grazie: Monia Minghini e Sara Ferioli.
Per l’ACR sono stati eletti Matteo Duò e Cristina Scarletti.
Per i Giovani, Paolo Luciano Ferrari e Claudia Vannella.
Infine, per gli Adulti, Chiara Ferraresi e Bernardetta Forini.
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce” del 16 febbraio 2024
(Foto Pino Cosentino)