«Vi spiego come il nostro Duomo resistette al sisma nel 1570-1574»

22 Mar

Intervista a Marco Stefani, noto geologo e docente di UniFe: il racconto (anche inedito) dei danni

«Nonostante tutto, il Duomo ha retto bene sia agli eventi sismici del 1570 sia a quelli del 2012. Di certo, ci sarà bisogno di altri interventi per mettere maggiormente in sicurezza l’edificio». A dirlo alla “Voce” è Marco Stefani, geologo e Professore Associato del Dipartimento di Architettura di UniFe. Il 22 marzo alle 17 nella sede della CGIL Ferrara (piazza Verdi) interverrà sul tema “Il duomo di Ferrara e i terremoti del 1570 e 2012”, all’interno del ciclo “Riflessioni sull’ambiente” organizzato dall’Istituto Gramsci. Stefani in passato ha lavorato presso la Oxford University (GB), la Johns Hopkins University of Baltimore (USA), il Caribbean Marine Research Center (Bahamas), e l’I.F.P. di Parigi. 

«Quella di Ferrara – ci spiega – è una storia di terremoti, ne sono documentati una ventina che han prodotto danni agli edifici ma nessuno con conseguenze catastrofiche». Il primo risale al 1116-1117, in seguito al quale si decise di iniziare la costruzione dell’attuale Cattedrale. Gli eventi sismici registrati tra il 1570 e il 1574, in particolare tra il 1570 e il 1571, «sono quelli che han provocato più danni e più hanno influito sulla storia della nostra città». La stima è di alcune centinaia di morti, «ma poteva andare molto peggio». Si tratta anche, per Stefani, del «terremoto per l’epoca più e meglio documentato in Italia e nel mondo», grazie a diverse testimonianze, corrispondenze di ambasciatori, resoconti di sopralluoghi, richieste di restauri e successive visite pastorali. Quello che chiamiamo “terremoto del 1570” in realtà è «una lunga serie di fenomeni di debole o media intensità durati quattro anni». Il problema è che – a differenza del terremoto del 2012 – l’epicentro «era sotto la città di Ferrara e gli eventi sono stati tanti e ravvicinati tra loro», ma almeno «sono avvenuti a poche decine di km di profondità».

Per quanto riguarda il nostro Duomo, i danni – da quel che sappiamo – hanno riguardato, esternamente, sul lato settentrionale (via Gorgadello, attuale via Adelardi), un «timpano triangolare che è crollato negli edifici dal lato opposto della strada, per la precisione sopra il postribolo allora presente» (sede attuale della Pizzeria Osteria Adelardi), «provocando una decina di morti»; Mario Equicola negli “Annali della città di Ferrara” della seconda metà del XVI sec. scrive di questi danni «al frontespicio del Duomo verso Gorgadello, con ruina di una casa al’incontro di quello». Danni hanno registrato anche «alcune guglie, gli archi sul lato meridionale dell’edificio e la facciata, che è stata vicina al crollo». All’interno, invece, danneggiamenti si sono registrati nelle «due pareti del transetto», nella «parete dell’Altare del Crocifisso» e alle «torrette campanarie cilindriche» ai lati dell’abside, che sono crollate. Le conseguenze del sisma del 2012 le conosciamo bene. Ferrara non è dunque esente dal rischio sismico: non servono allarmismi ma una chiara consapevolezza di questa realtà.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 22 marzo 2024

La Voce di Ferrara-Comacchio

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