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Francescani, il terz’ordine ha una nuova novizia

11 Ott

Il 6 ottobre gran festa per l’Ordine Secolare di Ferrara: 22 nuovi probandi e Noviziato per Giulia Leardi, che ci racconta il suo cammino. Ecco la storia e il presente dei Secolari ferraresi

A due giorni dalla festa di San Francesco, l’Ordine Secolare di Ferrara ha vissuto una domenica di festa e di comunità. Al mattino, dopo la relazione di P. Tarcisio Centis, fratello di P. Celso, è stata celebrata la S. Messa col Rito di ammissione al Probandato di 22 persone provenienti da Legnago (VR) e col Rito di ammissione al Noviziato di una ragazza, Giulia Leardi. Conclusione col pranzo comunitario in Convento.

Giulia Leardi, 33 anni, dal 2020 vive a Cento e da 1 anno è insegnante di religione alle Medie inferiori di PoggioRenatico e nella stessa Cento. A “La Voce” racconta di essere entrata nella Gioventù Francescana (Gi.Fra.) della Basilica della Madonna dei sette dolori di Pescara Colli, guidata dai Cappuccini, città dov’è nata e cresciuta. «Il mio cammino in Gi.Fra. – continua – è iniziato il 12 settembre 2009 – dopo un’esperienza ad Assisi -, con la prima promessa: è stato per me un nuovo battesimo». In  seguito, dal 2019 al 2022 ha fatto anche parte del Consiglio Nazionale della Gioventù Francescana.

LO SPIRITO DEI FRANCESCANI SECOLARI

«Siamo persone diverse per età, lavoro, esperienze di vita, ma accomunate e fortemente unite dalla volontà di ricercare la Persona vivente e operante di Gesù Cristo e di vivere, pur nei limiti delle nostre fragilità, i Suoi insegnamenti sull’esempio di S. Francesco d’Assisi». Con queste parole, Angiolina Gallani ci presentà la Fraternità secolare francescana di Ferrara, di cui  è Ministra. «Nostro impegno principale  – prosegue – è la formazione cristiana e francescana da tradurre nel quotidiano e anima di tale impegno è la preghiera, senza la quale ogni sforzo umano sarebbe vano». Formazione e preghiera che vengono attuate nella “fraternità”, «grande intuizione di S. Francesco che in Gesù Cristo riteneva tutti fratelli, persino gli animali e le creature inanimate. Per questo ci incontriamo frequentemente in fraternità, dove ci unisce anche la gioia dello stare insieme come fratelli. Così, le sofferenze, i problemi e le vicissitudini delle nostre vite non sono annullati ma assumono un senso nuovo perché vissuti alla luce del Vangelo, nella condivisione fraterna e, soprattutto, nella consapevolezza che le nostre vite sono “nelle mani” di Dio, che ci ama infinitamente».Da qui, «con fede, speranza e carità ci accostiamo agli altri con il desiderio di renderli partecipi della bellezza e della gioia della vita in Cristo Gesù».

LA FRATERNITÀ SECOLARE FERRARESE

Ma com’è strutturata e come nasce la Fraternità secolare ferrarese? Giuridicamente e per motivi storici, fino a poco tempo fa in città esistevano tre Fraternità (Fraternità di S. Francesco, di S. Maurelio e di S. Spirito), anche se di fatto agivano assieme. Il 30 ottobre 2016, in seguito alla soppressione di queste tre Fraternità, è stata eretta la nuova unica “Fraternità OFS Ferrara”, composta dai Fratelli e dalle Sorelle provenienti dalle tre precedenti, con sede presso il Convento di S. Francesco .

«Manteniamo uno stretto legame con le Sorelle Clarisse del Monastero “Corpus Domini”, che vivono il medesimo ideale francescano come Monache di clausura», ci spiega Gallani. Attualmente i Professi, cioè coloro che hanno professato la Regola dell’Ordine Francescano Secolare, sono 37, di cui 8 non frequentanti per malattia o altro. Di questi 37, 23 sono donne e 14 uomini. L’Assistente spirituale della “Fraternità OFS Ferrara” è Padre Celso Centis. Nella nostra Arcidiocesi è presente anche la Fraternità OFS di Comacchio, che si incontra in Santa Maria in Aula Regia ed è assistita spiritualmente da un Padre dei Francescani dell’Immacolata. 

Ogni Fraternità è guidata da un Consiglio che, mediante un Capitolo Elettivo appositamente convocato, viene rinnovato ogni 3 anni, anche se i suoi componenti non necessariamente devono cambiare, o meglio, cambiano necessariamente solo dopo 3 turni, cioè 9 anni. 

Nel Consiglio sono previsti 5 ruoli: Ministro, Viceministro, Economo, Segretario e Maestro di formazione, cui si aggiungono Consiglieri più o meno numerosi secondo la consistenza numerica della Fraternità.

Attualmente il Consiglio della Fraternità OFS Ferrara è formato da 6 persone: Angiolina Gallani nel ruolo di Ministra, Patrizia Paci nel ruolo di Viceministra e Maestra di formazione, Elisabetta Avanzi nel ruolo di Segretaria, Alessandra Budini nel ruolo di Economa, e i due Consiglieri Giuseppe Miccoli e Domenico Matrangolo. 

La formazione, cioè il cammino di preparazione per arrivare ad emettere la Professione, dura almeno 2 anni: il primo per conoscere la figura di San Francesco e la spiritualità francescana, il secondo per studiare la Regola. Il primo periodo si chiama Probandato, il secondo Noviziato. «Attualmente – ci spiega Gallani – 20 persone hanno iniziato ufficialmente il percorso del Probandato e altre 2 inizieranno questa fase il prossimo novembre». Sempre a novembre, «4 Novizi, avendo ormai terminata la fase del Noviziato, emetteranno la Professione». L’appuntamento è per domenica 17 novembre, durante il ritiro che la Fraternità OFS Ferrrara organizza ogni anno per festeggiare i Santi Patroni Elisabetta d’Ungheria e Ludovico re di Francia.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” dell’11 ottobre 2024

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Festa dei popoli: la nostra Epifania multietnica

8 Gen

Il 6 gennaio a San Francesco centinaia di persone da tutto il mondo unite nella gioia

di Andrea Musacci

L’Epifania è la festa dei popoli che accorrono per ammirare la manifestazione di Nostro Signore, fratelli e sorelle unite in Cristo pur nella diversità di lingua e cultura.

Da diversi decenni in Italia assume  concretamente la forma colorita di un grande evento di fede, svoltosi lo scorso 6 gennaio anche nella nostra Diocesi con la Santa Messa presieduta da mons. Gian Carlo Perego nella Basilica di San Francesco a Ferrara.

L’iniziativa è stata preparata dall’Ufficio per la Pastorale dei migranti – coadiuvato dai Cappellani di lingua straniera -, Ufficio diretto da don Rodrigo Akakpo, il quale  durante la liturgia ha guidato il coro multietnico presente.

L’evento – che ha seguito il tema dell’anno, suggerito da Papa Francesco, “Liberi di migrare o restare” – ha visto la presenza di alcune centinaia di persone, fra cui un nutrito gruppo proveniente da Bergamo in occasione del gemellaggio della nostra Arcidiocesi con l’Ufficio Migrantes di quella Diocesi, presente con un centinaio di persone accompagnate dal direttore don Sergio Gamberoni. Il gemellaggio è stato suggellato a fine Messa sul sagrato con il lancio di due palloncini.

VOLTI E COLORI DI UNA GRANDE FESTA GLOBALE

È stato srotolato da alcuni giovani di Bergamo lo striscione “Io+tu+noi+loro…Il mondo migliora”. Un semplice ed efficace slogan per un evento di questo tipo. Altri, invece, hanno esposto l’insegna del Sermig con la scritta “Pace”. Fra i fedeli, poi, spiccavano gli scout del Doro, anche loro con l’immancabile divisa a contraddistinguerli.

A un certo punto, si è visto avanzare lungo la navata centrale un uomo con la bandiera ucraina alta sopra le teste, per raggiungere alcuni suoi connazionali nelle prime file. Quella romena, poggiava invece tranquilla su uno dei banchi a ridosso dell’altare maggiore. E a proposito dell’Ucraina, i segni della sofferenza e dell’orgoglio sono vivi sui volti pur festosi dei presenti, oltre che in alcune immagini che cogliamo casualmente, come quella di un giovane militare che una donna, forse la madre, conserva sullo sfondo del proprio smartphone.

Nella nostra liturgia c’è spazio per l’invocazione a Dio perché difenda il «debole» e il «misero» come per il giubilo più incontenibile: dai canti africani più movimentati a quelli ucraini o a quelli più solenni in latino (antico), la liturgia è dunque stata fortemente segnata da melodie diverse, provenienti da regioni del globo a noi più o meno lontane, tanto quanto le epoche nelle quali han preso vita.

Un viaggio fra i vari continenti grazie al coro multietnico che ha cantato in italiano, spagnolo, francese, inglese, tagalog (lingua filippina), rumeno e ucraino, così come nelle diverse lingue sono state pronunciate le preghiere dei fedeli e alcune letture. Fra queste, la lingala, lingua bantu tipica del Congo, protagonista dell’offertorio nel quale alcune donne e uomini della comunità francofona africana di Ferrara hanno attraversato in tutta la sua lunghezza la navata centrale portando, nei loro abiti tipici, i doni all’altare attraverso una danza trascinante. Un originale e variopinto viaggio verso il Signore, come allora fu quello dei Magi d’Oriente.

Originali anche alcuni degli strumenti musicali utilizzati: oltre a quelli più classici – batteria, basso e pianole -, hanno animato la liturgia anche tre strumenti a percussione di origine nigeriana, l’oromi, l’udu e l’igba.

A fine Messa, un altro momento speciale con un gruppo di ragazze e ragazzi ucraini, in abiti tipici, ai piedi dell’altare a intonare un commovente canto natalizio, “Dobryi vechir tobi pane gospodarou” (“Buonasera a te,Signore”).

Dopo la Santa Messa, i partecipanti hanno condiviso in sagrestia i cibi tipici offerti dalle varie comunità. Ma prima, il tripudio finale: il “Gloria” finale si è dilatato per una ventina di minuti con voci e danze a trascinare, come in un torrente inarrestabile, i tanti presenti ai piedi dell’altare. Un crescendo nella gioia, nella comunione, uniti e animati dalla forza viva dello Spirito. Un grande abbraccio finale a sigillare una grande festa della fede universale.

«NEI MAGI C’È IL DESIDERIO DI USCIRE E INCONTRARE IL SIGNORE»

«La luce di Cristo ci permette di alzare lo sguardo – afferma il profeta Isaia – e guardarci attorno, guardare il mondo e accorgerci che la luce di Cristo illumina tutti, accompagna tutti a quella grotta». Così il nostro Arcivescovo in un passaggio dell’omelia a SanFrancesco. «Questa “ricchezza delle genti” è la destinataria della salvezza che il Dio con noi porta. Tutti proclamano il “Gloria a Dio”. Il cammino sinodale di quest’anno ci deve non far dimenticare questo “tutti” a cui è destinata la salvezza, perché il nostro cammino non si fermi nei recinti ecclesiali, ma raggiunga la città, il mondo, con un grande spirito missionario». Il Natale è «una festa di popoli», ha detto poi mons.Perego. «Nei Magi riconosciamo il desiderio di Dio, di uscire e incontrare il Signore.  Il loro cammino non fa perdere la fede, la loro libertà, ma le arricchisce. Il loro cammino indica il cammino di una “Chiesa in uscita”, aperta alle sfide del mondo, certa di portare un valore aggiunto, i doni di Dio».

(Foto di Alessandro Berselli)

Pubblicato sulla “Voce” del 12 gennaio 2024

La Voce di Ferrara-Comacchio

“Apriamo i nostri occhi per vedere Cristo, le nostre sorelle e i nostri fratelli”

30 Set

Messa multietnica domenica 29 settembre nella Basilica di san Francesco a Ferrara in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Tre i cori – anglofono, francofono e ucraino – che hanno animato la liturgia

OLYMPUS DIGITAL CAMERAUna liturgia all’insegna dell’incontro dei popoli del mondo è stata quella delle ore 18 di domenica 29 settembre nella Basilica di San Francesco a Ferrara. La S. Messa per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sul tema “Non si tratta solo di migranti”, è stata presieduta dal Vicario episcopale per la Carità Pastorale, mons. Paolo Valenti, e animata dai cori delle comunità anglofona, francofona e ucraina, curati da Don Rodrigue Akakpo, vice Direttore del Centro Missionario diocesano, diretto da Roberto Alberti, che ha fatto un breve intervento finale. Nell’omelia mons. Paolo Valenti ha riflettuto su come “in questa zona della città”, l’Unità Pastorale Borgovado, “oltre a tre monasteri di clausura e al Santuario del miracolo eucaristico, c’è la sede della Cariatas diocesana”. Richiamando anche il Vangelo del giorno (Lc 16, 19-31), mons. Valenti ha riflettuto sulla ricchezza, “di per sè non malvagia, se non diventa il fine primario per l’uomo”. La povertà – tanto materiale quanto sociale o spirituale – richiama una povertà ancora più grande, quella che ci accomuna tutti: ognuno di noi, infatti, “è bisognoso di perdono e della misericordia di Dio”.

OLYMPUS DIGITAL CAMERADio, che, in Cristo, “ha scelto i poveri”, scelta che deriva dal “dare la preferenza a chi più soffre, e quindi è ‘meritevole’ di maggiore attenzione. Il nostro centro – sono ancora sue parole – deve dunque essere sempre Gesù Cristo, senza dimenticare che Dio è vicino”, prossimo alle donne e agli uomini. Così, “a partire da questo Mese missionario straordinario, apriamo i nostri occhi per vedere Cristo e chi è prossimo a noi”. Emozionante, oltre ai canti, anche la preghiera dei fedeli, letta in italiano, inglese, francese e ucraino da quattro donne diverse: “Signore – è un passaggio che segniamo come messaggio da portarci a casa – aiutaci ad aprire le nostre porte a chi bussa per avere un futuro migliore”.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 04 ottobre 2019

http://lavoce.epaper.digital/it/publicazioni/133-la-voce/riviste

La Voce di Ferrara-Comacchio