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«Utero in affitto reato universale, partì tutto dalla mia denuncia»

3 Mag

Il giurista Gianfranco Amato è intervenuto a Ferrara: «ci vuole una rivoluzione cristiana e culturale»

«La battaglia nel nostro Paese per rendere l’utero in affitto reato universale è nata da una mia audizione in Senato». Gianfranco Amato (nella foto, a sx, assieme a Marco Romeo), Presidente nazionale dei “Giuristi per la vita” si “intesta” così la paternità di una lotta che accomuna – caso raro sui temi bioetici – il mondo cattolico con parte di quello laico. Amato ne ha parlato a Ferrara lo scorso 26 aprile in occasione del secondo Laboratorio di Sussidiarietà della Scuola di politica organizzata dalla Fondazione Zanotti. Tema, “La dignità infinita della persona umana radice di una costruzione sociale libera”, per un appuntamento che ha richiamato un centinaio di persone nel Collegio Borsari di via Borsari a Ferrara. Amato ha tenuto poi altri due incontri nel Ferrarese: la sera di sabato 27 nella sede della Manifattura dei Marinati a Comacchio ha relazionato su “La devozione della Madonna a Comacchio e l’educazione del popolo”, mentre la sera di domenica 28 nella parrocchia di Jolanda di Savoia ha riflettuto su “La Vergine di Guadalupe e la famiglia”.

DIFENDERE L’OVVIO: LA VITA NON È IN VENDITA

«Nel febbraio 2023 – ha raccontato Amato – vengo convocato dalla IV Commissione Permanente del Senato sulle Politiche dell’Unione Europea, per un’audizione riguardante un Regolamento UE nel quale si sostiene che, in virtù del principio di libera circolazione dei cittadini all’interno dell’UE, se due cittadini dello stesso sesso hanno “avuto” un figlio nella stessa UE, l’Italia deve riconoscere questo legame di filiazione. Nella mia audizione alla Commissione dico chiaramente che questo porterebbe a legittimare la pratica dell’utero in affitto». Le sue parole furono chiare: «Risulta assolutamente necessario che il Parlamento dia corso alle proposte che puniscono la maternità surrogata anche se commessa all’estero e solleciti l’adozione di Convenzioni internazionali che definiscano tale pratica come reato universale». Da qui nacque il successivo dibattito poi sfociato in un disegno di legge proposto dalla deputata di FdI Carolina Varchi e passato alla Camera lo scorso luglio. Ora si attende anche l’approvazione da parte del Senato.

Quella della mercificazione del corpo della madre e del nascituro risale ormai ad alcuni decenni fa: ai primordi della GPA, ha spiegato Amato, «gli ovociti venivano scelti tra le studentesse dei campus USA, cioè tra giovani sane e intelligenti». Alle quali si prometteva un lauto guadagno, fino a 20mila dollari. Poi, però, il commercio del corpo della donna e di sue parti si è talmente sviluppato che gli ovociti si possono tranquillamente acquistare on line: è ciò che, ad esempio, denuncia il documentario “Eggsploitation” (2010) di Justin Baird e Jennifer Lahl. Le conseguenze vanno, in molti casi, dalla sterilità alla morte. A questo sfruttamento si accompagna quello della donna che affitta il proprio utero, «impegnandosi contrattualmente anche ad abortire il proprio “prodotto”» (così viene chiamato il bambino che porta in grembo) «nel caso sia un po’ “difettoso”». Una nuova forma di schiavitù. Nel 2015 una celebre coppia omosessuale, Dolce&Gabbana, rilasciò un’intervista a Panorama che fece molto scalpore: «Non abbiamo inventato mica noi la famiglia», disse Dolce in un passaggio. «L’ha resa icona la Sacra Famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. (…) Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni». Una battaglia, dunque, non solo dei cattolici, e non solo degli eterosessuali, ma di chiunque, usando la retta ragione, abbia a cuore la natura e non il mercato, la civiltà e il rispetto delle persone. Una cultura, questa occidentale, che nasce col Giuramento di Ippocrate e trova riscontro in maestri come Platone e Aristotele, o Confucio dall’altra parte del mondo. E che, naturalmente, ha nella Rivelazione di Cristo il suo pieno compimento.

LE BASI DELLA VITA E DELLA FAMIGLIA

Un amore per la realtà nella sua bellezza elementare, nella sua essenza. Essenza oggi messa sempre in dubbio da ideologie pericolose, ma difesa dalla stessa Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 dove, all’articolo 16, è scritto: «La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato». Così come ribadito nell’articolo 29 della Costituzione italiana.

La risposta a questo presente alienante e mercificante? Per Amato la possiamo trovare nell’insegnamento di San Benedetto da Norcia e nella sua Regola, base della nostra civiltà, fondamento della moderna santità e del lavoro come nobilitante la persona. Quattro sono, quindi, le rivoluzioni ancora oggi necessarie per ricostruire la società dalle sue macerie: «la rivoluzione della croce, quella della riscoperta delle proprie radici cristiane, quella della cultura e quella del lavoro. Dobbiamo creare – ha concluso Amato – piccole comunità di famiglie attorno alla fede in Cristo, che sappiano cos’è la cultura, trasmetterla, e libere di educare i propri figli senza indottrinamenti esterni».

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 3 maggio 2024

La Voce di Ferrara-Comacchio

«A quanto e a che cosa sono disposto a rinunciare per dimostrare che ciò in cui credo è vero?»

2 Ott

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Gianfranco Amato a Cento

“Famiglia: creazione dell’uomo o progetto di Dio?” è il titolo dell’incontro pubblico svoltosi la sera di giovedì scorso, 29 settembre, al Centro Pandurera di Cento. Gianfranco Amato, Presidente dei “Giuristi per la vita” e Segretario Nazionale del “Popolo della Famiglia” ha relazionato per alcune ore davanti a circa un centinaio di persone, per questo incontro organizzato dalla Zona Pastorale della Città di Cento in collaborazione con Giuristi per la vita, Popolo della Famiglia, ProVita, Circolo La Croce di Cento, Vita è, Il Timone.

«Siamo all’attacco finale alla famiglia», ha esordito l’avv. Amato. Per mettere subito alcuni paletti precisi, innanzitutto «la famiglia non è il frutto di una moda, di una teoria o di una dottrina religiosa, ma è un dato pregiuridico e prepolitico, e quindi è sottratto alla disponibilità del potere umano. La famiglia è un dato strettamente correlato alla natura dell’uomo», è un progetto di Dio, qualcosa quindi che preesiste a qualsiasi ordinamento civile, statale, religioso (anche cristiano).

Se è vero, infatti, che il cristianesimo propone una visione integrale e piena riguardo alla famiglia e al matrimonio, è anche vero che civiltà e culture precristiane, seguendo la ragione aderente alla natura, già possedevano una concezione corretta di famiglia. Nella cultura ebraica, in quelle romana e greca antiche, infatti, è già presente l’idea di famiglia come «formazione naturale formata da madre, padre e figlio/figli, e intesa come cellula base della società. Anche per questo – ha proseguito il relatore – ogni qual volta nella storia si è cercato di attaccare la famiglia, i tentativi sono sempre falliti». Basti pensare, ad esempio, alle teorizzazioni del bolscevismo russo, in particolare del leninismo.

Due testi fondamentali del vivere civile moderno riprendono la concezione naturale della famiglia. L’articolo 16 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo recita: “La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato”. La stessa Costituzione della Repubblica italiana all’articolo 29 spiega come “La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”. Durante i lavori dell’Assemblea Costituente, Aldo Moro spiegò che la famiglia è “un ordinamento autonomo dallo Stato”, Giorgio La Pira che è “un ordinamento di diritto naturale”, e Mortati parlò dell’“autonomia originaria della famiglia”.

Venendo al presente, la famigerata legge Cirinnà, ha spiegato Amato, istituisce di fatto, al di là del nome, il matrimonio omosessuale. Ad esempio, nell’art. 29 si parla addirittura di “vita famigliare”. Alcune conseguenze di questa legge, oltre agli effetti pedagogici caratteristiche di ogni atto legislativo, saranno che nei moduli di autodichiarazione vi saranno solo le indicazioni “genitore 1” e “genitore 2”, e che nell’educazione civica presente nel percorso scolastico si dovrà parlare anche di matrimonio omosessuale.

Il discorso si è, quindi, inevitabilmente spostato sulle varie forme dell’ideologia gender, che tende a relativizzare tendenzialmente all’infinito la naturale divisione dei sessi, proponendo una sessualità totalmente fluida, priva di alcuna strutturazione biologica, ma lasciata integralmente in balia dei desideri, degli errori, dei capricci del momento.

Papa Francesco anche ieri, 1° ottobre, durante l’incontro con i sacerdoti, i religiosi e le religiose nella Cattedrale di S. Maria Assunta a Tbilisi, ha spiegato come oggi «un grande nemico» del matrimonio sia «la teoria del gender. Oggi c’è una guerra mondiale per distruggere il matrimonio…ma non si distrugge con le armi, si distrugge con le idee», sono le «colonizzazioni ideologiche che distruggono»: perciò occorre «difendersi dalle colonizzazioni ideologiche».

Colonizzazioni che avvengono, ad esempio, in molteplici programmi tv (uno per tutti, “Bambine transgender” sul canale Real Time) o attraverso molti libri di testo per asili e scuole materne (per fare alcuni esempi, “Più ricchi di un re”, “Perché hai due papà?”, “Io sono un cavallo”, “Nei panni di Zaff”).

Forte è la tentazione di cedere al pessimismo, alla paura ma, come diceva don Bosco, “se Dio è con noi, siamo la maggioranza”. In ogni caso, chiunque non intende abdicare all’uso della ragione e alla difesa della Verità, ha concluso Amato, deve chiedersi: «A quanto e a che cosa sono disposto a rinunciare per dimostrare che ciò in cui credo è vero?»

Andrea Musacci

“Un’altra sfida emerge da varie forme di un’ideologia, genericamente chiamata gender, che «nega la differenza e la reciprocità naturale di uomo e donna. Essa prospetta una società senza differenze di sesso, e svuota la base antropologica della famiglia. Questa ideologia induce progetti educativi e orientamenti legislativi che promuovono un’identità personale e un’intimità affettiva radicalmente svincolate dalla diversità biologica fra maschio e femmina. L’identità umana viene consegnata ad un’opzione individualistica, anche mutevole nel tempo». E’ inquietante che alcune ideologie di questo tipo, che pretendono di rispondere a certe aspirazioni a volte comprensibili, cerchino di imporsi come un pensiero unico che determini anche l’educazione dei bambini. Non si deve ignorare che «sesso biologico (sex) e ruolo sociale-culturale del sesso (gender), si possono distinguere, ma non separare». D’altra parte, «la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie». Una cosa è comprendere la fragilità umana o la complessità della vita, altra cosa è accettare ideologie che pretendono di dividere in due gli aspetti inseparabili della realtà. Non cadiamo nel peccato di pretendere di sostituirci al Creatore. Siamo creature, non siamo onnipotenti. Il creato ci precede e dev’essere ricevuto come dono. Al tempo stesso, siamo chiamati a custodire la nostra umanità, e ciò significa anzitutto accettarla e rispettarla come è stata creata”.

(Papa Francesco, Amoris Laetitia, punto 56)