Il Report dell’Associazione “Antigone” e i dati aggiornati del Ministero sulla Casa Circondariale di Ferrara: al 30 novembre, sono 264 i detenuti. Il problema del lavoro che non c’è. Moltiplicate, però, le attività e in aumento gli studenti. Le parole della Garante dei diritti dei detenuti di Ferrara, Stefania Carnevale: “le loro lamentele riguardano salute, lavoro, affetti e reinserimento”

Ben 364 detenuti, di cui 143 stranieri (circa il 40% del totale), per una capienza totale di 244 posti, con un tasso di affollamento del 145,5%.
Sono i dati della Casa Circondariale di Ferrara, provenienti dal Ministero della Giustizia e aggiornati al 30 novembre scorso. Rispetto al totale delle persone detenute nelle varie carceri della Regione, sono meno di un decimo, essendo il dato aggiornato arrivato a 3.856 detenuti in Emilia-Romagna. Di questi numeri, in relazione soprattutto alla “qualità” della detenzione, si è discusso il 10 dicembre nella Factory Grisù di Ferrara, per la presentazione del Primo Rapporto sulle condizioni di detenzione in Emilia Romagna realizzato dalla sede regionale dell’Associazione “Antigone”.
lI carcere “Arginone” di Ferrara
Da alcuni anni “Antigone” anche in Emilia Romagna garantisce che ciascun carcere sia visitato almeno una volta all’anno. Così è stato fatto anche per la Casa circondariale ferrarese “Costantino Satta” (aperta nel 1992), visitata lo scorso 25 giugno. Al momento della visita erano 355 i detenuti (350 a inizio 2019), di cui 143 stranieri (circa il 40%, Nigeria, Romania, Marocco, soprattutto). In totale, 7 sono in semilibertà, 24 collaboratori di giustizia, 6 in Alta Sicurezza, 7/8 in osservazione per radicalizzazione livello medio-basso. 185 sono, invece, gli agenti di Polizia penitenziaria presenti, su 212 agenti previsti.
“Si nota subito il cambio di direzione e salutiamo con soddisfazione l’espressa volontà di applicare l’isolamento solo come extrema ratio”, è scritto nella Scheda di Antigone (disponibile su antigone.it). “L’istituto si presenta, come sempre, pulito ed efficiente ma sconta l’eccessiva circuitazione”, che rende “difficile l’offerta trattamentale stante la necessità di tenere separati molti dei detenuti tra loro e nonostante gli sforzi della direzione e dell’equipe trattamentale e l’aumento di attività negli ultimi anni. Diverse le convenzioni per lavori di pubblica utilità e numerosi gli art. 21 sebbene l’offerta di lavoro per datori di lavoro esterni sia invero contenuta a sole due unità. Numerosi i corsi scolastici – è scritto ancora -, tra cui degni di nota l’istituto alberghiero e quello agrario così come la possibilità di iscriversi a corsi universitari. La palestra è pulita e dotata di attrezzi, ma non riesce a soddisfare le numerose richieste dei detenuti”.
“Molte le aree destinate a produzioni orticole – sono ancora parole della Scheda -, destinate prevalentemente all’autoconsumo da parte dei detenuti e/o rivendute al personale al fine di finanziare l’attività medesima”. In generale, “l’istituto si trova in buone condizioni dal punto di vista strutturale, anche a seguito dei lavori di restauro successivi al terremoto che ha colpito la zona nel 2012. Le sezioni visitate non presentavano evidenti problemi di manutenzione, ad eccezione delle docce che sono collocate in locale separato dalla cella ove apparivano evidenti segni di umidità e delle schermature alle finestre”. “L’Area sanitaria è pulita e la palestra efficiente e con attrezzature per vari esercizi, l’area pedagogica è pulita e luminosa, vi sono 6 aule per le lezioni scolastiche (con 50 detenuti coinvolti in corsi, ndr) e una biblioteca con sala lettura (con 800 volumi, usata anche come sala lettura e per presentazioni letterarie, e nella quale è attivo anche il servizio interbibliotecario, ndr). Nelle salette per la socialità vi sono dei lavelli e nelle salette della socialità delle lavatrici. I semiliberi hanno a disposizione un refettorio per consumare i pasti tutti insieme”. Ricordiamo, infatti, che il carcere ferrarese è diviso in diverse sezioni: Sezione dei detenuti comuni, AS2, “Protetti”, “Collaboratori di giustizia” (Sez. C), Congiunti dei collaboratori di giustizia (Sez. Z), “Nuovi giunti” (della quale una parte è utilizzata anche come repartino di isolamento), oltre alle 5 e 6 per condannati definitivi con pene superiori ai 5 anni.
“L’istituto di Ferrara – prosegue il testo – si caratterizza per l’ampiezza degli spazi esterni: molte le aree verdi che, gestite prevalentemente da una cooperativa (Viale K), sono state destinate alla coltivazione di ortaggi e frutta (Progetto “Galeorto”). L’ampio campo sportivo è frequentato anche da 100 detenuti alla volta”. Fra gli “eventi critici”, “Antigone” segnala: “secondo quanto riferito dalla polizia penitenziaria, i detenuti di origine magrebina comunicano il dissenso attraverso la pratica dell’autolesionismo. Invero, secondo quanto ci viene riferito, spesso l’autolesionismo si sostanzia nella protesta per la mancata somministrazione di psicofarmaci per lo più destinati allo spaccio interno”. Proseguendo, “dal 2010 è attivo il Laboratorio RAEE, volto allo smontaggio e pretrattamento di RAAE R2 (lavatrici, lavastoviglie, forni, ecc.) nell’ambito del quale sono stati assunti due detenuti: uno dal 2012 a tempo indeterminato e l’altro a tempo determinato di 6 mesi a ciclo continuo e scelto a rotazione dalla Coop. “Il Germoglio” di Ferrara”. Inoltre, “nel 2018 è stato aperto il Laboratorio Ricicletta dedito alla riparazione dei telai e delle camere d’aria delle biciclette. Inoltre, “dal 2005 è stata attivata, per la sola distribuzione interna ed in collaborazione con l’Asp di Ferrara, la Rivista periodica “l’Astrolabio”, e, in convenzione con l’Amministrazione comunale di Ferrara, un laboratorio teatrale. Esiste anche la squadra di calcio “Garegol” composta da 50 detenuti di tutte le età e le etnie. Infine, riguardo alla “sorveglianza dinamica”, “mancano le apparecchiature idonee […]. Sono state fatte richieste al Dipartimento”.
Stefania Carnevale, Garante dei Diritti dei detenuti del Comune di Ferrara, nell’incontro del 10 dicembre a Grisù, riguardo al carcere ferrarese ha spiegato come di positivo vi sia “che negli ultimi anni si sono moltiplicate le iniziative di socializzazione ed educazione per i detenuti, e la struttura si è aperta molto alla città”. Dall’altra parte, però, “è un carcere dove le persone detenute hanno poche possibilità di lavorare per esterni. Dai miei colloqui coi detenuti di Ferrara emergono principalmente quattro tipi di lamentele”; ha proseguito: “la prima riguarda la salute, soprattutto per le lunghe liste d’attesa e la difficoltà di prenotare visite specialistiche; la seconda, il lavoro, in quanto tutti vorrebbero lavorare, e alcuni lamentano anche la poca trasparenza sui criteri riguardanti eventuali assunzioni; terzo, gli affetti, lamentando principalmente la distanza dalle famiglie; infine, il reinserimento sociale a fine pena, con situazioni anche drammatiche, per la mancanza di una casa dove andare a vivere, di un lavoro, e magari con le proprie famiglie lontane o disgregate”.
“Puntare sulla qualità della detenzione”: il dibattito a Spazio Grisù lo scorso 10 dicembre organizzato da “Spazio della Ragione” e “Antigone”

Andrea Musacci
Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 20 dicembre 2019
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