
Intervista a Donato La Muscatella referente del Coordinamento ferrarese di “Libera”: numeri e storie in Italia ed Emilia-Romagna
A cura di Andrea Musacci
Si può dire che la confisca dei beni e il loro riutilizzo per finalità sociali come arma nella lotta alle mafie e alle organizzazioni criminali faccia parte dell’anima di Libera fin dalla sua nascita nel 1995.
Proprio 25 anni fa lanciò, infatti, la prima campagna nazionale con una raccolta firme che portò l’anno successivo alla 109, legge che rende finalmente la società civile protagonista della lotta alle mafie, attraverso la possibilità di riappropriarsi di spazi e crearne di nuovi. Una ricerca di Libera ha censito finora 865 soggetti diversi impegnati nella gestione di beni immobili confiscati alla criminalità organizzata, ottenuti in concessione dagli enti locali, in ben 17 regioni su 20.
Il tema del riutilizzo sociale dei beni confiscati è stato al centro della Festa della Legalità e della Responsabilità a Ferrara, che ha visto Libera tra gli organizzatori insieme ad altri soggetti (Ufficio Stampa del Comune di Ferrara, Avviso Pubblico, Presidio di Libera del Centopievese, Camera di Commercio di Ferrara, Comitato Ferrarese Area Disabili, Biblioteca popolare Giardino, Comune di Voghiera, Pro loco di Voghiera, Factory Grisù, Hangar Birrerie). L’evento si è svolto dal 15 al 17 ottobre negli spazi di Factory Grisù. Per l’occasione abbiamo intervistato Donato La Muscatella, referente del Coordinamento di Ferrara di Libera.
Beni confiscati trasformati in “bene comune”: perché la scelta di questo tema per la vostra tre giorni?
Come Libera, all’interno dello spazio che ci è stato concesso, abbiamo deciso di tornare a parlare di beni confiscati per poterne approfondirne il valore, non solo economico, ma soprattutto civico e sociale, assieme a relatori qualificati. Si tratta di un modo per raccontare come potersi impegnare concretamente, restituendo libertà e bellezza a territori che sono stati depredati e dominati da una contro-cultura che non significa solo crimine, ma anche potere, presunzione di essere al di sopra delle regole, di tutto e di tutti.
Viviamo in una Regione, peraltro, che ha preso a cuore questa tematica, vedendo nascere un Protocollo per la gestione dei beni che, attivando sinergie positive tra tutte le Istituzioni coinvolte, sta facendo scuola su scala nazionale.
Un po’ di numeri a livello nazionale per inquadrare meglio il tema?
I dati sono in costante evoluzione e questa tendenza deve essere letta, a mio avviso, in una duplice ottica: da un lato, dimostra, purtroppo, la significativa consistenza del patrimonio prodotto dalle attività delle organizzazioni di stampo mafioso; dall’altro, testimonia l’impegno degli inquirenti nell’agire con gli strumenti a loro disposizione, per contrastare anche sul piano patrimoniale la criminalità organizzata.
Concentrandoci sui beni immobili, protagonisti della legge che ne consente la ridestinazione a finalità sociali, sono 16.446 quelli già destinati e 17.376, invece, quelli ancora in gestione e in attesa di nuovo utilizzo (in base ai dati più recenti dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata, ANSBC).
Nella nostra Regione, invece, quali e quanti beni sono stati confiscati e restituiti alla collettività?
In Emilia-Romagna sono entrati nel circuito di gestione supervisionato dall’ANSBC 631 immobili, mentre 144 sono già stati destinati, tornando a disposizione alle diverse comunità.
Nello specifico, ci può fare qualche esempio in Emilia-Romagna? E quali sono gli 8 nella nostra provincia di Ferrara?
Il panorama è ampio: si va da un’abitazione rurale nel Comune di Salsomaggiore Terme (Parma), che è ora lo spazio dove svolge le proprie attività istituzionali e divulgative il Consorzio del Parco Fluviale Regionale dello Stirone, alla nuova sede della Casa per la donna in via San Vitale a Bologna, sino a cinque appartamenti riconsegnati al Comune di Sorbolo (Parma) lo scorso luglio, alla presenza della Ministra Lamorgese, affinché possano ospitare famiglie in difficoltà.
In provincia di Ferrara, tra gli 8 beni immobili già in uso per le finalità previste dalla legge n. 109 del 1996, tre sono divenuti alloggi di servizio per militari dell’Arma dei Carabinieri; uno, invece, è un’abitazione che ospita donne vittime di violenza domestica, sostenuta dal Centro Donna e Giustizia di Ferrara e dallo Sportello Antiviolenza; le tre restanti unità immobiliari (una delle quali con un piccolo terreno pertinenziale), vengono utilizzate per gestire casi di emergenza abitativa.
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Crisi sociale e criminalità nel tempo dell’emergenza Covid: Un seminario svoltosi il 17 ottobre nella Factory Grisù di Ferrara
“Illegalità e criminalità organizzata al tempo del Coronavirus: l’impatto economico su cittadini e imprese” è il titolo dell’incontro pubblico svoltosi sabato 17 ottobre nella sede del Consorzio Factory Grisù di via Poledrelli a Ferrara.
Il Seminario, parte della Festa della della Legalità e Responsabilità organizzato dal Comune di Ferrara, è stato proposto da Ordine dei Giornalisti, Fondazione Giornalisti dell’Emilia-Romagna in collaborazione con l’Ufficio stampa del Comune di Ferrara e Avviso Pubblico.
Ha preso le mosse dal Rapport Caritas uscito il giorno stesso, il Prefetto di Ferrara Michele Campanaro, prima di ripercorrere la gestione del lockdown nel nostro territorio: l’anomalia della pandemia, ha spiegato, «ha reso tutto più difficile, in quanto ha necessitato di una gestione straordinaria». Per Campanaro, in ogni caso, «non vi è nulla di strano nel ricorso all’uso di decreti governativi», perché è prassi «nei casi di emergenza di Protezione Civile come l’attuale». Nello specifico, «la chiusura delle attività produttive nel lockdown ha rappresentato anche per la nostra Prefettura un lavoro importante, per le tante richieste pervenuteci». Nell’attuale fase, ha concluso, pur nell’incertezza, «non saranno, come nella fase 1, gli strumenti repressivi a dominare, perché siamo, almeno per ora, ancora nella fase della ricostruzione. Complessivamente comunque nel nostro territorio il sistema è sano, ma non bisogna adagiarsi sugli allori» e mantenere alta l’attenzione.
«È molto importante – ha invece riflettuto Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di Avviso Pubblico – organizzare una rete di presenza degli enti locali, soprattutto in questa che è anche un’emergenza sociale ed economica». Anche perché «la storia ci insegna che nei momenti di emergenza le mafie trasformano le difficoltà in opportunità» a loro vantaggio. In particolare Regioni e Comuni devono quindi saper unire «celerità e trasparenza» nelle decisioni, «sempre nel rispetto delle regole». Infine, un monito: «attenzione anche al forte aumento negli ultimi mesi del gioco d’azzardo on line».
Dopo l’intervento di Andrea Migliari, responsabile Servizio Qualità, Comunicazione e Progetti speciali Camera di commercio di Ferrara, ha preso la parola Gianni Belletti, responsabile Comunità Emmaus di Ferrara, che è partito dal concetto di “vulnerabilità”: «non tutte le persone criminali sono vulnerabili, ma di certo la vulnerabilità spesso porta alla criminalità». Emmaus è un esempio importante di come la vulnerabilità possa essere accompagnata e aiutata ogni giorno: 20 persone vivono nella comunità locale, che si mantiene esclusivamente col mercatino dell’usato. Infine, sull’emergenza sociale Belletti ha brevemente presentato la proposta, a suo parere urgente e necessaria, del reddito di base.
La mattinata si è conclusa con una tavola rotonda sul tema “Raccontare la cronaca nera e quella giudiziaria durante il lockdown per l’emergenza sanitaria Covid-19” con la partecipazione di alcuni giornalisti locali.
Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 23 ottobre 2020