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«Formazione e ricerca: solo così l’Europa può essere competitiva»

22 Feb

La Prolusione dell’ex Ministro Patrizio Bianchi all’Accademia delle Scienze di Ferrara: «Cina e altri Paesi sono all’avanguardia nel digitale, ma le disuguaglianze aumentano»

di Andrea Musacci

Quale può essere oggi il ruolo dell’Europa in un contesto globale complesso, conflittuale e dominato sempre più dall’economia cinese e da altre economie orientali?

Su questa drammatica domanda ha riflettuto lo scorso 12 febbraio Patrizio Bianchi nella sua Prolusione richiestagli dall’Accademia delle Scienze di Ferrara. In via del Gregorio, dopo i saluti di Pier Andrea Borea (Presidente dell’Accademia) ha preso la parola il noto economista, titolare della Cattedra Unesco Educazione, crescita ed eguaglianza presso l’Università di Ferrara. Lungo, il suo curriculum: solo per citare gli incarichi passati più prestigiosi, ricordiamo che è stato Ministro dell’Istruzione del governo Draghi, Assessore a scuola, università e ricerca della Regione Emilia-Romagna ed è professore emerito di UniFe, di cui è stato Rettore. “Tendenze e conflitti dell’economia globale”: già dal titolo scelto per la sua Prolusione, ben si comprende su quale contesto ci troviamo a ragionare a 35 anni dalla caduta del Muro di Berlino, e quando ormai ampiamente si sono spente quelle speranze nate allora di poter vivere in un mondo di pace e dove il libero mercato dovrebbe portare maggiore democrazia e ricchezza per i popoli.

FRATTURE E DISILLUSIONI

«L’attuale momento internazionale è molto difficile, in quanto attraversato da diverse fratture», ha esordito Bianchi. Per questo, è importante «l’apporto della ricerca, della scienza, di parlarsi, di confrontarsi: oltre all’Università, è significativo il ruolo delle Accademie come la vostra».

Viviamo dunque in un’epoca complicata, che segue una lunghissima crescita avvenuta nell’ultimo mezzo secolo. In questo periodo di tempo, però, vi sono state «fasi tra loro molto diverse»: si usciva dal secondo conflitto mondiale e dopo 40 anni è caduto il mondo sovietico, dando vita a una fase nuova: a metà anni 90 si è avuto, infatti, il World trade Agreement, la possibilità cioè di commerciare liberamente fra tutti i Paesi a livello globale, a differenza di ciò che avveniva durante la Guerra Fredda. Successivamente, vi è stata una rapidissima fase di crescita, con un aumento fortissimo della popolazione a livello mondiale (più che raddoppiata in pochi decenni) e un aumento del reddito medio. «Ma questo aumento del reddito non è stato distribuito equamente», ha aggiunto il relatore. Tre sono le grandi illusioni nate dopo la caduta del Muro nel 1989: «che non ci sarebbero più state guerre, che il mercato si sarebbe autoregolato e che le nuove tecnologie avrebbero reso il mondo più democratico. Ma questi tre aspetti – fra loro collegati – non si sono del tutto realizzati».

RICERCA PER CRESCERE

La vera protagonista a livello mondiale – per la crescita impetuosa che ha avuto – è la Cina. Cina che dagli anni ’90 ha avviato politiche di «salari bassissimi, dimostrando grande capacità di produzione e forte disponibilità a collaborare con gli altri Paesi». Collaborazione che è avvenuta «facendosi formare» dagli occidentali, ai quali, quindi, ha “preso” anche le tecnologie. Un aspetto decisivo, questo, e drammaticamente «sottovalutato» da molti. I cinesi, quindi, avevano capito che «educazione, formazione e ricerca sono le chiavi dell’innovazione». Le fasi di instabilità – perciò – «sono molto pericolose se non si investe nell’industria, quindi nell’innovazione, in formazione, ricerca e tecnologia ma si sta attenti solo ai guadagni in Borsa», ha ammonito Bianchi. «Ciò che fa la differenza, quindi, sono gli investimenti di lungo periodo». Arrivando all’inizio del nuovo millennio, la nuova fase è segnata negli USA dalla crisi dei subprime, «che colpisce soprattutto le banche più piccole, legate a quelle grandi e grandissime. A questa crisi negli USA si è reagito girando pagina, cioè investendo sull’industria digitale». Dal 2008, infatti, «lo scambio internazionale di prodotti fisici cala, ma la produzione totale cresce, grazie proprio all’aumento dell’economia digitale».

EUROPA E RUSSIA IN DIFFICOLTÀ

È soprattutto in questi anni che la Cina cresce esponenzialmente mentre l’Europa registra una «crescita scarsa e molto altalenante». L’Europa – per Bianchi – «solo quando gioca assieme compete e trascina l’economia mondiale, mentre quando si fraziona è troppo piccola per stare al passo» degli altri Paesi forti. E oggi – è l’ennesimo allarme che l’economista lancia – per l’Europa «potrebbe essere troppo tardi per una ripresa, per una crescita pur necessaria per la stabilità mondiale». Fra i grandi Paesi, solo la Russia non può altrettanto sorridere. È, infatti, un Paese «dominato da un gruppo ristretto di oligarchi che impedisce lo sviluppo di una vera economia nazionale: in Russia si registra una forte inconsistenza del sistema economico».

ANALISI DI ALCUNI SETTORI CHIAVE

Andando più nel dettaglio, e analizzando alcuni settori economici chiave, vediamo ad esempio come dal 2000 al 2021 il mercato dell’auto in Cina è cresciuto in % dal 1,5 al 37,5, mentre negli USA è calato dal 13,4 al 2,7 e in Germania dal 12, 4 al 5,4. E la Germania è il Paese europeo più forte in questo settore… 

«La chimica – ha poi aggiunto Bianchi – è l’ambito che oggi più mi preoccupa, se in esso non riusciamo più a produrre e a innovare». Proseguendo, per quanto riguarda la produzione digitale, nei circuiti integrati svettano Hong Kong, Cina, Taiwan e Singapore; gli USA producono invece circa 1/3 di ognuno di questi Paesi. Idem per i semiconduttori, prodotti per il 22% in Cina, altrettanto a Taiwan e per il 25 in Corea del sud. Per non parlare dell’«enorme concentrazione di ricchezza nell’ambito della comunicazione, dove dominano Cina e USA». Ma la Cina è anche il Paese «con più brevetti e che più ha investito in robot e macchine di produzione ad alta tecnologia: se i Paesi europei – ha spiegato con amarezza Bianchi – si mettessero tutti insieme arriverebbero forse ai livelli di USA o Giappone», ma sarebbero comunque ancora lontani dalla terra del dragone.

DISEGUAGLIANZE CRESCENTI

Come accennato sopra, tutto ciò negli ultimi tre decenni ha portato, però, a «un aumento delle disuguaglianze a livello globale». In particolare, in Cina sono raddoppiate: il 10% dei ricchi controlla il 70% della ricchezza, mentre in USA il 10% della popolazione controlla l’80% della ricchezza, e il secondo 50% controlla appena lo 0,6%…

Se il massimo della povertà rimane in Africa e in America latina, la vecchia Europa «tiene», nonostante tutto. Il nostro continente – ha spiegato Bianchi – «è marginale nel digitale ma primo in altri settori: ad esempio esportiamo in quello farmaceutico e negli strumenti scientifici, soprattutto legati all’ambito sanitario e più in generale alla qualità della vita. Investimenti in salute, scienza e welfare sono quindi importanti perché possono essere elementi di traino per l’Europa a livello globale. Dobbiamo consolidare questo nostro primato europeo: ma purtroppo il tema viene spesso sottovalutato». Com’è – secondo Bianchi – sottovalutato quello dell’educazione, «importante non solo per la vita delle persone ma appunto come traino per lo sviluppo».

DOVE STA L’EUROPA?

Oggi qual è, quindi, il posto dell’Europa nel mondo? Per Bianchi, come detto, l’unica via per il nostro continente sta nell’«investire in educazione, ricerca e nella capacità di trasformare queste in qualità della vita. Non dobbiamo abbatterci: l’identità europea oggi si può esprimere a livello continentale unitario solo nella capacità di investimento e recuperando una visione di lungo periodo, per poi – sempre come Europa – essere in grado di costruire e garantire la pace a lungo termine».

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 21 febbraio 2025

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“La Ferrara segreta” di Sturla Avogadri

16 Mag

1897764_292923420875738_5938433277095847000_nOggi alle 17 alla sala Agnelli della Biblioteca Ariostea in via Scienze, 17 viene presentato il libro di Paolo Sturla Avogadri “La Ferrara segreta. Storie che non sai”, appena uscito per Faust Edizioni, con prefazione di Alessandro Roveri. Ne parlano con l’autore Giuliana Berengan e l’editore Fausto Bassini e ci sarà un saluto del Presidente dell’Accademia delle Scienze di Ferrara, prof. Roberto Rizzo. Il volume raccoglie i 78 articoli che l’autore, nella sua fortunata rubrica «Pagine di storia», ha pubblicato su Il Resto del Carlino di Ferrara dal 2001 al 2008. Vengono portati alla luce sorprendenti episodi ed importanti personaggi di ogni epoca, in gran parte trascurati o minimizzati dalla storiografia della nostra città. Dalla presunta sacralità precristiana del Santuario del Poggetto, al provvidenziale recupero della stupenda Bibbia di Borso d’Este grazie a Treccani; dagli eclatanti personaggi dello Studium ferrarese fino all’Operazione Herring dell’aprile ’45. L’evento è organizzato con il Patrocinio dell’Accademia delle Scienze di Ferrara, dell’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione di Ferrara e dell’Associazione De Humanitate Sanctae Annae.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 16 maggio 2014

Quant’è vecchia Ferrara?

17 Dic

Nascita Ferrara AriosteaUn mistero avvolge la nascita di Ferrara. In una tavola rotonda svoltasi venerdì alle 16 nella Sala Agnelli della Biblioteca Ariostea si è discusso del 9 settembre 413 come possibile data di fondazione della città. Fonte di riferimento è la raccolta di oroscopi di Luca Gaurico pubblicata intorno alla metà del XVI secolo. Durante l’incontro, curato dall’Accademia della Scienze di Ferrara e introdotto da Gianluigi Magoni, sono intervenuti lo storico Livio Zerbini, gli archeologi Giovanni Uggeri, Stella Patitucci e l’esperto di discipline astrologiche Claudio Cannistrà. Il punto di vista astrologico, sviscerato da Magoni, ha riguardato in particolare il “Tractatus astologicus” di Luca Gaurico, del 1552, come esempio dell’importanza degli oroscopi per la vita delle persone e delle comunità nel passato. La prof.ssa Stella Patitucci ha invece illustrato la storia del cosiddetto “castrum bizantino”, insediamento coincidente all’incirca con l’area di San Pietro, all’interno delle mura della città, e compresa tra via Coperta e via Fondobanchetto. La planimetria di quest’area e la possibile data di spostamento della Cattedrale da Voghenza alla zona San Giorgio fanno supporre che la data di nascita di Ferrara sia posteriore alla data indicata da Gaurico.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 17 dicembre 2013