
Il 17 marzo il Convegno AGESCI: «vivere un tempo profondo» slegato dagli “obiettivi” e «saper vivere l’attesa» senza avere il controllo di tutto
Saper vivere nel «tempo profondo» per meglio conoscere sé stessi e quindi saper coltivare le proprie autentiche passioni.
Su questo ha riflettuto la mattina dello scorso 17 marzo, Maura Gancitano (foto in alto), saggista, filosofa e co-fondatrice di Tlon, scuola di filosofia. L’occasione è stato il convegno “Passione in Azione. Il senso di educare oggi ad appassionarsi” promosso da AGESCI Ferrara (Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani) e svoltosi nella Sala convegni CNA di Ferrara. Oltre 120 i presenti che prima dell’intervento di Gancitano hanno ascoltato le testimonianze di Roberto Zaghi (fumettista), Pietro Savio (giovane fotografo), Andrea Zimelli (apicoltore), Antonella Antonellini (attrice e curatrice teatrale).
ATTESA E IGNOTO CONTRO LA SOCIETÀ DELLA PERFORMANCE
«Viviamo in una società della performance, che chiede costantemente a ognuno di essere attivo e dà l’illusione di poter avere il controllo su tutto». Così Gancitano ha esordito nel proprio intervento. «Soprattutto riguardo al corpo – ha proseguito -, è costantemente un essere giudicati e giudicarsi. E tutto quel che non raccontiamo di noi» sui social o comunque sul web, «è come se non esistesse». Bisogna, poi, «sempre dimostrare che tutto va bene, dobbiamo raccontare tutto ciò che funziona nella nostra vita, dimostrare che abbiamo tutto chiaro nella nostra testa». Oggi, insomma, la nostra «società della “vetrinizzazione” richiede tantissimo, soprattutto ai giovani».
Alternativo aquesto modello performativo, Gancitano propone il concetto di «fioritura», cioè di «una felicità legata al senso di gratitudine e del sentirsi fortunati di ciò che si ha». E legata al concetto di «passione» come di qualcosa che «mette in gioco la nostra diversità», innanzitutto rispetto al sé passato e quindi rispetto agli altri. Passione, quindi, come qualcosa che richiama non solo il talento – cioè «il saper fare qualcosa in base alle nostre caratteristiche» -, ma «la vocazione», la capacità cioè di «vivere il presente e di vivere un tempo più profondo», slegato dal culto degli «”obiettivi” da raggiungere», e opposto a un «tempo superficiale e frammentato» (soprattutto a causa dell’uso sempre più forte dei dispositivi digitali).
In una società «dove spesso è facile sentirsi inadeguati, non al proprio posto», e dove il tempo dell’inattività ci sembra «tempo vuoto», per Gancitano, quindi, è importante riscoprire il senso della «noia» come – citando Benjamin – «possibile spazio dove arrivano le idee, tempo dell’attesa dell’intuizione creativa per poter capire qual è la propria passione».Ma questa conoscenza profonda di sé presuppone una «cura di sé», quindi «una fatica, un impegno». Fatica che spesso oggi viene vista come «qualcosa da evitare», ma che invece è necessaria nella cura di sé stessi, nel coltivare la propria passione e nel percepire l’autentica bellezza, «quella che ci scuote, che non è ordinaria». Coltivare la passione è quindi «un’azione trasformativa di sé, che mette in discussione la falsa idea che abbiamo nel percepirci e immaginarci sempre come qualcosa di statico». Insomma, non sappiamo mai del tutto ciò che saremo:«la passione, dunque, ha a che fare con l’ignoto». È una bella sfida, da vivere appieno.
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce” del 22 marzo 2024
L’Europa non come fredda e distante burocrazia, ma come fusione a caldo di progetti, forze vive, corpi intermedi. E’ questo che emerso in modo forte la sera di venerdì 3 maggio nel salone di Casa Cini a Ferrara, durante l’incontro “L’Europa che vogliamo” organizzato da Ferrara Bene Comune, Movimento Federalista Europeo, Cooperatori salesiani, ACLI, Agesci, Movimento Rinascita Cristiana, Azione Cattolica, Masci e Confcooperative Ferrara. Dopo la presentazione di Chiara Ferraresi, presidente diocesana di AC, è intervenuto Guglielmo Bernabei, presidente di Ferrara Bene Comune, che ha moderato l’incontro. Fra le domande e le suggestioni proposte da Bernabei ai relatori, il tema della sovranità, che “oggi ha senso solo se declinato a livello europeo”, e quello del “baratto” – spesso purtroppo imposto – tra lavoro e diritti. Il primo a prendere la parola è stato Giorgio Anselmi, presidente nazionale del Movimento Federalista Europeo: “oggi l’Europa può dare una risposta all’altezza delle sfide globali solo in quanto tale”, se unita e forte. Centrale per Anselmi dev’essere il principio di sussidiarietà, che permette “l’autonomia e l’interdipendenza di tutti i corpi sociali”, dalla famiglia allo Stato, passando per quelli intermedi. “La federazione europea – ha proseguito – è l’unico modo per dare risposte ai problemi dei cittadini”, in un mondo interdipendente e complesso come quello di oggi. “I singoli Stati non sono più in grado di assicurare a pieno la sovranità, basti pensare alle multinazionali che delocalizzano”, promettendo lavoro e investimenti in cambio di una riduzione dei diritti dei lavoratori, della tassazione e dei vincoli ambientali. L’obiettivo, dunque, è a livello continentale quello di riuscire a “unire diritto e forza”, che hanno senso e legittimità solo se insieme. “L’Europa non può più essere raccontata solo con la sua storia, ma attualizzandola, in quanto per la stragrande maggioranza delle persone, giovani compresi, significa poco o nulla”. Così ha esordito Matteo Bracciali, responsabile Affari Internazionali Acli Nazionali, che ha ripreso e sviluppato il tema della tassazione delle grandi imprese, denunciando i “ricatti” da parte delle multinazionali, e affrontando il tema dei grandi colossi del web (Amazon, Google, Facebook), che riescono a evadere tasse per centinaia di milioni di euro. Un nuovo “Welfare Europe”, dunque, fatto di tante “protezioni” per i lavoratori, di “incentivi alla formazione” e molto altro, è più che mai necessario, e potrebbe legarsi “all’introduzione di una Web Tax e della TTF (Tassa su Transazioni Finanziarie)”. Web Tax e TTF che, per Bracciali, “potrebbero andare a finanziare il welfare aziendale”. L’ultimo intervento è spettato a Niccolò Pranzini del Comitato europeo Scautismo, che, nel ribadire come “l’Europa non sia solo composta da ‘grigi burocrati’ ”, ha citato la propria esperienza di alcuni anni a Bruxelles, per raccontare ad esempio come lavora la Commissione Europea, e come, “assieme a tante cose negative, ho visto persone da tutto il continente incontrarsi e portare avanti progetti” negli ambiti più svariati: “così, non a freddo, si forma una vera cittadinanza europea, e si costruisce una casa comune europea, sogno vivo anche per tanti giovani inglesi, impauriti dai possibili effetti della Brexit”.