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Chiesa S. Paolo, cantiere chiuso entro il 2023. La facciata ora è libera

24 Giu

Il cantiere del grande edificio tra p.zzetta Schiatti e corso Porta Reno si concluderà a fine anno. La facciata è stata già liberata. Le foto inedite dell’interno e tutti i lavori in corso

A cura di Andrea Musacci

A fine 2023 si concluderà l’importante cantiere nella chiesa di San Paolo di Ferrara, avviato a inizio 2022. La notizia, che vi avevamo già anticipato alcuni mesi fa, è stata confermata la settimana scorsa dal Comune di Ferrara (Stazione appaltante) e dalla nostra Arcidiocesi. 

All’interno dell’edificio tra piazzetta Alberto Schiatti e Corso Porta Reno (fino alla Torre dei Leuti) fervono dunque i lavori di consolidamento e restauro dell’apparato decorativo. Attualmente le impalcature stanno occupando parte della navata centrale e delle cappelle della navata di destra. È stato inoltre montato il ponteggio interno per accedere a cupola e lanterna, oggetto dei prossimi lavori di restauro.

Già restaurata la prima cappella della navata sinistra, la parte superiore della controfacciata, l’affresco raffigurante il ratto di Elia – ad opera di Scarsellino – nel catino absidale e la cappella del Carmine, costruita negli anni ‘60 del XVII secolo da Luca Danesi: nella volta, si può ammirare la Gloria della Vergine di Giacomo Parolini, giudicato il primo, sia pure tardivo, esempio di affresco barocco a Ferrara.

In generale, sono stati eseguiti restauri, consolidamenti, puliture, ritocchi, finiture, verifiche strutturali, inserimento di travi di rafforzamento e pilastrini in acciaio. Si è operato anche nel sottotetto, col posizionamento di elementi di rinforzo, sempre in acciaio, e si è proceduto alla sostituzione e integrazione di travi lignee, al consolidamento delle volte e all’inserimento di tiranti.

La settimana scorsa è stata liberata la facciata della chiesa, con la rimozione delle impalcature che hanno coperto, per lavori, il fronte dello storico edificio. Ricordiamo che il terremoto del 2012 aveva portato al crollo di due pinnacoli in pietra oltre a sofferenze localizzate su architravi e timpani in corrispondenza degli ingressi, e all’aggravamento della situazione statica con lesioni diffuse, sia sulle volte che sugli apparecchi murari. 

È inoltre previsto l’ammodernamento e l’adeguamento degli impianti: in particolare sarà realizzato uno speciale impianto di riscaldamento, per irraggiamento dall’alto, con sistema a scomparsa: si accenderà durante le funzioni religiose e sarà celato nel cornicione che sovrasta le colonne. Inoltre, verrà realizzata un’adeguata illuminazione di fondo su tutta la facciata principale dell’edificio dal lato opposto della piazza, e sul lato Porta Reno, verrà realizzato un nuovo impianto di illuminazione anche internamente alla chiesa, e saranno eliminate le barriere architettoniche e la riorganizzazione dello spazio verde adiacente.

I fondi e il complesso. Video dalla Diocesi

La chiesa della conversione di San Paolo è chiusa dal 2006 e la sua stabilità venne aggravata dal sisma del 2012. L’edificio è al centro di un doppio stanziamento (per complessivi 3,8 milioni di euro): una quota – di circa 3milioni di euro – della linea di finanziamento ministeriale del Ducato Estense e 806mila euro circa della Regione Emilia-Romagna (fondi post sisma), soprattutto per la parte strutturale. In base a una specifica convenzione, il Comune di Ferrara è stazione appaltante e gestisce anche la parte economica (i finanziamenti transitano per le casse comunali). Responsabile del procedimento è la dirigente del servizio Beni Monumentali Natascia Frasson. Il progetto dei lavori necessari per la chiesa di San Paolo è stato redatto dalla BCD Progetti, società di professionisti di Roma, capitanati dall’ing. Giuseppe Carluccio. 

I chiostri e degli ambienti dell’ex Monastero di S. Paolo hanno visto a fine 2019 la conclusione dei lavori sul primo chiostro, mentre un anno dopo si sono conclusi quelli sul secondo chiostro (il minore dei due) e sull’ex Refettorio. 

In questi stessi giorni, l’UCS – Ufficio Comunicazioni Sociali diocesano (lo stesso gruppo che ha realizzato il video visibile nell’atrio del Duomo) sta realizzando un documentario che presenterà le fasi di recupero del tempio e la sua importanza storico-artistica. Un importante lavoro per rivalorizzare la chiesa scoprendo la sua storia e le sue bellezze. 

Andrea Musacci

Il servizio completo è pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 23 giugno 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Un “super-fondo” con gli archivi parrocchiali della nostra Diocesi

4 Feb

L’Archivio Storico da il via al progetto per meglio tutelare e valorizzare la memoria della nostra Arcidiocesi

sdrUn “super fondo” che si svilupperà per circa 600 metri lineari negli ambienti al primo piano del Palazzo Arcivescovile di Ferrara. E’ questo l’enorme lavoro che spetta all’Archivio Storico della nostra Diocesi e che nei prossimi mesi, o meglio anni, vedrà in prima linea i due archivisti Giovanni Lamborghini e Riccardo Piffanelli.
Il progetto consiste nell’incameramento degli archivi delle parrocchie della nostra Arcidiocesi, per la loro salvaguardia e valorizzazione nella trasparenza. Un obiettivo che la nostra Arcidiocesi considera fondamentale, anche per dar seguito al Documento del ’97 “La funzione pastorale degli archivi ecclesiastici” della Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa, e all’“Intesa relativa alla tutela dei beni culturali di interesse religioso appartenenti a enti e istituzioni ecclesiastiche”, sottoscritta nel 2015 da CEI e Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Da tre anni la nostra Arcidiocesi ha aderito al progetto CEI-AR, promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana, rivolto a tutte le diocesi e agli enti ecclesiastici che intendono realizzare interventi di riordino e inventariazione dei propri archivi. Inoltre, In base al censimento di tutti gli archivi parrocchiali della nostra diocesi – effettuato fra il 2001 e il 2003 dalla Soprintendenza archivistica per l’Emilia-Romagna – è nota la descrizione dei singoli fondi (le serie principali, gli estremi cronologici, la consistenza, l’ubicazione precisa e lo stato di conservazione).
I fondi archivisti parrocchiali contengono, fra l’altro, gli atti di nascita e di battesimo, i registri dei battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni, dei morti, carteggi riguardante l’attività pastorale e l’amministrazione parrocchiale, registi di amministrazione della chiesa e del beneficio ecclesiastico, l’inventario delle suppellettili ed, eventualmente, negli archivi aggregati, documenti relativi all’Azione Cattolica parrocchiale, a Confraternite e Pie Unioni.
“A breve – ci spiegano Lamborghini e Piffanelli – inizieremo i sopralluoghi nelle parrocchie, che dureranno alcuni mesi, per poi analizzare i vari archivi”. In una prima fase, verranno incamerati gli archivi presenti nelle canoniche non abitate e gli archivi di evidente valore storico-culturale a rischio di vario genere (ad esempio se gli edifici che li ospitano hanno subito danni particolari in seguito al sisma del 2012), poi, in una seconda fase, gli archivi in buono stato conservativo custoditi in parrocchie abitate e quelli di scarso interesse storico-culturale.
Su 169 parrocchie totali in diocesi, risulta che le parrocchie non abitate con archivi di altissimo o alto valore storico-culturale sono 63, mentre le parrocchie e quasi parrocchie non abitate a rischio dispersione di documentazione sono 21. Per questo, la prima fase dovrebbe prevedere l’incameramento di 84 archivi. Delle restanti 87 parrocchie, abitate e con archivi in buono stato conservativo o di scarso interesse storico-culturale, 22 potranno continuare a conservare i rispettivi archivi, ad esempio in quanto di recente costruzione (si pensi, per citarne due in città, alla Parrocchia dell’Immacolata Concezione di Ferrara, o alla Beato Giovanni Tavelli da Tossignano). La seconda fase dovrebbe, perciò, prevedere un primo sopralluogo archivistico e un futuro incameramento per 65 archivi.
“Pensiamo sia importante superare l’idea che gli archivi siano qualcosa di nicchia”, ci spiegano ancora Lamborghini e Piffanelli, considerandoli invece un bene prezioso da “valorizzare nella massima trasparenza possibile e seguendo un regolamento ben preciso. Tutti potranno accedere agli archivi, previa richiesta motivata, che sarà poi vagliata dal Vicario Generale”. Un altro serio problema, proseguono i due, “riguarda poi le sottrazioni di documenti dagli archivi, avvenute in passato. Ora però – spiegano – saremo pronti a denunciare eventuali mancanze che emergeranno”, grazie anche alla collaborazione con l’Arma dei Carabinieri e con la Soprintendenza regionale. Ci auspichiamo – sono ancora loro parole – che tutti i parroci collaborino con noi. Non si tratta di far venir meno il loro ruolo di responsabili delle comunità parrocchiali affidatagli, ma di pensare che, anche per le generazioni future, è importante che tutte le carte siano conservate e valorizzate: queste, infatti, arricchiscono solo se vengono condivise in modo serio”.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” dell’8 febbraio 2019

La Voce di Ferrara-Comacchio