Tag Archives: Buenos Aires

Straferrara, negli anni ’50 “emigrò” in Argentina

30 Giu

Nel dopoguerra la storica Compagnia dialettale ferrarese fu portata anche a Buenos Aires grazie alla  passione di alcuni emigrati: Nino Beccati, Icaro Rossi e Gianni Casadio. Il racconto di un’intuizione poco nota

di Andrea Musacci

Un amore così grande per la propria città e la sua lingua, da non poter fare a meno di portarle ovunque con sé. È ciò che hanno vissuto tanti emigranti nel corso dei decenni. Alcuni di loro, però, nel secondo dopoguerra, decisero di portare la propria città e le sue tradizioni non solo nel cuore ma anche di farle rivivere pubblicamente.

È il caso della “Straferrara” che a Buenos Aires in Argentina negli anni ’50 e ’60 ha rappresentato diversi spettacoli della storica Compagnia dialettale ferrarese nata negli 1931 grazie a Ultimo Spadoni insieme a Mario Bellini, Piero Bellini, Renato Benini, Leonina Guidi Lazzari, Arnaldo Legnani, Umberto Makain, Norma Masieri, Erge Viadana.

LA STRAFERRARA “MADRE”

La prima recita avvenne il 3 settembre 1931 al Teatro dei Cacciatori di Pontelagoscuro con la commedia “Padar, fiol e…Stefanin” e la farsa “L’unich rimedi”, scritte entrambe da Alfredo Pitteri. Allora, infatti, si usava concludere la serata, dopo la commedia, con una farsa.

Da allora la Straferrara lavorò quasi per un anno intero al Cinema-Teatro Diana di Ferrara. L’anno successivo iniziò una toumée in tutti i teatri della provincia e poi al teatro Nuovo e al teatro Verdi di Ferrara dove si esibì per molte recite. Grande successo ebbe Rossana “Cici” Spadoni, nata nel ’31, che a 5 anni era considerata una bambina prodigio ed era per questo denominata “la Shirley Temple italiana”.

Durante la seconda guerra mondiale, la Compagnia continuò la propria attività, pur sotto l’incubo delle incursioni aeree, recandosi con mezzi di fortuna anche nei pochi teatri di provincia disponibili, per portare un po’ di svago e conforto agli sfollati. Oggi sono oltre cinquecento i testi rappresentati dalla Straferrara e dalle altre compagnie del teatro dialettale.

UN PO’ DI FERRARA IN ARGENTINA

Nel secondo dopoguerra anche dal Ferrarese in molti scelgono di emigrare per cercare un riscatto dopo gli anni difficili del conflitto mondiale. Tra il 1946 e il 1950 si stima che circa 278mila italiani emigrano in Argentina (sono quasi 3 milioni dal 1871 al 1985, con picchi nel primo trentennio del Novecento). Nel secondo dopoguerra tra i ferraresi che emigrano nel Paese sudamericano c’è Nino Beccati, che a fine anni ’40 vi si trasferisce, sposandosi: dal suo matrimonio nascono Anna e Luciana (ancora residenti a Buenos Aires). Nino lavorerà come lucidatore di mobili, professione che già svolgeva a Ferrara, e che a Buenos Aires gli permetterà di aprire un’azienda di grande successo, la “B.K.T.” (sigla che richiama il suo cognome). Ci sono, poi, Icaro Rossi, che conosce Beccati proprio sulla nave che da Genova li porta a Buenos Aires (viaggio che, ad esempio, circa 20 anni prima aveva compiuto la famiglia Bergoglio); Gianni Casadio, classe ’27, nato in corso Isonzo a Ferrara, arrivato a Buenos Aires nel ’50 (l’anno successivo lo raggiunsero la moglie Lara Droghetti e il loro figlio Andrea di 10 mesi; quattro anni dopo nascerà il secondogenito Carlo Alberto); e Mario Maregatti

Questi decidono di ricreare nella capitale argentina una piccola Ferrara, con la nascita, appunto, della “Straferrara”, con Rossi capocomico, e della SPAL. Di quest’ultima ne abbiamo parlato sulla “Voce” del 5 ottobre 2018. 

Nel 2008, un certo Maurizio originario di Portomaggiore, invia una lettera al Carlino di Ferrara: «Cari amici, abito in Argentina da ben 57 anni. Sono venuto coi miei genitori quando ne avevo 6. A quell’epoca i Ferraresi di Buenos Aires erano parecchi. Tanti che in un certo momento si poteva radunare non meno di 50 concittadini in maggioranza Portuensi (di Portomaggiore). Per iniziativa di uno di loro, Icaro Rossi, si formò una compagnia dilettante di teatro parlato in dialetto Ferrarese. Alcune volte all’anno vi si riuniva per assistere alla commedia e dopo si ballava fino a tarda ora. Oggi nel gruppo originale rimaniamo soltanto una decina». 

Quasi un decennio dopo, il 3 agosto 2017, Maurizio Musacchi nella sua rubrica su estense.com scrive riguardo a Gianni Casadio: «Lo conobbi durante un viaggio a Buenos Aires invitato dalla Comunità Ferrarese locale. Portai loro un po’ di Ferrara: Pampapati, ciupéti, farina castagna da “far i tamplù”, una sciarpa della SPAL e pubblicazioni dialettali. Gianni era dinamicissimo e legato fortemente alla sua Città, con amici emigranti, fondò una locale SPAL e una compagnia dialettale chiamandola Straferrara». 

La Straferrara rappresenta a Buenos Aires alcuni storici spettacoli della Compagnia nata nella città estense. Fra questi, “A.S.M.A. (Agenzia Segreta Matrimoni e Affini)”, commedia in tre atti di Augusto Celati e Arturo Forti, nella quale Nino Beccati recita nel ruolo di Franco De Menti; e “Alla bersagliera”, alla quale è legato un aneddoto della guerra. Il 23 aprile 1945, infatti, la Straferrara fu sorpresa dalla prima granata caduta sulla città al Teatro Diana (in via San Romano/piazza Travaglio) dove stava rappresentando il primo atto dello spettacolo.

Una storia, dunque, quella della Straferrara argentina,  che racconta del legame indissolubile dei tanti ferraresi con le proprie radici, della volontà di non dimenticare la propria città, facendola rivivere anche grazie alla commedia dialettale.

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 30 giugno 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

(Foto Collezione Claudio Gualandi – Anno 1954)

Pattinatrici ferraresi, dalla pista parrocchiale all’argento mondiale

14 Nov

Quattro juniores premiate a Buenos Aires: si allenano di fianco alla chiesa di Gaibanella

Dalla pista parrocchiale di Gaibanella al tetto del mondo. Hanno conquistato l’argento al World Skate Games 2022 le giovani pattinatrici ferraresi della squadra “Alter Ego”, parte della Pattinatori Estensi guidata da Andrea Cavicchi. Beatrice Azzari, Vittoria Vaccari, Aurora Gherardi e Dafne Borghi – che hanno tra i 16 e i 18 anni d’età – si sono classificate al secondo posto nei Quartetti Junior (all’interno della grande categoria Show) al campionato mondiale svoltosi a Buenos Aires in Argentina. 

Un grande risultato quello raggiunto dalle giovani, che sono state anche le prime pattinatrici ferraresi della loro età a partecipare a un livello internazionale così elevato, e nella specialità “Quartetti” sono la prima squadra in assoluto dell’Emilia-Romagna a partecipare al campionato mondiale.

Guidate dall’allenatrice e coreografa Cinzia Roana (nella foto con le 4 ragazze), 40 anni – campionessa del mondo nel 2015 in Colombia – le quattro di “Alter Ego” sono state premiate sabato 5 novembre a conclusione della sfida alla quale hanno partecipato otto nazioni: Italia, Argentina, Brasile, Colombia, Nuova Zelanda, Paraguay, Spagna e Stati Uniti. Una vittoria sfiorata per le atlete ferraresi, arrivate a pochi punti dalla spagnola Quartemax, vincitrice, e davanti alla Clover, altra squadra iberica e medaglia di bronzo.

Una coreografia spettacolare, Joyà, quella delle “Alter Ego”, ispirata a Le Cirque du Soleil, che ha convinto i giudici di gara.

Le ragazze ferraresi si erano meritate il “pass” per il World Skate Games 2022 conquistando la medaglia d’argento lo scorso 29 maggio a Montichiari al campionato italiano di gruppi spettacolo e sincronizzato – Trofeo small sincro FISR. La trasferta in Argentina, iniziata il 1° novembre e conclusasi il 10, ha visto anche il sostegno economico del Comune di Ferrara, che ha finanziato la trasferta e l’acquisto dei kit di gara, tra cui le divise che portavano anche il logo del Teatro Comunale cittadino.

Gli allenamenti di fianco alla chiesa

Tra le varie sedi dove le giovani si allenano – la principale è il Pattinodromo comunale in via Bianchi a Ferrara – c’è la pista parrocchiale di Gaibanella, proprio di fianco alla chiesa. Essendo la pista non coperta, le ragazze la utilizzano nei mesi primaverili ed estivi, prolungando il periodo a seconda della stagione: l’anno scorso, ad esempio, come ci spiega il Presidente Cavicchi, hanno utilizzato questo spazio messo a disposizione dalla parrocchia guidata da don Graziano Donà, fino a metà novembre.

Le pattinatrici hanno iniziato i loro allenamenti – e alcune esibizioni – qui tre anni fa, quando parroco era ancora don Marino Vincenzi. Il Centro sportivo, dove si svolge anche la fiera e alcune attività ludiche per i bimbi della comunità parrocchiale, è intitolato, insieme al parco circostante, a Carlo Alberto Dolcetto, morto nel 1990 a soli 20 anni in un tragico incidente stradale sulla via Ravenna a Gaibanella, poche ore prima di sposarsi. Un piccolo monumento – fatto costruire dai genitori del giovane – posto nel parco ricorda Dolcetto, con alcuni gabbiani in volo e la scritta “Vola libero e felice”.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 18 novembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

Carlos Montanari, ingegnere ferrarese da una vita a Buenos Aires

2 Feb
Carlos Montanari con la moglie

FERRARESI NEL MONDO / terza parte. Nel 2000 fu tra i costruttori delle Torres El Faro, le più alte dell’Argentina, Paese dov’è nato. Tifoso del Boca Juniors, la sua famiglia gestiva la trattoria “Al vintiùn” in via Carlo Mayr: «che nostalgia per i cappellacci...»

Italiano, anzi ferrarese, ma nato a Buenos Aires nel difficile secondo dopoguerra.

È la storia di Carlos Alberto Montanari, nato nel 1951 da Leonella Bizzotto e Rinaldo Montanari, sposato con Graciela Lopez dal 1980 e padre di due figlie, Luciana Carla, nata nel 1984 (Architetta) e Maria Florencia, nata nel 1988 (Ingegnera del software).

È lui a raccontarci la sua storia famigliare dove, però, il legame con la città è rimasto sempre molto forte. «Finita la seconda guerra mondiale, mio padre Rinaldo, nato a Ferrara il 16 luglio 1924, si trasferisce a Roma nel ‘29 con i suoi genitori (Carlo Alberto 1892-1981 e Alice Zampini 1897-1976, nata a Rovigo), e sua sorella Maria Luisa 1920-2020. Mio nonno Carlo Alberto (nato a Ferrara nel borgo San Giorgio) non trova lavoro, così una sorella di mia nonna gli trova un impiego come portinaio in un palazzo in via Marsala dietro la Stazione Termini. Mio nonno era uno degli otto figli di Tommaso Montanari (Masin), e Anna Faghetti». Una stirpe di ferraresi doc. «Mio nonno ha fatto il soldato nella guerra del 1914 e nel 1939 e mi ha insegnato a suonare l’ocarina…».

Con una punta di commozione mal celata, Carlos ci spiega come fosse «gente molto povera di soldi ma miliardaria di affetti, amore e tante altre cose che il denaro non può comprare.

Il padre Rinaldo – che si fermerà alle Elementari – fa una scelta ancora più drastica di quella del nonno: «nel 1946 emigra a Buenos Aires perché in Italia dopo la guerra non era facile trovare un lavoro e una sicurezza economica». Due anni dopo lo raggiunge tutta la famiglia: Carlo Alberto, Alice, Maria Luisa con sua figlia Mirella Masti, nata a Roma.

Il lavoro nelle costruzioni, tradizione di famiglia

A Buenos Aires il nonno Carlo inizia a lavorare nei cantieri, svolgendo la mansione di ferraiolo in una ditta specializzata in cemento armato di due fratelli piacentini, Pietro e Lino Bertoncini. Carlos ripercorre i loro racconti del periodo della guerra, vissuto da partigiani. Nel 1955 anche il padre Rinaldo inizia a lavorare per loro, in mansioni di ufficio. Ci lavorerà fino al 1969, quando morirà per cancro a soli 44 anni. Carlos, 18enne, una volta finite le scuole, segue la tradizione di famiglia e inizia a lavorare con i fratelli Bertoncini, iscrivendosi nel frattempo a Ingegneria all’Università Tecnologica Nazionale (Universidad Tecnológica Nacional) di Buenos Aires. Nel ’79 si laurea e continua a lavorare con i Bertoncini fino al 1996, anno di chiusura dell’impresa.

Da lì inizia una nuova vita, una nuova storia. «Allora ho compreso che fosse arrivato il momento di aprire una mia impresa con altri due ingegnieri, Giulio Cesare Leonardi e Osvaldo Gabriel Pugliese, oltre a un quarto socio, Julian Alles, oggi scomparso. La ditta si chiamava INGEPLAM S.A. che sta per “Ingegneri Pugliese, Leonardi, Alles e Montanari”. In quattro anni siamo cresciuti molto, al punto tale che nel 2000 abbiamo realizzato due grattacieli di 170 m di altezza, chiamati Torres El Faro a Puerto Madero, Buenos Aires». Non due torri qualsiasi, ma le più alte dell’intera Argentina, con 46 piani di appartamenti e un’altezza di 170 metri.

«Era il nostro primo cantiere importante», prosegue Carlos. «Poi, abbiamo realizzato molti altri grattacieli e palazzi, fino alla grave crisi economica del 2008 a causa della quale la nostra impresa è andata in crisi. Ma senza piangere né lamentarci, abbiamo incominciato da capo. Oggi, abbiamo un’altra ditta, Orqui Construcciones S.A., che sta andando bene».

La trattoria in via Carlo Mayr

Ma l’esistenza di Carlos rimarrà sempre intrecciata alla storia di Ferrara. «I fratelli di mio nonno Carlo gestivano una trattoria in via Carlo Mayr 21 a Ferrara», dove ora c’è l’Osteria Rosafante. «Si chiamava “Al vintiùn” (“Il ventuno”)». Mara Montanari, una cugina di Carlos, lavorò in questa storica trattoria di famiglia, dai 12 ai 34 anni d’età. Ai fornelli c’erano le sorelle del nonno.

«Nel 1974 ho trascorso 15 giorni a Ferrara. Non ho mai mangiato così bene in vita mia: il pane, il grana, i cappelletti, e tante altre cose che mi hanno riportano alla mia infanzia, dove la domenica si mangiavano cappelletti, cappellacci, passatelli e altri tipi di pasta. Tutti a lavorare dal sabato per mangiare la domenica. In Italia, poi, sono tornato nel 1980 e nel 2015».

Carlos ci lascia perché ha un appuntamento importante con una sua grande passione, il calcio: «vado a vedere in tv la partita del Boca Juniors, squadra che tifo da quando ero bambino». È la squadra più forte di Buenos Aires insieme al River Plate. Ma il saluto che ci consegna, prima di lasciarci è inequivocabile del suo legame, indelebile, con Ferrara: «Forza Spal!».

Andrea Musacci

(I primi due racconti di ferraresi nel mondo sono usciti nei due numeri precedenti)

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 4 febbraio 2022

https://www.lavocediferrara.it/