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I murales segno di fede: il progetto a Santo Spirito

19 Dic

Kobe Bryant e la figlia Gianna, la SPAL e i cristeros, don Camillo e Peppone, la Madonna di Guadalupe…Nell’oratorio il progetto artistico per far sentire ancora più a casa i ragazzi

di Andrea Musacci

A Ferrara c’è un luogo speciale dove Kobe Bryant si incontra con Carlo Acutis, San Francesco con don Camillo e Peppone. Un luogo dove, plasticamente, tutto può parlare di Dio, tutto può portare a Lui. Siamo nel campetto di basket dell’oratorio di Santo Spirito in via della Resistenza. Qui, in questo spazio quotidianamente frequentato da giovani, nel 2021 l’ormai ex parroco padre Massimiliano Degasperi pensò di renderlo ancora più un luogo non solo per i ragazzi, ma dei ragazzi. Così nacque l’idea di far realizzare alcuni murales da Stefania Frigo, madonnara e restauratrice veronese.

«Viva Cristo Re!»

L’invocazione dei cristeros messicani negli anni ’20 del secolo scorso è stata scelta come motto della “Compagnia dello Spirito Santo”, il gruppo dei ragazzi dell’oratorio il cui cammino insieme è rappresentato da una “cordata” che unisce i talenti di ognuno, guidata dall’Immacolata e diretta verso il Cielo. Un’immagine che richiama, oltre ai cristeros, anche il “Signore degli anelli”. E sempre a quest’ultimo è ispirato anche un altro mural nella parete opposta, in una unione di fantasy e Cristianesimo che, nell’amicizia profonda in Cristo e nell’avventura della fede, possa coinvolgere giovani e giovanissimi. Così, Gandalf sta a fianco del leone Aslan delle “Cronache di Narnia”, del cristero ragazzino San José Sanchez Del Rio, della Madonna di Guadalupe e della colomba dello Spirito Santo. E non distanti, vi sono anche don Camillo e Peppone nell’originale interpretazione di un giovane parrocchiano.

Padri della comunità

Nel campetto dell’Oratorio di Santo Spirito non è difficile vedere bambini o ragazzi delle età più disparate ritrovarsi per una sfida a basket o per altri giochi, oppure per una partita a calcio nel vicino campo. Ma lo spazio è, in realtà, dell’intera comunità: qui si svolgono pranzi, rinfreschi (l’ultimo, quello di addio ai frati e di don benvenuto a don Francesco Viali), feste e momenti di preghiera.

A testimoniarne la profonda devozione, sul muro nel lato di via della Resistenza  c’è una statua dedicata a San Giuseppe, «il primo segno qui nel campetto», ci spiega padre Degasperi. La statua, in marmo bianco di Carrara e realizzata grazie a una parrocchiana benefattrice, è una specie di ex voto voluto dalla comunità nel 2019 (per S. Spirito, anno dedicato proprio a S. Giuseppe) per ringraziare della riapertura, seppur ai tempi parziale, della chiesa, i cui lavori post sisma “costringevano” i fedeli a frequentare quella vicina di San Giovanni Battista.

Ma un altro “padre” di questo luogo è stato Piero Zabini, indimenticato allenatore di basket venuto a mancare nell’aprile 2021. Storico parrocchiano, fu lui a volere questo campetto, e, insieme alla moglie Fiorenza, nel 2012 a dar vita in parrocchia al Banco Alimentare.

Fede e sport

Un campetto non solo per i ragazzi, ma dei ragazzi, dicevamo: «nel 2020 – prosegue p. Degasperi -, volli far realizzare i murales perché i giovani sentissero più loro lo spazio, anche nel senso di prendersene cura, di non rovinarlo. Il campetto lo lasciamo aperto molte ore al giorno e in tanti vengono qui a giocare a basket, sia ragazzi che frequentano la parrocchia sia semplici studenti universitari». E al basket sono dedicati due murales: il primo, struggente, rappresenta Kobe Bryant e sua figlia Gianna, morti insieme il 26 gennaio 2020 in un tragico incidente in elicottero insieme ad altre 7 persone. Prima di salire per il loro ultimo viaggio, come ogni domenica erano stati alla Messa mattutina delle 7 nella Cattedrale di Nostra Signora Regina degli Angeli a Newport Beach in California. Poco distante, un altro mural è dedicato a Luka Doncic, 23enne cestista sloveno, star mondiale dei Dallas Mavericks. Non poteva, poi, mancare la SPAL, squadra nata dai salesiani, col suo logo e con un altro dipinto che ricorda la magnifica coreografia realizzata al Mazza nel 2018 dalla Curva Ovest in occasione di SPAL-Bologna, il San Giorgio “spallino” che uccide il drago ispirato al dipinto di Paolo Uccello. Ma un legame speciale lega i Frati dell’Immacolata alla squadra di calcio della nostra città: nel pomeriggio del 13 maggio 2017 la SPAL matematicamente veniva promossa in serie A, e il Centro Mariano Diocesano (con in prima fila proprio i Frati di S. Spirito) fece una processione verso la Sacra Famiglia, oggi finalmente tornato ad essere Santuario del Cuore Immacolato di Maria, in occasione del centenario della prima apparizione della Madonna ai pastorelli di Fatima e in contemporanea con la canonizzazione di due di loro, Giacinta e Francesco. 

I nostri santi 

Naturalmente, poi, non potevano mancare, oltre al logo dell’Agesci, due murales, uno dedicato a San Francesco d’Assisi e uno a S. Antonio di Padova, nella sua veste miracolosa. Una scelta, quest’ultima, non casuale: S. Antonio visse, infatti, nel convento di S. Francesco a Ferrara fra aprile e maggio 1228. La sua permanenza nella nostra città è ricordata anche per il noto miracolo del neonato – avvenuto nell’attuale Via Zemola – che attestò la veridicità della paternità contestata. Inoltre, due sue reliquie fecero tappa a Ferrara tre anni fa. In questo gruppo di murales, i Frati hanno scelto di inserire anche il beato Carlo Acutis, esempio per tanti giovani.

«Per me dipingere è pregare»

Stefania Frigo è un’artista e restauratrice veronese, per la precisione di Torbe di Negrar, dove nel 2012 ha aperto il suo studio “Arte Antica”. È stata lei ad essere scelta da padre Degasperi per realizzare i murales, aiutata da altre quattro artiste, Francesca Simoni, Cinzia Pastorutti, Francesca Schiavon e Flavia Benato. Tra il 2016 e il 2019 Stefania ha partecipato al nostro Buskers Festival come madonnara realizzando, l’ultimo anno, sul Listone una Madonna di 6 metri x 8. Stefano Bottoni, patron del Festival, ha poi dato il suo contatto a don Giuseppe Cervesi per farle realizzare, nel maggio del ’21, un altro dipinto a terra davanti all’entrata del Santuario del Poggetto. Questo, però, a differenza del primo, è permanente: è il primo in assoluto, infatti, realizzato sull’asfalto appena steso, ancora caldo.

I murales di Santo Spirito, invece, sono in acrilico, realizzati a tappe l’anno scorso. Durante le settimane di lavoro, lei e le colleghe sono state ospitate dai Frati nella foresteria. «Per me – ci racconta Stefania – è stata un’esperienza di fede e umana molto importante, una delle più significative della mia vita. E anche alcune mie collaboratrici, che non erano quasi mai entrate in una chiesa, in qualche modo sono state toccate nel profondo: mi hanno raccontato di come abbiano sentito un’energia molto particolare che le abbia portate a fare gesti mai fatti, come mettere una moneta davanti alla statua di Sant’Antonio. Mi ha colpito anche – prosegue – l’atmosfera bellissima nel campetto e in chiesa, con tanti bambini e giovani sempre presenti».

Ci racconta, poi, di come ogni anno partecipi alla Fiera delle Grazie a Curtatone, nel mantovano, un’antica manifestazione internazionale di madonnari. «I miei – conclude Stefania – sono quasi tutti dipinti a soggetto religioso. La fede l’ho trovata proprio dipingendo l’arte sacra, è stata per me una vera e propria folgorazione, avvenuta quando avevo 20 anni. Per me dipingere è pregare: ogni dipinto è una preghiera per grazia ricevuta o per chiederne una».

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 23 dicembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

Tanti soldi, zero diritti: Qatar, l’abisso oscuro dietro i Mondiali di calcio

21 Nov

Discriminazioni contro donne, lavoratori, altre religioni. Ingenti finanziamenti per “comprare” pezzi importanti d’Italia e ai terroristi islamisti

Diritti umani, finanziamento a gruppi terroristici, affari con l’Occidente: i campionati del mondo di calcio hanno acceso i riflettori sui molti lati oscuri del Qatar, emirato del Vicino Oriente ricco di petrolio ma povero di democrazia. Un piccolo Paese (1,8 milioni di abitanti) segnato da grandi disuguaglianze.

Lavoro, donne, religioni: diritti inesistenti

Dall’indagine svolta da Amnesty International si evince innaanzitutto come le autorità del Qatar utilizzano leggi repressive nei confronti di chi critica le istituzioni, c’è poco spazio per l’informazione indipendente, la libertà di stampa è limitata da crescenti vincoli imposti agli organi d’informazione.

I lavoratori migranti non possono formare sindacati né aderirvi e, insieme ai cittadini locali, rischiano ripercussioni se vogliono esercitare il diritto alla libertà di manifestazione. Ad oggi i lavoratori migranti costituiscono oltre il 90% della forza-lavoro del Qatar. Senza di loro, i Mondiali non si sarebbero svolti. Nonostante i tentativi in corso di riformare il sistema del lavoro, mancato o ritardato versamento dei salari, condizioni di lavoro insicure, diniego dei giorni di riposo, ostacoli alla ricerca di un nuovo lavoro e accesso limitato alla giustizia restano una costante nella vita di migliaia di lavoratori. La morte di migliaia di essi non è mai stata indagata. Cifre ufficiali (da un’inchiesta del Guardian) parlano di 6500 operai deceduti solamente durante i lavori per i Mondiali, ma il numero potrebbe essere più alto. Erano persone provenienti da India, Pakistan, Nepal, Bangladesh e Sri Lanka.

Nell’ultimo decennio vi sono stati anche molti processi iniqui nei quali gli imputati hanno denunciato di essere stati torturati e condannati sulla base di “confessioni” estorte. 

Capitolo religioni: La costituzione del Qatar stabilisce che l’islam è la religione di stato e la sharia è la fonte principale per la legislazione. La conversione dall’islam ad un’altra religione è illegale. Il proselitismo da parte di una religione diversa dall’islam è vietato, e le religioni non musulmane non possono esporre in pubblico simboli religiosi.

Le donne non hanno vita facile: il sistema del tutore maschile (di solito il marito, il padre, un fratello, un nonno o uno zio) prevede che debbano chiedere il permesso per sposarsi, studiare all’estero, lavorare nell’amministrazione pubblica, viaggiare all’estero se hanno meno di 25 anni e accedere ai servizi di salute riproduttiva. L’articolo 296.3 del codice penale, inoltre, criminalizza vari atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso e prevede il carcere.

Fiumi di soldi per le moschee

Decine di milioni di euro sono stati versati dal Qatar per finanziare in Europa moschee e centri islamici: un’”invasione” finanziaria e dottrinale documentata nel libro “Qatar Papers” (2019) dei giornalisti francesi Christian Chesnot e Georges Malbrunot. 

Attraverso la ong “Qatar Charity” fiumi di soldi sono arrivati in Francia, Italia, Germania, Svizzera, Gran Bretagna e nei Balcani. La “Qatar Charity” nel mondo ha finanziato 8148 moschee e 490 centri di memorizzazione del Corano, di cui 138 tra moschee e centri islamici nella sola Europa. Negli ultimi anni, la ong avrebbe largamente sponsorizzato progetti legati ai Fratelli musulmani, movimento mondiale fondamentalista fuori legge in diversi Paesi fra cui l’Austria. 

Solo nel 2014 sono arrivati in Europa 72 milioni di euro (per 140 progetti). Negli anni in Italia dalla “Qatar Charity” sono giunti ben 50 milioni di euro per 45 progetti (di cui 10 milioni sarebbero dovuti andare per la grande moschea di Milano, zona Sesto San Giovanni). Yassine Lafram, Presidente dell’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche in Italia), ha ammesso di aver ricevuto la somma di 25 milioni euro dal Qatar «per una trentina di progetti nel quadro di una collaborazione iniziata nel 2013 e andata avanti per un paio di anni». Tuttavia, bisognerebbe fare chiarezza, soprattutto sui restanti 25 milioni di euro che la “Qatar Charity” ha versato nelle sue casse.

Questi soldi sono arrivati ad esempio alle comunità islamiche di Saronno, Bergamo, Brescia, Vicenza, Ravenna, Piacenza, Mirandola e di diverse in Sicilia. Anche il nostro territorio è interessato: nel 2016 il centro culturale islamico di via Traversagno a Ferrara ha ricevuto dal Qatar 100mila euro per la ristrutturazione dello stabile. Nello stesso anno, soldi dal Qatar sono giunti al centro islamico di Argenta.

Inoltre, come rivelato da “The National News” (giornale negli Emirati Arabi Uniti), nel 2020 «gli ultimi resoconti disponibili mostrano che anche [la ong] Islamic Relief ha ricevuto 1,4 milioni di dollari nel 2018 da Qatar Charity». Pochi mesi dopo, il Dipartimento di Stato USA ha condannato Islamic Relief per le ripetute esternazioni e atteggiamenti antisemiti da parte di suoi leader.Senza parlare del suo appoggio – più volte esplicitato – ai Fratelli Musulmani e ad Hamas. 

Finanziamenti al terrorismo

E proprio in Palestina il Qatar è un attore rilevante: dal 2008 offre sostegno economico per la ricostruzione di Gaza e direttamente ad Hamas, classificata da alcuni paesi (ad esempio Stati Uniti e Regno Unito) e potenze regionali (Israele, Egitto, Emirati) come entità terroristica alla luce delle azioni di carattere suicida e degli attacchi missilistici compiuti ai danni di obiettivi stranieri e di civili. Dal 2018 il Qatar fornisce ad Hamas pagamenti mensili in media di 20 milioni di dollari. 

Inoltre, durante lo scoppio della “Primavera araba”, il Qatar si è mostrato favorevole all’istituzione di governi filo-islamisti in Medio Oriente e Nord Africa, come in Egitto e Tunisia, incontrando le ostilità da parte delle petromonarchie tradizionaliste del Golfo, in primis Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, intenzionate a preservare lo status quo nella regione. Infine, si sospetta che il Qatar finanzi o abbia finanziato anche gruppi terroristici quali al-Qaeda, lo Stato Islamico e forze paramilitari filoiraniane.

Italia terra di conquista 

Come documentato su “Panorama” del 13 maggio 2019, sempre più forte è anche l’invasione di capitali qatarioti nel nostro Paese per motivi non di proselitismo: negli ultimi anni, solo per fare alcuni esempi, i fondi sovrani del Paese arabo hanno comprato Valentino Fashion Group, fatto forti investimenti in Costa Smeralda, comprato l’ex Meridiana (compagnia aerea sarda, oggi Air Italy), i grattacieli di Porta Nuova a Milano, l’Excelsior di Roma, l’ospedale Mater Olbia. In cambio, l’Italia ha venduto al Qatar, tramite Fincantieri, sette navi da guerra per 4 miliardi di euro, 24 caccia da combattimento con il consorzio Eurofighter, dato 3 miliardi di euro per l’acquisto di 28 elicotteri. 

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 25 novembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

(Foto Amnesty International)

Pattinatrici ferraresi, dalla pista parrocchiale all’argento mondiale

14 Nov

Quattro juniores premiate a Buenos Aires: si allenano di fianco alla chiesa di Gaibanella

Dalla pista parrocchiale di Gaibanella al tetto del mondo. Hanno conquistato l’argento al World Skate Games 2022 le giovani pattinatrici ferraresi della squadra “Alter Ego”, parte della Pattinatori Estensi guidata da Andrea Cavicchi. Beatrice Azzari, Vittoria Vaccari, Aurora Gherardi e Dafne Borghi – che hanno tra i 16 e i 18 anni d’età – si sono classificate al secondo posto nei Quartetti Junior (all’interno della grande categoria Show) al campionato mondiale svoltosi a Buenos Aires in Argentina. 

Un grande risultato quello raggiunto dalle giovani, che sono state anche le prime pattinatrici ferraresi della loro età a partecipare a un livello internazionale così elevato, e nella specialità “Quartetti” sono la prima squadra in assoluto dell’Emilia-Romagna a partecipare al campionato mondiale.

Guidate dall’allenatrice e coreografa Cinzia Roana (nella foto con le 4 ragazze), 40 anni – campionessa del mondo nel 2015 in Colombia – le quattro di “Alter Ego” sono state premiate sabato 5 novembre a conclusione della sfida alla quale hanno partecipato otto nazioni: Italia, Argentina, Brasile, Colombia, Nuova Zelanda, Paraguay, Spagna e Stati Uniti. Una vittoria sfiorata per le atlete ferraresi, arrivate a pochi punti dalla spagnola Quartemax, vincitrice, e davanti alla Clover, altra squadra iberica e medaglia di bronzo.

Una coreografia spettacolare, Joyà, quella delle “Alter Ego”, ispirata a Le Cirque du Soleil, che ha convinto i giudici di gara.

Le ragazze ferraresi si erano meritate il “pass” per il World Skate Games 2022 conquistando la medaglia d’argento lo scorso 29 maggio a Montichiari al campionato italiano di gruppi spettacolo e sincronizzato – Trofeo small sincro FISR. La trasferta in Argentina, iniziata il 1° novembre e conclusasi il 10, ha visto anche il sostegno economico del Comune di Ferrara, che ha finanziato la trasferta e l’acquisto dei kit di gara, tra cui le divise che portavano anche il logo del Teatro Comunale cittadino.

Gli allenamenti di fianco alla chiesa

Tra le varie sedi dove le giovani si allenano – la principale è il Pattinodromo comunale in via Bianchi a Ferrara – c’è la pista parrocchiale di Gaibanella, proprio di fianco alla chiesa. Essendo la pista non coperta, le ragazze la utilizzano nei mesi primaverili ed estivi, prolungando il periodo a seconda della stagione: l’anno scorso, ad esempio, come ci spiega il Presidente Cavicchi, hanno utilizzato questo spazio messo a disposizione dalla parrocchia guidata da don Graziano Donà, fino a metà novembre.

Le pattinatrici hanno iniziato i loro allenamenti – e alcune esibizioni – qui tre anni fa, quando parroco era ancora don Marino Vincenzi. Il Centro sportivo, dove si svolge anche la fiera e alcune attività ludiche per i bimbi della comunità parrocchiale, è intitolato, insieme al parco circostante, a Carlo Alberto Dolcetto, morto nel 1990 a soli 20 anni in un tragico incidente stradale sulla via Ravenna a Gaibanella, poche ore prima di sposarsi. Un piccolo monumento – fatto costruire dai genitori del giovane – posto nel parco ricorda Dolcetto, con alcuni gabbiani in volo e la scritta “Vola libero e felice”.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 18 novembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

Quando la SPAL era di Caltanissetta

14 Giu

Calcio. Nel campionato regionale siciliano 1944/1945, seconda classificata è la “SPAL Caltanissetta”, composta da militari. È il Colonnello Chiapponi, di origini ferraresi e grande tifoso della squadra estense, a scegliere questo nome per la compagine nissena mentre in Sicilia era a capo del 16° Reggimento Artiglieria della Divisione Sabauda. Una vicenda insolita, tra luci e ombre


di Andrea Musacci

L’amore intramontabile per la SPAL, un ferrarese se lo porta con sé ovunque il destino lo conduca. È molto più di una fede calcistica, qualcosa da dichiarare e difendere in ogni modo. Più di due anni fa vi avevamo raccontato la storia inedita della squadra della SPAL fondata da ferraresi esuli a Buenos Aires nei primi anni ’50 (v. “La Voce” del 5 ottobre 2018). Ora vi raccontiamo la vicenda della “SPAL Caltanissetta”, squadra di calcio che nella stagione 1944/1945 arrivò seconda, dietro il Palermo, nel campionato calcistico siciliano. Una squadra formata da militari provenienti dalla Sardegna e da diverse zone del Nord Italia, facenti parte del 16° Reggimento Artiglieria della Divisione Sabaudia. Reggimento guidato dal Colonnello Chiapponi, ferrarese doc che, per omaggiare la squadra della sua città, aveva pensato bene di assegnare lo stesso nome alla compagine di Caltanissetta, prima chiamata Unione Sportiva Nissena, successivamente Nissa Sport Club e dal 1999 Nissa Football Club (attualmente milita in Eccellenza, in passato è arrivata fino alla Serie C). Chiapponi inizialmente chiamò la squadra “Divisione Sabauda SPAL”, per poi privarla della denominazione militare lasciando solo “SPAL”. Il presidente era il Rag. Pasquale Sedita, l’allenatore il giocatore più anziano, Servetto. 

Dopo due stagioni in Serie C – nel 1941/’42 e nel 1942/’43 – , anche l’U. S. Nissena è fermata per un anno dalle sospensioni delle competizioni a causa della guerra, che riprenderanno solo nel dicembre ’44. Ed è in questo periodo, nella Sicilia occupata, che al ferrarese Chiapponi viene l’originale idea di esportare, seppur solo per una stagione, il marchio SPAL fin nell’isola. La SPAL – racconta Giovanni Di Salvo nel libro “Il pallone al fronte. Gli anni di guerra in Sicilia raccontati attraverso lo sport” (Bradipolibri ed., 2020), – era una «macchina da reti e dalla difesa impenetrabile, che aveva destato un’ottima impressione in tutto l’arco del campionato». Ma com’era nata questa “SPAL Caltanissetta”?

«Nell’estate del 1943 – è scritto ancora nel volume -, per disposizione dello stato maggiore italiano, vennero trasferiti in Sardegna tutti i militari di origine sarda allo scopo di arginare e respingere l’eventuale sbarco alleato che si temeva potesse avvenire in quell’isola. Così le Divisioni Sabauda, Calabria e Nembo, che lì stanziavano, furono imbottite di soldati sardi. Dopo l’armistizio, la Divisione Sabauda, nel novembre 1943, fu trasferita in Sicilia con ordini di sicurezza interna». Nel campionato siciliano del 1944-1945, il girone D vedeva le seguenti squadre: U. S. Virtus et Robur Catania, S. S.Etna Catania, U. S. Megara 1908 di Augusta, A. S. Siracusa, U. S. Notinese di Noto, e, appunto, SPAL Caltanissetta. La rosa della SPAL Caltanissetta era formata sicuramente dai seguenti giocatori-militari: Alessandrini, Costanzo, Cirlì, Galli, Menegatti, Pala, Bozzar, Giorda, Badas, Servetto, Atzeni, Anichini, Fossi, Speranelli e Brainich. Alcuni di loro avevano giocato in società professioniste.

Le prime due classificate di ogni girone accedevano ai gironi di semifinale, mentre la finalissima del campionato consisteva in un quadrangolare tra le prime due classificate dei gironi di semifinali. Nel girone D, accedono alle semifinali (in programma dal marzo ’45) la SPAL Caltanissetta (al primo posto) e l’A. S. Siracusa (seconda). Entrambe finiscono nel girone B di semifinale. La finale col quadrangolare viene giocata da queste 4 squadre: Palermo, Alcamo, Siracusa e SPAL Caltanissetta. Il 1° luglio 1945, nella terza e ultima giornata del girone di ritorno del quadrangolare finale, allo stadio “Michele Marrone” di Palermo (che poi cambiò il nome in “La Favorita” e “Renzo Barbera”) si gioca la sfida decisiva tra i padroni di casa e la SPAL Caltanissetta: finirà 2-0 per il Palermo a tavolino per squalifica. Alcuni episodi, infatti, getteranno un’ombra oscura su questa esperienza. Soprattutto una in particolare, la “Strage del pane”.


Lo “spallino” che raccontò la verità sulla “Strage del pane”

La Divisione Sabauda del Regio Esercito fu protagonista della triste vicenda della “Strage del pane” (o “Strage di Via Maqueda”), avvenuta nella zona di via Maqueda a Palermo il 19 ottobre 1944. Fu una delle prime stragi documentate durante la campagna d’Italia, un episodio che aumentò il consenso della popolazione nei confronti del separatismo siciliano e accelerò la nascita dell’EVIS – Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia.

I militari appartenenti al 139º Reggimento fanteria “Bari” (provenienti dalla 47ª Divisione fanteria ”Bari” e dal 30 settembre 1944 utilizzati per costituire la IV Brigata Sicurezza Interna) che si trovavano davanti a Palazzo Comitini (allora sede della prefettura e oggi della provincia), spararono ad altezza uomo e lanciarono due bombe a mano contro una folla di civili che protestavano per la mancanza di cibo e lavoro e la mancata ricostruzione dei palazzi distrutti. Il bilancio dell’eccidio fu di almeno 24 morti e ben 158 feriti, tra cui due donne e alcuni minori. Furono deferiti al tribunale militare un sottotenente, tre sottufficiali e 21 soldati, ma nel 1947 la sentenza derubricò le accuse a «eccesso colposo di legittima difesa». Il generale Giuseppe Castellano (l’uomo che l’8 settembre del 1943 aveva firmato l’armistizio di Cassibile) era il comandante della divisione Sabauda, da cui dipendevano i militari del 139° Reggimento Fanteria, responsabili della Strage del Pane. Una famigerata circolare di quegli anni consentiva ai militari di sparare ad altezza d’uomo, in presenza di adunate sediziose. Per troppo tempo, il generale Castellano e i Governi dell’epoca accreditarono la versione ufficiale, secondo la quale i militari della 139 fanteria sarebbero stati “aggrediti dai separatisti” e nessuno avrebbe ordinato di sparare. Dopo 50 anni, la verità venne a galla e la versione ufficiale fu totalmente smentita. «Leggendo i tabellini delle partite – spiega ancora Di Salvo nel libro – risulta tra i suoi giocatori anche un difensore che fa di cognome Pala e pertanto potrebbe trattarsi di Giovanni Pala, uno dei militari appartenenti al Reggimento coinvolto nella feroce repressione della “Strage del pane”, che grazie a una intervista rilasciata nel 1995 portò alla luce la verità sull’intera vicenda». Nel 1995, infatti, il sardo Giovanni Pala affidò alle colonne del quotidiano “l’Unità” una clamorosa confessione per un vero scoop: «In Via Maqueda non era in corso alcun assalto», disse. «Eppure, quando la nostra colonna raggiunse alle spalle la folla, il tenente diede l’ordine di scendere dai mezzi e di caricare i fucili. Tutto accadde in pochi istanti; i soldati che erano in testa al convoglio cominciarono a sparare ad altezza d’uomo e a scagliare bombe. Fu il terrore, una scena bestiale».


La SPAL squalificata perde il campionato siciliano

Ma veniamo a episodi meno tragici, pur negativi per la SPAL sicula. «La SPAL – racconta Di Salvo – era una compagine forte e spigolosa in tutti i sensi. L’amichevole del 3 settembre 1944, giocatasi a Palermo, era stata sospesa al decimo della ripresa per il ritiro degli ospiti. (…) L’importanza della posta in palio non fece che accentuare i precedenti dissapori tra rosanero e nisseni. Dunque la SPAL, a sorpresa, decide di non presentarsi. Il Palermo, che fino alla sera precedente aveva accettato di aumentare la quota in denaro spettante agli spallini pur di far svolgere l’incontro» fa distribuire sugli spalti un volantino dove spiega l’«ignobile ricatto dei dirigenti della SPAL». «Questa proposta, evidentemente, non era stata sufficiente per accontentare i nisseni che pretendevano di far giocare Brainich (squalificato a vita dalla FIGC) e Malinverni, che aveva disputato il campionato come tesserato della Diana (squadra di Paternò, ndr). Il Comitato siculo, quindi, delibera la vittoria per 2-0 dei rosanero e, oltre a comminare multe a carico della SPAL, sospende dall’attività la società di Caltanissetta, diffidando le altre società dal partecipare a gare con essa e proponendo alla FIGC la radiazione dai ruoli federali». L’8 luglio il Palermo viene premiato come vincitore del Campionato siciliano.

Un finale di stagione inglorioso per la compagine nissena con il nome che rimanda alla nostra città, terra di ricordi e nostalgie del misterioso Colonnello Chiapponi.

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 18 giugno 2021

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Un libro tutto da ridere per “riportare il calcio alla sua fanciullezza”

13 Mag

“La calzetta dello sport: Scortichino contro Mìlion”, realizzato dal ferrarese Giovanni Calza e da Andrea Princivalli, è stato presentato il 12 maggio alla Fiera del Libro di Torino

CALZETTA copertina DEFE’ un libro “storico”, per “nostalgici”, ma anche per bambini e adolescenti, un volume un po’ libro, un po’ giornale, fra racconto e fumetto, che chiunque sappia ancora divertirsi di gusto, può apprezzare. Si intitola “La calzetta dello sport: Scortichino contro Mìlion” il volume realizzato dal ferrarese Giovanni Calza e da Andrea Princivalli, creativo a tutto tondo originario del trevigiano. Calza, scrittore e compositore, lo scorso 14 dicembre ha ricevuto il primo premio nella sezione “Musica” per il concorso nazionale “Salva la tua lingua locale”, riconoscimento assegnatogli in Campidoglio a Roma. Dopo aver scritto libri per bambini e diversi in dialetto e sulla “ferraresità” (tra cui “Maiàl…!: bio-dizionario essenziale del dialetto ferrarese” e “T’arcordat? Parole ambienti espressioni di una civiltà. Primo dizionario illustrato di dialetto ferrarese”), nel 2014 ha deciso di raccontare la sua terra, col suo vernacolo, in musica. Il fumetto “La calzetta dello sport” – strutturato come un vero e proprio giornale sportivo, a volte con le pagine divise in colonne -, si immagina una sfida tanto “epica” quanto surreale, una spassosissima partita di calcio fra la compagine dello Scortichino e il Mìlion, che sarebbe quel fantastico Milan guidato da Arrigo Sacchi, che nei primi anni ’90 aveva ben pochi concorrenti. Il libro, edito da Albatros Il Filo e distribuito dalle Messaggerie Libri, è stato presentato lo scorso 12 maggio alla Fiera del Libro di Torino. Prossimamente verrà presentato anche nelle kermesse letterarie di Milano, Roma e Francoforte. “Nato circa vent’anni fa – spiega Calza a “la Voce” -, mi è stato fortemente ispirato dal programma televisivo ‘Mai dire gol’, mi divertiva molto sentire il modo con cui raccontavano il calcio. Ho fantasticato sulla squadra più forte di quegli anni, il Milan di Sacchi, che ammiravo molto, nonostante sia da sempre juventino. Ricordo Maldini, Baresi, i tre olandesi…allora il nome ‘Milan’ l’ho trasformato, prima in ‘milioni’, poi in ‘Mìlion’ ”. Storpiando nomi esistenti o inventandoli di sana pianta, ogni giocatore, allenatore, persino l’arbitro, così come anche i luoghi, assumono un’aria giocosa, surreale, assurda e ironica, ricordando i fumetti di Topolino. Al centro del libro di Calza e Princivalli, vi è la disputa della finale di “Coppa dei calcioni”, con un pubblico – giocandosi in Islanda – composto interamente da rappresentanti della fauna locale, come foche o renne. “Scortichino, poi – ci spiega ancora – è un nome che di per sè fa sorridere”, da qui nasce l’idea di usare il nome “Scortichino Scarpon Club”, composto da “personaggi stranissimi e bizzarri”, come i nomi delle tattiche di gioco, “del pesce in barile, o del nido d’ape”, solo per citarne due. L’amicizia con Princivalli, invece, “nasce nei primi anni ’90 quando ancora insegnavo vicino a Treviso, e lui era studente all’ultimo anno del Liceo artistico”. Ora, invece, è un creativo affermato: dopo la laurea all’Accademia di Belle Arti di Venezia, ha realizzato numerosi video d’animazione sperimentali e videoclip, brevi spot per l’Unicef, per Fabbrica e per Mtv Usa, e suoi brevi jingle compaiono nella trasmissione “DoReCiakGulp” del noto giornalista Vincenzo Mollica. Collabora inoltre con la Kinder Ferrero per l’invenzione di personaggi e storie per gli “ovetti”. “La calzetta dello sport” ha anche un intento più “profondo”, se così si può dire: “è un libro alternativo”, ci spiega ancora Calza. “È una lettura scopiettante, piena di frizzi, giocosa, ma che al tempo stesso cerca di tracciare una nuova pista, volendo cioè sfatare il mito del gioco calcio, troppo spesso accompagnato da frustrazione, tristezza, odio ed eccessiva competizione. In questo libro si gioca al gioco del calcio, vogliamo riportare il calcio alla sua fanciullezza”. Parte del ricavato dalla vendita del libro sarà destinato alla realizzazione e al sostegno dei laboratori solidali di scrittura LetterariaMente.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 17 maggio 2019

http://lavocediferrara.it/

“Qui Quo Quad” ha conquistato la 24 ore di Le Mans

9 Lug

Quattro ferraresi nella selezione che s’è imposta nel roller quad. E il team manager è stato l’estense Stefano Melandri

le mans 1Ci sono anche quattro ferraresi nel team vincitore della 24 ore di pattinaggio a rotelle a Le Mans in Francia. Tra sabato 30 giugno e domenica 1° luglio scorsi si è svolta, infatti, la 19° edizione della “24 Heures Rollers du Mans” ha partecipato anche la squadra “Qui Quo Quad”, formata da 5 bolognesi, 4 ferraresi e un tedesco.
Nella sfida dei roller quad (pattinaggio con i tradizionali pattini a stivaletto con due coppie di ruote) il team italiano, all’esordio nell’importante competizione francese, è risultato vincitore, contro ogni pronostico, su 12 partecipanti, con 149 giri totali compiuti sui 4,185 km del circuito Bugatti, contro i 145 della squadra danese, piazzatasi davanti a quella francese, quest’ultime due rispettivamente vicecampione e campione in carica.
Il team “Qui Quo Quad”, formatosi per l’occasione, era composto dai ferraresi Cinzia Lodi (FEST-Ferrara Skating Team), Monica Breveglieri (FEST-Ferrara Skating Team), Paolo Campi (Skating Club Rovigo) e Davide Cavazzini (Pattinatori Finalesi), dai bolognesi Paolo Bertacci (Pattinatori Bononia), Luca Bagnolini (Pattinatori Bononia), Stefano Civolani (Polisportiva Pontevecchio Bologna) – ex primatisti mondiali -, Paola Cristofori (Polisportiva Pontevecchio Bologna, sei volte campionessa del mondo negli anni ‘80) e Carlo Scalera (Pattinatori Bononia), e dal tedesco Klaus-Dieter Gutschmidt, che all’ultimo ha sostituito un altro ferrarese, Paolo Volta, infortunatosi quattro giorni prima della partenza. La compagine emiliana, classificatasi anche al 68° posto tra le 335 squadre totali (considerando le diverse gare, roller quad, pattini in linea e longboard) – ha visto anche la presenza di un altro ferrarese, il team manager Stefano Melandri.
I concorrenti si sono dunque alternati nel celebre circuito francese sino allo scoccare della 24esima ora dallo sparo iniziale dello starter, avvenuto alle ore 16 del sabato, due ore dopo le qualificazioni, che hanno visto il team italiano piazzarsi al 70esimo posto. Originale la partenza, coi primi frazionisti che compiono uno sprint per conquistare i propri pattini, allineati nel lato opposto della carreggiata, dando così il via alla lunga competizione.

Andrea Musacci

Pubblicato su “la Nuova Ferrara” il 09 luglio 2018

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Da Ferrara a Bondeno un omaggio a Bassani

27 Giu

Proseguono le mostre a Ferrara e provincia.

BASS

Giorgio Bassani

Oggi alle 11 a Casa Ariosto a Ferrara (in via Ludovico Ariosto, 67) inaugura la mostra fotografica “Giorgio Bassani sotto la magnolia”. Si tratta di una mostra in progress a cura di Andrea O. Andrea R., Ines, Jasmine e Niccolò, Rosa, Sabrina, Silvia, Simone e Valentina, tutti stagisti presso l’Associazione Arch’è – Nereo Alfieri guidata da Silvana Onofri. In parete, 15 fotografie della casa Bassani di via Cisterna del Follo, 1, alcune delle quale inedite. Il noto fotografo Paolo Zappaterra le aveva scattato nell’aprile del 1989 quando Franco Giovanelli, l’amico di sempre di Bassani, lo aveva appositamente accompagnato nella casa ormai disabitata. A chiusura della mostra sono state esposte, per concessione di Paola ed Enrico Bassani, anche alcune istantanee di famiglia e altre di amici e giornalisti che Bassani aveva l’abitudine di invitare nella casa di Ferrara quando era ancora abitata dalla madre Dora Minerbi. La casa di Cisterna del Follo, 1 è stata venduta nel 1993 e divisa in appartamenti, ma nel cortile la magnolia di “Le leggi razziali” , la poesia che ne immortala storia e significato, cresce ancora rigogliosa e forte. La mostra è visitabile fino al prossimo 30 settembre da martedì a domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 18. All’inaugurazione di oggi interverrà il fotografo Paolo Zappaterra.

 

Tre, invece, le mostre che inaugurano nella città di Bondeno. Sempre a Bassani è dedicata la prima, fotografica documentale, inaugurata ieri in occasione del Local Fest, “Giorgio Bassani si racconta a Bondeno. Tasselli per l’identità locale”, al primo piano della Pinacoteca Civica di Piazza Garibaldi, 9. L’esposizione è visitabile anche oggi e domani, il 30 giugno, oltre all’1,2,7,8,9, 14, 15 e 16 luglio nei seguenti orari: venerdì, sabato e domenica dalle 18 alle 19.30 e dalle 21 alle 23, domenica anche dalle 10 alle 12.
Ieri per il Local Fest ha preso avvio anche l’estemporanea di pittura “Bondeno, la festa” nella Galleria Grandi in via Edmondo De Amicis. Stasera alle 21 avrà luogo la premiazione da parte della giuria organizzativa, e domani dalle 18 le opere verranno esposte per poi essere votate, e premiate, alle 22, secondo il verdetto della giuria popolare.

BOND

Un’opera di Zamboni

Infine, oggi alle 18.30 nella Galleria d’arte “Il vicolo” a Bondeno (in vicolo della Posta, 9), l’Associazione Bondeno Cultura organizza la personale di pittura “La legge della curva” di Alberto Zamboni, artista bolognese che ha realizzato una mostra dedicata al ritorno in serie A della SPAL.

 

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 24 giugno 2017

Un calcio per l’integrazione nella partita in carcere

11 Giu

La squadra dei detenuti dell’Arginone ha sfidato la squadra di Corlo. Attività di reinserimento, soddisfazione per l’iniziativa alla Casa Circondariale di Ferrara

IMG_2102Un’ora di gioco, un’ora d’aria, un’ora di libertà. La partita di calcio a 11 svoltasi ieri mattina nel campo sportivo della Casa Circondariale di Ferrara è stata molto più che una semplice sfida agonistica. Due tempi di mezz’ora ognuno nei quali una compagine di detenuti ha sfidato la squadra amatoriale di Corlo “La Compagnia”, impegnata nel campionato CSI e presieduta da Davide Fratini, presente all’evento.
La partita, iniziata poco dopo le 10, è stata preceduta dal lavoro di una decina di detenuti impegnati a sistemare il campo, concludendo lo sfalcio dell’erba. All’incontro hanno assistito circa 70 carcerati, alcuni volontari impegnati nella struttura, oltre al Direttore Paolo Malato, alla Comandante di Reparto Annalisa Gadaleta e all’Assessore allo Sport Simone Merli. «La partita – ha dichiarato quest’ultimo – rappresenta una delle tante operazioni positive che con regolarità la Casa Circondariale organizza per migliorare la qualità dei detenuti, del personale e di chi viene dall’esterno. Posso, quindi, dire che quello di Ferrara è un carcere qualitativamente elevato». Secondo la Gadaleta, «la partita rappresenta tanto un esempio concreto di integrazione e di solidarietà fra i detenuti, di diverse etnie, quanto un segnale di forte accoglienza rispetto ai componenti della squadra ospite. Intendo ringraziare Fratini per la consueta attenzione al mondo del carcere, e l’Assessore Merli per essere stato presente, oltre che per il suo impegno per altre attività sportive all’interno della nostra Casa Circondariale, come, ad esempio, per la creazione di alcuni campi da pallavolo, per i quali ha donato diverse attrezzature». «Grazie all’Amministrazione Comunale e ai giocatori per la loro sensibilità sui temi dell’integrazione sociale – sono, invece, le parole di Malato –, e per spendersi in attività come questa utili al reinserimento sociale dei detenuti della nostra Casa Circondariale».
La squadra di Corlo per l’occasione ha donato ai detenuti alcuni pacchi di biscotti, oltre a divise da calcio, una dozzina di palloni, e un gagliardetto in ricordo della giornata. I detenuti hanno ricambiato donandogli una piccola imbarcazione in legno da loro realizzata. Per la cronaca, “impietoso” è stato il risultato finale: 6 a 0 a favore dei detenuti, punteggio tennistico specchio di una partita quasi interamente dominata dai padroni di casa.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara l’11 giugno 2017

«Italia ’90? Tute e borse le ho disegnate io»

20 Giu

Lorenzo Montanari mentre mostra alcune sue creazioni

Lorenzo Montanari mentre mostra alcune sue creazioni

«Ho disegnato tute e borse per la Nazionale di calcio di Italia ’90, oltre ad alcune maglie di Americanino e Guess». Lorenzo Montanari, pittore ed ex insegnante in vari Licei artistici, è una persona riservata, poco propensa a parlare di sé. Proprio nel periodo di euforia generale per gli Europei francesi di calcio, ci racconta però quando diede il proprio contributo alla Nazionale, per i mitici Mondiali del 1990.

«Un mio amico, Lele Modonesi, aveva un negozio di sport ed era quindi in contatto con diversi rappresentanti», ci racconta Montanari. «Venne in contatto anche con l’azienda Diadora, che mi chiese di disegnare alcuni zaini, tute e borse ufficiali che i giocatori della Nazionale di calcio indossarono e usarono in occasione di Italia ’90». Diadora, azienda nata a Caerano S. Marco (Tv), dal 1986 al 1994 è stata, infatti, fornitrice ufficiale della Nazionale italiana. «Non pagavano benissimo, i tempi erano spesso stretti, e spesso mi toccava fare avanti e indietro a Caerano per consegnare il lavoro». Ma per Montanari, grande appassionato di calcio, fu senz’altro un’esperienza esaltante.

Montanari è in pensione da ormai tre anni, dopo più di 40 anni di insegnamento prima al Liceo Artistico di Venezia, poi in quello di Castel Massa e infine in quello di Rovigo. La sua esperienza di grafico nasce, invece, nei primi anni ’70 quando lavora prima per il Comune di Ferrara, poi per pochi mesi nella Coop Studio. «Un giorno un mio studente, che lavorava per Americanino, mi chiese di provare a disegnare la grafica per una maglietta», ci racconta. Da lì inizia la sua collaborazione con l’azienda nata alla fine degli anni ’70 a Cavarzere (Ve) grazie ad Adolfo “Tato” Bardelle, e diventato marchio di culto lungo tutti gli anni ’80. Oltre che per lo storico marchio con i due volti di pellerossa, Montanari disegnò anche decine di magliette per brand collegati, quali Kinghino, Frank Scozzese, Forza 12, Avirex e Outsider. «Alcune maglie – ci spiega Montanari – mi chiesero di farle ispirate alle silhouette di Keith Haring o a disegni di Andy Warhol, oppure per Kinghino mi chiesero grafiche legate al rafting». Legato alla grafica è anche l’uso dei primi personal computer quali il Vic-20, l’Amiga 500 e l’Amiga 2000. «Poi negli anni ’90 disegnai anche maglie per la californiana Guess. Una volta mi pagarono, per un solo disegno, ben 12 milioni di lire».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 20 giugno 2016

Al Tennis Club Marfisa eventi dedicati a Bassani

8 Giu

GIORGIO BASSANI - IL GIARDINO DEI LIBRI

Giorgio Bassani (primo a sinistra) al Tennis Club Marfisa

Nel centenario della nascita di Giorgio Bassani, il Tennis Club Marfisa organizza quattro eventi nel Loggiato degli Aranci di Palazzina Marfisa d’Este per approfondire la passione dello scrittore per questo sport. Ieri mattina in Municipio la presentazione con Daniele Malucelli, Presidente del Tennis Club, Umberto Caniato, Vice Presidente e Responsabile attività culturali, l’Assessore alla Cultura Massimo Maisto, Simonetta Della Seta, neo Direttore MEIS, oltre a Francesco Scafuri, Claudio Cazzola e Gianni Venturi, protagonisti degli incontri insieme all’assente Gianni Clerici.

Mentre Malucelli ha spiegato come «Bassani amasse profondamente il Tennis Club», Caniato ha invece descritto l’iniziativa come un «viaggio della memoria in uno dei pochi circoli tennistici in Italia che possono vantare tanti celebri iscritti», tra cui Michelangelo Antonioni e Lanfranco Caretti.

Il primo incontro è in programma sabato alle 17.30 quando Scafuri relazionerà su “Ferrara, il Circolo del Tennis e i luoghi bassaniani tra reale e immaginario”. Dopo l’incontro verrà inaugurato un percorso all’interno del Club composto da quattro leggii che rimarranno in modo permanente: sui primi tre alcuni passaggi dedicati al tennis tratti da “Il giardino dei Finzi-Contini”, in particolare da una delle prime copie del celebre romanzo, donata dall’autore al compagno di squadra Gilberto Malucelli, padre di Daniele. Nel quarto leggio, invece, alcune poesie di Bassani: “Tennis club”(1974), “Tale e quale” e “Negli spogliatoi del tennis” (1978). Nel frattempo, nei campi da gioco, alcuni giovani soci del Club faranno rivivere il doppio narrato nel romanzo, con divise e racchette dell’epoca.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara l’08 giugno 2016