
La scrittrice il 12 ottobre ha presentato il suo romanzo al MEIS di Ferrara
Mentre scriviamo questo articolo, è da poco avvenuta la liberazione degli ostaggi israeliani da due anni nelle mani di Hamas. L’annuale rassegna letteraria “Il Libro Ebraico”, svoltasi dal 9 al 12 ottobre al MEIS di Ferrara sul tema “Un futuro da scrivere 2025” è stata quindi vissuta in un clima di speranza per la possibile fine del conflitto tra Israele e Hamas.
Rassegna che si è conclusa domenica 12 con la presentazione del libro “Maqluba. Amore capovolto” di Sari Bashi (tradotto in italiano nel marzo 2025, e uscito per Voland ed.). Con l’autrice han dialogato Emanuele Ottolenghi (politologo e saggista), Maria Chiara Rioli (UniMoRe) e Claudio Vercelli (storico), moderati dal Direttore MEIS Amedeo Spagnoletto.
Sari Bashi è un’avvocata per i diritti umani israeliana, in passato dirigente di Human Rights Watch in Palestina e nel 2005 ha fondato Ghishà, organizzazione per i diritti umani e la libertà di movimento che fornisce assistenza legale a persone palestinesi, soprattutto di Gaza. È anche un’atleta e detiene il record israeliano femminile di ultramaratona (216 km). “Maqluba. Amore capovolto”, suo primo romanzo, ha vinto nel 2021 il premio del Ministero israeliano della Cultura come miglior esordio. Oggi Bashi vive in Cisgiordania con Osama, il suo compagno, palestinese di Gaza, e i loro due figli. Il libro – scritto prima del 7 ottobre 2023 – racconta proprio la storia d’amore di Sari e del suo compagno, professore universitario originario di Gaza.
«Nel libro c’è un gioco di identificazione ma anche di separazione, un’ambivalenza – questa – tipica delle storie d’amore ma qui ancora più forte vista la difficoltà di trovare un’identità non cristalizzata in rigidi convincimenti», è stato il commento di Vercelli al testo.
«Là fuori, oltre ciò che è giusto e sbagliato esiste un campo immenso: ci incontreremo lì»: questo, un passaggio del romanzo. Un oltre come immagine della suprema libertà, quella così agognata tanto da Sari quanto da Osama, «entrambi innamorati del mare e della corsa. Correre che è per me – ha spiegato Bashi – un modo di cimentarmi con diverse identità, oltrepassando diversi confini». Il 7 ottobre – ha proseguito l’autrice «è stato un crimine contro l’umanità e la guerra che ne è seguita qualcosa che si avvicina al genocidio». Ma «dopo due anni terribili, oggi sono animata da grandissima speranza.Spero che anche i miei suoceri palestinesi possano tornare a casa, come gli ostaggi israeliani. Per me il conflitto tra israeliani e palestinesi non è – come per alcuni commentatori – qualcosa presente da sempre, ma è causato principalmente dal sistema di oppressione (israeliano, ndr) che occupa uno spazio non suo e tratta alcune persone in maniera differente. Sistema, questo, causato dalla colonizzazione europea iniziata nel 1948».
In particolare dal 7 ottobre 2023 – sono ancora parole di Bashi a Ferrara – le parole vengono troppo spesso usate in modo polarizzante». Ma è possibile un modo diverso di approcciarsi: l’esempio che fa è innanzitutto quello di suo padre, «originario di una comunità ebraica in Iraq lì presente per secoli». O «dei miei figli che possono iniziare una frase in arabo, continuarla in inglese e finirla in ebraico». Insomma, le identità possono essere trasformate, l’incontro è possibile. «Spero che il mio libro possa permettere agli israeliani di conoscere meglio il mondo di Osama e – se e quando sarà tradotto in arabo – di far conoscere meglio agli arabi il mondo ebraico. Vedo – ha poi concluso – una leadership dal basso sia tra i giovani israeliani sia tra i giovani palestinesi.Sono ottimista».
Meno lo è Ottolenghi: «nel libro le identità si incontrano ma nella realtà sono molto forti e antiche e davvero quasi impossibile modificarle. Nel mondo musulmano mediorientale le minoranze sono sempre state sottomesse alla maggioranza: il nazionalismo arabo non ha mai considerato, e non considera, gli ebrei come parte della loro società. È l’effetto di un antisemitismo moderno che si ispirava e si ispira a quello europeo».
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 17 ottobre 2025
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