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Antisemitismo, una piaga dei nostri giorni 

26 Gen

In aumento i casi di violenze, fisiche e verbali, contro gli ebrei: i dati e alcuni episodi. La polemica sul “Festival delle memorie” al Teatro Abbado: perché è pericoloso diluire la memoria della Shoah

di Andrea Musacci
Troppo spesso, da troppo tempo, da più parti si compie un errore che può portare a conseguenze gravi: parlare dell’antisemitismo solo come qualcosa che appartiene a un passato da condannare, ma che non si ripeterà. Il punto è che si sta già ripetendo. Gli episodi di antisemitismo, infatti, sono in aumento da anni, agevolati da un muro di omertà costruito nei decenni in buona parte grazie alla demonizzazione dello Stato di Israele. Una forma moderna di antisemitismo travestito da antisionismo. 


Gli ebrei “sterminatori”

E a proposito di antisemitismo camuffato da critica politica, ha giustamente indignato molti (ma mai abbastanza) l’affermazione di Vittorio Sgarbi, Presidente della Fondazione Ferrara Arte, durante la presentazione del discusso “Festival (pardon, Settimana) delle memorie”. «Di uno sterminio [Moni Ovadia], per pudore, non si occupa: è quello dei palestinesi. Sarebbe una provocazione troppo grave aggiungere anche quello sterminio che lo Stato di Israele è venuto facendo in questi anni, per ragioni che si possono discutere, ma che sono indiscutibili rispetto al fatto». Da queste affermazioni, Ovadia non ha mai preso le distanze perché, com’è risaputo, rispecchiano a pieno le sue idee. Opinioni esecrabili in quanto paragonano lo sterminio pianificato di 6 milioni di ebrei con la difesa di un piccolo Stato democratico com’è Israele dalle continue minacce di un nuovo sterminio. Fortunato Arbib, Presidente della Comunità Ebraica ferrarese, ha rilevato come l’opinione di Sgarbi «fa eco all’usuale propaganda del Fronte di Liberazione Palestinese e di Hamas per giustificare il continuo lancio di razzi su una popolazione di civili inermi in Israele».


Sul “Festival delle memorie” 

«Il rischio è che con il Festival si abbia un effetto di banalizzazione, diluizione e di spettacolarizzazione di una tragedia unica per finalità, dimensione sia numerica che territoriale, modalità e scientifica ferocia», ha detto Arbib nel sopracitato comunicato. E così, il Festival che tanto vorrebbe unire le coscienze in uno sdegno universale, divide ancor prima di nascere e riduce la Shoah a una delle tante tragedie della storia. Come se gli ebrei dovessero, arrivati a un certo punto, farsi da parte, “fare posto” alle altre vittime, non monopolizzare la memoria. Argomentazioni, queste, tipiche degli antisemiti. Questa china “diluzionista” potrebbe davvero portarci un giorno a trasformare il 27 gennaio nel “Giorno delle memorie”?

Il 23 gennaio rav Amedeo Spagnoletto, Direttore del MEIS, ha comunicato che il 30 gennaio non prenderà parte alla presentazione del libro di Piero Stefani “La parola a loro” alla quale era stato invitato insieme a Ovadia. «Questo – ha detto – per non rischiare che il senso dei reali obbiettivi che hanno sempre mosso le scelte istituzionali del MEIS, in particolar modo sul tema così sensibile della Shoah e della memoria, possa essere frainteso». 


Nuovo vecchio antisemitismo

Il recente Rapporto sull’antisemitismo dell’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali (FRA) parla di «nuovi miti antisemiti e teorie cospirazioniste che incolpano gli ebrei della pandemia». Il documento segnala un aumento degli episodi antisemiti nei paesi membri dell’Ue. 
In ItaliaNel Rapporto che incrocia, invece, i dati dell’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori (Oscad), con il contributo dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e dell’Osservatorio antisemitismo del Cdec, si legge: «gli incidenti antisemiti registrati sono aumentati per due anni consecutivi, nel 2018 e 2019, prima di diminuire leggermente nel 2020. La tendenza generale per il periodo 2010-2020 mostra un aumento del numero di incidenti antisemiti registrati». L’Italia, con 101 episodi identificati si piazza al quarto posto dopo Germania, Paesi Bassi e Francia. Ma proprio la raccolta dei dati è una delle questioni su cui secondo l’Agenzia Ue è necessario che i Paesi Ue intervengano con maggiore sollecitudine. Si registra, infatti, una sottostima rispetto agli episodi antisemiti, in tanti casi non denunciati. Cito a mo’ di esempio un caso recente. Roma, gennaio 2022:i carabinieri indagano sulla scritta antisemita “Zurolo giudeo” fatta trovare sul portone di un palazzo in via Eleonora d’Arborea, vicino piazza Bologna. La vittima è l’ex portiere dello stabile, Carmine Zurolo, già direttore del giornale “La voce di tutti”. 


Nel Regno Unito

Agosto 2021: Il Community Security Trust (CST) ha pubblicato un rapporto semestrale che dimostra come gli episodi d’odio nei confronti gli ebrei siano fortemente aumentati nel Paese durante i fatti avvenuti a maggio tra Israele e Gaza. Come riporta anche il Guardian, sono stati registrati 1.308 episodi di antisemitismo da gennaio a giugno 2021, il 49% in più rispetto ai primi sei mesi del 2020, quando erano 875. 


Negli USA

Due settimane fa l’attentato in Texas: il sequestro degli ostaggi alla sinagoga “Beth Israel” di Colleyville non ha prodotto vittime innocenti. Dei quattro sequestrati, uno è stato liberato durante le undici ore di assedio e tre sono riusciti a fuggire in mezzo all’azione della polizia, in cui è stato ucciso solo l’attentatore. Negli Usa gli attacchi alle sinagoghe sono numerosi e spesso mortali. Difficile dimenticare, per esempio, la strage  del 2018 alla sinagoga Etz Haim di Pittsburgh, in cui un terrorista uccise 11 fedeli in preghiera. Secondo un report dell’American Jewish Committee, circa il 25% degli ebrei americani ha sperimentato sulla propria pelle una forma di antisemitismo. Il 17% ha dichiarato di essere stato insultato di persona, l’8% anche più di una volta. Il 12% è stato minacciato online o sui social, il 7% più volte. Il 3% ha subito attacchi fisici e di questi il 2% più volte. Nel mirino gli ebrei tra i 18 e i 49 anni. 


In Palestina l’odio contro gli ebrei è insegnato anche a scuola

Secondo un Rapporto inedito commissionato dall’Ue nel 2019 all’Istituto tedesco Georg Eckerte, per due anni tenuto nascosto al grande pubblico, i libri di testo dell’Autorità Palestinese incoraggiano la violenza contro gli israeliani, il popolo ebraico e includono messaggi antisemiti. Lo scrive in un’inchiesta il Jerusalem Post.

Un Rapporto di quasi 200 pagine che prende in esame 156 libri di testo e 16 guide didattiche per insegnanti, pubblicati dal Ministero dell’Istruzione palestinese tra il 2017 e il 2020. Da questi testi emerge come i bambini palestinesi vengano educati in classe «con slogan antisemiti e incitamenti alla violenza finanziata dall’Ue». Numerosi gli esempi: dal libro che elogia la strage del ’72 alle Olimpiadi di Monaco, a quello di studi religiosi che chiede agli studenti di discutere i «ripetuti tentativi degli ebrei di uccidere il profeta Maometto», fino a un libro di testo arabo per la quinta elementare che glorifica la terrorista Dalal Mughrabi che, insieme ad altri combattenti di Fatah, nel ’78 in Israele uccise 38 civili israeliani, tra cui tredici bambini. O il libro di testo che collega la zia di Maometto che bastonò a morte un ebreo a una domanda agli studenti sulla fermezza delle donne palestinesi di fronte all’«occupazione sionista ebraica».

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 28 gennaio 2022

https://www.lavocediferrara.it/

Ferrara si conferma capitale dell’ebraismo

30 Apr

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Buona la partecipazione all’edizione 2015 della Festa del Libro Ebraico, in attesa della fine dei lavori al MEIS

Nonostante le non sempre clementi condizioni metereologiche e il numero ridotto di giornate rispetto alle due precedenti edizioni, la Festa del Libro Ebraico in Italia conclusasi martedì ha visto riconfermato l’interesse della cittadinanza e non solo. Iniziato sabato scorso e organizzato dalla Fondazione MEIS con il supporto di Ferrara Fiere, l’evento ha riproposto la nostra città come capitale dell’ebraismo italiano.

«L’affluenza registrata sabato e domenica – ha commentato Riccardo Calimani, Presidente della Fondazione MEIS – è stata notevole, superiore a quella delle precedenti edizioni. E, nonostante una leggera flessione dovuta al maltempo, sono state molto buone anche la partecipazione agli appuntamenti degli ultimi due giorni e le vendite alla libreria del Chiostro di S. Paolo».

Sono gli stessi numeri a confermare questo bilancio positivo. Oltre 5.000 volumi di autori ebrei o di argomento ebraico presentati da 157 case editrici presso la libreria. Circa cinquanta scrittori, studiosi e giornalisti (tra i quali Enrico Mentana e Pierluigi Battista) coinvolti in quindici incontri. Inoltre, cinque concerti – tra i quali uno inaugurale e uno di chiusura – con artisti di fama come Raiz, leader degli Almamegretta.

Due in particolare gli eventi di spicco: il convegno internazionale “Paradigmi della mobilità e delle relazioni degli ebrei in Italia” con esponenti da vari atenei (come Roma, Londra, Gerusalemme e Haifa), e il Premio PARDES, che ha visto la partecipazione di Anna Foa, del Nobel per la letteratura Patrick Modiano, e che ha premiato Samuel Modiano, uno degli ultimi sopravvissuti all’inferno di Birkenau.

Ma la memoria ebraica a Ferrara significa, anche al di là della Festa, il Museo Ebraico e il MEIS. Innanzitutto, circa mille sono stati gli ingressi per la mostra “Torah fonte di vita”, visitabile fino al 31 Dicembre al MEIS, che ospita gli arredi sacri e gli oggetti rituali della collezione del Museo Ebraico di via Mazzini, ancora inagibile a causa del sisma del 2012.

Riguardo all’edificio di via Piangipane che ospita il MEIS, ricordiamo che dallo scorso marzo sono rincominciati i lavori per demolire, nel giro di tre mesi, la struttura dell’ex carcere. I lavori dovrebbero definitivamente concludersi nel 2017. Il Vicesindaco Massimo Maisto ha sottolineato come «la Festa del Libro Ebraico nasce come laboratorio di idee propedeutico al MEIS che, sia pure molto lentamente, sta andando avanti. Il primo lotto è terminato, entro maggio verrà consegnato il corpo C, che ospiterà spazi espositivi permanenti, il centro di documentazione, la biblioteca e le aree per la didattica».

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 30 aprile 2015