
Famiglie divise dalla guerra. La storia di Olga, di Tatiana e dei loro figli. Da una vita serena alle porte di Kiev, al rifugio nei sotterranei. E ora l’accoglienza a Porotto. «Un’odissea per scappare dalle bombe russe. Chissà cosa troveremo al nostro ritorno»
Dal 12 marzo a Porotto vivono due famiglie scappate da Kiev, dove hanno lasciato familiari, parenti, amici. Ogni affetto e ogni luogo della loro vita.
Olga è scappata da Boryspil’, a 30 km dalla capitale, insieme ai figli, Daria di 17 anni e Ivan di 11. A Ferrara hanno raggiunto la madre Ludmila – che vive nella nostra città dal 2000 e lavora nella cucina del ristorante “Le nuvole” – e la sorella Caterina, dal 2004 a Ferrara, impiegata come cameriera all’Hostaria Savonarola.
Le due donne vivono insieme e non avendo spazio nel loro bilocale per ospitare Olga coi figli, han dovuto trovare un’altra soluzione: grazie all’Associazione Nadiya di piazza Saint Etienne, ora sono al sicuro in un appartamento nella frazione fuori città. Ma Olga non è scappata solo coi figli ma anche con l’amica Tatiana e i suoi due figli, Vitaliy di 17 anni e Lilia di 13, che vivono nella stessa località, dove si trova anche l’aeroporto internazionale di Kiev- Boryspil’.
Il marito di Tatiana è morto lo scorso luglio, mentre quello di Olga, Igor, è un militare impegnato nel Servizio di Coordinamento e Controllo dell’Aeronautica ucraina. «Ci sentiamo con lui ogni giorno, più volte al giorno – mi racconta Caterina -, e questo allevia molto la preoccupazione».
Dal 24 febbraio Olga, Tatiana e i loro rispettivi figli non si sono più separati. Da quel maledetto giorno in cui iniziarono i bombardamenti russi, hanno vissuto nel seminterrato di una signora loro vicina di casa: «di giorno mia sorella e Tatiana andavano a lavorare» – Olga è commercialista in una rete di poliambulatori -, e alle 17 rientravano» nel rifugio, dove quindi vivevano in sette.
Il viaggio per arrivare nella nostra città
«Abbiamo dovuto mettere tutta la nostra vita in un bagaglio a mano e partire, senza sapere se al ritorno ritroveremo la nostra casa e i nostri affetti». Così Olga e Tatiana cercano di spiegare la consistenza del dramma che stanno vivendo.
È Caterina a raccontarci la loro odissea da Kiev a Ferrara: «sono partiti la mattina del 9 marzo e sono arrivati a Ferrara alle 22 del 12. Da Kiev avrebbero dovuto arrivare col pullman a Trieste, ma loro e altre persone sono state prima scaricate alla frontiera con la Polonia, che quindi hanno attraversato a piedi, poi alcuni volontari le hanno portate a Varsavia e successivamente a Lubiana». Hanno trovato, nel frattempo, altre difficoltà nel trovare pullman disponibili e con gli ostelli dove poter alloggiare, dormendo anche in stazione. «Dopo tante telefonate abbiamo trovato un autobus privato diretto a Napoli, con 90 posti, a pagamento, che quindi le ha lasciate all’Autogrill Po Ovest».
Un approdo in un posto sicuro, anche se la sofferenza e l’angoscia rimangono. «Daria, mia nipote, il giorno dopo l’arrivo a Ferrara ha avuto un crollo psicologico, piangeva ed era molto triste. Almeno, però, riesce a rimanere in contatto anche con le compagne di scuola. Ora lui e il fratello sono un po’ più sereni».
A breve dovrebbero iniziare ad andare a scuola, e per ora hanno potuto seguire alcune lezioni registrate su Zoom.
Piccoli passi per riabituarsi a una vita normale, se così si può dire, in attesa che dall’Ucraina possano arrivare notizie migliori.
Andrea Musacci
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 25 marzo 2022