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Don Andrea Zerbini da una vita punto di riferimento per gli anziani e i malati
Era ancora bambino, don Andrea Zerbini, quando prese la buona abitudine di andare regolarmente a far visita agli anziani ospiti del “Betlem”. E questa «pastorale del quotidiano» la vive ancora oggi.
Don Zerbini quest’anno ha compiuto 70 anni e proprio 40 anni fa è diventato parroco di Santa Francesca Romana, da 5 anni parte dell’Unità Pastorale Borgovado da lui stesso guidata e che comprende anche Santa Maria in Vado, Madonnina e San Gregorio. Ordinato sacerdote nel 1977, don Andrea è stato prima cappellano a Santa Maria Nuova-San Biagio (per 1 anno), poi tre anni a Roma per concludere la Licenza e il Dottorato, quindi docente in Seminario fino a ottobre 1983. In passato è stato, fra l’altro, Direttore dell’Istituto di Scienze Religiose e dell’Ufficio Missionario e oggi è responsabile del Centro di Documentazione–CEDOC DI Santa Francesca Romana, di cui cura anche i Quaderni consultabili online.
VOCAZIONE DI UNA VITA
«Da bambino abitavo di fianco al Santuario del SS. Crocifisso di San Luca, quindi di fronte al Betlem, e andavo spesso a trovare gli anziani lì ospitati», ci racconta. A S. Francesca Romana, grazie allo storico parroco don Carlo Borgatti (1945-1989) i giovani, negli anni Settanta, iniziarono a interessarsi dei problemi degli anziani non solo in parrocchia ma nell’intera città. Questa loro ricerca confluì in un Bollettino, “L’anziano protagonista”, oggetto di attenzione da parte dell’Amministrazione comunale e di studio per il Consiglio pastorale diocesano. «Quando nel 1983 fui mandato a Santa Francesca come amministratore parrocchiale – prosegue don Andrea -, in aiuto a don Carlo, Giordano Banzi, un parrocchiano, mi portò subito a conoscere tutti i malati della parrocchia e, successivamente, mi accompagnò all’Ospedale Sant’Anna, dove andammo spesso insieme. Al sabato invece andavamo a celebrare la Messa nella cappella del Nosocomio di via Ghiara. Fu per me quell’inizio – sono ancora sue parole -, una benedizione e il dono di una bussola, per inserirmi in un cammino di pastorale e di evangelizzazione già tracciato da don Carlo».
Tracciato dall’ex parroco don Carlo e che ha due testimoni importanti fra i santi: la prima è proprio Santa Francesca Romana (1384-1440) – fondatrice della comunità delle Oblate di Tor de’ Specchi -, che i malati andava a cercare nei tuguri, negli ospedali, ovunque si trovassero, non solo per far loro visita, ma per fasciare le loro ferite, lavare, cucire e profumare i loro panni sudici. L’altro è San Camillo de Lellis (1550-1614), che due secoli dopo, sempre a Roma, replicò questo servizio integrale ai malati. Con la devoluzione di Ferrara al papato (1598-1796), la chiesa della Madonnina passò proprio ai religiosi dell’Ordine di San Camillo de Lellis, i Camilliani, detti Ministri degli Infermi, che da sempre si occupano dell’assistenza ai malati negli ospedali.
PROSSIMITÀ FISICA E SPIRITUALE
Oggi più che mai quella di S. Francesca Romana, e l’intera UP Borgovado, è come tante una parrocchia con sempre più anziani, per cui il bisogno di una presenza è sempre fondamentale. «Spesso – ci racconta ancora don Andrea – sono i famigliari a contattarmi se un anziano è ricoverato in ospedale o infermo in casa. Con il covid si erano dovute interrompere le mie visite a domicilio e nelle case di riposo: in quel periodo rimanevo in contatto con loro tramite telefonate e messaggi WhatsApp: ogni giorno inviavo loro il saluto mattutino, un saluto semplice accompagnato da un incoraggiamento, una foto e il commento al Vangelo del giorno. Poi le mie visite sono riprese, anche se più lentamente. Quando vado a trovarli, li ascolto, sto un po’ lì con loro, è importante anche solo che sentano la presenza di qualcuno. Dopo 40 anni che sono parroco di Santa Francesca Romana, li conosco tutti o quasi, a volte li visito anche solo per sapere come stanno».
La prossimità spirituale di don Andrea agli anziani e ai malati non si interrompe mai: «Nelle mie preghiere quotidiane prego sempre per coloro che sono ricoverati in ospedale, nelle case di riposo e nei centri ADO della città e della provincia. E ogni giovedì celebriamo la S. Messa per i malati. Per me andare a trovarli è come incontrare il Signore», scandisce don Andrea. «Loro, senza dirlo, ti comunicano il senso del vivere, del vivere la malattia, la sofferenza e la loro fede. Non incontro, quindi, solo la persona anziana ma in quella persona incontro anche il Signore».
ANZIANI IN PRIMA LINEA
Nella parrocchia di Santa Francesca Romana, però, alcuni anziani sono ancora fondamentali per la vita della comunità: alcuni di loro sono attivi nel Centro di Ascolto dell’Unità Pastorale, altri nel doposcuola, nella scuola di taglio e cucito, altri sono Ministri Straordinari dell’Eucarestia. E assieme ad altri parrocchiani organizzano varie iniziative, fra cui il pranzo comunitario dell’UP una domenica al mese, partecipano ai concerti di musica sacra, spendendosi anche nell’organizzazione di incontri. Un esempio, unico ma emblematico, è quello di Raffaele Lucci, 101 anni, che regolarmente tiene incontri di storia dell’arte.
Andrea Musacci
Pubblicato sulla “Voce” del 24 novembre 2023