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In cammino verso il Suo volto: il Presepe Vivente a Ferrara

19 Dic
Foto Alessandro Berselli

300 presenti e una sorpresa

Di per sé momento vivo dove meditare e gioire della nascita di Nostro Signore, quest’anno il Presepe Vivente ha riservato ulteriori sorprese.

Innanzitutto, il luogo scelto, la Basilica di San Francesco a Ferrara in occasione degli 800 anni dalla nascita del presepe grazie al Santo di Assisi (v. articolo sotto). Circa 300 i presenti sul sagrato, tante le famiglie con bambini, in prima fila il nostro Arcivescovo. «Vivere il Natale significa stare davanti a questa Presenza eccezionale», ha detto Marco Romeo, uno degli organizzatori. «L’Eterno ci diventa familiare». «Il Presepe – concluderà poi mons. Gian Carlo Perego – è luogo di semplicità, povertà e umiltà. Possiamo vivere il Natale da prepotenti oppure come storia vera, comprendendo come Gesù con la Sua vita rinnova ogni giorno la nostra vita». 

Un importante momento – questo, annunciato – è stata la proiezione del videosaluto da parte di mons. Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Gerusalemme: il Presepe Vivente «è importante per recuperare la tradizione:nel passato si trova la certezza per il presente e il futuro e ciò che può rendere festoso il tempo», ha detto. «Natale è tempo di speranza per un mondo moderno che non crede più in niente. Natale è il tempo di riscatto dalla menzogna, dall’odio, dal nulla». Quel nulla vinto dal “sì” di Maria, con l’Annunciazione svoltasi sul balcone a lato della Basilica, momento conclusosi con un imprevisto soffio di vento ad accompagnare le ultime deboli luci prima della sera, l’inizio di una storia nuova. Si fa buio sulla nostra terra, come fu per Maria e Giuseppe raminghi nel tentativo di trovare un giaciglio. Giaciglio che sarà lì, nella casa di tutti, proprio dentro la Basilica (il cui primo nucleo risale al XIII secolo), in un punto non casuale: nella terza cappella della navata di destra, dove campeggia la “Natività” di Olindo Martinelli (del 1865), fedele riproduzione dell’omonima opera di Benvenuto Tisi da Garofalo (1512 ca.) conservata nella Pinacoteca Nazionale di Ferrara.

Finale suggestivo e a sorpresa, quindi, con i presenti invitati all’ingresso della Basilica ad “armarsi” di lanterne, cesti con doni e bastoni, perché siamo tutti pellegrini in cammino, che seguiamo la luce alla ricerca del Suo volto.

Il piccolo Tommaso è stato l’inconsapevole interprete di Gesù Bambino, Giovanni Bugli  (ingegnere) e Marta Pini (studentessa universitaria e iscritta al CLU) hanno impersonato San Giuseppe e la Vergine Maria, mentre Gloria Soncini ha vestito i panni di Elisabetta, Andrea Fabrizi quelli dell’angelo e il coro di CL ha accompagnato con i canti, fra gli altri, di Adriana Mascagni. Grande la soddisfazione, quindi, tra gli organizzatori: Associazione Genitori “Luigi e Zelia Martin”,Fondazione Zanotti, Ferrara Eventi, L’Umana Avventura,Associazione Gaudì, in collaborazione coi Frati francescani. Grande sostegno anche per la solidale “Campagna Tende” della Fondazione AVSI. Un’altra luce nel buio del presente.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce” del 22 dicembre 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Nessuno può toglierci la nostra umanità, ci insegna Etty Hillesum

9 Mar

La mostra dalle Clarisse presentata il 1° marzo: «dobbiamo sempre cercare di scoprire questo debordare dell’umano, la positività nel reale»

Nulla ci viene strappato per sempre. Se immersi nell’orrore e nella miseria di un campo di concentramento, questa certezza è possibile solo grazie a un’assurda e smisurata fede.

È la fede di cui era piena Etty Hillesum, ebrea olandese deportata ad Auschwitz, dove muore il 30 novembre 1943 all’età di 29 anni. Di questo legame intimo con l’Assoluto, Etty lasciò traccia in un lungo Diario e in diverse Lettere (edite in Italia da Adelphi).

Fino al 9 marzo è possibile avvicinarsi al cammino di fede e di umanità di Etty grazie alla mostra realizzata dal Meeting di Rimini nel 2019 ed esposta nel coro del Monastero del Corpus Domini di Ferrara. La mostra è visitabile ogni pomeriggio dalle 15.30 alle 17.45. Per le visite guidate è possibile contattare Elisabetta Urban (cell. 351-5512283) o Giorgio Irone (3348045353), due giovani del CLU – Comunione e Liberazione Universitari di Ferrara. Negli stessi orari è possibile visitare la cappella del forno, alle ore 18 partecipare al Vespro e alle 18.30 alla Celebrazione Eucaristica. 

La mostra è stata presentata la sera del 1° marzo, davanti a una 40ina di persone, da uno dei curatori, il giornalista e scrittore Gianni Mereghetti, affiancato da Elisabetta Urban e Giorgio Irone. Proprio dal CLU è nata l’idea di portare l’esposizione dalle Clarisse. Una proposta nata grazie al fatto che da un po’ di tempo gli universitari di CL la Scuola di Comunità la svolgono proprio nel Monastero di via Campofranco.

Quello spiraglio di positività sempre da scoprire

Qualsiasi cosa accada non ci possono togliere nulla, non possono toglierci la nostra umanità: «questo pensava, viveva Etty Hillesum», ha spiegato Mereghetti.

«Etty ci insegna il metodo dell’ascoltare la realtà, per comprendere le cose vere», nella loro verità. «Un ascolto possibile solo nel pieno coinvolgimento».

Nel 1941 avviene l’incontro decisivo della propria vita, quello con lo psico-chirologo Julius Spier. È lui che la aiuterà ad ascoltarsi nel profondo, «ad aprirsi all’altro e a Dio in maniera autentica». Da qui la certezza che dentro la realtà «c’è sempre qualcosa di positivo, uno spiraglio di positività. Dobbiamo sempre cercare di scoprire questo debordare dell’umano». Di conseguenza, il compito che d’ora in poi si darà, sarà quello di «dissotterrare nel cuore dell’altro la positività della vita, di disseppellire Dio».

Nel campo di transito di Westerbork, dove Etty lavorerà come assistente sociale prima di essere deportata ad Auschwitz insieme ai genitori e al fratello Mischa, «non troverà solo miseria e disperazione» ma anche, nelle persone lì costrette, «un desiderio di bene e una grande umanità». Un “ascolto”, anche questo, fatto col cuore, tipico di chi «ha sempre vissuto l’impatto col reale, non difendendosi da esso ma vivendolo fino in fondo».

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” dell’11 marzo 2022

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