Incontro pubblico il 16 novembre in Municipio a Ferrara: “si può parlare di ‘mafia’?”. Esperti a confronto
La criminalità organizzata nigeriana presente anche sul nostro territorio può essere definita “mafia”? Da questo interrogativo ci si è mossi la mattina del 16 novembre scorso nella Sala consiliare del Municipio di Ferrara per l’incontro intitolato “Mafia nigeriana? Analisi del fenomeno, cronaca giornalistica e approfondimenti”, organizzato da Comune di Ferrara, Centro di Mediazione e Ufficio Stampa del Comune, Associazione Libera, Avviso Pubblico, Ordine dei Giornalisti e Fondazione Giornalisti Emilia-Romagna, parte del programma della Festa della Legalità e della Responsabilità. Dopo la consegna della targa a Laura Breda come “cittadina responsabile”, i saluti del Vicario del Prefetto Pinuccia Niglio e del vice Sindaco e Assessore alla Sicurezza Nicola Lodi – non presente in Sala durante gli interventi successivi (e nessun altro componente della Giunta ha presenziato all’iniziativa), è iniziato l’ampio e acceso dibattito (moderato da Alessandro Zangara), al quale avrebbe dovuto partecipare anche Isoke Aikpitanyi – prima ad aver denunciato pubblicamente la Tratta di donne dalla Nigeria (di cui lei stessa è stata vittima), che aiuta altre donne che vivono questa situazione -, assente per problemi di salute. “La mafia si distingue da un’organizzazione criminale di altro tipo in quanto governa i processi di produzione e commercio di merci illegali” (che siano droga, esseri umani o altro), ha esordito Federico Varese, criminologo e docente. “Certo – ha aggiunto – in un’organizzazione criminale ci possono essere grumi di mafiosità senza poter essere questa definita mafiosa”. “Inoltre, se è vero – ha proseguito – che le migrazioni vanno governate, esse non sono però di per sè il germe che fa proliferare le mafie”. Secondo il sociologo Leonardo Palmisano e lo scrittore e giornalista Sergio Nazzaro è “l’aumento della domanda da parte dei consumatori di droga e prostitute a portare allo sviluppo delle criminalità organizzate”. Riguardo alla cosiddetta “mafia nigeriana”, per Palmisano si tratta di “un sistema criminale molto forte e radicato nel Paese d’origine, diventando negli anni una vera e propria potenza globale” e che può contare – a differenza delle mafie italiane, sempre più vecchie – di “molta manovalanza giovane, spesso purtroppo addirittura di minorenni”. Nazzaro ha posto poi l’accento sul fatto (di cui si parla poco) che è interesse di molti – delle mafie italiane, oltreché di alcuni politici – di parlare solo della criminalità più visibile (tipo lo spaccio al dettaglio), in mano perlopiù ai nigeriani: questo “per aizzare l’odio contro il nero e perché le mafie si occupano, ormai in tutta Italia, di grandi affari, preoccupandosi di infiltrarsi nel potere politico e in quello economico-finanziario, e concedendo appunto ai nigeriani la criminalità di strada”, quella più esposta e più “sporca”. “Alcuni politici – ha denunciato Nazzaro – speculano continuamente sulla criminalità nigeriana ma non si interessano di quella italiana, perché, banalmente, quest’ultima non porterebbe consenso”. Diverso il punto di vista di Mirabile, il quale si è concentrato più su come in realtà “da 25 anni, non da ieri, esiste in Italia la mafia o criminalità organizzata nigeriana”, che nel mondo (dati Interpol) ha qualcosa come “circa 100mila affiliati. Seppur la stragrande maggioranza di nigeriani in Italia siano persone oneste”, secondo Mirabile è importante porre l’accento sulle “rimesse di denaro, soprattutto tramite Money Transfer”, che “parte di loro spediscono in Nigeria finanziando anche il terrorismo” (tesi, questa, poi smentita da Palmisano). “Attenzione – sono ancora sue parole – anche a una minoranza di associazioni nigeriane solo apparentemente pacifiche e trasparenti”. La mattinata si è conclusa con l’intervento di due cronisti locali, Daniele Predieri della “Nuova Ferrara” e Federico Malavasi de “Il resto del Carlino”. Secondo Predieri, la “mafia” nigeriana “da alcuni politici nella nostra città è stata banalizzata e strumentalizzata, quando invece forze dell’ordine e inchieste giudiziarie non usano mai il termine ‘mafia’ riguardo appunto a questa organizzazione criminale” che, non v’è dubbio, “è molto pericolosa, verticistica, ma non ha una cupola, altrimenti probabilmente i vari casi di risse tra bande in zona GAD non sarebbero mai accaduti”. Parere sostanzialmente condiviso da Malavasi che si è chiesto, poi, se comunque si può parlare di fenomeno “mafiogeno” riguardo a questo tipo di criminalità.
Andrea Musacci
Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 22 novembre 2019