
“Esperienze e testimonianze per una pastorale del dialogo e della speranza con persone LGBT”: questo il titolo dell’ultima lezione dell’anno 2024-25 della Scuola diocesana di teologia “Laura Vincenzi”. Lo scorso 22 maggio a Casa Cini, Ferrara, sono intervenuti don Gabriele Davalli, responsabile dell’Ufficio per la Pastorale familiare della Diocesi di Bologna; don Cristobal Rodriguez Hernandez, prete spagnolo diocesano della Diocesi di Tenerife (Canarie), in Italia presso la Diocesi di Bologna come prete fidei donum per la collaborazione con l’Ufficio famiglia;Pietro e Francesco, un uomo e un ragazzo bolognesi, che hanno raccontato la propria esperienza personale all’interno del “Gruppo in Cammino”, gruppo di persone LGBT cattoliche all’interno della Diocesi bolognese.
Di questo gruppo ha parlato don Davalli, da quando è nato 40 anni fa (nel dicembre ’84) nella città felsinea, «prima dal basso per poi incontrarsi con la Diocesi». Enacque da una domanda: «è possibile essere cristiani e omosessuali?». Allora, come oggi, ragazze e ragazzi furono «accolti da sacerdoti e frati bolognesi» e iniziarono a organizzare incontri di preghiera, confronto e spiritualità, «per un’esperienza di interiorizzazione della fede. IVescovi Biffi e Caffarra sono sempre stati a conoscenza dell’esistenza del gruppo ma non sono mai intervenuti: il loro silenzio lo abbiamo sempre interpretato come importante per il prosieguo di questa esperienza». Il card. Zuppi, invece, da Vescovo ha deciso di porre il gruppo sotto la Pastorale familiare diocesana. Lo stesso card. Zuppi, nella prefazione al libro “Un ponte da costruire. Una relazione nuova tra Chiesa e persone LGBT” di padre James Martin (Marcianum press, 2018) scrive dopo aver ripreso il titolo: «Il non far niente (…) rischia di generare tanta sofferenza, fa sentire soli e, spesso, induce ad assumere posizioni di contrapposizione ed estreme». Sono poi nati anche i gruppi delle “Famiglie in cammino”, per i genitori di persone omosessuali, e il gruppo “Copia e incolla”, per le coppie omosessuali cristiane. Del “Gruppo in Cammino”, come detto, fan parte Pietro e Francesco, che hanno raccontato a Casa Cini la propria esperienza. Pietro, 42 anni, cresciuto in una famiglia cattolica praticante – che, «pur con alcune difficoltà mi ha accolto nella mia scelta, così come due sacerdoti» – ha spiegato: «la scoperta della mia omosessualità è stata uno stimolo per approfondire il mio rapporto con la fede». Al “Gruppo in Cammino” è approdato dopo un’esperienza in Arcigay, dove però – ha spiegato – «nessuno promuoveva una qualche forma di relazione amorosa stabile». Francesco, invece, che insegna in una Scuola Primaria salesiana, ha raccontato di essere Capo scout e di essere entrato negli scout quando aveva 8 anni: «nel “Gruppo in Cammino” mi sento accettato per quel che sono. L’amore di Dio non è avere un piano per la persona, ma darle una speranza».
Don Hernandez ha invece spiegato le basi di una «Pastorale di inclusione delle persone LGBT, viste le ancora forti difficoltà ad accettare questo tipo di periferia esistenziale»; difficoltà «causata perlopiù – nei laici e nei ministri delle nostre Chiese – da una mancanza di educazione emotiva». «Ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro», ha proseguito citando S.Paolo (1Cor 7). «La sessualità umana è da intendersi come relazione e bene fra le persone», quindi in senso positivo, come «amore e dono a sé e all’altro. Il mutuo sostegno fino al sacrificio di sé in diverse coppie omosessuali è innegabile. La persona – sono ancora sue parole – va riconsiderata in tutta la sua ampiezza e complessità, non riducendola all’aspetto sessuale».
«Questa inclinazione [omosessuale], oggettivamente disordinata, costituisce per la maggior parte» delle persone che la vivono «una prova. Perciò devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza. A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione». Così recita il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 2358, non riducendo la persona agli atti «intrinsecamente disordinati». Riprendendo, poi, diversi passi di Amoris laetitia (n. 250, ad es.), don Hernandez ha sottolineato l’importanza di accompagnare dentro la Chiesa le persone LGBT nella «crescita nella comprensione del Vangelo, nel discernimento dello Spirito e nell’amore per la Chiesa: insomma, si tratta di una vera e propria pastorale del discernimento». Cinque sono, secondo il relatore, i passi di questa pastorale: «guardare la persona e riconoscerla per quel che è; rifiutare ogni forma di violenza; ascoltare rispettosamente per comprenderla meglio, senza pregiudizi ideologici; promuovere un’etica del rispetto; proporre un’educazione all’amore, da una prospettiva cristiana». Insomma, «partire dalla persona per portarle Gesù Cristo».
Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 30 maggio 2025
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