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Antonioni, cinema e paesaggio nel ciclo Détournement

2 Giu

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Il tema del rapporto tra cinema e paesaggio è un aspetto fondamentale nella produzione antonioniana. Se n’è discusso venerdì dalle 18 nello spazio Wunderkammer in via Darsena, 57, in occasione del quarto incontro del ciclo Détournement. L’appuntamento ha coinvolto anche studiosi ed esperti provenienti da Oltralpe, vale a dire lo storico del cinema José Moure (Université Paris 1 Sorbonne-Panthéon) e Thierry Roche (Université de Picardie), antropologo, oltre al prof. di Storia del Cinema Alberto Boschi e all’urbanista Romeo Farinella, entrambi dell’Università di Ferrara. All’inizio della serata sono stati proiettati cinque documentari: “Gente del Po” (1948), “N.U. – Nettezza Urbana” (1948), “Sette canne e un vestito” (1949), “La villa dei mostri” (1950), “La funivia di Faloria/Vertigine” (1950). Nel dibattito si è partiti, dunque, dalla produzione documentaristica di Michelangelo Antonioni, per affrontare diverse tematiche come ad esempio il rapporto tra movimento e fissità, la relazione con l’altro e col paesaggio, il rapporto tra i documentari e i film fiction del regista ferrarese. Un altro documentario ben analizzato dai relatori, appartenente ad un periodo diverso rispetto agli altri elencati, è stato “Chung Kuo, Cina” del 1972. Il progetto Détournement, che fa parte del Piano Michelangelo Antonioni,. è a cura dell’APS Basso Profilo in collaborazione con il Laboratorio CITER, il Dipartimento di Architettura dell’Università di Ferrara e la rivista “Rifrazioni. Dal cinema all’oltre”. Si avvale, inoltre, del patrocinio della Provincia e del Comune di Ferrara e dell’ Università degli Studi di Ferrara, ed è curato da Doris Cardinali, Ilaria Cesari, Leonardo Delmonte e Cecilia Verdini.

Andrea Musacci

Pubblicato su la Nuova Ferrara il 02 giugno 2013

(nella foto, da sx: Thierry Roche, Romeo Farinella, José Moure, Alberto Boschi)