Non un diario quotidiano, ma un grande libro delle memorie, una grande opera composta da diversi capitoli. Reperti e relitti del mare, della terra, dell’opera dell’uomo che sembrano cercare un’armonia, per contrasto, con foglie d’oro e d’argento, cristalli, fiori di ficus, di papiro, foglie di noci, di magnolie, di pannocchie di granoturco, di alberi tropicali o di zone marine. C’è questo e molto altro nel’l’immobile magia delle opere di Domenico Difilippo, esposte nella personale “Pagine e Memorie di un Racconto Intimo”, fino al 3 febbraio in parete alla Galleria del Carbone di Ferrara (in vicolo del Carbone, 18/a). Oggetti naturali e artificiali come sospesi, galleggianti sullo schermo della memoria. Non un diario, dicevamo, ma nemmeno una raccolta scientifica, un inventario da laboratorio. Non vi è il freddo classificare del collezionista, il fine non è ordinare in modo maniacale pezzi etichettati. Ciò che anima mani e cuore dell’artista è invece una forte affezione spirituale, la passione di chi conosce il peso specifico della memoria personale. Gli oggetti essicati, sbiaditi e arrugginiti sembrano contraddire questo immanente desiderio di perpetuità. Ma la singolarità di ogni frammento esposto – in un dialogo misterioso con l’icona “femminea”, marchio ormai inconfondibile dell’artista – rappresenta già di per sè un momento insostituibile dell’esistenza dello stesso, dunque un tentativo, attraverso l’arte, di renderlo eterno.
Andrea Musacci
Pubblicato su “la Voce di Ferrara-Comacchio” del 1° febbraio 2019
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