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Purezza e silenzio nelle foto di Cristina Garzone

24 Apr

La mostra “Misticismo copto” esposta nella Basilica di San Giorgio fuori le Mura

Purezza e silenzio, una preghiera fatta anche di gesti lenti, impercettibili.

Sono forti le emozioni che trasmette la mostra di Cristina Garzone, “Misticismo copto”, esposta dal 21 al 25 aprile nell’ex chiostro olivetano della Basilica di San Giorgio fuori le Mura. In occasione della Festa del patrono, la nostra città ha ospitato le fotografie della fotoreporter di fama internazionale. Foto scattate nella città di Lalibela nel nord, patrimonio UNESCO dal 1978, con le sue 11 chiese monolitiche ipogee costruite nel XII secolo e collegate da un intricato sistema di tunnel sotterranei.

«Abbiamo pensato che questo chiostro, per secoli luogo del silenzio, potesse essere adatto per questa mostra», ha detto il diacono Emanuele Pirani durante l’inaugurazione del 21. «Il silenzio e l’osservazione – ha proseguito – sono caratteristiche necessarie perché ogni fotografia sappia cogliere sentimenti, azioni, storia e cultura delle persone, dei luoghi, dei popoli». 

«Lasciamoci prendere dal silenzio, dal fascinosum di queste fotografie», ha aggiunto padre Augusto Chendi, Amministratore parrocchiale di San Giorgio.

Presente all’evento inaugurale anche il nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego: «sono stato due volte in Etiopia, la prima per un progetto Caritas Italiana legato alla guerra, la seconda da Direttore della Migrantes. Nei miei viaggi ho potuto ammirare anche queste meravigliose chiese. È una mostra importante – ha proseguito – anche perché ci fa riflettere sui monasteri presenti nella nostra città, una città storicamente religiosa e di preghiera, fortemente mistica». 

Dopo un breve saluto da parte di don Lino Costa, amico da anni di Garzone, ha preso la parola proprio quest’ultima: «nei sotterranei che ho visitato e fotografato sono venuta in contatto con la gente di queste tribù. Persone dure, difficili, ma devote e che trasmettono un senso di purezza da cui mi sono fatta trasportare. Persone che ho avvicinato considerandole non cose, oggetti del mio lavoro, ma con una dignità. Mi sono avvicinata a loro, quindi, in punta di piedi, mettendomi “al loro livello”. Ero diventata la loro fotografa, ho anche regalato loro una foto scattata da me».

Garzone ha quindi donato due copie della sua foto della chiesa di San Giorgio a Lalibela in Etiopia, una al Vescovo e una a padre Chendi come rappresentante della parrocchia. A lei, invece, padre Chendi ha regalato una statuetta di San Giorgio. Poi, il giro con mons. Perego per presentargli la mostra, attraversando le immagini della processione di Santa Maria, della luce che filtra nelle fessure, del bacio della croce prima dell’ingresso in chiesa, delle scarpe tolte prima di entrarvi. Del profondo raccoglimento e stupore di questo popolo così profondamente – è il caso di dire – immerso nel divino.

Andrea Musacci

Pubblicato sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 28 aprile 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Misticismo copto, l’Etiopia tra Matera e San Giorgio: mostra di foto a Ferrara

17 Apr

Dal 21 al 25 aprile la Basilica di San Giorgio fuori le Mura a Ferrara ospita la mostra di Cristina Garzone, fotoreporter di fama internazionale. Le abbiamo rivolto alcune domande

di Andrea Musacci

La Basilica di San Giorgio fuori le Mura ospita la mostra personale di una fotoreporter di livello internazionale, Cristina Garzone. Dal 21 al 25 aprile, in occasione della Festa di San Giorgio, nell’ex Chiostro Olivetano sarà esposto il progetto fotografico dal titolo “Misticismo copto”. Inaugurazione il 21 aprile alle ore 18.45. Protagonista delle opere in parete, la città di Lalibela nel nord dell’Etiopia (a oltre 2600 metri di altezza), patrimonio UNESCO dal 1978, con le sue 11 chiese monolitiche ipogee costruite nel XII secolo e collegate da un intricato sistema di tunnel sotterranei. Come ha scritto Carlo Ciappi a proposito del progetto della Garzone, «è proprio in quell’interiorità della terra che gli Etiopi cercano di immedesimarsi in quell’Uno, di avvicinarsi al suo esempio ideale poggiando mani e volto a pareti non levigate o in presenza di sontuosi arazzi o pregiate rappresentazioni di ogni genere». 

“Misticismo copto” è anche il titolo del suo libro fotografico con contributi, fra gli altri, di Derres Araia (Segretario Diocesi ortodossa Eritrea in Italia) e mons. Antonio Giuseppe Caiazzo (Arcivescovo Diocesi Matera-Irsina). È stato realizzato anche un audiovisivo, a cura di Lorenzo de Francesco (https://www.youtube.com/watch?v=v49yHeP5Wso).

Garzone, originaria di Matera e residente in provincia di Firenze, negli anni ha conseguito numerosi riconoscimenti nei più importanti concorsi internazionali. Fra questi, nel 2010, ha ottenuto il 1° Premio nel concorso “3° Emirates Photographic Competition” in Abu Dhabi, e nel 2014 ha conquistato il Grand Prize nell’8a edizione dell’“Emirates Award of Photography”, sempre in Abu Dhabi: qui, è risultata prima assoluta fra 8500 partecipanti di 58 Paesi, presentando il portfolio “Pellegrinaggio a Lalibela”. Ad aprile 2020 le è stata conferita la più alta onorificenza della fotografia internazionale MFIAP (Maitre de la Federation Internationale de l’Art Photographique): Garzone è ancora la prima ed unica donna fotografa italiana ad aver conseguito un titolo così importante. Infine, nel Luglio 2021 le è stata conferita l’onorificenza EFIAF (Eccellenza della FIAF) e nel marzo 2023 l’onorificenza EFIAF/b. Sue mostre personali sono state esposte in Italia e all’estero.

L’abbiamo contattata per rivolgerle alcune domande.

Dove nasce il progetto “Misticismo copto”?

«Il progetto parte da lontano, nel 2011, quando scelgo di “abbandonare” la mia macchina analogica per iniziare a usare quella digitale, e il mio amato Oriente – sono stata, ad esempio, una decina di volte in India – per visitare il sud dell’Etiopia, alla ricerca delle antiche tribù. Successivamente ho scelto di visitare anche il nord del Paese, in particolare la città di Lalibela, famosa per le sue chiese monolitiche scavate nella roccia».

Cos’ha scoperto qui?

«Ho scoperto innanzitutto queste chiese splendide, scavate nel tufo. Fin da subito mi ha impressionato vedere tanti fedeli così profondamente assorti nella preghiera, molti di loro all’esterno delle strutture, dato che le chiese sono piccole: alcuni di loro – avvolti in mantelli bianchi così da trasmettere una sensazione di purezza – gli ho visti baciare le pareti in segno di devozione». 

Da qui, l’idea del progetto…

«Esatto. Una volta tornata a casa, mi sono confrontata con un noto studioso di storia delle religioni, che mi ha incitato a realizzare un progetto di questo tipo sui copti, mai realizzato prima». 

Com’è nata l’idea di esporre a Ferrara?

«Sono venuta in contatto col diacono Emanuele Pirani tramite don Lino Costa, che conosco da diversi anni e più volte mi ha coinvolto nelle sue iniziative “In viaggio con don Lino”».

Il legame con San Giorgio è profondo…

«Sì, sembra che San Giorgio mi segua ovunque: la chiesa più importante a Lalibela è proprio la chiesa di San Giorgio (Bet Giorgis, ndr), la cui foto aprirà la mia mostra a Ferrara. Tra l’altro, il prossimo 7 settembre tornerò a San Giorgio fuori le Mura per esporre il mio progetto fotografico dedicato alla Festa della Bruna a Matera».

Avremo modo di riparlarne. In ogni caso, Matera per lei non rappresenta solo il luogo di nascita…

«Sì, questo progetto mi fu suggerito da un mio cugino: nel realizzarlo, ho provato emozioni molto forti, ricordi e sensazioni di quando ero bambina e ogni anno tornavo a Matera coi miei genitori. Ho deciso così di lasciare qualcosa d’importante di me nella mia terra, anche in memoria di mio padre, morto quando aveva 58 anni. Sono entrata in contatto anche con diversi artigiani del luogo, fra cui Francesco Artese, maestro dei presepi. Inoltre, lo scorso settembre ho partecipato al Congresso eucaristico nazionale di Matera come fotografa per Logos, la rivista della Diocesi».

A livello di spiritualità, esiste qualche legame tra una terra come Matera e l’Etiopia?

«Sì, a Matera come in tutto il Sud Italia la spiritualità è molto forte, la fede è molto sentita, vissuta in maniera intensa, come in Etiopia. Spesso, invece, al Nord Italia ad esempio, è ridotta a un fatto d’apparenza». 

In generale, qual è il suo rapporto con la fede?

«Sono credente, spesso amo “rifugiarmi” nel convento di S. Lucia alla Castellina a Sesto Fiorentino, perché sento il bisogno di staccarmi dalla quotidianità e perché la vita a volte ti mette davanti a dure prove. Da qui, il mio bisogno di avvicinarmi a Dio, di sentirmi vicino a Lui».

***

Festa di San Giorgio, tante iniziative fino al 25 aprile

Lunedì 24 importante Rassegna corale e strumentale diretta da Davide Vecchi

La Festa di San Giorgio, patrono della città di Ferrara, prevede venerdì 21 aprile alle ore 18.45 l’inaugurazione della mostra “Misticismo copto” di Cristina Garzone.

Sabato 22 aprile alle ore 18, S.Messa solenne presieduta dal nostro Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, mentre domenica 23 aprile, S. Messe alle ore 11.15 (solenne) e 18 (in memoria dei contradaioli di San Giorgio).

Lunedì 24 aprile alle ore 21, I^ Rassegna corale & strumentale “San Giorgio, Patrono di Ferrara”, diretta da Davide Vecchi.Si esibirannoCoro della Basilica di S. Giorgio in Ferrara (Dir. Davide Vecchi), Coro dell’Arengo, Bologna (Dir. Daniele Sconosciuto), Ensemble strumentale “Otto e mezzo” Accademia Corale Teleion, Mirandola (MO) (Dir. Luca Buzzavi),Coro da camera del Conservatorio “G. Frescobaldi” di Ferrara (Dir. Manolo Da Rold).

Ma sono tanti anche gli eventi organizzati dalla Contrada di San Giorgio col Palio di Ferrara:fra questi, “Le Taverne all’ombra del campanile” (dal 21 al 25 aprile), il 22 alle 18 l’inaugurazione dei nuovi giardini della Contrada diSan Giorgio con spettacolo del gruppo sbandieratori e musici; il 23 aprile alle 9.30 è invece in programma la “Caminada Par San Zorz – Trofeo AVIS”. Infine, il 25 aprile sul piazzale San Giorgio alle ore 10, XI Trofeo dell’Idra, Torneo Sbandieratori e Musici.

Pubblicati sulla “Voce di Ferrara-Comacchio” del 21 aprile 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Mostra di Matteo Venturini alla Galleria del Carbone

20 Feb

La genesi, la chiamata, il ritorno. Un cammino animato da una sana inquietudine il cui approdo è in parte incerto (come la stessa genesi?).

Fino al 26 febbraio nella Galleria del Carbone di Ferrara è visitabile la mostra di Matteo Venturini “Non sei di segno minore”. In quella che è la sua prima personale, l’artista espone due cicli pittorici: “Genesi” e “Mare dentro” ed alcune altre opere.

Venturini nasce a Ferrara nel 1988. Laureato in Quaternario, Preistoria e Archeologia a Ferrara, in vita ha fatto diversi mestieri tra cui, oggi, quello di educatore. La sua ricerca pittorica sboccia da una passione costante per il disegno, ereditata dal padre Francesco. Il suo percorso è stato poi perfezionato grazie alla conoscenza di alcuni artisti come Gianni Cestari, Marcello Darbo e Laura Zampini, oltre alla frequentazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna. La mostra gode del Patrocinio del Comune ed è visitabile dal mercoledì a domenica ore 17-20.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 24 febbraio 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Al Carbone le foto dell’indicibile e antica Ferrara

17 Gen

Una Ferrara antica e monumentale, grandiosa nel proprio incanto. Una fascinazione che rischiamo di perdere, annacquati come siamo nelle abitudini quotidiane, o avvezzi a vedere vacuità invece che bellezza. Anche per questo sono importanti mostre  come “Concrete visioni – Ferrara a passi lenti”, visitabile fino al 29 gennaio (ore 17-20) alla Galleria del Carbone di Ferrara.

La rassegna è il risultato del lavoro del Fotoclub Vigarano nella scia del libro “Nuova guida di Ferrara” di Carlo Bassi in cui l’architetto propone una serie di itinerari di lettura della città. La mostra – che ha il patrocinio del Comune di Ferrara e del Comune di Vigarano Mainarda – ospita 28 foto in bianco e nero, mentre sono 82 quelle nel catalogo, con testo di Lucia Bonazzi e acquistabile al Carbone. «La rinuncia al colore – scrive Bonazzi – valorizza l’incisività delle ombre, mentre le luci conferiscono tridimensionalità ai particolari architettonici, le cui forme e linee diventano più attrattive». L’occhio può quindi posarsi in un preciso punto, su un dettaglio, una fenditura, un minuscolo frammento. Oppure nell’ampiezza di un varco. E fare esperienza, ancora una volta e come non mai, dell’indicibile mistero di Ferrara.

Le foto sono di Alessandro Berselli, Andrea Gallesini, Andrea Giorgi, Davide Occhilupo, Enrico Testoni, Fabio Belmonte, Liana Caselli, Lino Ghidoni, Marco Andreani, Marisa Caniato, Massimo Cervi, Maurizio Marchesini, Sonia Campanelli, Tonina Droghetti, Ulrich Wienand Valentina Mazza, Yolanda D’Amore.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 20 gennaio 2023

La Voce di Ferrara-Comacchio

Lo squadrista Italo Balbo: una mostra per indagare le origini del Fascismo

21 Nov

Nel centenario della Marcia su Roma, una mostra del Centro Studi del Museo del Risorgimento e della Resistenza raccoglie a Ferrara documenti e testimonianze della violenza nei primi anni ’20 nel nostro territorio. Il ruolo decisivo del gerarca

Una mostra esposta nel Centro Studi del Museo del Risorgimento e della Resistenza (MRR), a Porta Paola, arricchisce ulteriormente il dibattito nel centenario della Marcia su Roma.

“Lo squadrismo raccontato dai fascisti. Il diario di Italo Balbo e altre fonti” – questo il titolo dell’esposizione a Ferrara, a cura di Antonella Guarnieri in collaborazione con l’ANPI provinciale – cerca di inquadrare storicamente, attraverso documenti dell’epoca e successive ricerche, il ruolo di Italo Balbo nello squadrismo padano, di cui fu uno dei maggiori artefici assieme a Dino Grandi, Roberto Farinacci e pochi altri.

Ricordiamo che una volta conclusi i lavori di ristrutturazione, la sede del MRR sarà nella Casa della Patria Pico Cavalieri, in Corso Giovecca 165. Il Centro Studi del Museo è a Porta Paola dal settembre 2020, mentre la sua storica sede è stata in Corso Ercole I d’Este 19, dove dovrà nascere il nuovo bookshop di Palazzo Diamanti.

«Al Fascismo, sin dagli inizi, incombeva il destino della conquista integrale e rivoluzionaria del potere»

Nel suo “Diario 1922” – pubblicato dalla Mondadori il 6 ottobre 1932, poco prima del decennale della Marcia su Roma – Italo Balbo, è scritto in mostra, «manifestava con evidenza la volontà di strizzare l’occhio a quella parte del fascismo che era stata fondamentale per il raggiungimento del potere ed era stata poi collocata in pensione da Mussolini». 

Nell’introduzione al “Diario” Balbo stesso scrive: «A chi mi chiedeva quale fosse il segreto di una organizzazione volontaria così perfetta, rispondevo…esaltazione della violenza come il metodo più rapido e definitivo per raggiungere il fine rivoluzionario». E più avanti parla della «certezza che al Fascismo, sin dagli inizi, incombeva il destino della conquista integrale e rivoluzionaria del potere. Integrale: cioè senza compromessi, e su tutto il fronte della vita pubblica italiana; rivoluzionaria: cioè un atto violento, insurrezionale che segnasse un netto distacco, anzi un abisso, tra il passato e il futuro». Due anni fa – lo ricordiamo – a Ferrara riesplose una polemica legata alla presunta legittimazione di Balbo, dopo la dichiarazione di Vittorio Sgarbi di voler allestire una mostra a lui dedicata – soprattutto come aviatore – a Palazzo Barbantini-Koch in Corso Giovecca, sede della direzione territoriale della BPER Banca. La polemica coinvolse soprattutto – da una posizione critica – Anna Quarzi, Presidente dell’Isco locale.

Dalle lotte sindacali alla violenza squadrista

Lo sviluppo dei sindacati che organizzarono la vasta massa di lavoratori – circa 71mila -, l’allargamento del suffragio e le conseguenti vittorie socialiste nelle elezioni del 1919-1920 preoccuparono gli agrari che temevano di perdere il loro potere indiscusso sui lavoratori. Per migliorare le condizioni di lavoro dei braccianti e togliere egemonia agli agrari, le leghe rosse «con le buone o le cattive, reclutarono anche elementi recalcitranti», viene spiegato nell’esposizione. «L’uso della violenza da parte dei socialisti, in alcuni casi fu evidente, ma non deve essere esagerato come fu invece abitudine della propaganda padronale. Le armi più usate furono il boicottaggio, l’isolamento dei crumiri, raramente la violenza fisica». Fu invece «organizzato, programmato, costante, militarizzato» l’uso della violenza da parte dello squadrismo fascista.

Un pannello cita anche l’opinione dello storico Emilio Gentile, allievo di De Felice, che su “Repubblica” del 27 ottobre 2012 scrive: «non c’è alcun rapporto diretto tra la violenza del massimalismo socialista e la violenza fascista. Quando in Italia si afferma lo squadrismo, il pericolo bolscevico non esiste più (…). Finché dura il cosiddetto “biennio rosso” il fascismo è un fenomeno marginale. Esso cominciò ad affermarsi quando il socialismo entra in crisi. E poi non c’è proporzione tra violenza rossa e violenza nera: i socialisti non hanno mai assaltato le case della borghesia né i circoli degli altri partiti; i fascisti applicano alla politica le pratiche da guerra civile».

«La verità – scrive invece Gaetano Salvemini nel suo “Le origini del fascismo. Lezioni di Harvard” – è che sia da una parte sia dall’altra vi furono aggressori e aggrediti, assassini e vittime, imboscate ed assalti su terreno aperto, atti di coraggio e di tradimento; ma i fascisti, sostenuti economicamente da industriali, proprietari terreni e commercianti, e politicamente da polizia, magistratura e autorità militari, godettero di una forza schiacciante».

Alcuni tragici episodi nel Ferrarese

La strage di Palazzo d’Accursio, avvenuta il 21 novembre 1920 a Bologna, fu scatenata da un nutrito gruppo di squadristi fascisti che attaccò la folla riunitasi in occasione dell’insediamento della nuova giunta comunale presieduta dal socialista massimalista Enio Gnudi. Fu un episodio decisivo, con conseguenze anche per il nostro territorio.

Gli scontri, la cui dinamica non è mai stata interamente chiarita, portarono alla morte di dieci sostenitori socialisti e del consigliere comunale liberale Giulio Giordani, oltre che al ferimento di circa sessanta persone.

Un mese dopo, il 18 dicembre, l’avvocato socialista Adelmo Niccolai, appena uscito dal Palazzo di Giustizia di Ferara, dove aveva difeso alcuni organizzati, fu bastonato a sangue da un gruppo di fascisti, e alzarono le mani anche sulla madre accorsa in strada sentendo le urla del figlio.

Due giorni dopo, il 20, i fascisti ferraresi scesero in piazza contro le amministrazioni socialiste che guidavano il Comune e la Provincia. Negli scontri vennero uccisi i fascisti Franco Gozzi, Natalino Magnani, Giorgio Pagnoni e Giuseppe Salani, e i socialisti Giovanni Mirella e Giuseppe Galassi (morto il 22 febbraio ’21 per le ferite riportate). La sera del 30 dicembre dello stesso anno gli squadristi aggredirono l’assessore comunale ing. Girolamo Savonuzzi, poi costretto a scrivere una lettera di dimissioni dalla carica.

La mostra mette in risalto anche il ruolo dell’allora Prefetto Samuele Pugliese (incarico che ebbra dal 1° febbraio ‘21 al 31 agosto dello stesso anno), la cui azione nel caso Savonuzzi «fu così poco incisiva che venne pesantemente redarguito dal Direttore generale della Pubblica Sicurezza on. Vigliani». In mostra si parla anche del «coinvolgimento in più di un’occasione delle forze dell’ordine che spesso affiancarono, sostennero e facilitarono l’azione squadrista». Emblematiche le devastazioni fasciste il pomeriggio e la notte del 15 aprile 1921 delle Case del popolo di Burana, Lezzine, Pilastri e Gavello, nel bondenese, attacchi anticipati un’ora prima dalle perquisizioni da parte dei carabinieri nelle case dei lavoratori dei paesi alla ricerca di armi non trovate.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 25 novembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

(Foto: Italo Balbo – in piedi al centro, coi baffi -, insieme ad altri squadristi a Venezia nel 1921, dopo alcuni assalti compiuti)

Chi era Italo Balbo

Italo Balbo (Quartesana, 6 giugno 1896 – Tobruch, 28 giugno 1940) è stato un politico, generale e aviatore italiano.

Iscritto al Partito Nazionale Fascista dal 1920, fu uno dei quadrumviri della marcia su Roma, diventando in seguito comandante generale della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, quindi nel 1925 sottosegretario all’economia nazionale e poi alla Regia Aeronautica. Nel 1929 assunse l’incarico di Ministro dell’aeronautica. Fu insignito del grado di Maresciallo dell’aria. 

Considerato un potenziale rivale politico di Benito Mussolini a causa della grande popolarità raggiunta, Balbo fu nominato nel 1934 governatore della Libia. Allo scoppio della Seconda guerra mondiale organizzò voli di guerra per catturare alcuni veicoli del Regno Unito, e proprio durante il ritorno da uno di questi voli, il 28 giugno 1940, fu abbattuto per errore dalla contraerea italiana sopra Tobruch.

L’inafferrabile consistenza del reale nelle opere di Guarienti

7 Nov

La mostra “La realtà del sogno” esposta nel Castello di Ferrara fino al 22 gennaio. Mistero e malinconia nell’antologica dell’artista 99enne 

di Andrea Musacci

È la realtà che svanisce nell’oblio, oppure è l’oblio che svanisce grazie al (ri)emergere delle figure? 

È questo uno degli interrogativi che suscita l’interessante mostra antologica “La realtà del sogno”, ospitata fino al 22 gennaio nel Castello di Ferrara, e organizzata da Fondazione Ferrara Arte e Servizio Musei d’Arte del Comune.

Carlo Guarienti, artista 99enne in bilico fra surrealismo e metafisica, viene così omaggiato dalla nostra città, la cui stagione autunno-invernale è cornice perfetta per le sue opere dolenti.

Un velo sembra coprire, dunque, lo sguardo dell’uomo moderno, soprattutto dal 1960, con l’opera Ritratto di Faldivia: le certezze razionali svaniscono come spettri, e le fantasticherie e gli incubi dell’artista – di un’epoca? – prendono forma, evocano malinconici paesaggi esistenziali. Una caligine spessa, materica avvolge le figure o le inonda, informandole di sé. Via via, i volti, i corpi si fanno più sfumati, irregolari, angoscianti. Appaiono nel loro sparire. In Guarienti tutto ha, dunque, l’aspetto della malattia, della consunzione. L’occhio – si veda ad esempio le opere Un gioco d’azzardo (1975) o Madame de la crepaudière (idem) – che scruta famelico e osceno lo spettatore, così come il tema del doppio, che a volte ricorre, non fanno che aumentare questo senso di perturbamento.

L’artista sembra, dunque, suggerirci che la realtà è molto più evanescente, contraddittoria e inafferrabile di quanto possiamo pensare. Difficile dire se la nostra vita sia sogno oppure abbia diversa, misteriosa, consistenza.

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” dell’11 novembre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

Duomo, una mostra per l’intera comunità

31 Ott

Aperta in Cattedrale l’esposizione sulle preziose scoperte medievali: diverse migliaia di persone nei primi giorni hanno visitato la Cattedrale di Ferrara per la mostra a lei dedicata. Turisti e cittadini accorsi ad ammirare l’esposizione, e a rivivere finalmente la casa di tutti. Giovani, famiglie, studenti e stranieri affollano il Duomo

Visitatori in Duomo lo scorso 28 ottobre

di Andrea Musacci

La bellezza torna a splendere a oltre tre anni dalla chiusura: la Cattedrale di Ferrara, inagibile a causa dei danni del sisma 2012, è stata riaperta lo scorso 27 ottobre in occasione della mostra che presenta lo stato dei lavori e in particolare le scoperte – dopo tre secoli – dei dieci capitelli e fregi medievali delle colonne romaniche inglobate nel XVIII secolo all’interno di alcuni pilastri dell’edificio. 

Diverse migliaia di persone fin dalle prime ore di venerdì 28 hanno varcato il portone d’ingresso: gente di ogni età, tanti i giovani, anche universitari, e molti anche i turisti, francesi, giapponesi, tedeschi, anche in comitive. I primi ad entrare sono stati alcuni studenti del Liceo Carducci di Ferrara con i loro insegnanti, seguiti poi da una classe V^ del Liceo Roiti.

La presentazione dell’esposizione “Il Cantiere della Cattedrale” – ideata e curata dall’Ufficio Comunicazioni Sociali (Ucs) della nostra Arcidiocesi (in collaborazione con l’Ufficio Tecnico diocesano) -, ha visto nella mattina di giovedì 27 gli interventi dell’Arcivescovo mons. Gian Carlo Perego, del Vicario generale e Direttore Ucs mons. Massimo Manservigi, di don Stefano Zanella (Direttore Ufficio Tecnico diocesano), di mons. Ivano Casaroli (Presidente del Capitolo della Cattedrale), del Prefetto Rinaldo Argentieri, dell’Assessore comunale Matteo Fornasini, dell’Assessora regionale Marcella Zappaterra e dell’Arch. Alessandra Quarto, Dirigente della Soprintendenza. Il progetto è stato possibile grazie  anche al contributo del Comune di Ferrara, Ferrara Arte e al Trust Negri-Malacarne. 

Nel dicembre 2020 vennero alla luce frammenti di alcune delle colonne (con capitelli e fregi) medievali che sostenevano l’antico matroneo prima della ristrutturazione settecentesca (1712-1728) guidata da Francesco Mazzarelli. Opere più o meno conservate (alcune sono state rovinate dai lavori svolti nel XVIII sec.), raffiguranti leoni, grifoni e figure antropomorfe, che verranno analizzate, e di cui non si conserva alcuna documentazione. La costruzione del Duomo, chiuso da marzo 2019 coi lavori assegnati alla ditta “Leonardo”, iniziò nel 1132 e si pensa fu diretta dall’architetto e scultore Nicholaus. Una scoperta particolarmente significativa, quella delle antiche colonne, e che, unita al protrarsi dei lavori, hanno convinto l’Arcidiocesi dell’importanza di renderne partecipe l’intera comunità, permettendo anche la devozione alla Madonna delle Grazie – Patrona dell’Arcidiocesi e della Città -, la cui icona è posta nel primo altare a destra dell’ingresso principale. 

La speranza, come ha spiegato mons. Perego, è che «l’edificio possa tornare totalmente agibile in occasione del Giubileo del 2025». Possibile apertura già a dicembre 2023. 

Nel frattempo, la mostra in Duomo è visitabile tutti i giorni dalle ore 9 alle 12 e dalle 15 alle 18. A breve sarà disponibile anche un depliant illustrativo.

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 4 novembre 2022 (dove è possibile trovare il servizio completo sul Duomo, di 3 pagine)

La Voce di Ferrara-Comacchio

(Le foto sono di Andrea Musacci)

Piero Guccione e quella luce che avvolge: la mostra al PAC di Ferrara

10 Ott

di Andrea Musacci

«Sparir carne / per spicciare sorgente ebbra di sole, / dal sole divorata…» 

(E. Montale, “Riviere”)

Un invito ad andare oltre, a sciogliere la propria razionalità in un bagno estatico. A questo ci richiama l’opera pittorica di Piero Guccione (1935-2018), in mostra al PAC – Padiglione di Arte Contemporanea di Ferrara fino al prossimo 8 gennaio.

“Piero Guccione. Mistero in piena luce” – questo il titolo – raccoglie più di 70 opere da un’idea di Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e con la curatela di Vasilij Gusella. La mostra sarà l’ultima in programma al PAC prima dei lavori programmati per poter ospitare lo Spazio Antonioni, e si realizza a poco più di 50 anni dall’ultima esposizione ferrarese dedicata a Guccione, organizzata nel ‘71 da Franco Farina al Centro Attività Visive di Palazzo dei Diamanti. 

Suddivisa tra il periodo romano dell’artista (dove domina una pittura espressionista, con anche echi baconiani) e il suo ritorno nella natìa Sicilia nel ’79-‘80, la rassegna ripercorre cronologicamente l’intera sua produzione. 

Soffermandoci sulle sue opere dedicate alla fusione di mare e cielo, notiamo come qui l’artista si avvicini a una ricerca dell’ineffabile, a una rarefazione che sconfina nell’astratto. Riguardo alle lagune veneziane di un altro pittore, Virgilio Guidi, Alfonso Gatto scriveva – e son parole che possiamo dedicare anche ai mari guccioniani: «Qual è la parola di Guidi se non questo silenzio assoluto, questo creato illeso in cui i colori, le forme e gli spazi si rispondono apparendo, evocati per quanto sono stati visti?».

Guccione ci riconsegna la natura nella sua essenza più pura. Nei suoi mari, la luce più che invadere lo spazio, l’orizzonte, lo satura: la luce diventa spazio, come in una visione assoluta, piena, luce di gloria. Una luce – sintesi di forme, spazi e radiosità – che avvolge, incanta, si fa richiamo onirico: quasi non si riesce a staccarvi gli occhi, si desidera venirne avvinti, avvolti, inghiottiti. 

«Tutte le immagini portano scritto: “più in là”!», scriveva Montale nella sua “Maestrale”. Guccione ha dovuto ritornare nella sua terra, reimmergersi con lo sguardo nel suo mare per averne più profonda consapevolezza.

Immagine: P. Guccione, Linee del mare, 2006 (Olio su tela, cm 70 x 91, Collezione privata)

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 14 ottobre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

Piero Guccione

Le periferie di Ferrara in mostra alla Porta degli Angeli (sottoutilizzata)

10 Ott

Fino al 30 ottobre negli spazi della Porta degli Angeli (Rampari di Belfiore 1, Ferrara) è possibile visitare la mostra fotografica di Giulio Testi intitolata “Deriva dopo il sogno”. L’iniziativa ha il patrocinio del Comune di Ferrara.

Il progetto nasce dalla volontà del collettivo di curatrici “Innesto” di dar voce alla sfaccettata visione che il giovane artista ha della periferia della città, il quale ha prediletto, in questa occasione, le zone di Barco, Doro e Pontelagoscuro.

Una buona occasione, anche, per ricordare come la Porta degli Angeli sia purtroppo sottoutilizzata. L’edificio fu gestito, grazie a un bando comunale, da fine 2010 ad agosto 2014 dal progetto RTA (Stileitalico, Yoruba, Ferrara Video&Arte, Cantiere delle Idee Chiare e Sfuse, Arch’è), e da fine 2014 al 2018 da Evart.

Otto anni con tante mostre ed eventi.Dopo, solo poche sparute esposizioni. Un vero peccato.

Andrea Musacci

Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 14 ottobre 2022

La Voce di Ferrara-Comacchio

Zanzara, nuovo spazio a Ferrara per l’arte contemporanea

20 Set

In via del Podestà si parte con le mostre di David Grigoryan ed Elisa Leonini

Un nuovo progetto artistico sta per nascere nel cuore di Ferrara: si tratta di “Zanzara arte contemporanea”, galleria ideata da Giulia Giliberti e Sara Ricci, che verrà presentata venerdì 23 settembre. Il luogo – via del Podestà, 11-11/A e le ex scuderie al 14/A – ha già conosciuto, alcuni anni fa, un tentativo simile: la Fabula Fine Art aperta da Giorgio Cattani nel 2016.

L’obiettivo delle due curatrici – con un’esperienza alle spalle anche come coordinatrici di festival d’arte pubblica, a eventi e mostre del settore, nella comunicazione di mostre ed eventi culturali – è di sviluppare mostre e progetti con artisti nazionali e internazionali, riavvicinando e riconnettendo l’arte contemporanea al tessuto urbano e sociale della città. Un programma ambizioso. Il nome dice già di questo legame col nostro territorio, ma soprattutto richiama una definizione dell’artista Joseph Beuys: «l’arte è una zanzara dalla mille ali». Mentre lo spazio al civico 11-11/A è un “cubo bianco” che ospiterà principalmente mostre pittoriche e fotografiche, quello al civico 14/A è uno spazio meno convenzionale, che porta le tracce del suo passato, una sfida per le curatrici e per gli artisti invitati a confrontarsi con la sua natura, pensato per progetti installativi, performativi, per eventi e proiezioni.

La galleria inizia la propria avventura con due mostre visitabili dal 27 settembre (il 23 inaugurazione ad invito) al 30 dicembre: si tratta di “Odessa Sole mio” di David Grigoryan, mostra fotografica dedicata alla città ucraina, raccontata attraverso gli scatti del fotoreporter georgiano classe ’87, che negli anni ha catturato scene di vita vissuta per le strade della sua città, prima e durante la guerra tuttora in corso. Il percorso comprende una selezione di 23 fotografie che Grigoryan ha scattato in circa 10 anni e un video realizzato in questi giorni a Odessa.

L’altra esposizione è “Anomaliae” di Elisa Leonini, artista ferrarese classe ’80 (nonché titolare della cattedra di Discipline Plastiche e Scultoree presso il Liceo Artistico Dosso Dossi di Ferrara), la quale, partendo da ingrandimenti di frammenti di dischi in vinile e bachelite, realizzati al microscopio elettronico presso il Centro di Microscopia Elettronica dell’Università degli Studi di Ferrara, realizza immagini, suoni e sculture che mutano in paesaggi e territori sconosciuti.

Le mostre sono visitabili il martedì e mercoledì dalle ore 10 alle 12 e il giovedì e venerdì dalle ore 11 alle 18. Nell’ambito del Festival di “Internazionale”, venerdì 30 settembre alle ore 15 è in programma una visita guidata alla mostra “Odessa Sole mio” con le curatrici del progetto Giulia Giliberti e Sara Ricci, e l’introduzione di Michele Esposito, corrispondente ANSA, in Ucraina a marzo scorso e collegamento diretto tra l’artista e la galleria d’arte. Ingresso libero fino a esaurimento posti. Consigliata la prenotazione inviando una mail a info@zanzaraartecontemporanea.it

Andrea Musacci

Articolo pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” del 23 settembre 2022