
Dal 1941 al 1958 parte del Listone di Ferrara ospitò alcuni negozi “sfrattati” da via san Romano: un casermone simile alla “Festa del Regalo” che dal 1976 al 2015 (anno di arrivo delle casette) ha occupato piazza Trento e Trieste
di Andrea Musacci
Questo Natale, ormai dirlo è frase fatta, è stato decisamente diverso dagli altri.
Nonostante molte persone, soprattutto nei fine settimana di dicembre e per il ponte dell’Immacolata, si siano assembrate nel centro cittadino, la mancanza di un simbolo del periodo natalizio testimoniava con la propria assenza l’eccezionalità di questo 2020. La tradizionale “Festa del Regalo” che dalla seconda metà di novembre fino all’incirca all’Epifania occupa ogni anno l’intero Listone di piazza Trento e Trieste, per i ben noti motivi legati al contenimento della pandemia non ha potuto svolgersi.
Una 50ina di giorni di mercato fisso che, tra piadine e vin brulé, sciarpe e gioielli, oltre naturalmente a dolciumi e salumi di ogni genere, allietava inevitabilmente centinaia di persone, divenendo luogo di ritrovo e tipico “paesaggio” delle feste di fine anno.
Ma forse non tutti sanno che per ben 17 lunghi anni un “casermone” simile a quello presente fino al 2015, rimase fisso nella tradizionale piazza del mercato cittadina. La “littorina” – così venne chiamata – era un fabbricato a parallelepipedo, lungo e basso, color mattone, costruito nel 1941 in muratura leggera e “ancorato” – senza fondazioni – nella parte est del Listone, quella che dall’incrocio con via San Romano va verso via Mazzini. Rimase fino al 1958, quando fu demolita, per ospitare alcuni negozi momentaneamente “sfrattati” dalla vicina via San Romano.
Innanzitutto, il perché del nome. La “littorina” è un’automotrice ferroviaria, ma l’identificazione tra littorina e automotrice avviene nel periodo fascista. Il termine divenne noto in tutto il Paese grazie a un articolo uscito nel 1932 sul “Popolo d’Italia” nel quale si descriveva il viaggio della “littorina” con a bordo il capo del governo Benito Mussolini, in occasione dell’inaugurazione della stazione di Littoria, centro nevralgico della pianura pontina appena bonificata dal regime. Come scrive Giancarlo Galdi nell’articolo “Littorina da Littoria o viceversa?” furono i ferrovieri, abituati ad affibbiare soprannomi ai rotabili, a chiamare “littorine” – tipo di lumache – le automotrici già prima del celebre viaggio di Mussolini.
Da qui, dunque, l’idea di chiamare il “palazzone” provvisorio – ma neanche troppo – sul Listone cittadino come l’automotrice, data la simile struttura. Su piazza Trento e Trieste vennero quindi posizionati i negozi, costruiti appositamente per ospitare i commercianti “vittime” dello “sventramento di San Romano” iniziato nel 1938: gli edifici che ospitavano le loro attività dovevano essere demoliti nell’ambito del piano di risanamento del quartiere.
Nella parte iniziale della “littorina”, quella più vicino alla Torre della Vittoria, c’era un bar e una fontanella a destra della porta d’ingresso. Dato che dal lato del Duomo vi era un acciottolato particolarmente sconnesso, i negozi più importanti erano situati dal lato opposto, quello del Teatro Nuovo, dove la strada era più larga e dotata di due passatoie centrali in marmo. Sul lato del Duomo si potevano trovare ad esempio la rivendita di acqua e vini “Sisifo” o il calzolaio, mentre dal lato opposto negozi di scarpe, stoffe, confezioni e biancheria, oltre ai “Maglifici della Lombardia”, attività da molti anni presente in via Mazzini e che a breve dovrebbe cambiare gestione.
* Chi ha ricordi o foto della “littorina” sul Listone ci può scrivere alla mail redazione@lavocediferrara.it *
La storia del Listone di Ferrara
“Liston” è una parola veneta utilizzata in varie città del Veneto e in alcune zone limitrofe per indicare un particolare luogo della città, generalmente una piazza o parte di essa. Il termine indica le lunghe lastre di marmo utilizzate per la pavimentazione delle piazze: da esso deriva la locuzione ”far el liston”, che significa appunto ”passeggiare per la piazza”.
Conosciuta semplicemente come ”piazza” fino al XV secolo, nei secoli successivi viene individuata come piazza di ”San Crispino” (patrono della corporazione dei calzolai a cui apparteneva l’edificio che chiude a est la piazza, sede dell’attuale libreria “Libraccio”) o ”del Comune”, ma soprattutto come piazza delle Erbe o piazza ”del Mercato” poiché destinata quotidianamente a tale attività. Ma venne chiamata anche il “Verzaio”, appunto per la presenza di molti venditori di frutta e verdura.
Proprio per favorire la fruizione del mercato, nel 1846 viene realizzato un marciapiedi lastricato rialzato di 120×12 metri al centro della piazza denominato “listone”, attorno al quale si collocano le bancarelle dei venditori ambulanti. Ma il “Verzaio” perse di importanza con l’entrata in vigore del Regolamento di polizia del 1850, che privilegiava come “salotto buono” – dove era proibito esercitare a macellai, pescivendoli e castagnari – lo spazio delle piazze che formavano l’attuale corso Martiri della Libertà. Dal 21 gennaio 1919 la piazza viene dedicata alla conquista delle terre irredente “Trento e Trieste”. La sua superficie è rimasta praticamente immutata nel tempo e l’attività del mercato si è svolta in modo continuativo fino al 1941, anno di costruzione della “littorina”. Dopo che quest’ultima venne demolita, il mercato è divenuto settimanale e si è spostato sopra il listone, lasciando ai clienti il percorso ad anello pavimentato in cubetti di porfido. Nel 1959 il ”listone” venne rinnovato con pavimentazione in trachite analoga a quella precedente e si sostituì l’acciottolato con i cubetti di porfido uniformando questo selciato con quello del sagrato della Cattedrale.
Da allora l’immagine complessiva della piazza è rimasta sostanzialmente la stessa, anche se dagli anni ’50 in poi la crescente diffusione delle automobili l’ha trasformata sempre più in punto di passaggio stradale e area di sosta. Solo nel 1992, con l’approvazione del primo Piano Urbano del Traffico che ha istituito le Ztl e le aree pedonali del centro storico, la piazza è tornata a configurarsi come luogo di passeggio e spazio privilegiato per lo svolgimento di mercatini ed eventi ludici o culturali.
Nel 2014 si sono conclusi i lavori di riqualificazione con anche l’installazione di lampioni in stile retrò accanto a faretti di ultima generazione. I lavori hanno portato alla luce un sito di interesse archeologico: è emerso, infatti, quanto rimane di una bottega, forse del XV secolo, una delle tante che occupavano in particolare i due lati del palazzo della Ragione. Molto probabilmente l’attività fu abbandonata a seguito di un incendio: ne sono testimonianza il livello di carboni, misti a tegole e coppi, appartenenti alla copertura del tetto. L’elemento di maggiore interesse sono i materiali rinvenuti: decine di monete, gettoni di commercio e numerosissimi spilli, ditali, laminette, un ago in osso da tombolo, tutti materiali che fanno ipotizzare che si trattasse della bottega di un sarto. Da ultimo è stata rinvenuta anche una spada ben conservata in ferro, priva di elsa, deposta su un piano di mattoni.
Il Listone e più in generale Piazza Trento e Trieste sono ancora oggi più che mai spazi di mercato: ricordiamo fra questi, parte del mercato del venerdì, quello mensile di antiquariato e quello, sempre mensile, di artigianato, oltre a un altro “casermone”, quello delle Giornate del Ringraziamento di Coldiretti in novembre, che ricorda la vecchia “Festa del Regalo” prima dell’avvento delle bianche casette in stile nordico nel 2016. Un capannone che, ogni anno dal 1976, ha occupato per quasi due mesi la piazza di Ferrara e che, nonostante le polemiche prima perché troppo ingombrante, poi perché sostituito dalle più discrete ma meno riparanti casette, in ogni caso ha lasciato un “vuoto”, anche solo simbolico, o meramente consumistico, all’ultimo Natale ferrarese.
Pubblicato su “La Voce di Ferrara-Comacchio” dell’8 gennaio 2021
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